Provaci Ancora Prof Forum ☆

Straordinario

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view post Posted on 28/12/2015, 12:39     +1   -1
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Ciao a tutte Ragazze.
Devo proprio scusarmi se in queste lunghissime settimane non ho scritto nulla, ma la scuola proprio mi asfissia e non trovo mai un minuto per me.
Però con le vacanze di natale torno leggermente a respirare e quindi...
Quindi nuova fiction (breve, saranno pochi capitoli), per rendere migliori queste feste di Natale in compagnia dei nostri beniamini.
Allora non mi dilungo troppo perchè nella storia piano piano spiegherò tutto in modo dettagliato...
però un accenno di trama lo metto comunque.
Siamo giunti a Natale.
Camilla è da sola, Gaetano è tornato a Roma, e proprio dalla grande città giungono vicino a dove abita Camilla due persone con cui le non ha ancora chiuso i conti.
La nostra Camilla ci riserverà ancora molte sorprese.
Ritroveremo vecchie conoscenze, nuove, e quelle appena accennate.
E poi Gaetano e Tommy, che forse questa volta Camilla davvero non se la lasciano sfuggire.
Tutto questo in un bel Clima Natalizio.

Vi posto il primo capitolo.
Ps. Il titolo si chiama così, perchè mentre scrivevo la storia mi trovavo in un bar, e alla radio non facevano altro che dare la canzone di Chiara "straordinario".

Vabbuò...buona lettura a tutte quante e buonissime festeeeee! yeee

Capitolo 1-
The way we were



Natale era arrivato anche a Torino.
Gaetano se n'era andato via e Camilla...
Camilla aveva finito di fare la nonna libera e indipendente e rimpiangeva fortemente la vita che prima di Camilla jr conduceva.
Doveva fare davvero freddo. Lei se ne stava rannicchiata sul divano con un libro in mano, accarezzando invece con l'altra il suo fedele cane: Potti.
Una pancia non ancora del tutto evidente e non prominente era tenuta al caldo dalla coperta di pile.

-Se continui a leggere così tanto diventerai cieca mia cara!

Una giovane ragazza ,che stava tramestando qualcosa in cucina, si volse verso la prof, e la guardò con aria di compatimento.

-Non mi piacerebbe scoprire che la piccola nascerà già con la necessità degli occhiali , perchè la mamma era una secchiona.
-Magari nascerà con una forma mentis non indifferente.
-Eddaje però,te e i grecismi!
-Rachele è Latino questo. E comunque sia, non credo che sarebbe una cosa poi così brutta. Una bambina sana, intelligente e..
-E bella come il papà! proprio una bella bambina! che poi con la mamma piena di fascino come te, come se po' dire che nascerà brutta? e credimi, io ne'ho viste di gente brutta in vita mia!

Camilla abbassò lo sguardo sentendo le parole della ragazza.
Già...bella come il papà. Se solo lui fosse stato lì con lei.
Se solo...

-Che poi il periodo natalizio è un periodo perfetto per nascere. Così pieno di gioia , di allegria...A me mette una felicità! Tante luci e divertimento. Non trovi anche te Camilla?
-Beh...non è male.
-Non è male?! Ma va! Se la pupa deve nascere, sarebbe interessante che nascesse proprio nel periodo di ferie che hai. Dalla Vigilia alla Befana. Tanto intorno ai fornelli ci sto io, e te...te la devi solo e altro che prendertela comoda; proprio come una vera signora.

Camilla scosse il capo sorridendo.

-Nemmeno quando aspettavo Livietta ero così servita e riverita. Beh...avevo anche un'età diversa a dire il vero, ero più energica e più attiva ...e poi avevo Renzo che mi aiutava. Ricordo che mia madre Andreina provvedeva a tutto, anche se negli ultimi mesi di gravidanza era divenuta abbastanza assillante e protettiva.
-Beh, credo che sia quasi naturale. Chi non lo sarebbe? E poi a te, come si fa a non voler bene? Solo un incosciente non capirebbe che tu bella mia sei proprio una tipa da sposare. Ma mi spieghi come mai Renzo ti ha mollata?

Camilla si mise a sedere composta sul divano chiudendo il libro. Ci aveva rinunciato; quando Rachele si metteva a chiacchierare era abbastanza difficile poi fermarla.

-In realtà l'ho lasciato io.
-Ah...però!
-Come ben sai, adesso lui è con Carmen e sta cercando di crescere Lorenzo.
-Lorenzito, il piccolo Ferrero. che amore di bimbo! ha gli occhi proprio come il padre, una squisitezza!
-Eh...peccato che il mio ex, Renzo, abbia avuto questo bel bambino quando stava ancora con me.
-Ti ha tradito perchè si è sentito trascurato?
-Naaa...Grappa aromatica.

Camilla sollevo gli occhi verso l'altro, guardando il soffitto e rispondendo con aria ironica.

-Grappa aromatica...Tutto qui?
-Beh chiamalo tutti qui!
-Eh vabbè dai, allora c'è di peggio. Mi pare che comunque siano andate le cose tra te e lui, alla fine vi troviate ancora bene. insomma quando parlate mi sembrate...come dire...
-Dignitosi? Rispettosi?
-No, come dire...Come se aveste messo da parte il rancore, e aveste deciso di comportarvi come buoni amici.

Camilla socchiuse gli occhi.
"e non solo con lui"

-Che poi a pensarci bene, cara Camilla, è un po' quello che è successo anche con Michele. Insomma tanto rumore per nulla.
-Shakespeare non avrebbe potuto dire meglio!
-Ovvio prof! Ma ritornando a Michele... Sai che io non mi aspettavo un declino da parte tua?
-Un declino?
-Eh sì, Carpi ti ha chiesto di tornare con lui in America ...e tu hai detto di no.

Camilla si mise una mano sul pancione.

-Beh, dove vuoi andare con un carico così pesante e prezioso?
-Ma no, tu questo l'hai scoperto dopo. Ma prima? Perchè non gli hai detto di sì.?
-Perchè ho risposto così anche a Marco.
-Che centra Marco adesso. E poi ai tempi tu hai scelto Renzo a Marco. Ma adesso...chi hai scelto al posto di Michele? Non mi dire Marco perchè giuro che esco di qui!

Camilla scosse il capo accennando un sorriso e prendendo le mani della giovane.

-Ma certo che no! Marco è un amico. Tu e lui siete stati così carini a starmi accanto in questo momento così delicato.
-E allora? Se non è Marco chi?
-Nessuno. un fantasma del mio passato...
rispose con aria vaga.
-Mica tanto passato , se ti ha lasciato questa bella incombenza. Marco quando stava con te mica te l'ha lasciata.
-Erano cose diverse, con lui sono andata molto più cauta...mentre con LUI...

Rachele si lecco le labbra e deglutì.

-Era LUI quello che stavi cercando alla stazione quando ti abbiamo trovata tre mesi fa io e Marco?

Camilla non rispose.
Non ce ne fu bisogno. i suoi occhi iniziarono a parlare per lei, e la sua mente si fece lontana nei ricordi fino a quella sera fredda e nebbiosa, alla stazione di Torino, dove lei correndo, ispezionava vagone per vagone alla ricerca del Vicequestore Berardi.
Nulla. Non c'era più niente che lei potesse fare. Gaetano era partito senza lasciarle nemmeno un indizio.
La lasciò nella desolazione più assoluta, facendola affogare nel suo stesso mare di errori e di rimorsi. Continuò a cercarlo per tutto il pomeriggio con la sensazione la speranza vana e l'illusione che l'avrebbe finalmente raggiunto e gli avrebbe potuto dare la straordinaria notizia che tanto l'aveva allarmata la sera prima.
Ma no. Lui non c'era più. Marco Visconti e Rachele Marchesi incontrarono quasi per caso la prof, ormai rassegnata , seduta su una panchina della ferrovia.
Furono poche, davvero pochissime le parole che si dissero. Marco , sebbene la loro storia non fosse andata a finire bene, e l'avesse frequentata per poco tempo, aveva imparato a conoscere la "profia" che tanto gli aveva fatto perdere la testa.
Rachele Marchesi, una lontanissima amica fidata di Marco li aveva accolti nella sua modesta casa in centro Torino, proprio a due passi da dove si trovava il plesso di appartamenti abitato da Camilla.

I pensieri della professoressa Baudino furono interrotti dallo sbattere di una porta e i passi di qualcuno che rincasava dopo ore di lavoro.

-ehilà gente!

Rachele distolse lo sguardo per andare ad accogliere Marco.

-Marco, allora...come va? Andato bene oggi a lavoro?
-Se avrò un po' di fortuna in questi giorni, potrei fare davvero grandi affari.
-Ma non mi dire!

Rachele sorrise, e fece accomodare Marco nella poltrona accanto al divano.
Lui prima andò a salutare Camilla, accarezzandole la pancia e sfiorandole con due dita lo zigomo.

-Allora, abbiamo trovato il nome per questa creaturina?
-Eh Marco, ancora niente.
-A che tipo di nome stavi pensando Camilla? Che so io...un nome orientale, inglese, italiano, romantico, antico?

Camilla distolse lo sguardo pensosa.
Marco si versò un bicchierino di Gin che iniziò a sorseggiare con calma. Con quel freddo solo un super alcolico poteva riscaldare ormai tutto il corpo tremante.

-Perchè non la chiami Rossella...oppure Diletta...oppure Melania!
Marco guardò male Rachele.
-Ti prego, devo ricordarti che i nomi di via col vento sono divenuti alquanto démodé?!
-Andiamo Marco...saranno pure come dici tu...ma per me sono deliziosamente Démodé.

Quelle parole fecero tornarne indietro la mente di Camilla, fino a quel giorno di quasi undici anni fa, quando in uno dei loro primi incontri, se sono forse i primissimo, lei e Gaetano Berardi, allora solo Commissario, si erano seduti al tavolino del Bar Mario vicino alla questura e il commissariato per discutere di un caso.
La scelta del bicchiere di Vermut con una scorza agrumata aveva lasciato piacevolmente interdetto Berardi, che teneva in mano invece un semplice bicchiere di aranciata. Niente alcolici in servizio, questa era la regola.
Ma la Prof, Camilla, con la sua scelta lo aveva colpito. Strano che qualcuno a quell'ora decidesse di prendersi un vermut per rilassare tutti i sensi.
La vide avvicinarsi il bicchiere alla bocca. Quel modo di bere così gentile, femminile...ammaliante.
E poi erano giunte quelle parole, quelle semplici parole, ma dette con un tono di voce che lasciavano capire ben altro.
Perchè loro si erano amati sin dal primo momento, con i loro sguardi, e le loro frasi. Non era solo un modo di flirtare.
Era un modo quasi per fare l'amore con i loro stessi spiriti. Non un amore violento, carnale. Un amore fatto di piccoli gesti, accortezze, di pensieri, respiri e sospiri.
E poi i loro Vermut...

-Un po' Démodé, vero?

E a quella risposta un po' insicura, camuffata sotto un ampio sorriso...lui la guardò come solo lui sapeva fare.

-Deliziosamente Démodé.

Due parole. Dritte nel cuore, che faceva scintille. Impresse per sempre nella sua mente.

-Camilla???

La Baudino scosse la testa riprendendosi dallo stato di tranche in cui era caduta.

-ehm...scusatemi, stavate dicendo?
-Marco ha detto che secondo lui sarebbe bello se tu chiamassi tua figlia come tua madre, Andreina.
-Sì, in effetti ho detto così, visto che ormai lei non c'è più...e ...insomma è un bel modo per averla sempre presente e ricordarla con gioia. E poi credo che tua madre ne sarebbe stata davvero contenta.

Camilla rimase in silenzio.

-Ragazzi sapete, è difficile per me scegliere.
-Ma prima o poi dovrai
-Sì lo so, ma magari con calma. Ho ancora un po' di tempo prima di dover dare il nome alla bimba.

Rachele sorrise.
La giovane Marchesi si alzò e continuò a fare le sue faccende in cucina, mentre Marco si avvicinò alla professoressa ancora seduta sul divano.

-senti Camilla, posso chiederti una cosa?
Camilla alzò lo sguardo per fissarlo negli occhi.
-Dimmi tutto.
-Ecco vedi...a me farebbe molto piacere...
-cosa?
-Mi piacerebbe essere un ottimo zio per la bambina. Lo so, forse ti sto chiedendo troppo... non ho alcun diritto di intromettermi in questa faccenda, e non voglio chiedere nulla in cambio. Ma mi piacerebbe davvero che la tua piccola potesse ricevere affetto e cure. Le stesse che una volta rivolgevo a te.
Camilla gli accarezzò la guancia alzando un mezzo sorriso.
-Marco...
-Camilla lo so che le cose non sono più come prima. Non lo sono mai state e mai lo saranno. Abbiamo intrapreso strade diverse...e forse non eravamo nemmeno fatti per stare insieme io e te. Due mine vaganti alla ricerca di che cosa? Tu avevi comunque una famiglia, mentre io ero un uomo di mondo. Ma per questa piccola creatura io voglio esserci.

Camilla annuì.

_ma io non ti sto impedendo niente. Anzi...quello che dici è davvero...
-Davvero?
-Bello. Marco io sarò ben felice di lasciarti mia figlia, e di fartela coccolare quanto vuoi. Sono sicura che andrete d'accordo e che tu sarai uno zio perfetto per lei.

Marco l'abbraccio forte, ma con comunque la delicatezza di non farle male.
Camilla era, stranamente visto la gravidanza, dimagrita ancora di più, e del suo corpo già esile era rimasto forse solo l'ombra.
Era incredibile come quell'uomo, Marco, riuscisse ancora a voler bene e apprezzare la prof, dopo il modo in cui si erano lasciati anni prima.
Ma lui aveva un gran cuore, lo aveva sempre avuto...e come aveva sostenuto anche lui : se mi sono innamorato della prof, vuol dire che in lei c'è davvero qualcosa che vale tutto questo soffrire.
Il telefono di marco squillò all'improvviso.

-Perdonami Camilla, ma devo proprio rispondere.
-Tranquillo.

-Pronto? Ah...dimmi! Questa sera? A casa di Rachele. Io sono lì, e c'è pure un altro ospite. Non credo che ti darà fastidio in alcun modo...va bene ciao.

Camilla si schiarì la voce.

-Era mio fratello.
-Paolo?
-Eh...a quanto pare anche lui ci raggiungerà qui.

Camilla abbassò lo sguardo.
Paolo De Matteis, uno degli uomini più pignoli e puntigliosi che lei abbia mai conosciuto. Un mastino, un osso duro, caparbio e autorevole. Un uomo che poco sopportava la sua presenza e che dopo il suo trascorso con Marco, avrebbe accettato ancora con più fatica. D'altra parte loro due non erano mai andati troppo d'accordo. Erano agli antipodi.
Lui tutto ligio al dovere, severo e che lasciava davvero poco spazio alle battutine e ai momenti di svago, mentre lei...lei era solamente la Prof.
Ma il suo innato e spiccato senso per le indagini e gli omicidi aveva fatto incrociare spesso le vite dei due. ei investigava in ambito scolastico...e forse un po' di più, mentre lui come nuovo commissario di Polizia.
Terribilmente giovane e comunque sia affascinante. Un carattere totalmente diverso da quello di Marco, ma alla fine della fiera dietro quella rigidità e quella freddezza si nascondeva un cuore tenero e bisognoso di affetto.

-Camilla per favore , non voglio che tu ti senta in soggezione.
-Eh insomma...

ironizzò la Baudino con un mezzo sorriso.
Rachele tornò con in mano una tazza bollente di camomilla.

-Ti ho preparato una camomilla con miele e zenzero. un toccasana per la gola e per l'umore.

Camilla osservò quella tazza con molta attenzione.
Camomilla...

Era una notte diversa da tutte le altre notti.
lei non riusciva a prendere sonno e nemmeno le gocce di valeriana che solitamente prendeva prima di andare a letto , riuscivano a farle effetto.
Era una notte diversa da tutte le altre notti.
La luna era alta nel cielo, con qualche nuvoletta passeggera che la copriva qua e là.
Né lei né tanto meno Gaetano riuscivano ad addormentarsi.
Lei seduta sul divano, con accanto il suo fidato Potti, lui nell'appartamento di fronte con un libro, il telefono e tanta voglia di riposare.
Ma il riposo quella notte era impensabile.
Camilla aveva optato per prepararsi una tisana, una valeriana, una camomilla.
Già. Una Camomilla.
Comprava sempre scorte e scorte di tisane e infusi di ogni genere, un po' per lei, e un po' per la giovane mamma accanto a lei, Livietta che con la bambina sempre più grande nella pancia non riusciva a darsi pace.
Eppure quella sera le tisane erano magicamente scomparse e in tutto l'appartamento della Baudino non si trovava traccia di una bustina di Camomilla.
Ah cosa avrebbe dato perchè il supermercato vicino al suo condominio fosse stato aperto. Ci si sarebbe recata perfino in pigiama e con le ciabatte ancora a dosso, pur di prendere quella scatola contenente venti bustine d'infuso.
Nisba! Niente da fare.
E così se Gaetano aveva optato per una doccia fredda, per calmarsi (in tutti i sensi), Camilla stava ancora a rufolare tra i cassetti della cucina, oltrepassando le ingombranti scatole di medicine che Renzo aveva dimenticato in quell'appartamento.
Che fare?
Il sonno ormai era impensabile, e non era nemmeno l'orario per andare in un negozio, chiuso tra l'altro.
Ultima chance. la più ovvia. Chiedere al vicino di casa una bustina di Camomilla.
Eh...che si deve fare per avere una camomilla qui?
Si bussa alla porta del vicino. E se il vicino in questione fosse proprio il Vicequestore Berardi?
La situazione era scottantemente critica. Ma alla fine la coscienza di Camilla e l'incitamento da parte di Sir Potti ebbero la meglio.
Così, senza nemmeno le ciabatte, a piedi nudi sul pavimento, oltrepassò l'uscio di casa e si pose davanti alla porta di Gaetano.
Titubanza. Quel pezzetto di corridoio che contrastingueva casa sua da quella del bel vicino, si fece un enorme galleria, lunga, lunghissima.
Ogni passo sembrò farsi sempre più faticoso e difficile da fare.
Alla fine era arrivò dall'altra parte del corridoio e rimase per qualche frazione di secondo a fissare il campanello della porta.
Che fare? Bussare? Suonare, oppure scappare e correre via come una ladra, perché l'ansia e la paura si erano fatte largo nella mente di Camilla?
Non fece nemmeno in tempo a decidere seriamente se tornare indietro o meno, che la porta si aprì.
Si aprì senza che lei avesse suonato.
Eppure Gaetano aveva percepito la sua presenza, aveva percepito i suoi sospiri dietro la porta e quella necessità di vederlo.
Spalancò gli occhi nel vederlo davanti a sé.
Aria insonne, sguardo perso nei suoi occhi...
Camilla cercò di ricomporsi subito da quel momento di assoluto stupore.

-Hai una camomilla?

Una voce roca e gutturale, e una dizione così sensuale e leggermente assonnata che la rendevano irresistibile agli occhi del vicequestore Torinese.
Era davvero quella la motivazione per cui Camilla era giunta fino lì nel cuore della notte? Era solo una fottutissima camomilla?
Doveva saperlo. Aveva necessità di capirlo.
Con prontezza la tirò all'interno dell'appartamento, strappandole un bacio a cui lei inizialmente rispose con un mezzo sussulto.
Quello che venne dopo, fu qualcosa di indescrivibile. Il momento più atteso di tutta una decade.
Lui e lei, finalmente insieme nell'occhio del ciclone. Li aveva assaliti quella fame e quelle sete di passione e di lussuria che difficilmente è saziabile.
Tutto d'un colpo. Lei aveva continuato a bacarlo, e sempre senza lasciarsi un momento si erano diretti in camera da letto. Si guidavano a vicenda in quella che sarebbe diventata un'esperienza magica e unica per loro.
Camilla lo aveva aiutato a filarsi la maglia, e Gaetano , rimasto a torso nudo, aveva continuato a baciarla, fino a lasciarla cadere con dolcezza sul letto.
Erano rimasti per pochi secondi a scrutarsi, per capire se davvero quello ero uno dei soliti sogni erotici che coinvolgeva entrambi, o se davvero si fosse tratto di realtà.
Ma soprattutto...erano davvero consci e consapevoli di quello che stava per succedere? Erano ancora in tempo per fermarsi, ma non lo fecero.
Non lo fecero, e continuarono ad osservarsi, fino a quando Gaetano, avvicinandosi alla donna, fece scivolare più in basso il pigiamino a righe di Camilla, lasciando così scoperto parte della schiena e del decolté.
Era una vita che stavano aspettando quel momento.
La sdraiò sul letto, e cominciò a baciarle il collo, la bocca , gli zigomi.
Le mise le sue mani attorno al capo del 'uomo e le dita scivolarono tra i capelli.
Quello che successe dopo fu un tripudio di emozioni represse che uscirono fuori con violenza e delicatezza insieme.
Ma lasciarono a entrambi un ricordo che facilmente svanisce. Fecero l'amore tutta la notte con una passione così remota che nemmeno Camilla riuscì a capire da dove venisse.
E il mattino, si ritrovarono abbracciati, nudi, in quel letto , lei appoggiata al suo sterno, osservando le prime luci dell'alba che creava dei perfetti chiaro-scuro nella stanza.
Quello non era solo amore, e non era solo necessità di amarsi.
Camilla Gaetano lo amava già da un pezzo, e avrebbe continuato ad amarlo all'infinito, ma i fatti successi pochi mesi prima continuavano a tormentarla e non la sciavano libera di voltare pagina.
Renzo, Carmen, Livietta e George, la morte di sua madre Andreina... e poi l'ostacolo più grande : se stessa e le sue paure.
Come era potuta essere così tanto sciocca da lasciarsi scappare quello che con tanta fatica era riuscita a conquistarsi?

La porta dell'appartamento si aprì, e un altro uomo entrò.
Altro, magro, più muscoloso del fratello, ma molto più giovane.
Vestito di tutto punto, portava in mano un mazzo di fiori abbastanza economico che porse a Rachele.

-Ciao Paolo.

Lui le sorrise.
Marco gli venne incontro.

-Ehi Fratello!
-Marco per favore non ricominciamo!
-Andiamo su! Un abbraccio me lo puoi anche dare però.

Paolo sorrise nuovamente.
Ma il suo sorriso durò poco, quando notò chi stava occupando il divano.
Un momento di smarrimento.
paolo divenne dapprima bianco come una cencio. poi il suo sguardo si fece sottile e quasi incattivito.

-Che diavolo ci fa lei qui.
-Paolo, è una lunga storia.
-CHE DIAVOLO CI FA LA BAUDINO QUI?

Camilla che si era ripresa dall'ennesimo ricordo, si voltò disorientata verso il corridoio, dove intravide la figura del Dottor De Matteis.
-Marco, non mi dire che si è stanziata qui, perchè giuro che sarò io ad andarmene da questa casa.

-Paolo, non esagerare! Camilla è qui di passaggio. Sta sera tornerà a casa sua.
-E voglio proprio vedere! Oh...Ma quella c'è sempre.
-Paolo!
-Paolo un corno! ti devo ricordare forse cosa è successo tra te e lei e come sono andate a finire le cose? Caro Marco, tu avrai anche la memoria corta ma io me lo ricordo bene come ti aveva ridotto la professoressa Baudino.

Camilla si erse in piedi e deglutendo, si diresse verso l'entrata, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi.

-Dottor De Matteis, che bello rivederla!
-Non posso dire lo stesso di lei, professoressa Baudino.

Rachele osservò la scena in silenzio.
Le giornate a seguire sarebbero state davvero, davvero molto pesanti.


***

Eccoci alla fine del primo capitolo.
Lo so è un po' lunghino.
nei prossimi capiremo molto di più l'incontro tra Marco e Camilla ...e capiremo pure da dove sbuca questa new Entry...
Insomma chiarirò le cose.
scusate ancora se ci stanno dei vizi di forma, ma io spesso e purtroppo scrivo proprio come parlo, e quindi qualche forma dialettale ci sta .
*Soul ne sa qualcosa con le mie mega recensioni*
Un bacione e ai prossimi giorni :)

Edited by Anya Dei - 28/12/2015, 20:55
 
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DB_K
view post Posted on 28/12/2015, 20:15     +1   +1   -1




Ciao, storia nuova ed interessante! :D Mi piace quando si ripescano figure dal passato e si fanno interagire con nuove dinamiche! :D A parte qualche errore non grave, la storia é piuttosto fluida e non noiosa... Anzi... E poi mi é piaciuto molto il fatto di aver inserito dei flash-back sui momenti visti in questi luuuunghi 10 anni.
Complimenti!!! Al prossimo capitolo!
 
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Anastasia123
view post Posted on 29/12/2015, 22:01     +1   +1   -1




Ciao Anya! Bella e originale questa storia! Non ho capito però una cosa: si svolge a Torino o Roma?
Mi scuso anch'io per la latitanza ma fra lavoro, casa e le 1000 ff pubblicate sono in ritardissimo con la lettura e i commenti.
Ma ieri sera sono rimasta incollata al telefono a leggere la tua storia!
Inoltre mi sembra di capire che sei davvero giovanissima, vai a scuola? Allora sei doppiamente brava per la scioltezza con cui scrivi, non è da tutti!
Spero di leggere presto il seguito!
Un abbraccio :)
 
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view post Posted on 30/12/2015, 20:34     +1   -1
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Grazie mille a DB_K e Anastasia!!!
Grazie mille ragazze, davvero sono felice che la storia vi piaccia!
Allora, rispondo subito alla domanda:
Il mio racconto è ambientato a Torino, sebbene si faccia spesso riferimento a Roma.
Come dicevo, la scuola mi toglie veramente tante energie e moltissimo tempo.
Il capitolo inizialmente era abbastanza meserotto...poi ci ho rimesso le mani...ed è venuto fuori un papiro. Quindi spero di non annoiarvi.
Fatemi sapere che ne pensate.
Una bacione .

Capitolo 2
A thousand years


-Ecco qui, pasta al pomodoro con frittata di zucchine e peperoni.

Marco sorrise.

-Mamma mia Rachele, ti sei proprio superata questa sera.
-Tutto merito di Camilla, è stata lei a darmi la ricetta. Dice che sua mamma Andreina cucinava spesso queste cose. Vero Camilla?

Camilla distolse lo sguardo dal vuoto, per osservare Rachele.

-Oh...sì. Proprio così.

Rachele servì tutti quanti, per poi sedersi capotavola accanto a Marco e Camilla.

-Allora Paolo, che cosa ci racconti di bello?
-Mah...che cosa posso dire. Al momento mi hanno confinato qui a Torino.
-Davvero? credevo che fosse stata una scelta tua. Marco, mica mi avevi detto che Paolo era stato costretto a lasciare Roma.

Camilla rimase in silenzio ad ascoltare il discorso.

-In realtà nessuno mi ha obbligato a fare niente. Ma o sarei dovuto andare a Torino oppure avrei dovuto seguire il vicequestore Berardi nelle sue indagini.

A quelle parole , lo sguardo di Camilla si fece più attento.

-E che cosa c'entri tu con il vicequestore Be...
-Berardi.
-Sì esatto Marco. Cosa significa? Non eri te quello che voleva farsi un pò di esperienza con qualche tuo superiore.
-Beh...mica tanto superiori. Lo sai che mio fratello è un tipo abbastanza permaloso.
-No Marco, non dico questo. Dico che se dovevi farti un pò di esperienza, il vicequestore ti sarebbe stato abbastanza utile. Sicuramente se è riuscito a salire così tanto di grado significa che è risultato molto brillante nella risoluzione dei casi durante le indagini.
Paolo sbuffò piano piano.

-Sicuramente sarà così...soprattutto se ha un'ottima squadra collaborativa alle spalle...

E osservò con uno sguardo tagliente Camilla.
Rachele scosse il capo.

-beh sai come si dice caro Paolo, l'unione fa la forza. E poi due teste sono sempre meglio che una.
-Sarei abbastanza d'accordo con te Rachele, peccato che la persona che aiutava il commissario Berardi non facesse parte del corpo della polizia.

Marco intuì subito l'allusione, e decise di intervenire.

-Via Paolo, non essere così categorico. Poi sarei io quello di memoria corta. Se ben ricordi ha aiutato anche te in diverse circostanze. Perchè...insomma, quando c'è stato da rischiare lei non se l'è fatto ripetere due volte...ed è riuscita brillantemente a portare a termine il caso.
-Ma non mi dire Marco, e adesso le dovremmo dare pure la medaglia d'onore? Solo perchè è un'insopportabile ficcanaso che ama giocare alla donna detective!

Rachele guardò con aria sospetta i due uomini, mentre Camilla si schiarì la voce , sentendosi chiamata in causa.

-Aspettate un secondo, quindi il vicequestore Berardi era aiutato da una donna nelle indagini?

Marco annuì, mentre Paolo respirò seccato.

-Beh, come dire...dietro a un grande uomo ci sta sempre una grande donna. La voce non si smentisce. Se poi tra un uomo e una donna nasce qualcosa di più del legame professionale...allora puoi stare certo che l'intesa diventa ancora più salda.

Camilla abbassò lo sguardo, ripensando alle parole della giovane.
Già...lei e Gaetano avevano sempre avuto una bellissima intesa. Quella fottutissima intesa che tante volte gli aveva fatto risolvere il caso, e che tante volte li aveva fatti litigare.
Loro due sin dal primo caso che avevano risolto insieme si erano accorti di un legame che li legava sia professionalmente che emotivamente.
Il loro primo caso insieme...il loro primo vermut, e per la prima volta Gaetano aveva potuto constatare sia la forza e la cocciutaggine della prof, sia la sua debolezza e fragilità.
Quell'uomo che le puntava la lama del coltello contro il collo, e l'aveva spinta verso il muro...
Gaetano che era corso in suo aiuto...
Lei che lo aveva abbracciato come mai aveva fatto con qualcuno prima. Poi lui che le porta il vermut fino alla macchina della polizia, in modo che la donna si riprendesse.
Troppi ricordi. Ogni cosa che veniva discussa in quella cena sembrava rievocare in Camilla un fiume di ricordi. Memorie che si erano fatte sempre più forti in quel decennio.
Ogni ricordo, carico di emozioni sia positive che negative. Adesso solo malinconia, solo tristezza e la necessità di riviverle. Gaetano le mancava terribilmente.

Rachele si alzò per prendere una bottiglia d'acqua.

-Allora, com'è venuta la pasta? Buona?...Camilla ma tu non mangi?

Camilla guardò la Marchesi riprendendosi dai suoi stessi pensieri.

-Ehm...sì adesso mangio. Devi scusarmi, ma la giornata è stata davvero pesa oggi, e quindi anche l'appetito tarda a venire.
-Posso immaginare Camilla. Tra la scuola, i collegi dopo le lezioni e la gravidanza...

Camilla annuì.

-beh in effetti è abbastanza impegnativo.
-Ma non ti preoccupare, io e Marco cercheremo di aiutarti il più possibile. Non è vero Marco?
-Ma certo!

Paolo guardò con aria quasi nauseabonda quella scenetta, dai toni semi famigliari.

-Così adesso che sei a Torino , avrai modo di goderti un po' di più i casali delle Langhe e i vini di qui.
- Non essere sciocca Rachele, lo sai che quando sono in servizio non bevo.
-Vabbè ma dai, almeno una serata con noi e con tuo fratello...potresti anche permetterti di bere qualcosa in più. Mica per altro, ma domani è domenica...
-Appunto. E io devo tornare in commissariato per sistemare i miei oggetti.
-La tua collezione di matite temperate in ordine di grandezza?

Chiese Rachele sorridendo.

-Non sei affatto spiritosa. La precisione è una cosa importante. Peccato che anche tu come mio fratello non abbiate ancora capito a cosa serva.
-Forse perchè sappiamo prendere la vita un po' più con leggerezza. Guarda che a essere troppo rigidi non ci ricavi mica tanto! E poi a volte è importante lasciare un po' le cose al caso. Come dire... lascia che sia il destino a mescolare le carte per te.

Paolo guardò male Rachele.

-Si vede proprio che sei stata influenzata da mio fratello. Pensare che quando eri arrivata a Roma da New York avevo riposto un po' di speranze in te, perchè potessi raddrizzare mio fratello!

Marco inarcò il sopracciglio.

-Io? Ma guarda! Io ho sperato la stessa cosa per te. Evidentemente alla fine nessuno dei due è cambiato.
-Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Tu sei sempre il solito Marco Visconti, e tu...il precisissimo Paolo De Matteis.

Rachele sorrise, bevendo un po' d'acqua.
Camilla si ritrovò ancora una volta a giocherellare con la forchetta e le penne di pasta al sugo.
Precisione...
Anche Gaetano era sempre stato un uomo molto preciso. Certo, non in modo maniacale come De Matteis, ma ...
Il loro primo incontro a casa, nel loft di Berardi, dove tentò di baciarla...
La casa era perfettamente ordinata.
perfino le bottiglie di Vermut erano state riposte con cura e ordine in fila.
Già...che giornata quella.
Dopo la risoluzione del caso Gaetano aveva chiesto a Camilla di raggiungerla con urgenza nel suo loft, e lei nonostante una prima insicurezza aveva accettato.
Si era recata fino a casa sua, e aveva suonato al campanello, ancora con l'idea di andarsene via e tornare a casa dalla sua famiglia. Là dove sarebbe dovuta essere.
Ma lei era un'impicciona, una curiosona e soprattutto, la compagnia di Gaetano non le dispiaceva affatto.
Quando stava con lui si sentiva bene, e al sicuro.
Entrò in casa e si sedettero sul divano per parlare.
Parlare di loro, per sentire Gaetano farle per la prima volta una dichiarazione d'amore completa.
Solo loro due, e un divano. Le distanze si erano accorciate, e Gaetano aveva incominciato a spiegare a Camilla perchè si era lasciato con l'amica Bettina. Perchè? Perchè lui non l'aveva mai amata. Perchè mentre stava con lei, pensava an un'altra donna. Una donna che aveva sempre ben in mente, e che ricordava quasi in modo maniacale ogni fottutissimo giorno.
Nessuna donna era alla sua altezza, nessuna donna riusciva a colmare quell'affetto e a sostituire la presenza di Camilla. Lui l'amava. L'aveva scoperto forse per caso. Lui non sapeva cosa significasse amare. Il suo primo grande amore. Non una cotta estiva, né una donna come tutte le altre.
Lei era la Prof, lei era la donna per cui lui avrebbe dato la sua stessa vita. Quegli occhi, il suo carattere...e poi quel collo per cui sarebbe morto all'istante pur di baciarlo e farlo suo.
Lei, una donna che fa finta di stare per lei sue , ma poi te la ritrovi sempre in mezzo ...una ficcanaso, ma con una mente geniale e brillante come mai...
Occhi, bocca...sorriso contagioso...corpo perfetto...
Una dea. Agli occhi di Gaetano, Camilla pareva quasi come una divinità Greca.
La sua dichiarazione si fece più intensa, annullò piano piano tutte le distanze, perchè i loro visi arrivassero quasi a toccarsi.
Uno sguardo , un altro sguardo. Occhi negli occhi...incatenati.
Il preludio di qualcosa.
Camilla lo sapeva benissimo, eppure non si mosse.
Poi le labbra di Gaetano si fecero ancora più vicine.

-Era una vita che aspettavo di farlo.

E poi labbra contro labbra. Gliele sfiorò e basta, ma fu abbastanza per Camilla. Abbastanza per risvegliarla dall'estasi e da quel sogno che stava vivendo.
Si stava consegnando a Gaetano, ma non poteva. Non perchè non volesse. Ma perchè lei aveva un marito e una figlia. Era sbagliato e basta. Lei non poteva.
Così si scostò velocemente, abbassando lo sguardo.
I secondi che passarono furono i più lunghi che Camilla avesse mai percepito.
Sembrava che il tempo si fosse allungato, e lei sentiva bruciare le sue labbra.
Labbra che sapevano di vermut, labbra che sapevano di desiderio e di amore.
Cercarono di ricomporsi, ma era totalmente inutile. Qualcosa tra di loro in quei momenti prima era cambiato. Loro due erano cambiati. Erano consci, erano consapevoli. Sapevano di amarsi e che tra di loro l'attrazione si era fatta troppo pericolosa.
Non contenta, Camilla non volendo, cercando di recuperare la borsa, rovesciò la bottiglia di Vermut sul tavolo di Gaetano.
Peggio di così non poté andare! Se fosse stata un minuto di più in quella casa, non avrebbe più saputo rispondere di se stessa. E questo non poteva accadere. Non poteva e non doveva!
Corse via, con una scusa banale che alludeva a ben altro, lasciando Gaetano tra la frustrazione e la sicurezza che anche lei provasse qualcosa per lui.
E sei lei davvero l'amava, prima o poi avrebbe ceduto. Le avrebbe fatto una guerra psicologica, avrebbe abbattuto ogni tipo di barriera fisica ed emotiva per averla.
E fu così, che proprio dieci anni dopo, si erano ritrovati sul divano di casa Ferrero, mentre il piccolo Tommy dormiva beato con Potti, a guardarsi negli occhi; desiderosi di diventare una famiglia, e rimpiangendo quello che non erano mai potuti essere fino a quel momento.
Le distanze, dopo che lui le levò il bicchiere dalle mani si accorciò ancora una volta.
Camilla non si mosse.
Lui avanzò, avanzò e avanzò ancora.
Lui la guardò, e lei abbassò lo sguardo rimanendo comunque immobile.
Gaetano le passò dolcemente le labbra sopra le sue. Una vicinanza e un bacio a stampo a cui lei avrebbe potuto rispondere. Forse...
Ma Potti abbaiò sul più bello, Tommy si svegliò, e la magia scomparve dissolvendosi nel nulla.

-Porto Tommy a letto e poi...
-E poi vai a dormire anche tu. ..è meglio!

Ne passò di tempo da quella sera...eppure il loro legame crebbe sempre di più.
E come era nato, dopo mesi di frequentazioni e quella notte piena di passione che li aveva visti amarsi per la prima volta dopo anni...tutto era scomparso.
Lui non c'era più e lei , era diventata melanconica. Si erano amati così tanto fino a distruggersi? Cos'era il loro? Amore? Ossessione? voglia di trasgredire?
Ma lei Gaetano l'amava. Semplicemente non aveva avuto il coraggio di dirglielo chiaramente.
Perchè?
Quell'amore che provavano da tanto tempo l'uno per l'altra in un primo momento, l'aveva curata, l'aveva fatta ringiovanire, e l'aveva fatta tornare indietro nel tempo. si sentiva come un'adolescente alla prima cotta.
Ma il loro non era un fuoco di paglia. Il loro amore era radicato nel profondo.
L'amore distrugge, l'amore lenisce, l'amore ferisce.
Loro due, ne erano usciti sconfitti. Era possibile allora ricominciare tutto da capo?

Rachele stava cambiando i piatti in tavola, e solo Camilla stava ancora osservando il piatto di pasta quasi rimasto intatto.

-Camì! Ma che succedete gioia mia! Non ti piace la pasta?
-La professoressa Baudino è di gusti sofisticati non lo sapevi?
-Smettila Paolo! Ah Camì, ma è successo qualcosa? La pasta è cruda?

Camilla scosse la testa.

-No...non ho molta fame te l'ho detto.
-Eh beh, lo vedo. ma tesoro ma devi mangiare qualcosa...Altrimenti come pensi di rimpinguarla la bimba che porti con te?

Camilla abbassò lo sguardo, e Marco si alzò da tavola.

-Rachele lascia fare. Camilla mangerà la pasta più tardi. Che ne dici se ti aiuto a servire la frittata che hai fatto?
-V..Va bene Marco. Però a una condizione.
-Rachele!
-Dai Marco, facci sentire l'ultima bottiglia che hai prodotto. Sono sicura che questa piacerà pure a tuo fratello.

Marco sorrise.

-Sei una cosa impossibile. Fortunatamente sei solo un'amica e non una moglie...altrimenti mi faresti impazzire!

Rachele sorrise soddisfatta.
Camilla accennò una mezza smorfia divertita.

Camilla e Gaetano stavano discutendo nell'ufficio del commissario, quando lei sbottò tutto d'un colpo.

-Eh però adesso basta! Mi sembri mio marito Renzo!
-Ah...vuol dire che io ti tratto come una moglie...?
-Eh sì...cioè no...vabbè non ha importanza ora!

rispose la Baudino allontanandosi da Gaetano. Le vicinanze e i loro sguardi durante le discussioni potevano diventare una potentissima e sbagliatissima arma di seduzione.
Così a Torino proprio qualche mese prima che Gaetano se ne andasse, lui le aveva fatto una domanda abbastanza importante alla quale Camilla non aveva saputo rispondere.
Avevano fatto l'amore tutta la notte e al risveglio, il suo uomo le aveva portato la colazione a letto.
Lei sveglia, avvolta tra le coperte, lo rimirava con amore, desiderio e cupidigia.

-Che cosa siamo noi? E non dirmi che siamo solo amici perchè giuro che me ne vado.

La battuta fece ridere la donna.

-Ma certo che non siamo amici...siamo qualcosa di più. Non siamo ancora una coppia, ma questo non vuol dire che non potremmo diventare.

Gli occhi di Gaetano si incupirono.
Come poteva avergli risposto così dopo dieci anni e passa? Come poteva ancora dubitare sul loro rapporto?
Camilla aveva ancora bisogno di tempo, mentre Gaetano aveva bisogno di certezze.

Il resto della cena proseguì abbastanza scorrevolmente. Paolo De Matteis non rinunciò comunque a stuzzicare la professoressa con battute taglienti come lame di un rasoio.
Marco invece aiutò Rachele a risistemare la tavola e le stoviglie.
Camilla decise di recarsi in salotto, per riflettere da sola, ma Paolo la seguì.

-Così, adesso...oltre che non mangiare nulla si ritira perfino dalla compagnia di mio fratello?

Camilla si voltò sorpresa.

-Dottor De Matteis...
-Risparmi il fiato Baudino. Non ho intenzione di mettermi a chiacchierare con lei. Finiremo per discutere e non voglio sentirmi responsabile del destino della creatura che porta in ventre.

Camilla abbassò lo sguardo, toccandosi con entrambi i palmi delle mani le stremità della sua pancia.

-Sappia bene che io non approvo la sua presenza in questa casa, e a mio parere non dovrebbe neanche essere qui.
-Ma io non ho richiesto la sua opinione...

rispose taglientemente Camilla.

-Sempre strafottente e sempre così piena di se...Baudino il tempo non sembra averla plasmata.
-Non si può dire certamente lo stesso per lei. Che cos'è ? sono come un'erba che le do allergia DeMatteis?
-Sì! lei è una persona così tanto ...irritante.
-Ma non mi dica...

De Matteis fece qualche passo in più verso di lei.

-Mio fratello l'ha accolta con Rachele in questa casa, ha messo tutto a sua disposizione, e ha fatto in modo che non le mancasse nulla. Sembra che tutto sia tornato alla normalità. Come può?

la prof deglutì.

-Come posso ..che cosa?
-Come può fare questo a mio fratello?

Camilla si appoggiò al divanetto, vedendo Paolo avanzare verso di lei.

-Io e Marco abbiamo parlato.
-Ma davvero? E immagino che lui la abbia perdonata subito. Mio fratello è così ingenuo in fatto di donne...
-Mentre lei invece...

commentò con ironia Camilla alzando il sopracciglio.

-Non provi a fare dei sopracciò a me professoressa Baudino. Non glielo permetto. Non glielo permettevo già prima quando lei e la sua famiglia stavate a Roma, ma benché meno adesso. Se prima poco la sopportavo, dopo quello che ha fatto a mio fratello...
Il suo tono di voce si era alterato.
-Non alzi la voce con me De Matteis, non servirebbe a molto. O forse non le hanno insegnato l'educazione.

Paolo strinse i pugni.

-Non riesco a capire come possa averla perdonata. Io non ci sarei mai riuscito.
-In realtà nemmeno io lo so. Ma suo fratello, Paolo , ha davvero un gran cuore.
-Grazie mille, non serviva che me lo dicesse pure lei.

Paolo fece segno alla donna di sedersi per non affaticarla.

-Perchè?
-Perchè?..
-Perchè non ha parlato chiaro a mio fratello? perchè ha continuato a fargli così del male? Marco era così entusiasta quando mi ha detto che vi eravate fidanzati...Insomma...non che io fossi molto contento di averla come nuova parente, ma ero felice per lui. perchè ciò che rende felice Marco di riflesso non può che rendere felice anche me. Sa che cosa mi aveva detto? Mi aveva confidato: Paolo, Camilla è quella giusta. Io la amo. E lei pure. Quello che c'è stato tra noi qualche giorno fa è stato...fantastico. Vorrei vederla sempre così felice e spensierata.

Quelle parole colpirono molto Camilla. Davvero Marco aveva fatto una rivelazione del genere a suo fratello? Non che non glielo dimostrasse anche a fatti, ma da un uomo come il Visconti, Camilla non si sarebbe mai aspettata così tanto sentimentalismo.

-E sa che cosa mi ha fatto più rabbia? Che io avessi avuto ragione. Io volevo davvero crederci nella vostra storia. Ma alla fine non mi ero sbagliato. A lei interessavano solo le indagini. Le piaceva fare il bello e cattivo tempo, e alla fine le è bastato un mazzo di fiori e un paio di scuse dal suo ex marito per tornare con lui e lasciare mio fratello da solo. Di questo almeno è conscia?!

Camilla abbassò per l'ennesima volta lo sguardo cercando di concentrarsi sulle parole del commissario.
Lei non aveva mai saputo scegliere. Era come Renzo per certi sensi.
Quando avrebbe potuto avere finalmente Camilla, aveva scelto Carmen. Poi era Tornata con Camilla...e alla fine...di nuovo con Carmen.
Uno yo-yo.
E così pure lei si era ritrovata a dividersi tra Renzo e gli altri uomini della sua vita.
Renzo, Gaetano, Marco, Renzo ancora, Gaetano di nuovo...e poi ...Michele. E dopo Michele il vuoto più assoluto.

-Io Camilla la stimavo. Beh insomma...a volte è stata veramente molto invadente, ma comunque sia la stimavo. Non solo perchè era ed è tutt'ora un persona carismatica e intelligente...brillante e piena di verve; ma anche e soprattutto, perché da quando mio fratello Marco si era messo con lei, lo avevo visto finalmente sorridere.
-Dottor De Matteis, a me dispiace moltissimo di avervi fatto soffrire inutilmente. Con Marco sono riuscita a chiarirmi, e lui ha capito. Lo so...sono stata sciocca, codarda, vigliacca. Avrei dovuto dirlo subito...avrei dovuto davvero affrontare Marco, invece di scappare dai problemi. Ma non ci sono riuscita.
-Perchè?
-Perchè ho avuto paura. Ho sempre avuto paura.

De Matteis sospirò.

-Lei che ha paura? E di cosa? nemmeno quando l'hanno presa in ostaggio è stata così tanto pavida. E lei nei guai...ci si mette molto spesso.

Paolo De Matteis che stava cercando di parlare civilmente con lei? A Camilla doveva essere sembrato un miraggio. E Invece era vero. Lui era lì e stava aspettando pazientemente una risposta.

-Paura di scoprire la verità. Paura di capirmi, di lasciarmi andare alle emozioni. Paura di non farcela, paura di non essere all'altezza. Sino ad oggi ho sempre avuto paura.
-E adesso ne ha?
-Per la mia bambina, sì. E anche per me...

De Matteis alzò lo sguardo e riuscì a vedere nella penombra gli occhi di Camilla farsi più lucidi.
Prese dalla tasca il fazzoletto bianco di cotone e glielo porse.

-Tenga.
-Grazie...

Rimasero in silenzio.

-Marco mi ha detto di averla trovata alla stazione.

Camilla si limitò ad annuire.

-Perchè?
-Per amore...
-Era lì per cercare suo marito?

Camilla scosse il capo mostrando la mano destra senza più fede nunziale.

-Ah. Quindi l'architetto Ferrero non...
-No.
-Mi dispiace.

Camilla deglutì tirando su con il naso.

-Chi stava cercando professoressa Baudino?
-Qualcosa che...ormai ho perso per sempre.
-E lei come ne è sicura?
-Istinto credo. Ma non poliziesco...solo ...
-Un'altra delle sue miracolose intuizioni. Sì, credo di aver capito.

De Matteis tagliò corto, e Camilla per un momento parve sorridere.

-Così alla stazione ho trovato , anzi, mi hanno trovata Marco e Rachele.
-E così lei non mi ha risposto alla prima domanda però.
-Ma che sono, sotto interrogatorio, non ho capito?!
-Mi faccia la cortesia di rispondere, e non cerchi di sviare il discorso.
-Io stavo cercando...- rimase un secondo interdetta, facendo un sospiro e cercando di mandare avanti la conversazione- Stavo cercando il padre di mia figlia.
-Sua figlia Livia?
-No...Questa- rispose indicandosi il ventre.
-E lui lo sa?
-Se lo stavo cercando era appunto per dirglielo. No lui non sa nulla di me.
-E lei da quanto lo sa?
-Cinque mesi...forse qualcosina di più.
-E ha aspettato così tanto a dirglielo? Questa cosa non è da lei! Impicciona e chiacchierona com'è.

Camilla lo ricambiò con un'occhiataccia, per poi rispondere.

-Non gliel'ho detto perchè non sapevo come l'avrebbe presa. Io l'ho lasciato...io ho deciso di prendermi una pausa da lui, e l'ho fatto nel peggiore dei modi.
-Ah...Quindi, Marco non è l'unico che ha lasciato in malo modo. Siamo recidive Baudino!
-I mesi che sono venuti dopo sono stati un inferno. Ma ho continuato a non dire niente a nessuno.
-E ha fatto male!
-Ma va? Lo so di aver sbagliato tutto. Ed ero pronta a rimediare tutto, il giorno che mi sono recata alla stazione. Ma lui non c'era più.
-Direzione?
-Roma.

De Matteis guardò la donna con molta calma.
Lei ricambiò l'occhiata.

-Ma perchè lei si interessa a me Paolo? Non era lei che non voleva perdere tempo con me e che mi avrebbe rubato soltanto un minuto?

Paolo non rispose.

-E guardi che se è solo perchè ha intenzioni di compatirmi, o di portarmi rispetto perchè sono incinta...allora si può risparmiare la scenata.
-Lei crede che io sia così meschino?
-Meschino no, ma freddo e distaccato sì.
-Così distaccato e freddo da non interessarmi nemmeno a ciò che una donna mi sta dicendo.
-Ma io non sono una persona qualsiasi. Io sono la donna che di solito le ho creato grattacapi. Sono la persona con cui cinque minuti fa si è arrabbiato chiedendo perchè avessi lasciato suo fratello.

Nessuna risposta. Solo lo sguardo poco convinto di Camilla che osservava quel nuovo lato del commissario.
Rachele entrò nella stanza , e i due decisero di lasciare la discussione per un altro momento.

-Camilla è arrivata la tua amica dottoressa.
-Francesca!
-Chi?
-Paolo è una lunga storia. La dottoressa Gariglio è un'amica di Camilla e...la sta aiutando per la gravidanza.
-Ostetrica? Ginecologa?
-Cardiologa.

rispose seccamente Camilla. Paolo aiutò la donna ad alzarsi tirandola verso di se.

-Ce la fa?
-Grazie mille.

Rachele osservò i due con aria confusa. Che diavolo ci facevano Camilla e Paolo da soli in salotto? E poi che galanterie erano quelle? Paolo non lo aveva mai visto in quel modo.
Francesca intanto si era accomodata sul divano sorseggiando con Marco un po' di vino della casa.

-Allora come va signor Visconti?
-Beh, sono sempre in giro per affari e lavori. Ho intenzione di espandere le mie proprietà. Quest'anno le mie vigne hanno prodotto abbastanza, e l'annata sebbene non sia proprio delle migliori, può ancora vantare di quel tocco di classe e sobrietà che da sempre l'ha contraddistinta dai vini degli altri casali romani.
-Eh infatti lo sento! questo vino è ottimo!
-Grazie mille dottoressa Gariglio! ma così lei mi lusinga.
-Dico solo la verità! E poi la sua socia, Rachele, mi sembra una ragazza abbastanza sveglia e adatta per fare affari.
-Diciamo che l'ho istruita bene.
-Come scusi?
-Eh beh, sì! Se adesso mi segue in affari è solo grazie alla sua intelligenza spiccata, e anche ai miei insegnamenti. Suo padre, John Marchesi era una mia conoscenza di New York.
-Un italo-americano?
-Proprio così!

Francesca posò il bicchiere di vino sul tavolo accanto al divano e si schiarì la voce.

-Ho conosciuto la famiglia Marchesi per affari molti anni fa. In America tengono una fortuna, e avevano deciso di investire delle terre che casualmente erano limitrofe alle mie. Così notando che la mia uva ogni anno produceva in abbondanza, e visto che loro si occupavano di mercanzia estera...ho deciso di fare affari con loro.
-In che modo, se posso saperlo?
-Oh Ma certamente che può! Loro mi hanno affidato le loro terre, mentre io dal ricavato annuale, davo praticamente il 60% del per prodotto a loro. In questo modo lo scambio sarebbe stato equo.
-Ah...e poi che cosa è successo? Come mai Rachele è giunta con lei in Italia? A cosa è dovuto questo cambio di luogo , da New York a Roma a Torino?
-I genitori di Rachele sono morti entrambi, e lei è rimasta l'unica ereditiera del patrimonio famigliare. Così conoscendomi da tempo, e sapendo in che rapporti ero con i suoi, ha chiesto consiglio a me, e ha deciso di seguirmi in lungo e largo pur di imparare il "mestiere". Ha delegato l'amministrazione dei possedimenti americani ad alcuni lavoratori fidati, poi ha investito un buon dieci percento delle sue quote in imprese e azioni, e ha deciso di fare a metà di tutto il resto.
-Capperi! Quindi adesso lei non ha più solo il casale e le vigne vicine.
-Esattamente! A Roma ha consultato un agronomo e alcuni amministratori delegati, ma non convinta ha deciso di spendere capitale in altro modo. Quindi ha assunto maggior manodopera, e adesso si sta occupando di trovare nuove terre e nuovi semi per innesti.
-Capisco...beh deve essere stato complesso.
-In realtà non troppo! Quando mio fratello Paolo ha avuto l'ordine di trasferirsi a Torino, Rachele ha pensato di cogliere la palla al balzo. Così mi ha chiesto se anche noi avessimo potuto seguire Paolo.
-Immagino per i possedimenti e le attività di viticultura delle Langhe.
-Sì, infatti. Prima di giungere a Torino e incontrare Camilla, siamo rimasti qualche settimana ad Alessandria, ma anche quella zona non la convinceva troppo. E quindi ha pensato alla fine di arrivare a Torino.
-Le colline torinesi sono molto ricche e il vino è davvero gustoso. Perchè non avete optato...che so per la Toscana.? Anche lì mi dicono che il vino sia molto buono. producono Chianti se non sbaglio.
-Rachele preferisce un bel bicchiere di Amarone!

Marco sorrise, e anche Francesca fece una smorfia piuttosto divertita.
Finalmente Camilla raggiunse la dottoressa.

-Francesca!
-Ciao Camilla! Spero di non aver disturbato, ma volevo parlarti un secondo.
-A proposito?
-A proposito della gravidanza.

Camilla si accigliò e si sedette sul divano accanto a lei e Marco.

-Spero nulla di grave.
-No, tranquilla. Però è comunque giusto che io te lo dica.
-Eh però così mi spaventi...insomma...che cosa succede?
-Sei in stato di gravidanza avanzata e quindi, ormai non puoi più tornare indietro... il fatto è che alla tua età diventa sempre più difficile e rischioso avere figli.
-Ti riferisci alla questione del parto?
-Sì.
-Guarda Francesca, firmerò tutte le delibere dei medici , lascerò a voi carta bianca, ma io questa bambina la voglio avere.
-Lo so, ed è proprio per questo motivo che sono qui. Le tue ultime ecografie sono andate bene, e da quanto mi ha detto la dottoressa che ti segue, sia te che la bambina siete in ottima salute.
-Sì, certo. Ma cosa centra questo con il parto?
-Camilla, la bambina è bella e sana, e il parto si prevede abbastanza faticoso.

Marco si alzò all'improvviso.

-Vi lascio da sole, magari avrete da parlare di cose abbastanza delicate e...
-No Marco! resta pure, stai tranquillo. Anzi, grazie per la delicatezza.

Camilla gli accarezzò la mano e gli fece segno di rimanere accanto a lei.
Mentre la dottoressa Gariglio spiegava a Camilla e Marco i rischi di quella gravidanza, Paolo e Rachele se ne stavano nell'altra stanza a chiacchierare.

-Devi proprio andare sta sera? Speravo rimanessi ancora un pò a farci compagnia.
-Rachele lo sai che se fosse per me rimarrei qui...ma...
-Ma cosa? non dirmi che ti senti in soggezione per la presenza di Camilla.
-Io...
-Senti Paolo, sicuramente avrai le tue buone ragioni per essere arrabbiato con lei, ma non ti sembra esagerato pregiudicarsi la serata per un'invitata? Insomma, e poi alla fine se ne andrà. Questa sera Marco la riporterà a casa sua, e tu potrai rimanere a dormire qui. Ho già pronta la camera degli ospiti.
-Ti ringrazio Rachele, ma è meglio di no. Meglio per tutti.
-Non per me, e nemmeno per tuo fratello. E credo , nemmeno per Camilla.
-La professoressa Baudino...lei non si cura della mia presenza. Come hai potuto notare questa sera non abbiamo avuto grande dialogo a tavola.
-Non a tavola...ma dopo.
-Stavamo solo parlando...per chiarire delle questioni che sono rimaste in sospeso da troppo tempo.
-E le avete chiarite? perchè dalla faccia che stai facendo, mi sa proprio di no.
-Non ha importanza.
-Invece ne ha! ne ha eccome! Paolo sono stufa di vederti vivere nel passato, sempre con i rimorsi e rimpianti. Pensi che sia stupida? Tu ti autocontrolli sempre, cerchi sempre di fare l'uomo tutto d'un pezzo, ma lo vedo chiaramente che ...che hai bisogno di sfogarti.
-Addirittura?

rispose ironico.

-Non scherzare! Paolo dammi retta, resta. Affronta le tue paure, i tuoi dubbi e parla con Camilla. Io e Marco ci faremo da parte.
-Parlare...e di cosa? Io e la Baudino non siamo mai stati intimi. Non ho mai avuto un rapporto come lei avuto con mio fratello.
-Forse perchè non ti sei nemmeno mai posto come tuo fratello Marco. Prova per una volta a non guardare solo te stesso. Prova a capire anche gli altri. Ma non dal di fuori, guarda oltre le apparenze Paolo.
-Guardare oltre le apparenze...pensi che non lo faccia già?
-Lo fai solo per il tuo mestiere. Sei un commissario...eppure tante volte non riesci a vedere più in là del tuo naso. E poi, proprio me lo devi spiegare.
-Che cosa?
-L'astio che provi per Camilla. Io non capisco. Come si fa a non adorare una donna come lei? così gentile, carina, simpatica, dolce, materna...potrei continuare all'infinito. se fossi nata maschio, col cavolo che me la sarei lasciata scappare.

De Matteis scosse il capo.

-Tu cosa proveresti a vedere tuo fratello distrutto, dopo che questa donna si è presa tutto, e poi l'ha mollato?
-Si...ma questa è una questione tra lui e la prof. Tu cosa ci incastri?

Paolo si sedette sul letto, e Rachele gli si mise accanto.

-Sai che cosa penso Paolo? Che tu abbia paura di parlare con Camilla. perchè voi siete molto simili per certi versi.
-Noi?
-Tutti e due siete ambiziosi, avete paura...una paura radicata così nel profondo che nemmeno voi sapete da dove proviene...e poi...
-e poi?
-E invece di affrontare il problema fuggite.
-Io non fuggo davanti ai problemi!

rispose seccato e con fermezza.

-Non si direbbe dalla risposta che mi hai dato poco prima. Tu hai paura Paolo. Non so di cosa. Ma i tuoi occhi, e quelli della prof...sono così simili. Spenti, scuri, luccicanti...ad un passo di piangere. Tu rifletti le sue sofferenze, e lei con le sue parole rischia di far crollare la maschera che con tanto impegno ti sei costruito.
-...
-Paolo, lascia che tutte queste mura cadino. Mostrati davvero per quello che sei. Io non ci credo che tu sia sempre così freddo e controllato. Tuo fratello pure. Guarda che non c'è nulla di male nel mostrarsi deboli.

dette queste ultime parole lasciò la stanza, lasciando Poalo da solo a pensare.
Forse Rachele aveva ragione. o forse no?

Marco accompagnò Francesca verso la porta.

-Grazie mille dottoressa Gariglio, non sa che sollievo sentirle dire che Camilla sta bene.
-Beh, fisicamente una volta che si atterrà ad alcune indicazioni che le ho dato questa sera, sarà in formissima per il parto...però psicologicamente non credo che ci sia molto che la medicina possa fare.
-In che senso scusi?
-Eh...Intendo dire che Camilla è spenta e disamorata.

Marco annuì.

-Sì, l'ho notato pure io. A tavola mangia poco, ed è sempre con la testa rivolta altrove.
-Rivolata a qualcun altro.

precisò Francesca.
marco si schiarì la voce.

-Dottoressa, so che non è affare mio, e che sarebbe bene me lo dicesse Camilla, ma lei è sua amica...e ...
-...
-Dov'è adesso il padre della bambina?
-A Roma.
-Lei lo conosce?
-Sì...il nostro primo incontro però non è stato proprio una passeggiata.
-Un tipo violento?
-Ma no! Io ero implicata in un caso di omicidio. Insomma...ero innocente, ma ero comunque indagata.
-Ah...e lui?
-Lui era il vicequestore che svolgeva le indagini.

rispose a bassa voce Francesca. Non disse altro, aprì la porta e facendo un cenno con la mano, salutò il Visconti.

-Grazie ancora di avermi ricevuta!
-Grazie a lei di essere venuta a farci visita!

Marco sorrise, scambiando uno sguardo di gratitudine.
Aveva capito tutto. Erano bastate poche parole di Francesca per capire in quale grande guaio si era cacciata la prof. Il guaio più grande degli ultimi dieci anni.
Rachele era seduta sul divano, mentre Camilla era andata in bagno a sistemarsi.

-Allora?
-Allora cosa?
-Ti sta simpatica?
-Chi?
-Ma come chi!? La dottoressa Gariglio.
-Beh, in effetti è abbastanza simpatica.- rispose Marco sorridente -Ma mai quanto te!
-Figuriamoci, addirittura! Dai Marco, ti brillano gli occhi.
-A me?
-Sì

Rachele sorrise, accarezzando il volto dell'uomo e lasciandogli un dolce bacio sulla guancia.

-E questo?
-Per tutto. per quello che stai facendo per me da quando sono qui in Italia...e perchè con te non mi sento sola, e non ho modo per pensare ai miei genitori.

Il Visconti annuì.

-Sai bene che non ti lascerò mai da sola. Ho fatto una promessa e la porterò avanti. E poi tu non sei un peso per me...anzi, dire che sei un'ottima socia.
-E tu sei veramente un amico. Il migliore che abbia mai trovato.

Sorrisero con aria complice.
Rachele rassettò il salotto, togliendo i bicchieri di vino e la bottiglia.

-Ha sentito il tuo vino?
-Il nostro vorrai dire.
-Giusto...il nostro! Che cosa ne pensa?
-Che non è affatto male! Ma non abbiamo parlato molto di vino.
-Ah...
-Sì, abbiamo parlato di Camilla, e poi abbiamo parlato di te.
-Wow, a cosa devo l'onore.
-Magari al fatto che collabori con me?

Rachele ammiccò.

-E soprattutto perchè per la tua giovane età hai un coraggio da leoni, e un'intelligenza non molto comune.

-Eddai Marco, così però mi lusinghi.
-E che male ci sarebbe!

Rachele scosse il capo.

-Quanto sei scemo! Mamma mia!...

Mentre i due finirono di riordinare tutto, Camilla uscì dal bagno,e notò la porta aperta della camera degli ospiti.
Paolo era ancora seduto sul letto a meditare.
Bussò delicatamente, prima di affacciarsi sullo stipite.

-Si può?

Paolo alzò lo sguardo per incrociare quello della prof.

-Ah...professoressa Baudino...ha finito la visita con la dottoressa Gaa...
-Gariglio. In realtà non si trattava di una visita, ma solo di qualche consiglio in più, visto che mi avvicino sempre di più al momento di mettere al mondo questa piccola creatura.

Paolo annuì, accennando un mezzo sorriso.

-Volevo salutarla, prima di andare.
-Va via?
-Sì, Marco mi riporterà al mio appartamento. Sta sera sono rimasta a casa di Rachele solo come ospite... per la cena e per la piacevole compagnia. Ma soprattutto per la cena.
-Che non ha toccato.
-Come dice?
-Dico che non ha mangiato nulla sta sera.
-Già. Purtroppo, e mi creda sono molto dispiaciuta perchè Rachele aveva fatto tutto questo per me.

Camilla abbassò lo sguardo.
Da quando de Matteis si preoccupava per lei? Il clima natalizio doveva avergli dato alla testa.

-Comunque sia professoressa, si tenga lontano dai guai, e se mai ci dovessimo incrociare per Torino durante il corso di una mia indagine, non si intrometta o la metto agli arresti domiciliari.
Arresti domiciliari?

La mente di Camilla tornò a tanti anni prima, quando Gaetano e lei scherzando parlarono proprio di quell'argomento.

-Arresti domiciliari...
-Casa tua o casa mia?
-Ma tu scherzi sempre?

Questa era stata la risposta alla battuta del commissario Berardi.
E anni dopo...a Torino, questi arrivarono! per Gaetano però.
Era rimasto coinvolto in un caso, e suo malgrado dovette accettare le condizioni impostegli dal GP e dal giudice.
Fortunatamente sia Camilla che Torre aiutarono Gaetano a dimostrare la sua innocenza.
E fu proprio in quel particolare caso, che lui riuscì a strapparle un bacio. uno di quelli che non ti aspetti. Uno di quelli che ti sorprendono.
Gaetano con Camilla avevano appena finito di ispezionare di nascosto la casa di una sospettata, e uscendo dal condominio ,videro arrivare la macchina della polizia.
Questo non poteva succedere! Se avessero visto Gaetano infrangere gli arresti domiciliari, il GP non ci sarebbe andato molto leggero con lui.

-Vieni! Mimetizziamoci.

Camilla era rimasta impietrita alla vista dei poliziotti, e lui la tirò per un braccio, spronandola a raggiungere la panchina.
Si mise di spalle, in modo che i due uomini non potessero vederlo in viso, e poi ...
e poi baciò la sua prof. Un bacio così diverso dal solito. Camilla si sentì persa, e per qualche secondo non oppose resistenza. Le mani sulle spalle, che cercavano di frenarlo, si erano momentaneamente arrese.
Furono attimi, secondi. I secondi più lunghi che lei ricordasse.
Le labbra di Gaetano sulle sue, un bacio a tradimento che se non fosse stato per la circostanza, non gli avrebbe perdonato facilmente.
Tentò in tutti modi di non rispondere a quel bacio, sebbene la tentazione fosse stata grandissima. Lei aveva una famiglia, un marito...aveva fatto un patto con il marito. Un patto ...Il patto di solidarietà amorosa, come lo aveva definito Renzo.
Eppure quella cosa ...quello che era appena successo , sebbene non dovesse più accadere, non gli era dispiaciuto nemmeno un po'.
Quando i due se ne andarono entrando nella palazzina, Camilla frenò Gaetano e si staccò da lui con il fiatone.
Si guardarono. Il desiderio e l'attrazione di era fatta pericolosa, lei distolse lo sguardo.

-Se ne sono andati?
-Si...

rispose lei in modo affannato.
Gaetano la guardò e il suo viso si avvicinò di nuovo a quello della donna per riassaporare le sue labbra.

-No...-

esclamò Camilla subito dopo, allontanandosi di poco dal commissario. Non poteva cedere, non doveva cedere.
Ma perchè le tentazioni era sempre così forti? Che cosa aveva fatto di tanto male lei, per innamorarsi di un uomo come Gaetano? Ma soprattutto...perchè nei suoi sogni più intimi e remoti sognava una vita e una storia d'amore con quell'uomo se aveva appena fatto pace e giurato fedeltà -per l'ennesima volta- a suo marito Renzo?
Coerenza Camilla, Coerenza! Se non puoi averla nei sogni, almeno cerca di averla quando dei desta!
Eppure quei sogni...
Quando stava con Renzo, ogni notta sognava Gaetano. Sognava di baciare Gaetano, di essere incinta proprio di quell'uomo...sognava che lui la portasse in questura -accompagnata da Torre- nel cuore della notte per torturarla e farle ammettere quanto davvero lei lo amasse. Ammanettata in accappatoio a righe marroni e gialle.
Ammanettata in un cella buia e fredda al lume di candele. Gaetano che le liberava i polsi, senza mai lasciarla però andare, e la sbatteva contro il letto a castello, composto da due brande. Lui si avventava su di lei, e continuava a istigarla sussurrandole parole alle orecchie. Diavolo Tentatore! Dopo momenti di titubanza, di resistenza, di autocontrollo, lei si lasciava andare, e il suo respiro diventava sempre più caldo e veloce. Affannato. Incominciava a baciarlo con passione, con lussuria. Le sue labbra, roventi e dolci allo stesso tempo.
Le mani di Gaetano che vagavano sul corpo ancora vestito di Camilla, toccandola ovunque, e lei che si lasciava toccare, mettendogli le braccia al collo, e infilando le mani tra i suoi capelli.
Il sogno di solito finiva prima che lei facesse veramente l'amore con lui. Ma quei sogni, erano sempre il preludio di qualcosa.
Tutto questo prima di stare con Gaetano.
I primi mesi insieme furono stupendi. Nessun incubo, nessun sogno erotico, niente di niente. Solo lei e lui, in quel letto a fare l'amore come due ragazzini. Poi qualcosa cambiò. Lui cambiò, lei cambiò.
Si ritrovò di nuovo a dover scindere tra Renzo e l'uomo che stava frequentando.
Uno dei sogni peggiori che potesse fare.
Lei nuda nel letto a fare l'amore non con Gaetano, ma bensì con il suo ex. Non poteva essere vero. Doveva essere un sogno, anzi ...un incubo!
Come poteva aver sognato una cosa del genere? Lei non amava più Renzo, lei amava Gaetano, aveva scelto Gaetano...e allora perchè quel sogno? perchè sognare di amoreggiare con lui e non con il commissario?

-Professoressa Baudino?

Camilla ricominciò a guardare Poalo negli occhi.

-Scusi mi ero distratta.
-Eh, me ne sono accorto!

Rispose con disappunto.

-Beh...è tardi, e credo di averle rubato anche troppo tempo. Le auguro di passare una buona serata dottor De Matteis.

Il suo tono era sbrigativo, e abbastanza pensieroso.
Lui però la fermò afferrandola delicatamente per un braccio e tirandola verso di lui.

Che cos'altro voleva?


***
Eccoci alla fine del capitolo.
Ci siete arrivate sane e sale?
Scusate ancora alcuni vizi d orma nel mio scrivere, e spero con il tempo di perfezionarmi XD
Nei prossimi capitoli ne vedremo delle belle :)
Un bacione ancora !!!! E buon proseguimento di feste!!!
 
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view post Posted on 5/1/2016, 18:56     +1   -1
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Bene gente...
terzo capitolo.
Spero che vi piaccia :)

The winner takes all, the loser has to fall

Marco se ne stava seduto sul divano, osservando il caminetto acceso.
Tra le mani rigirava il calice di cristallo.
Aveva messo un po' di musica classica, nell'intento di riposarsi un po' e svagare la testa.
Rachele si sedette accanto a lui, sfiorandogli una mano, e levandogli il bicchiere con il rischio di farlo cadere a terra. Lo posò sul tavolino di fronte, mentre Marco la osservava in silenzio.

-A cosa pensi?
-Hummm...a niente di preciso.
-Eppure sento il rumore dei tuoi pensieri così forte. Mi sembri abbastanza preoccupato.
-Non sono preoccupato, sono solo dubbioso.
-Perché?
-Per quello che mi ha detto la dottoressa.

Rachele sorrise, guardandolo con aria furbetta.

-Allora i tuoi pensieri sono rivolti a lei!
-No, non a lei. beh...forse anche a lei.

Rispose imbarazzato.

-Ma stavo pensando a quello che mi ha detto a riguardo di Camilla.
-Perché? Sta male? Ha qualcosa che non va? La bimba sta male?...
-NO! no tranquilla, è tutto a posto.
-Ah...

Rachele tirò un sospiro di sollievo.

-E allora che cosa c'è che ti angoscia?

Marco si voltò verso la ragazza, e le fece segno di abbassare la voce.

-Il padre della bambina...
-Cosa?
-So chi è il padre.
-E come fai a saperlo?
-L'ho intuito.
-Come l'hai intuito?
-Eh sì!
-Ma te l'ha detto Francesca?
-Sì...cioè no!
-Te l'ha detto sì o no?
-Rachele abbassa la voce.

La Marchesi si morse il labbro, e chinò il capo.

-Si tratta di Berardi vero?

Marco sgranò gli occhi.

-E tu...come..
-Intuizione!
-Te l'ha detto Camilla?
-Che? No ma figurati.
-E allora...?
-L'ho intuito dai discorsi che facciamo...e poi sta sera ne ho avuto la riprova a tavola.
-Ma Camilla non l'ha mai detto.
_Beh, lei forse no...non di persona...


Paolo di Matteis aveva chiuso la porta a chiave.
Alla fine aveva deciso di rimanere a parlare con la prof. L'aveva fatta accomodare accanto a lui sul letto, e le aveva portato un bicchiere d'acqua.

-Possiamo darci del tu?

Aveva chiesto con titubanza.
Camilla aveva sgranato gli occhi. Come? Paolo de Matteis che cercava di prendersi finalmente, delle confidenze con lei dopo anni che si conoscevano?

-Ma...io direi che non c'è nulla di male. Per me va bene, Paolo.
-Bene...

rispose lui annuendo e mantenendo però sempre quell'aria rigida e distaccata, che però durante il corso della loro passata discussione, si era un pò persa.

-Volevo...volevo mettere in chiaro due o tre cose con lei.
-Va benissimo.

Rispose Camilla con tono serafico.

-Prima di tutto...deve promettermi che non si immischierà in alcun modo nelle mie indagini.
-Non avevamo già parlato prima?
-Si ma mica mi ha....mi hai fatto una promessa prima.
-Ah...vuoi una promessa...addirittura?
-Prof...Camilla, non scherzare!
-Va bene, va bene! Ma solo a patto che lei si lasci un po' più andare.
-Non ho ancora finito.

Camilla abbassò lo sguardo, e si toccò istintivamente il ventre.

-C'è dell'altro.?
-Voglio che lei mi racconti.
-Che cosa le...anzi ti devo raccontare Non credo che abbia da dire che ti riguardi personalmente.
-Voglio sapere com'è successo.
-Com'è successo cosa?
-La bambina.

Camilla si accigliò.

-Continuo a non capi...Ah! intendi dire...

Paolo annuì.

Era stato un giorno come tanti. La stagione autunnale si avvicinava a grandi passi, e niente ero più come prima.
Alla fine Renzo aveva deciso di partecipare a una serie di conferenze extraeuropee, e si era portato con se Carmen il piccolo Lorenzo.
Tokyo gli aspettava, e andava solo visitata per bene per capire che quella sarebbe stata una grandissima città piena di speranze e opportunità per l'archietto Ferrero.
Un po' meno contenta fu Carmen invece, che nonostante il primissimo entusiasmo, iniziò subito ad avere nostalgia e di Barcellona, e di Torino.
Tornò quindi ben presto a condurre la vita che sempre l'aveva vista protagonista. In giro per il mondo e per le più varie città in cerca di progetti ambiziosi da realizzare.
Solo che adesso con Lorenzo tutto si era complicato, e lei aveva deciso di tornare a Torino con le mani legate.
Un bambino...
una gioia , ma anche un bel fardello.
Camilla aveva aiutato Carmen nelle prime settimane. Mentre l'altra donna era al lavoro, Camilla si prendeva cura del piccoletto, come tanti anni prima aveva fatto con sua figlia Livietta.
Ma le cose cambiarono ben presto.
Ricordò che Carmen era appena tornata a casa dal lavoro, e Camilla quel giorno era rimasta a casa perché non si era sentita troppo bene.
Una leggera emicrania, un forte senso di nausea, vertigini, e alla fine l'abisso.
Camilla cadde a terra come morta.
Carmen spaventata come non mai, decise di portare quella che ormai era divenuta una vera e propria amica, all'ospedale, dove la dottoressa Gariglio dette il suo responso categorico dopo mille accertamenti.
Incinta.
Come? Di chi? Alla sua età?
Totale follia.
Ma le analisi non mentivano,e nemmeno l'ecografia.
Incinta di tre mesi...
Impossibile, dovevano essersi sbagliati.
Questo fu il primo rapido pensiero della prof, quando le vennero a comunicare i risultati.
Era tutto vero. Tutto così fottutamente vero.
E come ormai le succedeva di frequente, cadde in uno stato di confusione totale.
Una confusione non solo fisica ma e soprattutto psicologica. Il bambino era di Gaetano. lo sapeva, non aveva fatto l'amore con altri uomini se non in sogno con Renzo .Ma non si può rimanere incinta solo perché si è fatto un sogno, vero? Il bambino che portava nel suo grembo era il frutto miracoloso del suo amore. Dell'amore che lei e Gaetano si erano dati. perché loro due si erano sempre amati,e sebbene le cose in quel periodo non andassero proprio nel modo migliore...avrebbero continuato ad amarsi come dieci anni prima.
Forse...
O forse no.
La notizia sulla gravidanza sconvolse Camilla. La sconvolse non tanto per i motivi genetici, clinici o medici che potevano starci dietro. la sconvolse il solo pensiero di dover dire quelle due semplici parole all'uomo che amava e che aveva volontariamente allontanato da se.
Ma nei suoi sogni, nei sogni che faceva quando ancora stava con Renzo, quelle parole le erano uscite con tanta, tantissima, facilità.
"Gaetano, oggi sono entrata nel nono mese".
Ricordava ancora il sogno, lei vestita interamente di bianco. Una palandrana candida che le delineava delicatamente le curve femminili, e sottolineava un pancione abbastanza grosso.
Lei se lo toccava con le mani, e sorrideva a Gaetano.
Lui si avvicinava e lei,quasi commossa, lo abbracciava.
Padre sul serio. Padre di quella creatura avuta con la donna che amava. Doveva essere un sogno...e infatti...
Ma adesso non stava più in un sogno. lei e Gaetano si erano lasciati, e quel piccolo "imprevisto"avrebbe portato ancora più scompiglio nella vita dei due.
Non poteva dirglielo.Lui non avrebbe capito, lo avrebbe preso come una ripicca, un modo per tenerlo accanto a se ora che le cose tra loro erano andate a finire a rotoli.
Non poteva e non doveva dirglielo. Sarebbe rimasto un suo segreto.
Con quel pensiero passò la settimana che venne dopo la visita in ospedale, poi la notizia : Gaetano Berardi, richiamato a Roma.
E lui l'occasione non se l'era lasciata sfuggire. Aveva deciso di chiudere con Torino, chiudere con quella città in cui aveva vissuto emozioni troppo difficili e dolorose per lui da ricordare.
Così partì, prendendo il treno del pomeriggio.
Sebbene Camilla avesse fatto di mani e di piedi per non dirgli nulla, alla fine si convinse, sotto consiglio attento di Carmen, di raccontare tutto a Gaetano.
Non poteva lasciarlo andare via, senza dirgli quella verità.
Lo rincorse alla stazione...in vano però.
Lui non c'era più...
E per la seconda volta tutto il mondo le crollò a dosso, e lei non fu capace di difendersi dalle sue stesse emozioni. Svenne di nuovo, esausta e ormai poco convinta che le cose sarebbero potute tornare al proprio posto.

Camilla si riprese dal suo ennesimo stato di Trance. Da quando Gaetano se n'era andato, la sua vita si era proiettata non su un futuro migliore, ma bensì sempre su quei maledettissimi ricordi. Uno ad uno riaffioravano più vividi che mai.
Uno ad uno la convincevano sempre di più che quello che c'era stato con Gaetano non era stato un semplice rapporto. il loro era stato qualcosa di prezioso, e che lei stupidamente, aveva gettato via.

-Camilla?
-Huh?
-Stai bene?

Paolo la guardò di traverso.

-Io...ecco...

cercò di ricomporsi con velocità.

-Paolo, mi dispiace...ma per sta sera preferirei chiudere la conversazione qui.
-Ho detto qualcosa di sbagliato non è vero?
-No...non credo..

Fece per rialzarsi nuovamente, quando De Matteis la fermò di nuovo.

-Senti...Sai che in altre circostanze non ti calcolerei nemmeno. D'altra parte sei sempre stata un'impicciona che si è intromessa nelle mie indagini e ha portato scompiglio e poco ordine tra i ruoli di professori e poliziotti; ma...mi piacerebbe che domani facessi un salto in commissariato.
-In commissariato domani? Ma...è domenica!
-Eh lo so. Che pensi, che sia così fuso da non ricordare nemmeno che giorno fosse? ma siccome io devo mettere in ordine le mie cose...magari avremmo avuto modo di finire , finalmente, la nostra chiacchierata.

Camilla rimase ancora una volta perplessa e interdetta.

_Va...Va bene. Allora a domani.

Detto si affrettò ad avvicinarsi allo stipite.

-Non hai ancora risposto alla mia domanda però.
-Che domanda?
-Il padre del bambino?

Camilla si fece seria per qualche secondo, e poi sfoderò un mezzo sorriso.

-ne parliamo domani.

Marco se ne stavo appoggiato alla parete che dava sulla porta. teneva in mano la giacca di pelle e il mazzo di chiavi.

-Marco sei sicuro? Se vuoi l'accompagno io a casa Camilla.
-Ma no figurati. Sei stanca, hai cucinato e hai fatto tutto te qui in casa. Lascia che la porti io. poi torno subito. E poi sei in buona compagnia, c'è mio fratello qui.
_Ah beh, allora posso proprio fare sogni tranquilli!!!

I due si misero a ridere
Camilla raggiunse i due, sistemandosi la sciarpa al collo.

-Ah Marco!
-Camilla...
-Se non hai nulla in contrario io andrei.

Marco annuì, e fece passare la donna che salutò con un calorosissimo abbraccio la Marchesi.

-Grazie di tutto Rachele.
-E di cosa? Ma figurati! Anzi, grazie a te.
-A me? ma se non ho nemmeno elogiato a dovere i tuoi piatti.
-Ma va! Mica parlavo di quello io. Grazie per la tua presenza, e soprattutto per...l'altro ospite.

Commentò la ragazza sorridendo facendo capire a Camilla la sua allusione.

-Figurati...secondo me era anche ora!

le due si scambiarono un bacio sulla guancia, e si abbracciarono ancora una volta.

-Allora domani ci sentiamo e se vuoi ti accompagno fino al centro commerciale. Dopo scuola ok?
-Eh vediamo...perché avrei già un impegno...
-Ah va bene. Non ti preoccupare. Se ti liberi mandami un messaggio.
-Va bene lo farò!

Camilla uscì dal portone principale seguita da Marco.

-Vuoi tornare subito a casa, o fare quattro passi?
-Come preferisci, per me è indifferente Marco.

Si avviarono verso la macchina quando l'uomo la fermò.

-Bella serata non trovi?
-Un po' freddina.
-Beh, nemmeno troppo. A New York ...lì sì che fa freddo!

Camilla guardò Marco e lui sembrò ricambiare quell'occhiata.

-Marco, posso farti una domanda?
_Anche due!
-Che cosa è successo dopo che io me ne sono tornata con ...Renzo?

Marco si fermò di colpo.

_hei, perché questa domanda? Credevo avessimo chiarito tutto io e te.
-Lo so...ma questa sera parlando con tuo fratello, ho capito quanto davvero poco ti conoscessi. Insomma, so di averti ferito, io mi sono scusata con te, e tu mi hai perdonata...ma...

Marco si limitò ad annuire.

-Ecco che cosa mi piace di mio fratello, sebbene non lo dia molto a vedere. La sua generosità.

Camilla si appoggiò alla prima panchina che trovò libera.

-Cioè?
-Mio fratello mi ha accolto subito quando tu mi hai lasciato. Siamo andati a mangiare pesce e ha pagato lui per me. I mesi che vennero dopo furono duri da digerire...e così decisi di tornare a New York, da mio figlio Tom e da quella splendida ragazza di nome Rachele.
-Rachele è proprio una brava ragazza... deve aver fatto dei miracoli con te.
-In effetti ci siamo aiutati a vicenda. Quando sono arrivato nella grande Mela, Rachele era a pezzi. Sia interiormente che esteriormente.

Camilla rimase in silenzio ascoltando ciò che il Visconti le stava per raccontare.
Lui si sedette sulla panchina accanto alla donna.

-La famiglia Marchesi era una delle famiglie più importanti per il commercio di vino...il vino delle mie terre. Conobbi il padre molti anni fa, e ricordo di aver visto crescere quella dolce bambina mese per mese, anno per anno. Poi dopo la separazione con mia moglie e la nascita di Tom, decisi di prendermi un po' di tempo, di viaggiare, di conoscere nuove terre...e poi tornai a Roma. Da lì, feci continuamente la spola tra Roma e New York. I Marchesi sono sempre stati degli ottimi intenditori in ambito vinicolo-commerciale e quindi affidai per un periodo di tempo le mie quote aziendarie a loro.
-E che cosa successe? fallirono?
-Oh no! Se tu mi hai conosciuto così benestante e in testa nell'imprenditoria vinicola è solo grazie a loro. Tuttavia, qualche anno fa, i genitori di Rachele morirono in un bruttissimo, e ancora adesso misterioso incidente.

Camilla sgranò gli occhi.

-Come...come..è...
-Un incidente ai cantieri. Un container li ha schiacciati. Sembra che non fosse stato caricato a dovere il carico merci, e così...insomma, una fine abbastanza tragica. Soprattutto tragica per Rachele.
-Beh lo posso immaginare, poverina, non lo sapevo.
-In pochi lo sanno. Rachele è una ragazza dura e testarda, e credimi, sebbene sia una giovane di ottimo carattere, tende a tenere per se molte emozioni e delusioni.
-Cosa è successo quando sei giunto a New York?
-Lei era in crisi. essendo figlia unica, tutta l'eredità spettava a lei. E io ho solo dato una mano,in modo che i conti tornassero.
-Sei diventato suo socio?
-Siamo soci. lei è mia socia, tanto quanto io sono suo. Io ho esteso le mie proprietà, lei invece mi ha messo a carico come amministratore delegato della ripartizione vinicola...come dire...una mano lava l'altra.
-E tutte sciacquano il viso.

completò Camilla ascoltando interessata.

-I primi mesi, quelli soprattutto, furono un incubo. Lei di notte aveva incubi terribili, e continuava a incolparsi del fatto, che i suoi genitori fossero morti.
-Perché? Che colpa ne ha?
-Quel giorno, quando ci fu l'incidente, avrebbe dovuto essere lei a controllare i carichi di merci, e non i suoi genitori. Ma quel giorno, disse di aver avuto una forte emicrania...e così padre e madre la sostituirono.
-Non è stata colpa sua.
-Lo so...ma prova a dirglielo. Adesso va meglio, molto meglio. Incubi ne fa di rado, ed è molto più attiva e presente in quello che fa, ma credimi che i primi tempi è stata molto dura.
-Posso immaginare, caricata così giovane di tutte quelle responsabilità...e poi la morte, il lutto...il ricordo straziante. Ma lei in che modo ti è stata utile?
-Mi ha aiutato a non sentirmi più solo. Vedi Camilla, io dopo ...dopo che tu tornasti con Renzo, io mi sentii perso. Come annegare. Non capivo più nulla, e Rachele invece, mi ha aiutato a tornare con i piedi per terra. A darmi uno sprono per continuare a vivere la mia vita, cercando di lasciarmi il passato alle spalle.

Camilla abbassò lo sguardo.

_Non voglio che tu la prenda male Camilla. Lo sai che io continuerò a tenerci a te. In fin dei conti, ha ragione Rachele...come è possibile non volerti bene. Solo uno sciocco ti lascerebbe andare.

Lo sguardo di Camilla si fece vago e indefinito.

-E se fossi io ad allontanare chi mi ama?
-Come hai fatto con me? Camilla tu hai fatto una scelta. Hai scelto Renzo.
-Uno ad uno li ho allontanati tutti Marco...e non capisco perché.
-Perchè hai un cuore troppo generoso, ma hai paura di affrontare la realtà e fare una scelta. E così a volte preferisci non scegliere, o fare delle scelte parziali e infelici.

Marco le prese le mani, e gliele accarezzò.

-Tu non hai scelto me, è vero...ma non hai nemmeno scelto Renzo. Altrimenti a questo punto tu e lui sareste ancora insieme, e io non ti vedrei passare le feste natalizie in piena solitudine con una bambina a carico.
-Io scelsi Renzo a te...e ti lasciai per strada...così senza una motivazione.
-Non c'è stato bisogno di motivazioni. Camilla, io l'avevo già capito che qualcosa si era inclinato nel nostro rapporto. Tu hai cercato di mettercela tutta di amarmi davvero...e forse per qualche settimana è stato davvero così, semplicemente non mi amavi quanto facessi io.
-Mi dispiace Marco.
-Non dispiacerti. Ci credi se ti dico che ora sono felice così?

Lei sbarrò di nuovo gli occhi.

-E perchè mai? Ti ho rovinato la vita.
-No! Anzi...tu mi hai fatto capire qualcosa, che nemmeno la mia ex moglie, a cui voglio bene e sono in buonissimi rapporti, mi aveva fatto capire. Noi non amiamo chi ci imponiamo di amare. L'amore è un sentimento così incredibilmente complesso... Noi amiamo non chi vogliamo, ma chi sceglie per noi, il nostro cuore. Stare con me, ti avrebbe creato solo e altro che sofferenza. Avresti continuato a pensare a Renzo, a Carmen...e poi se mi fossi trasferito qui? Avresti ricominciato a vederti con l'uomo che tu hai scelto da un decennio di amare.
Sapeva benissimo a chi si stesse riferendo.
-Io e Gaetano non stiamo più insieme. Ho allontanato pure lui.
-Quindi...hai allontanato Me, Renzo, Gaetano...
-Michele.
-Michele?
-Lascia stare è una lunga storia...
sospirò quasi disamorata.
-Ok...quindi anche Michele. Che cosa abbiamo in comune tutti e quattro?
-Vi ho amato tutti e quattro...è solo...è solo che...
-Che? Dillo Camilla, dillo!
-Ho avuto paura. Lo so ,sta sera ne ho parlato con tuo fratello.
-E sai perchè hai avuto paura?
-Mi sono sentita soffocare. Non so...il senso di famiglia, il senso di dovere, il matrimonio di Livietta, le gravidanze di Carmen e di mia figlia, il tradimento di Renzo, l'arrivo di Michele...anni prima tu e il nostro fidanzamento, tu che mi dici di venire a vivere con te...e poi Renzo che vuole tornare a giocare il ruolo di famiglia perfetta...quella che non ho mai dato a Livia...
-Ma Camilla, le famiglie perfette non esistono!
-Ma non esistono nemmeno genitori così complessi come me e Renzo! Marco, io ho rovinato l'infanzia e l'adolescenza a Livia. Ho rovinato la vita a te...e adesso pure a Gaetano.
-Quindi il bambino, presumo sia suo.

Deduzione esatta...
momento forse meno esatto per dirlo.
Inutile continuare a fingere. Pure Marco aveva capito tutto, non si sa come , ma aveva capito.
Un minuto di silenzio. Un silenzio freddo, distaccato, inquietante e pieno di significato.
Camilla si alzò dalla panchina sospirando.

-Bene, forse è bene che io vada. Se vuoi torno a casa da sola, tanto è vicino da qui...e magari due passi fanno bene anche a me.
-Stai scherzando? E' quasi mezzanotte e tu sei da sola, non ci penso nemmeno. Rachele ha Paolo se ha bisogno di qualcosa.

I due si avvicinarono alla macchina, senza mai guardarsi negli occhi.
Era evidente che Marco avesse colpito nel segno, e che Camilla si fosse sentita come con le spalle al muro, senza alcuna difesa.
Il tragitto in macchina fu abbastanza silenzioso, nessuno dei due aveva voglia di entrare in altri argomenti.
Ben presto furono sotto casa della prof.

-Bene, allora ti lascio qui. Sei sicura che ce la fai?
-Marco sono incinta, non è niente!
-Beh...ma non voglio che tu ti affatichi. Hai sentito anche la dottoressa...Francesca. hai sentito cosa ha detto, no?
-Che devo stare calma e cercare di riposarmi il più possibile in previsione del parto. Stai tranquillo. Prenderò l'ascensore.

Marco annuì, spegnendo la macchina.

-Allora ci vediamo domani?
-Domani? Avevo altri piani.
-In che senso?
-Tuo fratello voleva parlarmi...e così mi ha detto di raggiungerlo domani in commissariato.
-Allora...dopo che hai parlato con lui ti vengo a prendere?

Camilla annuì ammiccando.
Fece per uscire dalla macchina, ma Marco la fermò.
La sua mano, prese delicatamente quella della prof, mentre con l'altra le accarezzò il viso stanco.

-Camilla, un'ultima cosa.

Si guardarono negli occhi. Secondi interminabili, prima che il volto di Marco si avvicinasse e le sue labbra toccassero delicatamente e molto timidamente quelle della donna.
Fu un attimo. un attimo che durò secoli. Quasi impercettibile, quel bacio a cui lei se avesse voluto e se lui si fosse spinto oltre, sarebbe potuto diventare qualcosa di molto più grande.
Si staccò dalla donna, e con il pollice le accarezzò lo zigomo, prima di lasciarla andare.

-Grazie di tutto.

Camilla rimase ammutolita.
Quel bacio. Perchè?Perchè ora? Perchè lo aveva fatto?

-B..Buona notte Marco.
-Non la prendere a male. Ho solo voluto chiudere così la nostra liaison.

Camilla non disse nulla.
Scese dalla macchina e tirando fuori le chiavi di casa entrò nel palazzo.
Marco rimase invece in macchina a riflettere.

-Eh...peccato che alcune Liaison sono abbastanza pericolose...e feriscono nel profondo.

Sospirò, prima di rimettere in moto l'auto.

Camilla aprì la porta di casa. La luce era accesa, e in soggiorno, Carmen se ne stava accanto a Potti, guardando da lontano Lorenzo che dormiva beato nella culla.

-Hei Camilla!
-Carmen, ma che ci fai sveglia a quest'ora?
-Escusa me mucho, ma non riuscivo proprio a dormire. Lorenzo si è addormentato ora. Non faceva altro che piangere. mi sa che gli mancavi.
-Tu dici?
-Dico dico! Piuttosto te, hai un'aria...abbastanza strana. Cosa è successo?

Camilla si tolse il cappotto, e si mise a sedere sul divano, tirando un grande sospiro.

-Sono stata da Rachele sta sera.
-Todo bien? La cena era buona.
-Beh...per quel poco che ho mangiato, devo dire di sì! Certo...quello che cucini te a me piace di più...ma in generale la cucina etnica a me piace di più...
-Camilla non deviare il discorso.

Carmen incrociò le braccia e guardò Camilla negli occhi.

-Conosco bene quel tuo sguardo ormai. E riconosco che ci sono dei guai in vista.
-Non so se definirlo guaio.
-Habla! io sono qui che ti ascolto.

Le due si misero più comode sul divano, e Camilla incominciò a massaggiarsi la pancia.

-Sta sera a cena è venuto anche Paolo.
-Paulo? Qui est Paulo?
-De Matteis.
-Oh! Meo Dios! Ma anche lui es qui? Come es possibile?
-Eh...l'hanno trasferito.
-E allora?
-E allora, ci siamo parlati, e abbiamo deciso di chiarirci.

Rispose Camilla sforzandosi di continuare il dialogo.
Carmen a stava incitando a raccontare.

-Bueno!Más vale tarde que nunca.
-Che?
-Dico...meglio tardi che mai...
-Eh..mi sa che sta volta hai ragione.
-E lui come l'ha presa?
-Sinceramente l'ha presa meglio di come mi sarei aspettata. Vuoi che sono anni che non ci vediamo...che la rabbia gli si è sbollita...
-Eh... l'uomo più è arrabbiato e più è caliente...pieno de passion!

Camilla abbassò lo sguardo, per poi schernirla con fare ironico.

-Meglio che lasciamo i bollori e la passione per altri momenti. Eh Carmen?

Rimasero qualche secondo in silenzio, prima che Carmen chiedesse a Camilla ulteriori dettagli sulla serata.

-Però a me sembra che non sia stato solo De Matteis a sconvolgerti.
-Cosa te lo fa dire?
-Il fatto che sei così...fredda...così...quasi paralizzata.
Le parole che uscirono dalla bocca della Buadino fecero azzittire Carmen.
-Marcomihabaciato.
Disse tutto di un fiato.

-Cosa?
-Marco mi ha baciato. Ha detto che voleva avere questo ricordo di noi...visto che io l'avevo lasciato male, e...
-E tu?
-Eh Io...Io...io sono rimasta lì. Che doveva fare?
-Non lo so. Pensavo che...
-Che avessi risposto a quel bacio? No, e perchè mai? Io lui non stiamo più insieme.
-E tu sei sicura che quello sia stato solo un bacio...casto? Senza passione?
-Per me no...e per lui, lo spero.
Sospirò, sprofondando ancora di più nel divano.
-E a Gaetano ci pensi ancora?
-Carmen che domande fai?!Porto con me sua figlia, vuoi che non ci pensi?
-Ma non come padre del bambino...dico...ci pensi mai a Gaetano, se lui fosse rimasto qui a Torino.
Camilla socchiuse gli occhi.
-Il fatto è che non ho voluto pensarci ma..
_Ma?
-Ogni notte, ogni santa notte, io...
-Lo sogni? che cosa sogni?
-La stazione. Io che cerco tra i treni, e appena lo trovo, il treno parte e io rimango lì...e piango.
-Beh un po' quello che è successo. Diciamo che stai cercando di metabolizzare la cosa.
-Chiamalo metabolizzare! Questo io lo chiamo Incubo Carmen. La mia vita è un incubo da quando non c'è lui.

Altra pausa di silenzio, poi Carmen si alza, e prende un bicchiere d'acqua.
-E se gli scrivessi?
-A chi?
-Ma come a chi? Al tuo uomo.
-Allora, io e Gaetano non siamo più una coppia...e quindi...
-Allora lo eravate.
-Cosa?
-Una coppia.
Camilla alzò lo sguardo per incatenare lo sguardo a quello abbastanza incuriosito di Carmen.
-Aspetta un momiento...tu avevi detto a Gaetano che non eravate amici e nemmeno una coppia.
-Ma Carmen...
-Oh santo cielo! Ma allora tu non lo pensavi davvero.

Lo sguardo di Carmen si fece ancora più vispo di prima.
-Ma perchè non gliel'hai detto prima?
-Carmen calmati. Non ho capito niente di quello che...
Ma Carmen non la lasciò nemmeno finire di parlare.
Appoggiò il bicchiere sulla penisola di cucina, e si diresse nella sua stanza , l'ex camera di Livietta, sbattendo la porta rumorosamente.

Camilla rimase a bocca aperta e interdetta.
Non bastava De Matteis, e poi il bacio di Marco...serviva anche Carmen per farle finire la serata a dovere!
Che poi, quell'aria così allegra e soddisfatta...
Ma per cosa?
Camilla rimase ancora qualche minuto a riflettere sul divano.

Non erano una coppia. O forse la erano.
Una vocina la spingeva a dire che la erano sempre stata.
Una coppia di investigatori, di amici, e di amanti.
Lui e lei, sempre e comunque.

Gaetano era entrato in camera della donna, dieci minuti prima che fossero le otto.
Lei ancora avvolta tra le lenzuola, nuda e con ancora a dosso il profumo del suo uomo.
Una figura angelica in un mare bianco.Quel letto che l'aveva vista amarsi con il suo commissario, sognarlo, bramarlo. Ma aveva visto anche il peggio. Una donna senza più fiducia nel mondo, disamorata e soprattutto distrutta.
Gaetano posò il vassoio da una parte prima di svegliare Camilla. Si baciarono, lui le prese la mano e lei gli accarezzò il viso.
Una sequenza di gesti, una movenza. Loro sembravano una coppia collaudata a tutti gli effetti.
E poi però quella domanda che rompe l'armonia.
-Camilla che cosa siamo noi? E non dirmi amici, perchè giuro che me ne vado da qui...
e lei sorridendo e accarezza una guancia.
-Ma certo che non siamo amici. Non siamo nemmeno una coppia...ma non vuol dire che non lo potremmo diventare. Ho solo bisogno di tempo.
TIC TAC il tempo scorre Camilla, e purtroppo non solo per te.
Gaetano si incupì.
Possibile che non riuscisse a prendere una decisione? ma soprattutto...perchè?

Si alzò dal divano e si diresse verso camera sua. Sul comò teneva una scatola di legno. La prese e l'aprì con delicatezza. Il contenuto lo rovesciò accuratamente sul letto.
Disegni, buste, fiori secchi, una stella da sceriffo, e poi...una lettera.

La riprese tra le mani, sedendosi sul letto.

"Gaetano
non so se riuscirò mai a a spedirti questa lettera, ma spero un giorno di trovarne il coraggio.
Sei partito da Torino e sei giunto a Roma, io ti ho cercato, ti cercato così tanto a lungo. Quel giorno, alla stazione ho incontrato mille volti tranne il tuo. Mi chiedo se tu ti sia dimenticato di me.
Sono mesi che non ci vediamo e sono mesi che io non sono più la stessa. Mi manchi da morire Gaetano. Mi manchi e non riesco a fare a meno di pensare a quando eravamo felici, solo io e te.
So di averti ferito, di averti fatto aspettare troppo e in vano. Sono stata una sciocca, una stupida e non riuscirò mai a scusarmi abbastanza.
Il fatto è che io ti amo.
Sì, l'ho detto. Io ti amo Gaetano. Ti amo come non ho mai amato nessuno in vita mia, ma ho avuto paura e non sono mai riuscita a dirtelo.
Perdonami.
Probabilmente straccerai questa lettera, la butterai via,non voglio costringerti a fare nulla di quello che tu non voglia. Io Gaetano sono qui che ti aspetto, come tu hai saputo aspettarmi per 10 lunghissimi anni.
Sentiti libero di fare ciò che vuoi, e di fare ciò che non hai fatto prima.
Gaetano, amore mio, voglio riprendere tutto da dove l'avevamo lasciato. Voglio solo cercare di cambiare finale a questa storia, di rimediare ai miei errori.
Non ti voglio soffermare di più.
Continuerò ad amarti.
Tua per sempre
Camilla"

Posò la lettera da una parte, prima che i suoi occhi si gonfiassero di lacrime. Una ad una scesero e rigarono il volto della donna, che presa dallo sconforto e dalla disperazione si lasciò andare a un pianto logorante, lasciandosi cadere tra le lenzuola, e mettendo la testa sotto il cuscino.
Nell'altra stanza Carmen stava parlando con qualcuno.

-Sì esatto. povera Camilla, non puede immaginar come es distrutta.
-Distrutta? Addirittura?
-Non dire asì! Dovresti vederla.
-...
-In questi giorni è ancora più stanca ed è distratta. Questa sera è andata a mangiare da alcuni amici, ma credo che non abbia mangiato molto.
-E tu com'è che sei rimasta lì con lei?
-Perchè con Lorenzito non potevo fare diversamente.
-Vabbè...ci vediamo allora.
-Sì...si , ci vediamo!
Chiuse la telefonata abbastanza seria.

***
Bene...
Spero che siate arrivati alla fine del capitolo :)
Lo so...mi dilungo sempre nei miei scritti...che volete farci?
Allora, fatemi sapere se vi è piaciuto il capitolo.
per il prossimo...hummm
Grandi sorprese!
Davvero grandi.
Una bacione e a prestissimo :)
 
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Soul of Paper
view post Posted on 9/1/2016, 13:38     +1   -1




Ciao Anya, finalmente ce l'ho fatta a leggerla tutta, mi scuso per il ritardo.

Allora, storia davvero molto particolare ed interessante, sia per il ritorno dei De Matteis, sia per il nuovo personaggio di Rachele, sia per la nostra Camilla che è incinta.

Certo che è proprio incasinata e pure orgogliosa, alla fine le basterebbe andare a Roma per trovare Gaetano ma probabilmente non osa e ha paura di "incastrarlo" contro la sua volontà.

Spero che tra Marco, Francesca, Rachele e anche De Matteis (che sa dov'è Gaetano), riescano a convincere la testona a dire a Gaetano della gravidanza e a confessargli quello che prova.

Mi piace molto come hai caratterizzato i due fratelli e anche come hai tratteggiato Francesca, con la giusta dose di verve.

Rachele essendo un personaggio originale non ha termini di paragone su cui basarsi, devo dire che mi sembra un bel tipino tosto, come del resto tutti i tuoi personaggi originali, insomma, ha un bel carattere ed è vispa ed intelligente.

Brava, non vedo l'ora di leggere il seguito!
 
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view post Posted on 30/1/2016, 18:36     +1   -1
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Eccoci qua con un nuovo capitolo.
Grazie mille a tutti colore che mi seguono.
Un bacione
xoxo

Kiss me hard before you go


Furono i primi raggi di sole che sbucavano tra le tapparelle della finestra a svegliare Camilla.
Dopo una notte di pianto e di incubi, era riuscita da poco a prendere sonno. Non si era nemmeno svestita. Il cuscino, macchiato di trucco, mostrava la grande sofferenza della donna.
Stropicciato e completamente mal messo.
Camilla aveva accantonato la lettera letta la sera precedente, i disegni di Tommy , e i diversi ninnoli che aveva tenuto. Per Gaetano e il piccolo Berardi aveva preso una scatola a posta, perchè loro, avevano un posto ben collocato e importante nella sua vita e nel suo cuore.
Una scatola all'apparenza come tutte le altre, ma non per lei. Quella era la scatola dove Gaetano aveva messo il suo regalo per lei. Un cappello, abbastanza stravagante e molto ampio. Quello lo aveva riposto con cura nell'armadio, mentre la scatola era divenuta una sorta di portagioie.
Una piccola stellina da sceriffo, alcune fotografie scattate insieme al parco del Valentino, una marea di disegni fatti con tanto affetto da Tommy, rose rosse ormai secche, e un biglietto giallognolo dalla scritta : E anche se tu non me lo dici...io ti amo.
C'era tutta la sua vita lì dentro. le diapositive che dieci anni prima Gaetano le aveva scattato di nascosto, mentre indagavano su un caso. lo ricordava ancora...se ne stavano loro due nella sala proiezioni. Stavano indagando insieme, cercando di fare mente locale su chi potesse essere coinvolto nelle indagini, quando Gaetano fece notare a Camilla quanto fosse venuta bene in quelle fotografie al funerale della vittima.
E poi...i suoi occhiali da sole, quelli che aveva dato a Livietta, e Gaetano si era ritrovato in casa proprio per colpa di suo nipote Nino.
Il primo sacchetto di grissini a sesamo che aveva condiviso con lui, nel suo primo caso da Prof/detective.
Troppi ricordi, tutti troppo insieme.
Camilla con un mugugno si alzò, e si stropicciò gli occhi.
Potti si era messo accanto a lei, e scodinzolando la guardava.

-Potti...hei che ci fai qui?
-Wooof
-Eh lo so... non ho affatto una bella cera.

Il cane scese dal letto e a passi felpati la seguì, mentre lei si dirigeva verso l'armadio. Quell'armadio.
L'armadio in cui due delinquenti avevano rinchiuso lei e Gaetano, legandoli come salami e imbavagliandoli. Si erano tolti il pezzo di stoffa ,che copriva le loro bocche senza permette loro di respirare, a vicenda. Poi la tensione erotica si era fatta più carica.
Corpo a corpo, il suo esile e mingherlino, contro quello possente e in accappatoio di Gaetano. Il suo seno contro i suoi pettorali, il suo ventre, contro gli addominali d'acciaio del commissario.
Occhi negli occhi, le mani fortunatamente dietro e legate.
Gaetano dopo averle tolto il bavaglio, aveva incominciato a baciarle il collo. Il suo bellissimo collo che lui aveva iniziato a sognare e desiderare già anni prima.
Un bacio, poi un altro. Lo strusciare delle sue labbra sulla pelle. Camilla avvampò. Il fiato iniziò a mancarle, e una sensazione di caldo e ardere proveniente dal profondo, iniziò a scuoterla.
Più lui la toccava, con grazia, passione, gentilezza, desiderio, più lei respirava cercando ossigeno. Sebbene la sua volontà fosse stata quella di impegnarsi in quel patto di solidarietà amorosa con Renzo...quella situazione la stava totalmente sviando. Al diavolo le buone intenzioni! Doveva per forza succedere qualcosa...lei non avrebbe retto ulteriormente alle "avance" non a parole, di Gaetano.
Un rantolo, la sua voce stava diventando più calda e roca. deglutì, socchiudendo gli occhi, mentre Gaetano continuava a ispezionare il collo della prof.
Poi finalmente qualcosa successe. Renzo rincasò con il piccolo Tommy. Ma non si diresse subito in camera da letto. Già...C'erano Livietta e Greg. Anche loro erano stati legati e imbavagliati.
Gaetano premette di più il suo corpo contro quello della donna, e lei involontariamente, cercando di tenersi in equilibrio, fece forza contro di lui. I loro corpi ormai aderivano perfettamente l'uno contro l'altro.
Gaetano continuò a baciarle, il collo, salendo più in alto verso la mascella e il mento.
Poi il rumore di una porta che si apre.
Renzo entra nella stanza.

-RENZO SIAMO QUI! SIAMO NELL'ARMADIO.

Camilla sa che ha solo pochi secondo a disposizione per ricomporsi, prima che il marito la trovi.
Ma riesce ugualmente a tornare abbastanza...normale.
Lui apre l'armadio, mentre Gaetano guarda Camilla con aria delusa, frustrata interrogativa e leggermente assassina.

-Slegaci!

Camilla non sapeva più dove guardare. Gaetano invece continuò a fissarla, a fissare i suoi occhi, le sue labbra, il suo viso, corpo. Renzo dall'altra parte iniziò a togliere le funi che le bloccavano i polsi della donna.

-Dopo io e te facciamo un bel discorsetto.

Niente di più niente di meno.
Camilla richiuse l'armadio, mentre un groppo in gola aveva reso irrespirabile l'aria della camera.
Il cane scodinzolò guardando di sbieco la donna.

-Sai Potti che facciamo oggi?
-Woof
-Andiamo da Paolo, e poi...

Ma il cane la interruppe.

-Eh? Come dici? Eh no...non abbiamo ancora finito di parlare. però ti posso dire che il commissario De Matteis, con me, è diventato...meno rigido.
-Woof
-Dici che lo fa solo perchè sono incinta? Beh...probabile.
-woof woof.
-Eh...

Camilla si sedette sul letto, guardando il cane, e poi prendendoselo in braccio.

-Sai,nemmeno io mi sarei aspettata quella reazione da Marco. Ma noi abbiamo deciso di voltare pagina

Il cane leccò il palmo della mano della donna.

-Ma certo, lo sai che tu sei il numero uno. Prima di te , solo Livietta e la piccola Camilla.

Poi guardò di nuovo gli oggetti della scatola dei ricordi.
Prese in mano la stellina che Tommy le aveva regalato con tanto amore e affetto.

-Sai, sarebbe stato davvero bello...
-Woof
-Lo so, ma ormai io ho fatto la mia mossa. Insomma, ho sbagliato, ma non posso tornare indietro Potti. E poi magari Gaetano si starà cercando di rifare una vita.

Il cane guaì.

-Lo so. Mancano tutti e due anche a me. E poi... questa bambina...- abbassò lo sguardo , e cambiò espressione divenendo triste e malinconica - Avrei voluto crescerla con il papà...proprio come nei miei sogni. Ma i sogni si sa Potti...sono desideri.

Bussarono alla porta.
Carmen entrò in vestaglia.

-Hei, come stai oggi Camilla?
-A parte che ho mal di schiena? Mio dio, non ricordavo un mal di schiena del genere da quando aspettavo Livia.
-Eh...è così che accade...
Camilla accennò un mezzo sorriso.
-Fai colazione con me?
-No, in realtà vorrei andare in Commissariato.
-Di domenica.
-Eh...di domenica.
-Ma...Ma Camilla, perchè non ci vai domani? Non credi che sia meglio che tu ...
-Che io finisca di parlare con Paolo De Matteis.

Carmen rimase in silenzio, vedendo la donna scegliere alcuni "stracci" da indossare per quella fredda mattinata, prima di raggiungere il bagno.
In pochi minuti fu pronta per uscire.

-Ah Carmen...credo che ...credo di non esserci per pranzo quindi non mi aspettare.
-Ma Camilla...
-Stai tranquilla, e pensa a Lorenzo. Ci vediamo sta sera.

Abbracciò la donna e prendendo l'ascensore in poco tempo si ritrovò al piano terra.
Gustavo il portiere, la raggiunse.
-Buongiorno professoressa Baudino.

-Buongiorno a lei Gustavo.
-C'è posta.
-Per me?
-Eh sì...da Milano.

Camilla sgranò gli occhi vedendo una busta gialla bella grande.
La osservò, la contemplò, poi decise di prenderla dalle mani dell'uomo.

-Grazie mille Gustavo, e buona giornata anche a lei.

Prese il pacco e lo portò in macchina.

-Vediamo chi è il mittente.

Una calligrafia abbastanza infantile, e un pochino sbaffata.
La scrittura di un bambino.

-Berardi Tomm...Tommy!

Gli occhi di Camilla si accesero di una luce e di una gioia che aveva provato davvero molto poco negli ultimi tempi, da quando i due Berardi non facevano più parte della sua vita.



"Cara Cami,
Come stai? Ho chiesto alla mamma se mi portava da te, ma lei ha detto di no perchè doveva lavorare. E allora io ti ho scritto questa lettera di nascosto e mi sono fatto aiutare da un mio amico per spedirtela. Ma perchè voi grandi siete sempre così pieni di cose da fare?
Mi manchi tantissimo, e mi manca anche Potti. Livietta come sta? E zio Renzo?
Senti, ma io volevo chiedertelo perchè papà a me non dice nulla : ma che cosa è successo tra te e papà?
Lui dice che avete litigato. Non potete fare la pace? Ti prego Camilla, io non voglio che tu sia triste e nemmeno il mio papà.
E poi, era bello quando stavi con noi.
Sai, in realtà non dovrei dirti nulla, ma io lo so che tu a noi ci vuoi bene, anche se papà dice il contrario. voglio che tu faccia pace con lui e che le cose ritornino come prima.
Allora, papà mi ha portato a vedere Roma. Sai che è proprio bella? Avevi ragione tu Milla...
Ti voglio bene, e mi manchi tantissimo. Voglio vederti.
salutami Potti.
Tommy."

Camilla rimase in silenzio, mentre due lacrime solitarie rigarono il volto molto truccato della donna.
Deglutì amaramente, e tirò su con il naso.

_Fosse così facile Tommy.

Poi notò la piccola postilla fatta a matita dal bimbo, che prima le era sfuggita.

-Ti lascio delle cose che potrebbero servirti. Perchè papà ha lasciato delle cose solo a me, perchè ha detto che si fida di me. Però io mi fido di te Camilla...


Dentro la busta trovò un mazzo di chiavi, e un indirizzo.
Rimase a bocca aperta. Per lo stupore, la sorpresa, la gioia, e la felicità.

-Via della Barcaccia 47, secondo piano , n° 5... ovviamente deve

trattarsi di Roma.
Camilla ripose con cura il biglietto nella busta assieme alle chiavi, e rimise tutto in ordine, continuando a stringere la lettera all'altezza del cuore, tirando un sospiro di sollievo.
Poi prese il cellulare.

-Carmen, Ciao sono io... Eh guarda...è una storia lunga, ma non credo che sta notte tornerò a dormire. Fidati...Carmen ti prego, fidati! Sto per fare la cosa più giusta che abbia fatto in questi ultimi dieci anni.

Riattaccò il telefono, e lo ripose in borsa. Poi qualcuno bussò al finestrino.

-Marco!

Il signor Visconti si ergeva davanti alla portiera, con un sacchetto in mano.

-Camilla! che ci fai in macchina? Dovevi essere a letto! Hai sentito quello che ha detto la dottoressa ieri?
-Ma...Io...Io stavo andando ...
-Non dirmi che volevi davvero raggiungere da sola mio fratello in commissariato?

Camilla abbassò lo sguardo.

-Marco, tu sta sera parti per Roma?

La domanda spiazzò il viticoltore.

-C..Cosa? No!No perchè? Aspetta...
-Ascolta, io ho davvero poco tempo. Devo parlare con tuo fratello, e devo fare una cosa. Possiamo parlare di quello che è successo ieri in un altro momento?
-Veramente io sono venuto qui per la colazione.

Rispose lui porgendole un sacchetto con dentro alcuni cornetti caldi alla crema.
Camilla rimase a sua volta interdetta.

-Marco io sono davvero desolata, ma in questo momento ho davvero una cosa importante da fare...

Marco guardò dentro l'auto e trovò nel sedile accanto a quello di guida, il pacco di Tommy.

-Che cos'è quello?
-Quello cosa?
-Quel pacco?

rispose Marco indicando la busta.

-Eh..appunto di quella che volevo parlarti.

Il Visconti fece il giro della macchina e aprendo la portiera si mise nel sedile accanto a quello della prof, spostando ovviamente la busta del piccolo Berardi.

-Marco devi portarmi a Roma.
-Ah...ecco perfetto quindi la nostr...eh? Cosa? No!
-Marco ti prego. Tommy mi ha appena dato la chiave di volta per...
-Tommy?
-Il figlio di Gaetano.
-Gaetano...il commissario?
-Eh sì.Ma è una storia lunga. Marco non abbiamo tempo da perdere. Mi ci devi portare.
-Eh ma Camilla, io oggi proprio non posso. Alle due ho un incontro con un viticoltore.

La risposta dell'uomo demoralizzò la donna.

-Ma no! ma come?! E adesso che faccio?
-Eh lo so Camilla, mi dispiace. Ma Rachele deve venire con me...a meno che...
-A meno che?
-A meno che...- l'uomo guardò la donna , e i suoi occhi si illuminarono.
-Resta qui un secondo-

disse uscendo dalla macchina e impugnando il cellulare.
Camilla osservò l'uomo titubante.
Rachele intanto si era recata in commissariato, proprio da Polo De Matteis.

-Posso?

bussò alla porta e senza nemmeno farselo ripetere due volte entrò.

-Hei, ma che ci fai qui?
-Ti ho portato la colazione. Ho visto che non hai mangiato nulla a casa, e ho pensato di portarti questo.

Rachele mostrò con orgoglio un contenitori di plastica salva freschezza all'uomo. Dentro un dolce di color del cioccolato.

-Che cos'è?
-Browne di New York. So la ricetta a memoria. Mia madre era un portento a preparare queste delizie. Così ho pensato che sarebbe stato un gesto carino dare il benvenuto in questo nuovo commissariato...a uno degli uomini più importanti che abbia mai incontrato.

De Matteis sorrise imbarazzato.

-Non credi di esagerare con gli aggettivi? E poi lo sai che preferisco non mangiare durante il lavoro.
-Ma oggi è domenica, e tu stai solo rimettendo a posto l'ufficio. Quindi...non hai scuse, Non puoi sottrarti all'assaggio di questa prelibatezza.

Gliela posò sulla scrivania, osservando la targa placcata d'oro su cui era stato inciso il nome di Paolo, seguito dalla carica ufficiale.

-Capperi! L'hai lucidata per bene!
-Perchè tu non lo faresti?
-Tenere lo studio lindo come il tuo? Si...può darsi, ma con qualche tocco stravagante qua e là. E per quanto riguarda la targa...beh no. Non valuto le persone in base alla targa meglio placcata sulla scrivania.
-Già...tu vai a più fondo nelle cose. Mi chiedo ancora perchè non hai deciso di fare psicologia, se ficcare il naso nelle vicende altrui ti riesce così bene...
-Peccato che tu non abbia la mia stessa sensibilità allora Paolo, ti potrebbe essere utile. Anche in fatto di donne.

Rimasero in silenzio a guardarsi negli occhi.
Rachele lo guardò fulminandolo con lo sguardo, quando il telefono di De Matteis squillò. Questi però non rispose subito...forse non facendoci più di tanto caso.

-Non rispondi?
-No, non voglio cedere alle tue provocazioni....sai essere così irritante a volte. Mio fratello ti ha istruita bene, non c'è dubbio.
-Non sto parlando di me, lo so bene di essere irritante. soprattutto con te. Io parlavo del telefono. Non rispondi?

Paolo notando il telefono vibrare, finalmente si degnò aprire la chiamata.

-Pronto? Marco, che cosa c'è? Cosa? Che cosa significa? ,,,No! Non ci pensare nemmeno! No, Marco no...MARCO NON TI AZZ...MARCO NON RIATTACCARE!


Troppo tardi.

Il Visconti evidentemente aveva appena detto a De Matteis qualcosa di abbastanza snervante.
Paolo sospirò e respirò profondamente prima di sbattere il telefono sulla scrivania alterato.

-Dicono che lo yoga possa aiutare a distendere i muscoli. io una volta tenevo una sorta di giardino Zen...se vuoi lo compro anche a te da tenere qui in ufficio...
-Ma tu hai sempre voglia di scherzare.
-In realtà sei tu che sei sempre con il broncio. Era Marco?
-Sì.
-Wow...arrabbiarti con tuo fratello di prima mattina deve essere proprio una bella seccatura. Sono sicura che ti stesse chiedendo un favore.

La canzonatura di Rachele ricevette uno sguardo , forse uno dei peggiori, di Paolo.
Posò alcuni oggetti sul tavolo, prima di guardare dalla finestra la strada.
Un'auto rossa se ne stava archeggiata fuori,
Rachele si affrettò ad affacciarsi anche lei.

-Wow...Marco è qui e...Non è da solo!- guardò meglio - Ma quella non è Camilla?-
-Eh...infatti.
-Quindi è qui per l'appuntamento. Vi siete dati appuntamento qui no?

Paolo non rispose, infilandosi la giacca.

-Che fai?
-Ho una cosa da fare. Senti...ti affido lo studio e soprattutto la mia collezione di lapis. Mi fido del tuo gusto trasandato.

Rachele scosse il capo ridendo.

-Quindi è questo il favore che devi fare a Marco!

Paolo non rispose, si fiondò fuori dal commissariato, mentre Rachele dalla finestra lo vide andar via.


Dopo nemmeno un'ora Marco fu di ritorno a casa accompagnato dalla stessa Marchesi.

-Quindi hai fatto in modo che Paolo accompagnasse Camilla fino a Roma?
-Beh in un certo senso sì.
-Ora mi spiego perchè era così innervosito.

Marco sogghignò.
I due giunsero fino alla porta dell'appartamento, e Marco inserendo la chiave nella toppa, entrò.

-Abbiamo l'incontro con i del Duca oggi alle due del pomeriggio. Quindi abbiamo la mattinata libera. Che facciamo?
-Non saprei.- rispose Rachele accarezzando il viso di Marco.
- Davvero non lo sai?
-Che ne dici se ci facciamo una bella passeggiata in centro Torino, e mi porti a bere una cioccolata calda.
-Hummm..e poi?
-E poi...pranzo al ristorante tu ed io in piazza Vittorio Emanuele...poi facciamo tutto corso Dante Alighieri a piedi, e poi...
-Valentino?
-Naaaa. Andiamo a vedere la pinacoteca vicino al Ponte. La mostra è gratuita, e Camilla mi ha detto che ci sono diversi quadri interessanti. Sempre se tu vuoi.
-E se dopo il pranzo, torniamo a casa e ci guardiamo un film?
-Pranzetto...cinema e riposino!? Meglio di quanto potessi desiderare!

rispose la ragazza sghignazzando allegramente e dando un casto bacio sulla guancia a Marco.

-Sei incredibile!
-IO? Ma guarda che fai tutto te! Mi stai trattando come una regina!
-Ti meriti questo ed altro!

I due si diressero in camere differenti, dove si cambiarono per poi uscirne pochi minuti dopo, completamenti trasformati.
Marco, indossando gli occhiali da sole, si guardò un ultima volta allo specchio, prima di raggiungere la giovane già nel corridoio.
Lei tutta contenta sventolava sotto i suoi occhi, una chiave piuttosto piccola e colorata.

-Guidi te o guido io?
-Il Sidecar a dicembre mi sembra esagerato.
-ma noi siamo anticonvenzionali...

Marco l'abbraccio, stropicciandosela tutta.

-Hai ragione! Qualche follia va fatta a volte! Meno male che ci sei tu a ricordarmelo!

Il viaggio verso Roma si dimostrò stranamente abbastanza tranquillo. Camilla e Paolo ebbero modo di confrontarsi e discutere a lungo, fino a quando la stanchezza e la spossatezza ebbe la meglio sulla donna, che in quel momento dormiva beata.
Via della Barcaccia. De Matteis era giunto a destinazione. In realtà non ci aveva nemmeno messo troppo a trovare la via giusta. D'altra parte, lui Roma la conosceva bene.
Camilla sedeva dalla parte del passeggero, completamente assopita e con un aria stranamente tranquilla. Una posa eterea, angelica; il suo viso diafano e scarno era coperto in alcuni tratti dalle ciocche di capelli ricci.
De Matteis ebbe quasi paura a svegliarla. In effetti non la svegliò. non subito. Volle osservarla in silenzio, studiandola nei minimi particolari. Era così strano e difficile per lui vedere la prof, finalmente inerme, senza che lo ostacolasse nelle indagini di polizia con le intuizioni miracolose, senza che proferisse verbo.
Era solamente lì, addormentata e rannicchiata quasi in se stessa, mentre le mani affusolate, contornavano la pancia, quasi come per difenderla da ogni male.
Era davvero bella.
Paolo ripensò a lungo alle parole che si erano detti in macchina durante l'andata, ed era convenuto probabilmente su una cosa : Rachele, aveva ragione. Loro due, erano molto più simili di quanto egli avesse mai potuto immaginare.
Preso quasi dalla tenerezza, avvicinò il pollice allo zigomo della donna, e glielo sfiorò. Una carezza delicata e una confidenza che Paolo non aveva avuto mai per nessuna donna.
Le toccò i ricci, e al tatto questi gli sembrarono morbidi e setosi. Un profumo misto, difficile da decifrare. Una fragranza buonissima che sapeva di Camilla. Inconfondibile.
E poi la pelle...bianca e vellutata. Due occhi grandi e ora chiusi, mostravano un trucco steso con maestria ed eleganza.
Paolo la guardò meglio.
Il viso dell'uomo si fece ancora più vicino, e questi, sganciatosi la cintura, avvicinò il dito indice alla bocca carnosa della profia. Quella labbra, vellutate..
Passarono altri minuti in silenzio, dove l'uomo ebbe quasi modo di memorizzare ogni minimo particolare della professoressa. Lei continuava a dormire profondamente.

-Camillla...che frana che sei! Ma mio fratello ha ragione, alla fine, nessuno riesce a resisterti.

Deglutì, e quasi timidamente abbassò lo sguardo.
Camilla sentendosi toccare, sebbene lievemente, dischiuse le palpebre e le sue iridi nocciola ancora assonnate si incatenarono a quelle di De Matteis.
Un momento di smarrimento, di confusione. Che cosa stava facendo Paolo?
L'uomo avanzò, sino a imprimerle con gentilezza un bacio a stampo.
Fu un attimo, un secondo. Poi De Matteis si staccò e abbassò nuovamente lo sguardo. Camilla rimase lì immobile, incapace di dire o fare qualsiasi cosa.
L'aveva baciata, una cosa leggera ovviamente. Però era successo.
Camilla deglutì imbarazzata, mentre Paolo cercò di trattenere dentro di se ogni tipo di emozione.

-Siamo arrivati. Questa è via della Barcaccia. Il resto lo sai. Se hai bisogno di qualsiasi cosa, basta che chiamo. OK?

Non si voltò nemmeno per guardarla negli occhi. Camilla si voltò verso di lui, e con una mano delicatamente gli accarezzò la guancia, sorridendo.

-Grazie...

Paolo annuì, mentre la donna prendendo la borsa, si affrettò a uscire dall'auto.

-Camilla?

la richiamò Paolo.

-Cerca di essere felice e... non farti più sfuggire le occasioni. Almeno tu, non commettere i miei stessi errori.

Camilla annuì e sempre a testa china di diresse verso casa di Gaetano.
Il destino le aveva appena fornito un'altra occasione, e lei questa volta non voleva assolutamente perderla.
Così mentre la professoressa Baudino si allontanava a larghe falcate dal parcheggio, il commissario De Matteis si ritrovò di nuovo tutto solo.
Si sedette di nuovo alla guida, e rimase lì a pensare e sospirare.
Il suo legame con Camilla era cambiato in quei giorni. Quel bacio. quell'unico casto e veloce bacio che era riuscito a darle però gli era piaciuto tanto. Era qualcosa che da tempo aveva in mente di fare.

Doveva essere quasi sera, quando Gaetano tornò a casa. Aprì la porta ed entrò, sbattendo poi la borsa per terra.
Sospirò, e respirò con rabbia.
Le sue giornate da quando Camilla non era più con lui erano divenute dei veri e proprio incubi.
Respirò ancora l'aria di casa, e la trovò piacevolmente cambiata. Sapeva di pulito, sapeva di buono, sapeva di Camilla.
Si guardò attorno perplesso, togliendosi il cappotto.
Luci spente, e solo il flebile bagliore di qualcosa che proveniva dalla sala.
Candele, candele profumate, e una tavola apparecchiata. Due bicchieri di Vermut e un mazzo di fiori con un biglietto.
Non poteva essere. Tutto questo era un sogno, una delle sue tante illusioni. Un miraggio.
Camilla non poteva essere lì, lei ipocrita com'era, aveva deciso di rimanere a Torino. Aveva deciso di non scegliere, di mandare all'aria la loro relazione.
Eppure la casa non era più nello stato in cui l'aveva lasciata quella mattina. Era perfettamente in ordine, linda.
Il commissario sgranò gli occhi.
Davanti a lui, su quel divano, sedeva comoda, e addormentata una donna. Il viso stanco, ma pur sempre bellissimo. i capelli meshati e ribelli che incorniciavano quegli occhi e quella bocca così perfetti.
Il trucco pesante che aveva applicato le donava, così come il vestiario. Qualcosa d semplice e di sobrio. Un paio di Jeans scuri attillati, ma nemmeno troppo essendo incinta, una maglia blu con lo scollo a U e un cardigan aperto dello stesso colore della maglia.
Sarebbe sembrata ancora più magra di quanto non fosse già stata, se non per quella piccola rotondità sporgente al livello del ventre.
La Prof era lì sul divano di casa sua. In una mano reggeva ancora il bicchiere di vermut vuoto, mentre l'altra era appoggiata sulla pancia, e sembrava quasi voler proteggere la creatura che stava crescendo da sola.
Gaetano si avvicinò a lei, con timore e cercando di non svegliarla.
Era così bella.
Passo felpato, movimenti lenti, il commissario giunse a pochi centimetri dalla Baudino, osservandola in ogni suo particolare, ancora estasiato.
Era lì, era giunta fino a Roma per lui. Come aveva fatto a sapere dove lui stesse?
beh, logico, dieci anni prima si erano dati appuntamento proprio in quel loft. Ma Camilla poteva anche aver dimenticato l'indirizzo. D'altra parte, lui aveva cambiato così tante volte casa.
Prese la coperta di pile, e gliela sistemò con grazia, accarezzandole una ciocca ribelle.
Lei parve quasi ammorbidirsi al tocco della sua mano.

-Gaetano...

Un nome. Il suo. Nel sonno, quella parola. Camilla aveva pronunciato quel nome. Lo stava sognando probabilmente.

-Gaetano...

un sospiro, un respiro. Una smorfia più intensa, più cupa, più inquieta.

-Gaetano...Gaetano...

Berardi rimase seduto sul pavimento in parquet osservando la donna, senza dire nulla.

-Amore...Ti prego...Perdonami, io ti amo

Il silenzio, un momento in cui lei continuò a dimenarsi ancora di più, e lui incominciò a guardarla preoccupato.
Lo aveva chiamato Amore, lo stava pregando di fare qualcosa...o di non fare. E poi quelle parole. Quelle parole che lui avrebbe tanto voluto sentire quando era ancora a Torino.
Ti amo. Ma solo in sogno doveva sentirla dire queste cose? Certo che lo amasse, ora ne aveva la conferma, ma avrebbe preferito sentire quelle parole da desta.
Continuò a guardarla, mentre la donna piano piano si svegliò dall'incubo.
Già, perchè per lei quello era l'ennesimo incubo.
Gli occhi color del ghiaccio, si incatenarono a quelli arrossati e assonnati della prof.
Un momento in cui si osservarono senza dirsi nulla.

-Camilla...
-C...ciao Gaetano.

Titubanza, paura, imbarazzo. Da quanto tempo la stava guardando? Chissa che cosa avesse mai potuto dire in sogno.
Altri momenti di silenzio, altri momenti di ansia.
Gaetano guardò le mani della prof, ancora sul pancione.
Già quel pancione. Doveva vederci più chiaro, doveva capire molte cose. D'altra parte se la sua prof aveva fatto tanta strada per arrivare fino al suo loft, una ragione c'era. Ma Camilla non era capace di aprirsi. Non se qualcuno la spronava e la stuzzicava. Questo Gaetano l'aveva capito dopo undici anni abbondandoti di frequentazione.

-Noto...che...ti sei data da fare

Una stilettata. Era ironico? Lo pensava davvero? Non poteva davvero pensare che lei avesse avuto qualcun altro dopo di lui. Oppure sì.

-Gaetano...
-Camilla, perchè sei tornata? Immagino che tu non sia sola qui a Roma, perchè nello stato in cui sei...non credo che tu abbia fatto tanta strada da sola in macchina...
-No infatti ma...
-E quindi? Sei venuta fino qui a farmi vedere che bella famiglia felice che stai componendo con la tua nuova "fiamma"?
-Ma..
-Potevi risparmiarti la cena e queste premure. Camilla, quello che tu hai deciso di fare della tua vita non mi interessa più. Sai, è finito il momento in cui mi struggevo per te. Per poi cosa? Un rifiuto?

Camilla abbassò lo sguardo.

-Chi ti ha dato le chiavi per entrare?

Non poteva certamente dirgli che era stato Tommy.Si sarebbe anche arrabbiato con lui, e quel bambino aveva gia sofferto abbastanza, anche a causa sua.

-Io...ho...aperto la porta, con una forcina.

rispose. Scusa più banale e stupida non poteva trovarla.

-Ti intrufoli in casa mia come una ladra...bene! Sai che questa è effrazione con scasso a un pubblico ufficiale?

Camilla deglutì.

-Beh , almeno adesso hai la casa in ordine.

cercò di ironizzare,posando lo sguardo altrove.
Altri secondi di silenzio.
Camilla si alzò dal divano e si massaggiò la schiena dolorante.

-Ci hai messo davvero molto poco a consolarti. Dimmi... a quand'è il matrimonio con Michele?

Camilla alzò lo sguardo stringendo i pugni.

-Io e Michele, non stiamo insieme.
-E prima stavate insieme?
-No. Ti ho mentito,e tu lo sai. Non ho mai fatto nulla con lui. Ci siamo lasciati quando io ero ancora giovane, e da lì non è più successo nulla.
-Falsa testimonianza...aggiungiamo anche questa.
-Gaetano, ti sto dicendo la verità.
-Forse adesso...ma quando ti chiesi di confermare l'alibi di Carpi, tu senza indugi mi dicesti che...avevi passato la notte con lui a giocare a briscola...e non so cos'altro.

Camilla non rispose.

-E quindi, se non è Michele...cos'è? Finalmente il senso di famiglia è prevalso, e tu te ne sei tornata con Renzo?
-Renzo è in Giappone, e io vivo con Carmen adesso.

Gaetano annuì, lasciando intravedere un mezzo sorriso.

-Quindi,mi sa che devi indagare più a fondo per trovare la verità.
-E tu ci hai mai guardato in fondo? Tu hai mai guardato dentro te stessa Camilla per capire che cosa volessi dalla vita?
-Sì.
-Sì? E quando? Dimmelo, perchè mi sa che me lo sono perso.
Gaetano si avvicinò alla donna, riducendo tra di loro le distanze.
-La verità Camilla, è che tu hai sempre voluto me al tuo fianco solo come ripiego. Solo quando non avevi di meglio, solo perchè...perchè tu volevi sentirti sempre al centro dell'attenzione. Ma tu un figlio da me, non l'hai mai voluto veramente....tu nel nostro rapporto non ci hai mai creduto.

Camilla strinse i pugni, e guardò con aria furente Gaetano.
Come poteva dire questo? Come poteva dire che lui non fosse mai contato nulla nella sua vita?

-Ti sbagli di grosso Gaetano.
-Mi sbaglio? Tu dici professoressa?
-Sì, e se non riesci a capirlo , significa che sei davvero...molto infatile. Ma veramente molti infantile!

Infantile.
Un aggettivo che Camilla aveva già utilizzato in passato con lui. Per quella occasione si erano ritrovati a litigare al ristorante giapponese.
Era stata una serata abbastanza complessa quella. Iniziata male e finita non proprio nel migliore dei modi.
Gaetano voleva certezze, questo era sicuro. Aveva invitato Camilla al ristorante e i due avevano incominciato a parlare della loro relazione. Quelli che ne era uscito fuori era stata una litigata, dove la gelosia aveva avuto senza dubbio la meglio. Lei lo aveva definito Infantile e lui le aveva chiesto il modo per fare breccia nel suo cuore.
Ovviamente Gaetano aveva cercato poi di rimediare il tutto con un bel mazzo di fiori,rose rosse....
Ma qualcosa andò comunque storto. Quella, non era sicuramente la loro serata! Sembrava che tutte le forze esterne si fossero coalizzate contro di loro : Renzo, Livietta, Potti...chiunque!

-A capire che cosa Camilla? Capire che cosa?

Domanda provocatoria? Domanda di sprono? Gaetano stava cercando di metterla alle strette con i suoi soliti trucchetti da commissario.
Un respiro, Camilla abbassò lo sguardo, e deglutì.

-Allora? Che cosa hai da dire, per insinuare il fatto che io non capisca? Correggi la mia affermazione.

Gaetano di avvicinò ancora di più alla donna. Pochi centimetri separavano i loro corpi.
Era il momento. Ora o mai più, Camilla doveva giocare la sua ultima carta.

-Io nel nostro rapporto ci ho sempre creduto...avevo solo bisogno dei miei tempi.
-Cos'è? Siamo alle solite? Le solite cazzo di scuse Camilla? Tu che hai bisogno di tempo, e intanto, mentre pensi al nostro rapporto platonico, dove io sono solo uno zerbino, tu te la fai con il primo che passa e rimani pure incinta e...

Non finì la frase.
Un colpo. Un gesto, un attimo. Gaetano portò la mano alla guancia che era diventata rossa.
Camilla gli aveva appena dato uno schiaffo, e ora i suoi occhi si erano fatti tristi e incupiti. Carichi di lacrime e di paura, iniziarono a fissare qualsiasi cosa in quella stanza che non fosse Gaetano.
Secondi di gelo, secondi di rabbia e di amarezza.

-Se pensi questo di me, se non credi che io ti ami veramente, che abbia fatto tutto questo per te, e che questa bambina possa davvero essere frutto del nostro amore, allora...sei davvero caduto in basso Commissario. Molto in basso.

Ecco! lo aveva detto!
Furono le uniche parole che riuscì a trovare la donna,allontanandosi dall'uomo e prendendo la giacca e l'ingombrante e grandissima borsa.
Se ne stava andando. Doveva andarsene. Ormai non c'era più nulla da fare.

-Per me, la visita finisce qua.

Fece per raggiungere la porta, quando Gaetano la fermò,prendendola per un braccio, prima con delicatezza, poi con più forza ma senza farle male, perchè questa si dimenava.

-C...Camilla aspetta...
-No Gaetano....Lasciami andare.
-C...Camilla, per favore. Parliamone.
-Adesso, mi dici così? Ma se fino a qualche secondo prima mi hai trattata proprio come un mostro...come una...una puttana? Come il peggior essere umano su questa terra? Sì Gaetano, io ci ho guardato dentro di me, e ho capito che cosa è giusto. Sono venuta fino qui per dirtelo di persona, ma evidentemente tu hai altre vedute. Comprendo...è comprensibile. Ma adesso lasciami stare.
-Camilla, ti prego...

Gaetano, strinse di più, e con uno strattone la spinse verso di lui.
Lei fece resistenza.

-Non era mia intenzione..
-Che cosa? darmi della sgualdrina? Eh caro Gaetano, questa non è una mia prerogativa. Piuttosto la tua, da quanto io possa ricordare. Perchè io...posso aver commesso tanti errori, ma non sono andata a letto con nessun'altro uomo se non con te, e prima di te Renzo. Michele...è vero, lui mi ha baciato, ma io non ci ho tenuto a voler approfondire la situazione, perchè comunque fossero andate le cose, innocente o meno, io amavo te.

Era fredda, pungente, tagliente.
Gaetano di avvicinò a lei, senza mollare la presa.
Lei lo guardò con diffidenza.

-Gaetano lasciami.Se pensi che io sia venuta qui per umiliarmi,allora te lo puoi scordare.
-Camilla...

Lei abbassò lo sguardo, e lui con velocità le toccò il ventre.
Una scossa elettrica per tutta la colonna vertebrale. tutti e due ne rimasero elettrizzati.

-Camilla, perchè?
-Perchè è giusto che tu ti faccia a tua vita. E io...io la mia.
-Non posso permettertelo. Non se c'è di mezzo nostra figlia.
-Mia figlia crescerà benissimo anche senza di te. Tanto fino a qualche minuto fa credevi che fosse frutto di qualche "relazione" clandestina. E poi...credo che non sia molto diverso dal bel servito che avevi dato a Eva anni fa, quando nacque il piccolo Tommy.
-Tommy è ...è un argomento diverso.
-Ma davvero? A beh. perchè adesso che lui ti riconosce padre è tutto diverso! Certo, adesso sei il suo eroe! Ma anni fa, quando lasciasti Eva da sola a crescere, in modo giusto o sbagliato che sia, quel bambino? Eri anche lì interessato? Eri anche lì "Padre"?
-Le cose sono cambiate, e non voglio commettere lo stesso errore anche con te Camilla...perchè io voglio esserci per voi due. Perchè ti amo, e ti avrei già sposato...
-E poi mi avresti lasciato come è successo con Eva?
-NO!

Un altro piccolo passo e l'uomo fu di nuovo vicinissimo alla donna.
Camilla rimase immobile, mentre Gaetano la cinse in un abbraccio. Ma non un abbraccio qualsiasi. Qualcosa di indescrivibilmente profondo. Quei tipi di abbracci coinvolgenti che significano dolore sollievo e sofferenza, tutto nello stesso momento.

-No Camilla, ti sbagli , ti sbagli di grosso.

Un attimo, un secondo; le sue labbra si avvicinarono a quelle della donna, e gliele accarezzò dolcemente con un bacio. Gaetano socchiuse gli occhi, aspettandosi una qualsiasi reazione di accezione negativa da parte della donna. Uno schiaffo, una spinta per allontanarlo...
Camilla si liberò dall'abbraccio di Gaetano,le sue mani si ritrovarono all'altezza del viso dell'uomo, a cingergli la testa, e a intrufolarsi tra la massa spettinata di capelli marrone chiaro.
I movimenti di Gaetano vennero assecondati da quelli di Camilla, in famelico bacio che sapeva di passione e di necessità.
Le loro lingue danzarono incessantemente, scontrandosi di tanto in tanto. Una lotta che sembrava non avere mai fine; nessuno dei due riusciva realmente a battere l'altro.
Un bacio dalle mille sfumature, proprio come quelli che si erano dati anni prima in quella piazza a Roma, davanti al Bar Mario. Gli stessi e ancora di più carichi di desiderio che li accompagnarono in quella notte piena di amore, quando per la prima volta si riscoprirono amandosi fino alla luce del mattino seguente.
Più i secondi passavano più il bacio diventava soffocante.
Gaetano si staccò per mancanza di ossigeno e con il pollice, accarezzò lo zigomo della donna.
Avevano entrambi il fiatone.
Camilla abbassò subito lo sguardo, ma Gaetano prese il suo volto tra le mani.

-Camilla...

-Gaetano non facciamoci altro del male. Ti prego...
Si staccò dall'uomo, e si diresse verso la porta.

Ecco fatto! L'aveva persa. Ormai definitivamente. Non c'era più nulla che potesse fare. Perchè era venuta? Per rompere definitivamente ogni rapporto con lui? per dimostrargli quanto era stato sciocco a lasciare Torino? A capire che la figlia che lui tanto aveva desiderato, non l'avrebbe mai cresciuta assieme alla donna che aveva cercato di dimenticare in vano?
Senti il rumore di passi che si allontanavano da lui.


***
Ecco ci qua...vie è piaciuta anche questa parte (kilometrica)?
Fatemi sapere.
Un bacione e al prossimo capitolo.
 
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view post Posted on 1/2/2016, 22:40     +1   -1
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Ciao Ragazzi vi lascio con questo nuovissimo capitolo (ci avviciniamo alla fineee)
Un bacione
xoxo

but it wuold be nothing, withouth woman or girl




Rachele chiuse la porta di camera sdraiandosi accanto a Marco.
Lui ancora vestito guardava il soffitto.

-Allora?
-...-
-A che cosa stai pensando Visconti?
-Ai casi della vita.
-Ti riferisci a Camilla?

Marco la guardò sorridendo.

-Sai, te l'ho mai detto che sei una giovane con grande acume?
-No, ma sono sicura che con te sia abbastanza avvantaggiata visto che ti conosco da una vita!

sorrise lei, dandogli un leggero pizzicotto.

-Sai rachele, è strano.
-Strano che cosa? Che Camilla sia tornata nei tuoi pensieri, o il fatto che riuscissi ancora ad amarla...nonostante tutto?
-Il fatto che in tutti questi anni, lei non sia cambiata. Non dico fisicamente...
-Caratterialmente? Beh,io non la conoscevo prima, e non voglio azzardarmi a guudicarla. però tu mi hai sempre detto che aveva un bel caratterino. Voglio crederti. Ma per come l'abbia vista io, c'è davvero poco della Camilla energica che tu mi hai raccontato. Io ho trovato una donna in preda dal terrore, da paure profonde che...che si è persa e ha necessità di sfigarsi e di stare accanto all'uomo che ha perso.
-Hai dedotto tutto questo?
-Più o meno. Sicuramente su una cosa ti posso dare ragione: Camilla è testarda orgogliosa e caparbia.
-Beh...questo lo è sempre stata.

Marco sorrise accarezzando il volto della ragazza.

-E noi due che facciamo?
-In che senso?
-Non so...hai progetti?
-Se per progetti intendi dire, affari di lavoro e...beh quello ovviamente. Siamo pieni di progetti. Tu stessa ogni giorno salti fuori con qualcosa di nuovo.

Rachele sorrise scuotendo il capo.

-Ma no, Marco! Io intendevo...nell'altro senso.

Lui la guardò.

-Non dirmi che hai già rinunciato a chiedere a Francesca una cena tu e lei. Vi vedo bene insieme.
-Una cena? Ma...E quando mai l'avrei detto?
-Perchè non l'hai detto? Ah...beh ...allora questa è un'altra cosa. e comunque non sarebbe una cattiva idea.
-Rachele non essere sciocca, io non conosco bene la dottoressa Gariglio.
-Motivo in più per conoscervi! Ho notato che c'è sintonia tra di voi, e ...
-Cosa stai cercando di fare? Accasarmi? Guarda che non c'è riuscito Paolo, e non credo che ci riuscirai te.
-Ma io sono io! Sono la tua migliore amica,e per di più conosco i tuoi gusti. Dai Marco! tentar non nuoce. Non avrai mica paura?!
-Paura? e di cosa sentiamo?
-Di buttarti in una nuova avventura.Ma non le solite che facciamo io e te.Non di amicizia, non di lavoro...non di famiglia. Buttarti con il cuore in una relazione. Qualcosa che ti smuova dentro nell'animo. Lo so che forse non dovrei dirtelo, e che sono solo affari tuoi...ma ...ma continuare a pensare a Camilla non ti farà stare meglio. Tu l'hai baciata, hai detto che volevi finire così la storia con lei...ma per te quella storia non è mai finita, e se Camilla avesse risposto a quel bacio, tu ...tu non te la saresti lasciata scappare di nuovo.
-Che brava psicologa che sei!
-Non fare lo scemo e stammi a sentire. Camilla non è la donna giusta per te. E sai perchè? per dei semplici motivi. Uno perchè lei ama il commissario, due perchè è incinta del commissario, tre perchè anche se si fosse messa con te avrebbe continuato a pensare all'altro, quattro perchè la vostra storia non aveva già funzionato, quinto perchè tu e lei siete molto diversi.

Marco rimase in silenzio ad ascoltare la ragazza.

-E poi che ti credi? che esista solo Camilla? Non sai quante altre donne vorrebbero sposarti e tenerti tutto per se. Marco, non puoi condizionarti la vita.So che Camilla è stata una donna molto importante per te,e che...insomma da quanto ho capito La prof è la prof...però...però cerca di guardare oltre.
-E tu ci sei riuscita?
-Riuscita in cosa?
-Ci sei mai riuscita a guardare oltre?

Il viso di Rachele si fece più cupo.

-Io lo faccio tutti i giorni Marco. Tutti i medesimi giorni. Sì, io ci provo e ci riesco.Non è semplice, ma dovresti farlo anche tu.

I due si guardarono negli occhi. non ci vollero altre parole. Rachele conosceva Marco come le sue tasche, e lui l'aveva vista crescere come una figlia.
Sapeva che dietro a quella spessa barriera di apparente felicità e ironica si nascondeva una ragazza fragile e che non aveva ancora imparato a metabolizzare il dolore.
Non si era mai persa di animo, aveva cercato di combattere, di andare contro il tempo, di contrastare in ogni modo i ricordi malinconici, per lasciare la testa sgombra, e accogliere nuovi pensieri, idee. Ma a volte questi avevano il sopravvento, e nel men che non si dica, si ritrovava di nuovo in crisi. Quella crisi profonda in cui l'aveva trovata il Visconti anni prima. Lui, Marco, la sua ancora di salvezza. Che cosa avrebbe fatto se non fosse stato lì a consolarla, ad aiutarla, a farla riavvicinare al mondo terrestre.
Il lutto l'aveva straziata.

Marco si alzò dal letto e si aggiustò la camicia.

-Sai ho come l'impressione che tu stia cercando di nascondere a tua volta le tue debolezze?
-Le mie? Io? No , ti sbagli.
-Eppure oggi con i Del Duca mi sei sembrata abbastanza a disagio quando ti hanno chiesto se tu eri la mia fidanzata.
-Beh ero imbarazzata perchè ovviamente non mi aspettavo una domanda del genere...
-Solo per quello?
-Marco , ma scusami. Io potrei essere tua figlia. E quei due mi hanno chiesto spudoratamente se ero la tua compagna!

Marco annuì in silenzio.

-Pensaci bene, dai! Sarebbe assurdo. Come dire che tra di noi c'è una relazione.
-Perchè non c'è?
-Sì...ma di amicizia. Non certo in altri sensi.

Rachele si alzò anche lei dal materasso e cercò di guardare il Visconti negli occhi. Non aveva paura del confronto.

-Sai che cosa mi ha imbarazzato più di tutto? Che tu non abbia detto nulla. No, tu hai lasciato che loro credessero questo. Se non fossi stata io ...tu non avresti detto nulla. Sì, la cosa non mi ha lasciata indifferente, ma non nel senso in cui credi tu. Il fatto è che questa trattativa, con i Del Duca, noi l'aspettavamo da tempo, e credevo che le cose andassero in modo diverso.
-Diverso? Rachele abbiamo ottenuto nuove terre e finanziamenti per l'esportazione dei carichi all'estero! Ti sembra una cosa da nulla? Sei riuscita a convincerli da sola ad accettare la nostra proposta. hai fatto un affare bello grosso. Io ti ho solo dato una mano nelle retrovie quando abbiamo studiato il "piano" a tavolino. Non credo che tu potessi fare di meglio o diversamente da come abbiamo fatto.
-Il fatto è che oggi mi sei sembrato diverso Marco. Non eri lì con me.
-Certo che ero lì con te. Te lo devo ricordare che ho cercato di presentarti ai Del Duca nel miglior modo possibile? Ho presentato te e la tua famiglia come una delle migliori aziende vinicole all'estero.
-Non sto parlando di questo! -Rachele cercò imperterrita lo sguardo dell'uomo - Non eri lì a presentarmi come hai fatto con i viticoltori di Roma. Oggi eri freddo...eri distaccato, eri diverso. Non sembravi più essere l'uomo che mi ha dato affetto paterno quando più ne avevo bisogno. Sembravi un manager ...uno di quelli senza scrupoli intenzionato solo alla compravendita di azioni al miglior costo.

Marco finalmente alzò lo sguardo per incontrare quegli occhi neri con degli spruzzi di grigio chiaro.

-Quindi è questo quello che ti manca? Affetto paterno. Allora vedi che avevo ragione io? Tu non sei riuscita ancora ad andare avanti.
-Non mi sento ancora pronta a "spiccare il volo da sola",se intendi dire questo, ok? No, ho ancora bisogno di te, di averti vicino . Ho ancora bisogno dei tuoi consigli e delle tue raccomandazioni. Tu che mi rassicuri e mi aiuti nel momento del bisogno; e non parlo come socio in affari. Parlo come amico, come padre, come confidente. Perchè da quando siamo a Torino io ti sento più distaccato. Ti senti più freddo.
-Sei gelosa di Camilla?
-Cosa?
-Tu sei Gelosa di Camilla!
-Marco non dire cacchiate! Come potrei essere gelosa di lei. Vorrei solo averti un po' più per me, come quando siamo giunti a Roma da New York. Come oggi, quando siamo stati in giro per Torino godendoci la mattinata.

Era chiaro. Rachele, nonostante la sua grande maturità e saggezza , aveva ancora bisogno di Marco. Di averlo accanto come figura paterna. Quella figura che un terribile incidente le aveva strappato via con la forza.
Marco per lei era tutto. Il suo unico punto di riferimento.

Marco abbassò la testa e scosse il capo.
La guardò negli occhi, prima di accarezzarle il viso.
-Scusami.
Rachele sospirò.
-Lo riesci a capire almeno?
-Sì.
-Marco non voglio legarti a me per sempre, tu hai fatto anche troppo...ma...

Non terminò la frase che questi l'abbracciò forte.
Un abbraccio caldo e familiare. Quegli abbracci consolatori che proprio solo una padre riesce a dare alla figlia.
Lui ormai la conosceva, sapeva tutto di lei. Aveva capito il suo disagio.

-Se ti fa stare più tranquilla, nei prossimi incontri resterò al tuo fianco per tutto il tempo e ti asseconderò, fino a quando non avrai preso del tutto confidenza con il mestiere. Mi dirai tu quando non ne avrai più bisogno, ok?

La strinse ancora più forte, mentre lei sorridente, gli mise le braccia intorno al collo.

-Grazie Marco.

Fu un sospiro di sollievo, di gratitudine, di affetto.
Rimasero incollati lì diversi minuti, fino a quando non sentì che l'inquietudine della ragazza era passata.

Rachele si staccò, quando vide il Visconti con gli occhi appena più lucidi.
-hei!
-Rachele, perdonami... non volevo che ti sentissi trascurata, Sai che io vorrei renderti sempre felice.
-Ma tu mi rendi già felice. Marco, lo sai che se c'è un problema io te ne parlo. Ok, a volte posso sembrare anche noiosa o impertinente...ma io ti dico sempre tutto quello che penso.

L'uomo annuì, accarezzandole il volto.
-E a che cosa pensi ora?
-Penso che sei stanco e hai bisogno di stare un po' da solo a meditare con un bicchiere di vino, caminetto acceso un passo a tuo piacere dell'Aida.
Marco sorrise.
-E tu che fai?
-Voglio andare da tuo Fratello Paolo. Mi ha detto che è tornato proprio questa sera. Voglio sapere come è andato il viaggio...e poi lo voglio informare di come ho disposto il suo materiale nell'ufficio del commissariato.

I due rimasero ancora un po' lì, poi la Marchesi si congedò, lasciando Marco assorto nei suoi mille pensieri.
Curioso come ancora una volta l'uno era riuscito a entrare nella psiche dell'altro. Tra loro c'era intesa. Su questo non vi era alcun dubbio.



Sentì il rumore di alcuni passi che allontanavano da lui.
Una porta che si chiudeva e il girare macchinoso della chiave nella serratura.
Gaetano alzò gli occhi, mentre un barlume di speranza lo rianimò.
Camilla aveva chiuso la porta a chiave, e dopo aver fatto ciò, si preoccupò di staccare il telefono fisso.
Poi avanzò vero di lui.
Gaetano la guardò fissa negli occhi, poi annientò le distanze tra di loro e la travolse in un altro bacio.
Il secondo bacio fu ancora più potente del primo. Qualcosa di nuovo per entrambi. Non fu solo attrazione, non fu solo desiderio,passione o altro. Era amore. Un bacio carico e denso di significato. Perchè in quel bacio stavano tutte le emozioni che avevano caratterizzato quei lunghissimi dieci anni.
Gaetano amava Camilla, e ora aveva la conferma che anche lui l'amasse. C'erano volute due separazioni, un viaggio a Praga, uno a Torino, un cambio di sede da Roma a Torino...ma adesso erano lì. Solo loro due a baciarsi davanti a una tavola imbandita con tanto amore.
Le mani dell'uomo vagarono sul corpo mingherlino della donna, cercando quasi di ricordare grazie al tatto, ogni particolare del suo corpo.
Camilla continuò a baciarlo, con sempre più ardore, mentre sentiva le braccia dell'uomo cingerla, quasi per proteggerla.
Proteggerla dal resto del mondo, da tutti coloro che si erano messi in mezzo nel loro rapporto, forse...difenderla pure da se stessa. Già perchè il nemico numero uno della prof, era la stessa Camilla. Suonava quasi come un controsenso, ma quel rapporto in cui Berardi si era buttato anima e corpo, l'aveva vissuto a senso unico.
Camilla non era ancora pronta. Camilla era in lotta con se stessa.
E se l'ostacolo sei proprio te stesso, e ti devi difendere dalla stessa immagine che ogni giorno vedi riflessa nello specchio...la situazione allora si fa dura.
L'amore incondizionato di Camilla per chiunque, l'aveva quasi uccisa dentro. Era stata ferita dal suo stesso sentimento.
Come poteva l'amore essere così tanto crudele?
Camilla non se l'era mai riuscita a spiegare,soprattutto quando apprese da Renzo, che tutti i suoi tentativi per ricomporre ancora una volta la sua famiglia, erano andati in frantumi.
Lei ci aveva messo impegno e determinazione.
Per mesi aveva smesso di pensare a Gaetano. Non perchè volesse,ma perchè doveva cercare di riunire la sua famiglia. Lei, Renzo e Livietta...proprio come dieci anni prima.
Ma le cose erano andate sempre peggio. Dopo la morte di Andreina, Camilla aveva provato l'ennesima voragine nel cuore. Straziata e incupita, aveva cercato di colmare il lutto della madre, cercando affetto e sostegno nei suoi familiari, nei suoi amici e soprattutto in Renzo e Livietta.
Andreina aveva dato il via a un effetto domino, che difficilmente si ferma dopo poco. Camilla era stata travolta da così tanti eventi tutti insieme.
Gaetano però era sempre stato lì, e pazientemente l'aveva sempre attesa e rispettata. Solo che lei in quel momento non era abbastanza lucida per accorgersene.
Probabilmente non era nemmeno riuscita a capire quanto davvero fosse stata importante per Gaetano la loro prima notte d'amore. La loro prima notte libera da ogni vincolo...se non quello del cuore.
Già perchè per lui quella notte, non era stato solo il preludio di una vita nuova...ma molto, molto di più.
Camilla era la sua ragione di vita, era parte di se. Senza di lei niente aveva più senso. Un rapporto morboso, ossessivo, quasi compulsivo. Per anni aveva frenato le sue voglie, ma dal momento che lei si era lasciata con Renzo...
Lei era solamente sua. lui l'aveva fatta sua quella notte. E aveva riscoperto che cosa voleva davvero dire amare una donna e raggiungere con lei l'amplesso. Non era sesso, non era un gioco, non era solo passione. Non per lui.

-Gaetano...

la voce roca della donna, lo riportò con i piedi per terra.

-Camilla sono qui...
-Stringimi forte ti prego.

Le sue parole vennero esaudite nel men che non si dica.
Lui la guardò e le accarezzò la guancia, mentre lei ancora con aria affannata, si morse il labbro, e cercò il suo sguardo.

-Gaetano io non voglio più fuggire. E non voglio che tu te ne vada. Io ho bisogno di te...e non sai quanto.

Lui l'abbraccio ancora più forte, e il viso della donna si andò perfettamente a incastrare con la clavicola del commissario.

-Se tu vorrai, io per te ci sarò Camilla.

Occhi che si fanno più lucidi, e poi quelle lacrime che sono difficili da tenere a freno. Le mani della donna vagarono per la schiena di Berardi, creando una serie di cerchi concentrici. Aveva bisogno di sentirlo accanto a se. Aveva bisogno di Gaetano. Lei senza di lui si sentiva come una stella spenta. Perché si sa...le stelle brillano, ma di luce rifessa. Lui era il suo sole, il suo mondo, l'unico che davvero contasse qualcosa. Lo aveva capito, piuttosto tardi e a caro prezzo.
Si ritrovò di nuovo immersa nei ricordi, quelli che non si estinguono facilmente.
Il ricordo più buffo ma che aveva senso, molto più senso di quanto non sembrasse.
Camilla stava parlando con Rachele, quando lei in modo scherzoso la paragonò alla giovane interprete di Via col vento.
Camilla in versione Rossella O'Hara?
Sulle prime Camilla era scoppiata a ridere, scuotendo la testa e facendo segno a Rachele di trovare un paragone migliore.
Poi nella sua testa si erano incominciati a formare dei collegamenti.
Forse anche lei aveva qualcosa in comune invece con l'altra donna. Che cosa? La caparbia, la grinta, la determinazione? No. E allora che cosa? Una figlia, un marito, un altro uomo, una migliore amica? Che cosa?
D'altra parte se lei era Rossella, Rett non poteva che non essere Gaetano. Che storia d'amore la loro! Un tira e molla continuo...e poi? E poi il nulla. Solo quella frase speranzosa con cui si concludeva il film: Dopotutto domani è un altro giorno.
L'ottimismo non mancava a Rossella, e nemmeno a Camilla, prima di scoprire la sua inaspettata gravidanza.
E allora, si torna indietro di qualche minuto prima della fine del film. Rett se ne va, è sulla soglia di casa, e Rossella gli supplica di rimanere, di aver capito di amarlo sul serio, e che avrebbe corso in lungo e in largo pur di riconquistarlo. e alla domanda : se tu te ne vai, che ne sarà di me?
seguì la fatidica risposta da manuale : Francamente, me ne infischio.
Anche Gaetano se n'era andato. L'aveva lasciata da sola, con la consapevolezza ormai di amarlo. Di essere perdutamente innamorata dell'uomo che per anni l'aveva amata in ogni modo.
Ma ora lei aveva modo di poter cambiare le cose. Di cambiare il suo destino. E lei...aveva deciso di cogliere l'attimo.

Rimasero attaccati ancora per qualche minuto, finché il pianto di Camilla non cessò definitivamente.
Lui non disse nulla. Non volle dire nulla. Camilla era debole, fragile e aveva bisogno di sfogarsi. Lui era lì a posta.
Continuò ad accarezzarle i capelli e massaggiarle le spalle per alleviare non solo le sofferenze, ma anche tutto lo stress accumulato in quei lunghi mesi.

-Camilla io non voglio che questa sia un'altra illusione. Non voglio che tu possa di nuovo scapparmi...non voglio che...

Camilla di risposta lo baciò accarezzandogli il viso.

-Ti giuro che da questo momento le cose cambieranno Gaetano. Ovunque tu vada , io vengo con te.

Finalmente, dopo giorni una smorfia divertita si riacese sul volto di entrambi.

-è una vita che aspettavo di sentirtelo dire.

Camilla arricciò il naso, mostrando i denti bianchissimi e guardando con occhi sognanti l'uomo che amava.
Lui le baciò la fronte, prima di guardare la tavola apparecchiata.

-Che ne dici se andiamo a mangiare? Mi sembri esausta e abbastanza affamata.
-In effetti lo sono... ma la cena Gaetano può aspettare.

Lui la guardò negli occhi e sorridendo, si sedettero sul divano.
Forse quella serata sarebbe stata la prima , passata davvero in pace.



Paolo DeMatteis sedeva per terra, osservando il soffitto.
Erano successe molte cose da quando era giunto a Torino; ma mai avrebbe pensato un giorno di poter instaurare con la professoressa Baudino un "legame " quasi di amicizia.
Lui? lui che era sempre stato contrariato dalle scelte e i ragionamenti di quella donna.Lui che l'aveva odiata per così tanto tempo, adesso si ritrovava immerso nei stessi pensieri senza riuscire a levarsi dalla testa l'immagine della prof.
Certo, la serata che aveva passato a casa di Rachele e Marco gli aveva fatto cambiare opinione su Camilla, questo era vero. Ma era anche più vero, che lui con lei non aveva mai parlato molto ed era stato molto strano quindi ritrovarsi di sera, da soli in una stanza a parlare, confrontarsi e confidarsi.
Eppure parlare con la Baudino l'aveva fatto stare bene. Camilla aveva il dono delle leggerezza, sapeva come prendere le persone, come farle aprire... con lui c'era riuscita. Dopo tanti anni , si era aperto anche lui squagliandosi come un gelato al sole sotto gli occhi della professoressa.
Che cosa aveva Camilla che le altre donne non avevano? Bellezza? Simpatia? fascino? Determinazione? Cocciutaggine? Che cosa?
Si stava interrogando proprio su questo, quando il campanello lo distrasse.
Cercò di ricomporsi subito, e andò ad aprire.

_Rachele! ma che ci fai qui?
-Ciao, scusa dell'orario, lo so che...che sei impegnato e domani devi alzarti presto,ma volevo parlare con te.
-Con me?
-Sì.

Rachele, senza nemmeno che Paolo glielo dicesse, si sedette sul divano accavallando le gambe e togliendosi sciarpa e giubbotto.

-Ma mio fratello dov'è? Non dovevi stare con lui?
-No. Francesca sta sera è arrivata all'improvviso, e...ho deciso di lasciarli soli.
-Francesca? Ah...la dottoressa.
-Sì! Beh, sai...mi sa che Marco ha un po' un debole per lei.
-Mio fratello? ma non essere ridicola!
-Eppure mi sa di sì! Mi sa che gli piace...e poi non ci vedo nulla di strano sai? è simpatica, allegra, spiritosa...sa quello che fa.
-E tu sai quello che fai?

Rachele alzò lo sguardo.

-Ovviamente

rispose con un sorriso abbastanza tirato.

-Comunque sia non sono venuta a parlare di me, ma bensì di te.
-Rachele, non ricominciamo!
-Com'è andato il viaggio? Alla fine hai accompagnato Camilla a Roma.
-L'ho accompagnata. E spero che ci rimanga il più possibile. Avere la Baudino tra i piedi è sempre una bella grana.
-Una piacevole grana , vorrai dire.

Paolo fece una smorfia quasi divertita.
L'uomo riordinò i cuscini che la giovane aveva scansato e si sedette di fronte a questa.

-Ti manda mio fratello Marco?
-Che? Ma che sei pazzo? No, figuriamoci! marco sta sera aveva altri impegni. Anzi...un impegno di nome Francesca.

Paolo guardò con aria incuriosita la giovane.

-Eh perchè insomma...mi sa che tra i due ci sta del tenero. Eccome se c'è.
-Dici che mi fratello si è innamorato di nuovo?
-Dico che tuo fratello sta cercando di tirare a vanti, voltare pagina e rifarsi una vita. E credo anche che tu debba prendere esempio da lui.

Paolo sbuffò alzandosi dal divano.
Si diresse in cucina e si versò un bicchiere di latte.

-Vuoi qualcosa da bere?
-No grazie, ho già bevuto abbastanza per sta sera. E poi domani devo incontrare un agronomo, e preferirei fare le trattative a mente lucida.
-Ma perchè? Marco non viene con te?
-Mah...direi che dopo la serata di sta sera, potrebbe anche non venire.

Paolo la guardò scuotendo il capo.

-Quindi andrai da sola. Fuori Torino?
-Sì, appena appena fuori.- rispose Rachele tirando fuori il telefono , per poi riguardare De Matteis - che sei preoccupato?
-Io?
-Ti stai preoccupando per me?
-Ma no! figurati. Volevo solo sapere dove andavi. tanto per non averti sulla coscienza se sparissi.

Rachele socchiuse gli occhi ammiccando.

-Ma quanto sei scemo!

Paolo finì di bere il bicchiere di latte, prima di rimettersi seduto sul divano.
La Marchesi guardò Paolo incuriosita. Sapeva che il comportamento dell'uomo in quegli ultimi due giorni era davvero diverso, e si chiedeva a cosa fosse dovuto ciò, anche se in parte, sapeva già la risposta.

-Posso farti una domanda Rachele?
-Chiedi pure!
-Tu che cosa faresti se ...facendo un viaggio dentro te stesso, capissi di nutrire una certa simpatia per una persona?

Rachele guardò Paolo accigliata.

-Beh dipende che persona...- si fermò un secondo a guardarlo meglio - anche se credo che nel tuo caso, io abbia già capito a chi ti stai riferendo.
-Cosa? No...aspetta non ho detto nulla. Non credo che tu possa aver capito.
-Se la persona che intendi tu è la stessa che intendo io...allora mi sa proprio che ho capito. Eccome!
-E sentiamo, a chi stavi pensando ?
-A Camilla.

Un momento di gelo. Un momento in cui paolo non seppe più che cosa rispondere. La Marchesi aveva colto nel segno ancora una volta.

-Perchè è a lei che stavi pensando anche prima, non è vero?

Paolo non rispose. Si limitò a distogliere lo sguardo dalla ragazza per fissare il vuoto in cerca di qualche cosa da dire.

-Ti ho visto l'altra sera. Le premure, i gesti , e poi quel modo di fare così attento. I tuoi occhi parlavano da soli.

Rachele si avvicinò all'uomo.

-Paolo, guarda che non c'è nulla di male nell'innamorarsi. Tutti i giorni ci sono persone che si innamorano. Sarebbe innaturale il contrario.

De Matteis abbassò lo sguardo.

-Non ne sono innamorato, ok?
-Però ti piace. Ti affascina, ti intriga... provi per lei qualcosa che va ben oltre la stima.
-Fino a ieri non a stimavo nemmeno più.
-No,tu l'hai sempre stimata. Anche se non lo davi a vedere. Lei ha sbagliato con tuo fratello, ma tu ...tu hai continuato a stimarla, hai continuato a pensare a lei. Pensi davvero che sia così sciocca? Dopo che Camilla se n'è andata, e io sono arrivata a Roma, tu avresti avuto l'opportunità di rifarti una vita. trovarti una donna...e invece.
-Beh che cosa pretendi? Mio fratello era distrutto, mi sembrava quasi di fargli un torto.
-Un torto? Io credo invece che tu non riuscissi a trovare nessun'altro come la prof. Io l'ho sempre detto...siete simili, vi assomigliate.A te piace stuzzicarla, perchè ti piace il modo in cui lei reagisce.
-In realtà è snervante.
-A volte...un pò come me. Ma non per questo mi odi. Solo che con Camilla è diverso.

Paolo si alzò da divano e incominciò a camminare avanti e indietro.
Era un'ottima psicologa. Non c'è che dire! Una delle poche persone che era riuscita a capire davvero il suo stato d'animo. Solo lei e la professoressa Baudino.
Nemmeno Marco, nonostante i due fossero fratelli era mai riuscito a scoprire così tanto la sua personalità enigmatica.
Ma Camilla e la Marchesi avevano messo a nudo la sua anima. L'una con il dialogo e con lo scontro , l'altra con quella sublime arte oratoria, che le permetteva di entrare nella sua psiche e capire a fondo l'animo umano.
Una schietta e sincera, senza peli sulla lingua , tenace e cocciuta...l'altra persuasiva e pedante.

Rachele guardò Paolo negli occhi.

-Hei , ma mi vuoi dire che cosa sta succedendo? Dai Paolo, non dirmi che sei stanco perchè non ci credo, e pur di saper la verità, mi piazzo qui e non esco più.
-Devo prenderla come una minaccia?
-Non divagare e dimmi che cosa è successo. Dimmi che cosa ti da così tanto a pensare.

Paolo sospirò.

-Ho ...baciato Camilla.

La risposta lasciò senza fiato e con gli occhi strabuzzati in fuori Rachele.

-Eh? Che...? Che cosa? Tu che?
-Dai Rachele, non farmelo ripetere. Hai capito benissimo.
-No, Paolo. Credo di aver frainteso. ha baciato Camilla? Ma dico...ma sei impazzito? Che ti è preso?

Paolo abbassò lo sguardo.
Lei non poteva capire....
o forse si?

-Non ho voglia di parlarne.

Rachele lo fissò senza saper che cosa dire.
Rimasero in silenzio ancora qualche secondo.

_Quindi...alla fine
-Non incominciare con quel tono canzonatorio.
-Volevo solo dire che alla fine...
-Alla fine avevi ragione te, ok? Soddisfatta? bene! peccato che io adesso non riesca più a ragionare lucidamente.

Rachele incominciò a studiare i lineamenti dell'uomo.

-La ami davvero così tanto?
-Non lo so... mi è venuto d'istinto.
-Ma un bacio vero? Cioè...con lingua e tutto?

Paolo guardò la ragazza di sfuggita.

-No.
-Quindi solo...diciamo..una cosa fugace.
-Ma che ne so! Rachele non iniziare con i tuoi discorsetti da psicologa moralista, perchè credimi che ci penso già da solo a crearmi problemi.
-Ti stai facendo delle trip mentali. Questo è poco ma sicuro. Anche perchè Camilla mica ti ha dato uno schiaffo vero?
-No.
-Ecco vedi?
-Vedo cosa?
-Vedi che non se l'è presa?
-Avrebbe potuto.
-Si,ma non l'ha fatto. Insomma... lei ti ha capito. Ha capito che tu per lei provavi qualcosa, e ti ha lasciato fare.
-La sua faccia diceva ben altro.
-Beh, non è che potesse dire : Oh...ti è riuscito male, provaci di nuovo che io sto qui in ad oremus!

Paolo sospirò.
Quella serata si sarebbe rivelata molto più complessa del previsto.



Dovevano essere quasi le undici di sera quando a casa del Visconti e della Marchesi, la dottoressa Gariglio si presentò alla loro porta.
Marco andò ad aprire e se la ritrovò di fronte con una bottiglia di vino rosso in mano.

-Oh...Francesca...Hemm..Dottoressa.
-Mi scuso dell'orario, e spero di riuscirmi a farmi perdonare.
-Si figuri! Guardi, se cerca Camilla non è in casa. Lei è partita per Roma.
-Per Roma?

Francesca rimase strabiliata.

-Ma non...non è possibile! Avevo detto riposo assoluto.
-Eh ma lei è cocciuta,...insomma lo sa meglio di me che Camilla quando si mette in testa qualcosa...

Francesca sospirò.

-Non cambierà mai! Dannazione, avevo detto di non fare sforzi. Non oso immaginare che cosa possa aver fatto...e soprattutto...per chi.

Marco la fece accomodare prendendo la bottiglia.

-Camilla è una persona troppo spericolata. Lei capisce quando dico che Camilla si caccia troppo spesso in brutti guai.
-Lo capisco eccome Dottoressa!

Francesca abbassò lo sguardo pensierosa.

-Spero solo che abbia fatto le cose con criterio. Mi spaventa il fatto che abbia preso la macchina e sia andata fino a Roma da sola.
-No, in effetti non ha guidato.
-Come dice?
-Dico che mio fratello Paolo,l'ha accompagnata fino a Roma.
-S...suo fratello? Ma Camilla non va d'accordo con suo fratello, Marco! Da quanto possa ricordare, e da quanto mi ha detto lei stessa, erano come cane e gatto.
-Beh probabilmente lo sono ancora. Mio fratello non era poi così entusiasta di accompagnarla a Roma. ma ho trovato un modo convincente per far sì che alla fine cedesse.
-Non voglio immaginare.

sorrise scuotendo il capo.

-Quindi Camilla è arrivata a Roma con suo fratello, e ha deciso di rimanere lì?
-No, in realtà mi ha detto che un certo Tommy le ha fornito delle indicazioni fondamentali.
-Tomm...Ah! Sì! il bambino di Gaetano! Che carino che è quel bimbo. La dolcezza fatta a persona. Lui pende proprio dalle labbra di Camilla, e se non fosse stato per il fatto che è figlio di quella svedese, Tommy avrebbe scelto la nostra prof come mamma. Su questo è sicuro. Lei non lo dice, ma... vuole davvero bene a quel piccoletto, proprio come a un figlio.
-Posso solo immaginare il legame che c'è tra i due. Camilla ha il dono della leggerezza, ed è estremamente socievole. Quando portai Tom qui in Italia, mio figlio rimase compiaciuto dalla presenza di Camilla. Si trovarono subito bene insieme.
-Ah...ma perchè lei ha un figlio?

Marco guardò Francesca.

-Beh, sì.Ormai ha l'età di Livia, ma mi creda, è uno scapestrato. Non sta fermo un attimo.
-Naaaa, non credo che sia più scapestrato di quanto non fosse stata Camilla in gioventù. E mi creda,io conosco bene Camilla, e ne abbiamo vissute tantissime insieme.

Il viticoltore si sedette sul divano con Francesca, interessato al racconto della donna.

-Camilla scapestrata?
-Strano ma vero. Quando era giovane, Camilla è stata proprio una ribelle. Non era certo la donna calma e apparentemente pacata che ha conosciuto lei. No! lei era una rivoluzionaria, una ragazza dal multiforme ingegno. Era vanitosa, e spigliata. Anarchica e odiava la tranquillità.Le basti pensare che odiava la polizia.
-Beh pensare che alla fine si è trovata imbrogliata in relazioni amorose, con fratelli di poliziotti e un vicequestore! certo che le cose cambiano.
-Diciamo che tutta questa avversione contro l'arma è sempre stata data, dal fatto che suo padre, era sempre stato una delle più importanti cariche dei tempi.E lei, per ribellione a suo padre aveva deciso quasi di diventare il suo opposto.

Marco abbassò lo sguardo.

-Non riesco a immaginarmi una Camilla ribelle e teppista. No. proprio non ci riesco.
-Beh, non è che Camilla fosse stata una delinquente...ma diciamo che insieme ne abbiamo combinate di belle.
-Davvero?

Francesca sorrise allegramente, mettendosi le mani nei capelli.

-Sì! Sono stati dei momenti indimenticabili.
-Quindi mi sta dicendo che anche lei ha dei lati oscuri? se così posso chiamarli...

La dottoressa Gariglio, si mise più comoda sul divano.

-Marco, ascolti se dobbiamo parlare di queste cose, però...diamoci del tu. Mi sento in soggezione altrimenti.
-Oh..ma io...insomma.
-Dammi del tu.

Marco rimase in silenzio accennando una sorta sì.

-Camilla mi ha sempre detto di essere stata una ragazza modello quando andava a scuola.
-Beh certo! certo che lo era. Credo che fosse la ragazza più brava del liceo, bella simpatica, ironica, e soprattutto diligente.Ma la scuola è un conto. A lei piaceva andare a scuola e imparare cose nuove.
-Quindi è vero che non ha mai salato la scuola...
-Prima che con te? Ovvio!

Marco si sentì avvampare.

-Oh! Scusami! Scusami, non volevo metterti in imbarazzo. Ma Camilla mi ha raccontato così tante cose sulla vostra relazione.
-Ah...
-E quindi, mi ha raccontato anche della vostra fuga sul sidecar per andarsene sulle spiagge di Ostia.
-Ah...e ha raccontato proprio tutto?
-Non so cosa intende con...tutto? Se è quello che intendo io...sì!
-Beh...- balbettò- perchè io con tutto...intendo...insomma..Tutto; nei minimi particolari.

Francesca lo guardò accigliandosi.

-Si sta riferendo a quello che è successo sulla spiaggia?
-Beh...no in effetti...non era sulla spiaggia.
-Ah sì è vero! Era in una cabina! Beh..sì. Una bella avventura amorosa. Anche io ai miei tempi l'ho fatta. Uno dei ricordi migliori della mia adolescenza.

La risposta così semplice e diretta di Francesca lasciò spiazzato il povero Marco.
Camilla aveva raccontato a Francesca della loro prima volta. Che imbarazzo!
Non che ci fosse stato qualcosa di male, loro due in fondo stavano insieme ai tempi. Ma non si sarebbe aspettato di sentirselo di nuovo raccontare con tono così allegro da Francesca.
 
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Soul of Paper
view post Posted on 7/2/2016, 23:37     +1   -1




Ciao Rachele!

Finalmente sono riuscita a leggere i tuoi ultimi due capitoli.

Allora, gli sviluppi tra Paolo e Camilla sono davvero interessanti, con lui che capisce quello che prova per lei e le lascia quel bacio che, in fondo, probabilmente sa essere un bacio di addio.

Marco e Francesca li vedo bene insieme e non vedo l'ora di scoprire che succederà tra loro.

Per quanto riguarda Gaetano e Camilla devo dire che Gaetano, pur comprensibilmente confuso, all'inizio ha davvero inanellato una frase infelice dietro l'altra, dubitando anche della paternità della bimba che Camilla sta aspettando.

Camilla dal canto suo reagisce con forza e indignazione ma mi ha poi spiazzato che invece sia tornata indietro, probabilmente comprendendo anche le motivazioni della reazione di Gaetano, soprattutto quando lui si è scusato e quindi mi hai colta di sorpresa.

Molto romantico il chiarimento tra i due. E mi è piaciuto il paragone con Via col Vento che trovo assolutamente azzeccato.

Brava!
 
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8 replies since 28/12/2015, 12:39   396 views
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