Provaci Ancora Prof Forum ☆

Over Again

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view post Posted on 12/11/2015, 13:29     +1   -1

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Ok, ho deciso di postarla anche qui per due motivi fondamentali.
Il primo è che anche se non riesco a passarci spesso, questo forum mi piace moltissimo e secondo è che qui magari riesco a spiegare un pochino di più cosa c'è dietro questa fan fiction e come è nata.
In ogni caso la genesi è che ovviamente non mi è piaciuta la fine, e avrei voluto un Gaetano che un pochino si allontanasse da Camilla...poi mentre scrivevo è uscito tanto di più di quello che avevo originariamente pensato che da una oneshot è diventata una cosa che ho dovuto dividere in capitoli e che non è ancora finita.
Però fino al sette sono già scritti quindi per un po' se vi va, li avrete tra i piedi. Vi posto come anche ho fatto sull'EFP, sia l'intro che il primo capitolo.
Il secondo verrà messo Domenica sera.
Buona lettura per chi vorrà cimentarsi!

A volte serve allontanarsi da chi si ama per diventare più forti e a volte, perdere qualcuno che si è sempre dato per scontato, può portare a fare chiarezza sui propri sentimenti.
Però non è detto che si sia ancora in tempo per tornare indietro.


Prologo
Looking inside myself



Era luglio.
Ma in realtà per lui poteva essere qualsiasi altro mese dell'anno, non avrebbe fatto alcuna differenza.

Era già luglio.
E proprio in quel periodo, nell'appartamento di fronte al suo, la voce di una vivacissima neonata riempiva le notti in cui non riusciva a chiudere occhio.

Luglio...
A luglio sarebbero stati stati sette mesi dalla notte che aveva cambiato la sua vita illudendolo che forse, anche se non era più un ragazzino, l'amore, quello con la A maiuscola, aveva letteralmente bussato alla sua porta dandogli una possibilità di cominciare a vivere.

Ma ovviamente si era sbagliato.
Avrebbe dovuto capirlo, aspettarselo.

In fondo non era la prima volta che riceveva un rifiuto da lei, ormai era un' abitudine, però adesso, a causa di tutto quello che c'era stato prima, la botta era arrivata talmente forte da rintontirlo e non fargli comprendere con chiarezza cosa stesse succedendo.
Si ricorda il cervello in tilt che tenta di mettere a fuoco quello che lei gli sta dicendo, o meglio sta dicendo a loro, a lui e a Renzo, in un corridoio di ospedale davanti ad una macchinetta del caffè.
Si ricorda aggettivi come "sola", "libera", "indipendente".
E poi, l'interno della stanza di Carmen e Livietta, dove per la seconda volta, gli venne chiesto chi era.
La sua mente, in pochi secondi, aveva cercato disperatamente una risposta, sebbene nel fondo del cuore lui sperasse che Camilla rispondesse a quella domanda.
Ma lei era già impegnata a fare la nonna libera, e se aveva sempre considerato lui come ultima ruota del carro prima, figuriamoci adesso.
E così era uscito quel"amico adottato", confermato dal sorriso della sua prof.
Quel sorriso che tanto amava ma che in quell'istante lo aveva trafitto al pari di una spada affilata, non avrebbe saputo descrivere il dolore dilaniante che gli aveva mozzato il respiro.

E pensare che la sera stessa, mentre da solo in casa affogava nell'alcol quel senso di sconfitta e solitudine, lei lo aveva persino cercato.
Il telefono era squillato e non sentendosela di rispondere era partita la segreteria.
Eccola lì, con quella voce che aveva sentito mille volte e della quale conosceva ormai le più minime sfumature.
La stessa voce che gli diceva che voleva vederlo.
E lui quel tono lo aveva riconosciuto benissimo.
Solo che lei non poteva dire che non erano una coppia, aggiungere che voleva fare la nonna libera e poi cercarlo di nuovo!
Non si era nemmeno disturbata a contestare la sua risposta in ospedale, eppure adesso lo voleva?

"Amico adottato".

Ma da quando si adottano gli amici?
Si adotta un cane, un gatto, ma sicuramente non si adotta un vicequestore.
Più ci pensava e più non capiva come gli fosse venuto in mente di presentarsi in quel modo.
Forse era stato solo un rocambolesco tentativo di sentirsi parte di quel quadro...ma a chi voleva darla a bere?
Lui in fondo non ricopriva nessun ruolo, non aveva una ragione per stare in quella stanza.
Aveva sperato, pregato, dato tutto sé stesso senza risparmiarsi in quella che lui credeva fosse una relazione che sarebbe diventata la più importante della sua vita, ma che invece alla fine per lei non era altro che un modo per uscire da un periodo estremamente negativo, un modo per riprendere le forze e poi continuare da sola.
O magari più avanti con Renzo, o con quel Michele Carpi.
Chi può saperlo.

L'unica cosa di cui adesso era sicuro è che Camilla avrebbe messo tutti, forse persino il loro portiere, prima lui.
No, decisamente Gaetano non faceva parte di quella famiglia, e Camilla non avrebbe mai fatto parte della sua.
Quella foto che continuava a guardare ogni sera, che pochi mesi prima aveva quasi azzardato a sperare potesse diventare realtà, sarebbe rimasta solo una foto.
Tre volti che gli sorridevano, una donna, un uomo e un bambino, un ritratto perfetto.
E pensare che in un angolo del suo cuore, una parte ancora più nascosta di lui si era persino illusa che un giorno, i volti sarebbero diventati quattro...
Basta, basta, si stava facendo del male da solo e doveva smetterla, ecco perché non aveva risposto alla chiamata di lei.

Lo sapeva che non poteva stare senza Camilla, ma aveva anche capito che lei poteva invece fare benissimo a meno di lui e questa situazione doveva cambiare.
La amava troppo per pensare di perderla ma d'altra parte non poteva annullarsi per lei, lasciarle fare e decidere qualsiasi cosa.
Perché questo aveva fatto soprattutto nell'ultimo periodo in cui erano stati insieme.
Aveva il terrore che lo lasciasse e mentre da una parte tentava di cercare conferme, a volte anche in modo un po' troppo ossessivo, dall'altra si scusava appena poteva perché non avrebbe sopportato che lei si allontanasse a lui.
A quanto pare invece si era allontanata lo stesso, quindi alla fine tutto il suo impegno era stato inutile.
Aveva tanto da darle, ma forse quel tanto era diventato troppo e lui non era stato capace di calibrarlo?
Non lo sapeva, e soprattutto non capiva neanche perché dovesse sentirsi come se quello che era successo fosse colpa sua.

L'unica maniera di ristabilire un equilibrio era quella di allontanarsi, non doveva vederla, in qualche modo doveva sparire e quindi, se nei giorni immediatamente successivi aveva accuratamente evitato di incontrarla anche solo in cortile o sulle scale, perché il rifiuto di lei lo aveva ferito quasi mortalmente, ora aveva realizzato che la cosa migliore era continuare su questa linea e che loro non si vedessero proprio più, almeno per un po'.
Ma per farlo aveva bisogno di andar via da lì, da una casa che parlava di lei, che profumava di lei in ogni angolo.
Gli sarebbe costato tantissimo e stava mettendo sul piatto tutto, ma d'altronde ormai non aveva più nulla da perdere.

Sapeva cosa avrebbe dovuto fare, doveva solo trovare il modo per farlo.



OoOoOo




Luglio era un mese che le piaceva molto.
Le scuole erano finite, lei riusciva a dedicarsi a qualcosa che non fossero i suoi studenti, e proprio in quel luglio, con l'arrivo il mese prima della nipotina, era sempre indaffaratissima tra pappe e pannolini, intenta ad aiutare una veramente troppo giovane Livietta in un compito che persino per lei, quando di anni ne aveva trenta e passa, era stato duro.
Il tempo per pensare era poco, un bambino è come un uragano e cambia tutti i ritmi dei componenti della famiglia.
Oltretutto, quando arrivavano a casa a trovarli anche Renzo e Carmen con il piccolo Lorenzo e i due bambini decidevano di non cooperare con i loro genitori, i decibel si alzavano pericolosamente rendendo poi tutti ancora più esausti.

Alla sera si buttava sul letto quasi a peso morto con Potty sempre al suo fianco, e solo quando chiudeva gli occhi sentiva una specie di dolore sordo, un senso di vuoto, qualcosa che, anche se era veramente sfinita, non le permetteva di riposare serena.
Ogni tanto si voltava a guardare il cellulare durante quei momenti.
Ogni tanto, ma solo ogni tanto, rileggeva quel "Batti un colpo" e sentiva una fitta al petto.
Non aveva avuto il coraggio di cercarlo più dopo quel giorno.

Era giusto, voleva rimanere da sola, lo aveva detto persino lei.

Ma nella sua testa, questo non implicava il non vedersi; ingenuamente la sera stessa al ritorno dall'ospedale, gli aveva telefonato lasciando un messaggio in segreteria e aspettandosi che come ogni volta, lui la richiamasse.
Stavolta però Gaetano non si era fatto sentire e da allora sembrava facesse l'impossibile per evitarla.
Sapeva di essersi andata a cacciare in una situazione difficile, oltretutto Michele si era persino rifatto vivo chiedendole di vedersi, ma dopo la risoluzione del caso, quando l'ansia del cercare il colpevole aveva fatto calare l'adrenalina, lei lo aveva visto per quello che era, e la nebbia provocata dal ricordo del "primo amore" si era diradata, lasciando il posto alla realtà dei trenta anni dopo.
Una realtà che solo adesso era capace di affrontare, dai problemi di mariti traditori e amanti incinte, a quelli di una figlia giovanissima ma ormai già madre e sposata con un dj che potrebbe portarsela via in qualsiasi momento per andare a vivere a Londra.

Eppure Camilla si era resa conto da sola che, se quella notte non fosse andata da Gaetano a chiedergli la camomilla, a quest'ora lei sarebbe ancora a strafogarsi di cibo piangendo abbracciata a Potty, rosa dalla frustrazione e dal risentimento senza potersi lasciare tutto questo alle spalle.

Era sempre stata abituata a non aprirsi, una persona testarda che vuole cavarsela da sola in tutto, e forse proprio per questo era stato molto difficile, una volta avuto il tempo di riflettere, dover ammettere che se aveva superato uno dei momenti più oscuri della sua vita era stato proprio grazie alla presenza del vicequestore.
Neanche lei sapeva come fossero arrivati a questo punto, come da quell'idillio dal quale aveva paura di svegliarsi, fosse passata al desiderio di allontanarlo, di starsene da sola.

Sapeva solo che ora le mancava.

Le mancava ridere con lui, investigare con lui, passeggiare sotto la pioggia e baciarsi incuranti degli occhi della gente in mezzo ad una piazza.
Le mancavano le sue camicie e le sue felpe, quelle che metteva sempre quando andava a casa sua perché adorava venire avvolta dal suo profumo, anche se ovviamente a lui non lo aveva mai detto.
Aveva bisogno di rivedere quegli occhi che in ogni singolo istante in cui si posavano su di lei, le facevano provare un brivido e sentirsi come se fosse la donna più bella del mondo, l'unica per cui valga la pena vivere.

Ma Camilla era molto orgogliosa, e non sapeva chiedere scusa per prima o tornare indietro sui suoi passi.
Ammettere di essersi sbagliata era una cosa che non faceva mai e aveva sperato che, come ogni altra volta, lui avrebbe fatto la prima mossa, ma il tempo passava e anche se viveva di fronte a lei, Gaetano sembrava un fantasma, era scomparso.

Questa situazione non sarebbe potuta andare avanti ancora per molto, avrebbe fatto qualcosa lui, ne era certa, era solo questione di tempo.
Però era lei che voleva rimanere da sola, e lui aveva sempre rispettato, anche troppo, tutte le sue richieste.

Non aveva più nessuna certezza.

Ed era così che si addormentava la notte, con quella sensazione di inquietudine e un peso sul cuore.

OoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoO



Capitolo uno
Away from you



Quella telefonata era arrivata come una salvezza.
Era nel suo ufficio quando Torre gli aveva detto che lo cercavano da Roma per un caso che avrebbero voluto svolgere con l'aiuto dell'ex vicequestore del commissariato Trevi/Campo Marzio.
La faccia del fidato amico ispettore era velata da una smorfia, lui Roma la aveva lasciata per tornare a lavorare con il suo vicequestore preferito, e sinceramente non era affatto contento della piega che stava prendendo quella storia.
Gaetano prese il telefono e dall'altra parte, la voce dell'uomo che aveva preso il suo posto a Roma, tale Paolo De Matteis, che Gaetano conosceva solo dalle descrizioni di Torre, dopo una brevissima presentazione, aveva cominciato a spiegare la situazione.
Si trattava di individuare una cellula di criminali che agivano a Roma e che erano affiliati ad un clan mafioso il cui quartier generale si trovava al Sud.
Finora c'erano stati svariati omicidi legati a questo caso che continuava ad andare avanti da mesi senza sbloccarsi perché l'omertà generale non permetteva di individuare la localizzazione dei capi di questa cellula.
Il questore di Roma voleva risposte e aveva preteso che, poiché si erano ormai impantanati, chiamassero aiuti esterni.
E chi avrebbe potuto aiutarli se non Gaetano Berardi, colui che addirittura aveva avuto un trascorso all'estero e vantava ancora adesso la più alta percentuale di risoluzioni di casi di omicidio in carriera?
Oltretutto, era anche stato vicequestore proprio a Roma, quindi conosceva la città e probabilmente aveva ancora svariati agganci da poter utilizzare.
Così De Matteis, un po' ormai stanco del protrarsi della situazione, un po' evidentemente frustrato dal non essere riuscito a sbrogliare il caso da solo, aveva risolto di chiamare Gaetano per spiegargli tutto e chiedere la sua assistenza.
Non avrebbe dovuto lasciare il lavoro di Torino, al suo posto sarebbe andato un sostituto temporaneo finché il caso di Roma non fosse risolto.
Alla sua conclusione, sarebbe potuto tornare a riprendere la sua attività.
Per una volta, Gaetano non si lasciò scappare l'occasione, e anche se Roma gli portava alla mente miliardi di ricordi dolci e amari, accettò la proposta e assicurò che sarebbe andato il più presto possibile forse anche verso la fine di quella settimana.

Dopo aver messo giù il telefono sentiva che il destino gli stava dando un'opportunità e l'unica cosa che gli fece male, fu vedere il volto di Torre che lo guardava come un animale ferito.
- Dottò...ma allora ve ne andate?-
La voce dell'ispettore era spezzata, Gaetano era quasi convinto che si sarebbe messo a piangere.
- Torre, ascoltami, non è per sempre, mi hanno chiesto aiuto da Roma e tu lo sai benissimo che io ho bisogno di allontanarmi da qui, questa è una buona occasione per me e non posso lasciarmela sfuggire.-
Torre guardava per terra, sembrava un bambino che ascolta i rimproveri del padre.
- E...non posso venire con voi?-
- Torre ma che cosa dici? Prima di tutto sei sposato e questo significherebbe allontanarti da tua moglie per dei mesi, e poi non sarà per sempre, quando il caso sarà risolto io tornerò. Inoltre...- Si avvicinò all'amico sorridendo e mettendogli una mano sulla spalla.
- Se non ci sei tu qui a far andare avanti la baracca, io non me ne posso andare tranquillo. Arriverà un sostituto temporaneo è vero, ma io mi fido solo di te e lo sai, il commissariato finché io sono a Roma, lo affido a te, se venissi con me come faremmo?-

Era evidente che quella dimostrazione di fiducia e di amicizia aveva colpito l'ispettore più di quanto lui si aspettasse. Aveva gli occhi lucidi è vero, anche perché con gli anni che passano era diventato molto più sensibile, ma aveva capito la situazione e avrebbe fatto di tutto pur di aiutare Gaetano.

- State ancora molto male, è vero?-
Il sorriso non mutò, ma Torre vide che non toccava più gli occhi. Era un sorriso triste, rassegnato.
- Vuoi la verità? Sì, molto, ed è anche per questo che ho bisogno di cambiare aria. Ti ricordi quello che ti dissi tempo fa riguardo a Camilla? -
- Che voi senza di lei non ci sapete stare?-
Gli occhi del vicequestore ora fissavano un punto imprecisato dietro Torre.
- Esattamente, ho deciso che devo riuscire a farcela da solo, e devo allontanarmi da lei per ritrovare il mio equilibrio. E' vero che ho paura, lei ha deciso che vuole rimanere da sola adesso ma non è detto che Renzo, o quel Michele non possano portarmela via mentre io sono a Roma, però se continuo a stare accanto a lei, nulla cambierà in qualsiasi caso. Sto rischiando di perdere la mia possibilità, lo so, ma il destino in qualche modo ci ha sempre fatto rincontrare e in ogni caso, se devo continuare solo ad essere solo un "amico adottato", preferisco non essere nulla. Mi sto giocando tutto per l'ultima volta, se va male ora, mi metterò l'anima in pace. E poi che ne sai, magari a Roma mi innamoro e decido di rimanere lì... - finì con un sorriso divertito.
Torre invece fece una faccia terrorizzata.
- Poi però mi chiamate lì vero? -
La risata di Gaetano per la prima volta in parecchie settimane riempì l'ufficio. Abbracciò l'amico ancora ridendo.
- Ma come farei senza di te, Torre! Facciamo così, se mi innamoro chiamo te e signora e vi faccio venire a Roma, va bene? Siete la mia squadra dopotutto-.


I giorni immediatamente successivi passarono molto velocemente. Gaetano era immerso nei preparativi per la sua partenza ma stava sempre assolutamente attento ad evitare Camilla.
Aveva deciso di farle sapere che sarebbe andato via, ma solo a cosa fatte. Non ce la faceva a parlarle perché sentiva che se la avesse vista, se avesse guardato in quegli occhi castani, la sua risoluzione sarebbe crollata come un castello di carte.
Per cui fece in modo di uscire o muoversi sempre in orari in cui non vedeva la sua macchina parcheggiata, segno che non c'era.

Il destino volle però che proprio il giorno della sua partenza, mentre stava tornando dal fioraio, incontrasse sulla via del loro condominio Livietta con la piccola Camilla, che invece stavano andando a fare una passeggiata al parco.


OoOoOoO




Ancora non aveva chiamato.
Erano passate settimane e lui ancora non chiamava e non riusciva neanche a incrociarlo in cortile o sulle scale.
Sembrava veramente come se non ci fosse e la cosa la stava facendo impazzire.
Dall'aspettare che lui si facesse sentire, era passata al darsi della deficiente in ogni momento in cui se ne stava sola, a chiedersi perché aveva detto quella frase infelice il giorno della nascita della sua nipotina.
Stava diventando una situazione insopportabile.
In tutto quel periodo non aveva fatto altro che guardare lo schermo del telefono saltando ad ogni notifica di messaggio.
E poi sempre nel cellulare, aveva ritrovato quella foto.

Era un selfie che lui aveva a tutti costi voluto scattare di loro due davanti alla fontana, poco prima di andare da Torre per l'omicidio di Nancy Saracco.
Avevano entrambi un sorriso così felice lì da sembrare due quindicenni innamorati.
A lei i selfie non piacevano per niente, oltretutto era sicura di uscire malissimo in quelle foto fatte con i cellulari, eppure lì, con la testa appoggiata alla spalla di lui, si vedeva bella come non mai. E lui, beh, lui era talmente stupendo da toglierle il fiato.
Se lo era stampato, quel selfie, e lo teneva dentro il primo cassetto del comodino,insieme al messaggio che lui aveva mandato con le margherite che le erano arrivate a scuola.

Come aveva fatto a non accorgersi di quello che aveva?

La sua amica Francesca una volta le aveva detto che se non se lo prendeva lei, se lo sarebbe preso qualcun'altra.
Questo pensiero adesso la terrorizzava, e se lui non le stava rispondendo perché magari durante qualche caso aveva incontrato una donna?
Si era resa conto che il "vi voglio molto bene" detto a quelli che erano effettivamente i due uomini più importanti della sua vita, era stato un errore.
Non avrebbe dovuto metterli sullo stesso piano, era vero che lei nonostante tutto voleva molto bene a Renzo, ma sicuramente poteva astenersi dal fare certe dichiarazioni alla presenza di entrambi.
Aveva commesso una leggerezza imperdonabile e se ne era accorta solo a posteriori, quando alcuni giorni dopo, aveva chiarito con Renzo tutta la situazione.

Si erano incontrati casualmente un pomeriggio, quando Renzo stava portando Lorenzo a fare la passeggiata, e Camilla era con la nipotina, così, mentre entrambi spingevano le rispettive carrozzine, erano riusciti a parlare dicendosi tutto quello che tenevano dentro, senza rancore.
Lei aveva capito che Renzo avrebbe sempre fatto parte della sua vita, era il padre di sua figlia e venti anni di matrimonio non si cancellavano in un soffio, ma allo stesso tempo, quello che era successo la aveva cambiata e anche se li legava e li avrebbe sempre legati un affetto grandissimo, l'amore non c'era più.

A quanto pare però Renzo lo aveva già accettato. Le disse che dopo quella chiacchierata all'ospedale aveva compreso che nulla sarebbe mai potuto essere lo stesso.
Il "vi voglio bene" detto quel giorno gli aveva fatto capire che ormai il loro matrimonio si era concluso.
E poi erano finiti a parlare di Gaetano, con grande sorpresa di Camilla, perché Renzo aveva voluto scusarsi. Si era accorto che probabilmente, il suo intromettersi nella vita di lei e Gaetano aveva causato a Camilla una insofferenza che si era poi tramutata in un desiderio di volersi allontanare da entrambi.

Quel giorno con Renzo aveva segnato una svolta importante per lei, ricordava ancora ogni parola.

Stavano spingendo le carrozzine in silenzio quando ad un tratto Renzo aveva cominciato a parlare.
- Lo..lo so che ti ho fatto molto male, e so anche di essere stato molto egoista a non voler rinunciare a te, a tentare di riconquistarti quando l'unica cosa che avrei dovuto fare era chiederti perdono in ginocchio e lasciare che tu ricominciassi a fare la tua vita.-
Quell' uscita la aveva spiazzata. Lo stava guardando come non faceva ormai da tempo mentre Renzo sembrava un fiume in piena che neanche la sua balbuzie poteva fermare.
- Tra..tra di noi rimarrà sempre un grande affetto, ma voglio dirti che ho deciso di non intromettermi più nella tua vita, niente più telefonate per chiederti delle pasticche o visite non annunciate a casa tua per un milione di motivi diversi. Ho deciso che non voglio confondere mio figlio più di quanto non lo sarà già quando dovrò spiegargli che la bambina che gioca sempre con lui in realtà è sua nipote. E..de, desidero che questa famiglia allargata rimanga serena. Come dire, depongo le armi, penso che ti amerò per sempre, ma so anche che come tu hai ben detto, questo sentimento non è ricambiato e quindi invece di allontanarti di più da me con la mia insistenza, mi accontenterò di fare con te il nonno della nostra adorabile nipotina. E poi voglio dire, guardaci, ma che nonni fantastici siamo? Alla fine non saremo marito e moglie, ma una coppia di super nonni di certo, non ti pare?-

Aveva finito di parlare mentre guardava i bimbi che ancora non sembravano volersi addormentare, con un sorriso dolce che le faceva un po' ricordare il vecchio Renzo ormai sepolto da anni.
E anche lei per la prima volta si era sentita in pace, finalmente.
Almeno una situazione era risolta.
Stava per aprire bocca quando lui continuò.

- Però Camilla, proprio perché ti voglio bene, anche se ammetto che mi brucia da morire quello che stai per sentire...sei sicura che quel discorso fatto in ospedale riguardasse sia me che il tuo..che Gaetano?-
La domanda la sorprese. Se lo era chiesto spesso anche lei, ma mai avrebbe pensato di sentirsi fare questo discorso da Renzo.
- Ricordati sempre che negherò tutto ciò che sto per dire fino all'ultimo dei miei giorni, - si fermò un attimo e poi riprese - quando c'è stato il caso di quel...quel tipo lì, Michele, io e Gaetano ci siamo trovati, come dire, nella stessa barca ed è stato in quel momento che..che ho capito quanto lui tenesse a te. Io l'unica cosa che sapevo fare era pensare ad un modo per allontanare questo tuo primo amore mentre lui ripeteva che questa cosa riguardava solo te e Michele. Pensa -ride – che per la prima volta, ho chiamato Michele "intruso" mentre parlavo con Gaetano. Non era lui l'intruso, era Michele. Avevo già accettato che Gaetano facesse in qualche modo parte della tua vita e ora l'intruso era un terzo elemento.-

Si erano fermati a sedersi su delle panchine mentre facevano dondolare leggermente le carrozzine per cullare i neonati.

- Avevo persino tentato di insinuare il dubbio in Gaetano che tu con quel Michele la notte dell'omicidio ci fossi veramente stata, cosa che lui invece non aveva neanche preso in considerazione. E in quel momento mi è stato tutto chiaro. Gaetano ti girava intorno da quando Livietta aveva sette anni, ed era ancora lì ad aspettare, a credere in te e metterti prima di tutto il resto. Lo so che tu dieci anni li vali tutti, ma mentre lo guardavo provavo un misto di invidia per la sua tenacia e pena, perché se è vero che eravamo nella stessa situazione in quel momento, io ho passato venti stupendi anni con te che ricorderò per sempre, lui invece solo qualche mese in cui peraltro, aveva avuto anche tutta una serie di problemi legati alla nostra complicata situazione, senza parlare di quella di Livietta.- continuava - Ho anche provato farlo cedere dicendo che ti vedevo più bella in quei giorni dandone il merito al tuo rincontro con Michele, per farlo preoccupare, ma la realtà è che tu eri rifiorita proprio dopo che avevate cominciato..qua..qualsiasi cosa ci fosse tra voi. Eri splendida, e sapere che non ero io a renderti così mi aveva incattivito a tal punto da volere che anche lui provasse un po' di quello che stavo provando.-

Camilla continuava a fissarlo ed era passata da un misto di rabbia per aver saputo cosa Renzo aveva tentato di fare, ad amarezza, perché probabilmente lei con il suo comportamento a volte ambiguo aveva contribuito a creare quella situazione.
Anche lei si era accorta che aveva ricominciato a sorridere solo dopo quella fatidica notte in cui era andata a chiedere al suo vicino la camomilla galeotta. Aveva ritrovato il piacere di dormire abbracciati, risvegliarsi con un sorriso sentendo il battito del cuore di lui, anche perché tanto finiva sempre col dormirgli addosso. E alla fine del discorso di Renzo, si era fatta avanti prepotente una sensazione che non aveva mai provato prima, la consapevolezza che Gaetano nonostante tutto non aveva mai dubitato di lei, che la conosceva così bene da sapere che lei avrebbe messo a repentaglio anche la sua libertà per fornire un alibi a qualcuno se era convinta della sua innocenza. Di nuovo, sentì lo stomaco chiudersi al pensiero che Gaetano, a differenza di Renzo, non voleva intromettersi tra lei e Michele perché quella era una questione che non lo riguardava.
Il suo vicequestore la aveva sempre lasciata libera, ma aveva ragione chiedere conferme di cosa erano dato che per dieci anni si era visto mettere sempre da parte.
E lei che aveva fatto come risposta? Lo aveva messo al pari di Renzo affermando che voleva rimanere da sola.
Eccola, adesso era sola, e sentiva che una parte di vita le mancava completamente, come se fosse un involucro vuoto.

- Renzo..-
- No Camilla aspetta, fammi finire. Tutto questo era per dirti che è vero che la nostra famiglia è incasinata e molto allargata. Ma se la devi allargare di più...ecco a questo punto io, come ex marito e spero anche amico, ti inviterei a riflettere su chi far entrare . Se non posso esserci più io accanto a te, vorrei vedere lì qualcuno che ti rendesse felice e a malincuore ammetto che questo compito sia riuscito a svolgerlo in modo eccellente solo una persona....poi, la vita è tua e quindi de..decidi secondo i tuoi sentimenti..-

C'era solo un uomo che la conosceva più di Renzo, ma siccome in quel periodo quell'uomo lei non riusciva a vederlo, quando il suo ex marito finì il lungo monologo, lei non poté far altro che abbracciarlo ringraziandolo. Sia per la sincerità che per i consigli.
Rimasero abbracciati per un po' mentre i due neonati nelle carrozzine avevano finalmente preso sonno.




Quel pomeriggio aveva chiarito tante cose, dopo l'abbraccio, lei con gli occhi un po' lucidi e anche imbarazzata, gli aveva detto che Gaetano non si faceva più vedere e sentire e il suo ex marito le aveva assicurato che in caso lo avesse rivisto, la avrebbe avvertita così da bloccare il vicequestore e finalmente sistemare tutto anche con lui.
Non avrebbe mai pensato che sarebbe riuscita a creare un così bel rapporto con Renzo. Questo un pochino le dava la speranza che forse sarebbe riuscita ad aggiustare tutto anche con Gaetano, ammesso che lui riapparisse. Solo che i giorni passavano e di lui neanche una traccia.

Più il tempo correva e più aveva voglia di andare a bussare a quella porta, però la sua insicurezza la bloccava. Si era chiesta se non avesse oltrepassato il numero massimo di volte in cui un uomo potesse venire rifiutato, aveva paura di andare lì e vedersi chiudere la porta in faccia.

E non lo avrebbe sopportato.

Ironico, in dieci anni per la prima volta probabilmente si sentiva come si era sempre sentito Gaetano ad ogni suo rifiuto. Era una sensazione orribile e più ci pensava, più temeva che questa volta lui non la avrebbe perdonata.
Luglio ormai volgeva al termine, Livia era fuori con la piccola Camilla e lei era in casa, sdraiata sul divano con Potty in braccio.

- Che faccio Potty? Che cosa devo fare? -

Ma questa volta Potty non le rispose perché era ben più interessato a riempire il suo pancino, per cui tentava di attirare la sua attenzione verso gli adorati croccantini.
A lei invece inspiegabilmente era persino passato l'appetito, proprio lei che di solito non faceva altro che mangiare biscotti quando si sentiva giù.
Sarà stata la bambina, le notti in bianco e questa ansia per la sua situazione col vicequestore ma ultimamente la sua condizione fisica lasciava molto a desiderare.
- Va bene tesoro, dai, andiamo a darti la pappa -
Alzandosi dal divano ebbe un ennesimo capogiro ma Potty reclamava e quindi si diresse verso lo scaffale dove teneva i croccantini solo per scoprire che il contenitore era vuoto.
Non aveva neanche la macchina, ma mai avrebbe lasciato il suo Potty a stomaco vuoto, per cui risolse di andare a comprare i croccantini con l'autobus.
- Tesoro, adesso la mamma esce a comprarti la pappa, tu fai il bravo e stai attento a non far entrare i ladri d'accordo?-
Il cagnolino dopo essersi preso un ennesimo bacio, guardò Camilla andar via per poi tornare nella sua cuccia ad aspettare pazientemente il ritorno della padrona.

OoOoOoOo



-Gaetano! Ciao, è un sacco che non ti si vede!-
La voce di Livietta e quel sorriso che tanto le ricordava la bambina che aveva conosciuto più di dieci anni prima, lo avevano ridestato dal mondo in cui si era perso a pensare.
- Livietta, come stai? Anzi, dovrei dire, come state? - chiese affacciandosi sulla carrozzina a guardare la bimba dormire, un sorriso gli si dipinse sulle labbra e gli occhi si illuminarono.
- Bene, noi stiamo bene, sempre di corsa ma alla fine con mamma che mi aiuta è tutto più facile -
Se sentire un riferimento a Camilla avesse scosso il vicequestore Livia questo non lo era riuscito a percepire, certo è che non era stupida e aveva capito che qualcosa era successo.
Sua madre da quando la piccola Camilla era con loro le sembrava ancora più attiva di prima per quasi tutta la giornata, fino poi a cadere distrutta la sera sul suo letto. E lì, una volta, affacciandosi nella camera, la aveva vista sospirare e prendere in mano una foto, che qualche giorno dopo scoprì ritrarre lei e Gaetano abbracciati.
Non aveva ancora voluto affrontare quel discorso, ma nessuno le vietava di tentare di carpire qualcosa dal vicequestore.
Mentre era persa nel suo ragionamento vide l'uomo sfiorare una guanciotta della bambina che forse per il solletico, aveva fatto un piccolo sorriso.
- Vuoi provare a prenderla in braccio?- Gli chiese senza neanche sapere perché le fosse venuta quella idea.
Ma seppe di non aver sbagliato quando il volto di Gaetano cambiò espressione.
-Pensi che possa? Io non so se ci so fare con i bambini, potrei farla cadere...-
- Ma no dai è facilissimo, anche io avevo paura all'inizio...guarda -
E così prese la piccola e con molta delicatezza gliela mise in braccio mostrandogli come tenerla.
Era divertente vederlo con un bambino, le ricordava molto George la prima volta che aveva preso Camilla in braccio e si stupì nell'accorgersi di come alla fine, lei e sua madre non avessero poi gusti così differenti in fatto di uomini.
- Ciao, ma come sei bella! - le diceva con un tono talmente dolce che probabilmente avrebbe fatto sciogliere anche la donna più crudele di questo mondo.
A vederlo in quel modo, così sereno e vulnerabile, Livia sentì che sarebbe stato ora o mai più.
- Gaetano...perché non vieni più a trovarci? -
La domanda era arrivata a bruciapelo, ma non c'era recriminazione nel tono di voce di Livia, c'era solo una curiosità mista a un pizzico di tristezza? Che Camilla sentisse la sua mancanza?
- Vedi Livietta, tra me e tua madre...-
- Lo so cosa c'è...me lo disse prima che mi sposassi con George anche se io lo avevo già capito...-
L'ammissione di Livietta lo aveva sorpreso, ma non più di tanto, in fondo se la madre era una detective nata, la figlia non poteva essere da meno.
- Beh, allora tu sei più informata di me, perché se ti devo dire la verità io non so cosa ci sia tra me e lei, quando lo chiesi a tua madre, lei.. diciamo che non mi rispose. -

Va bene, questo non se lo aspettava nemmeno Livia.
Da come aveva visto stare sua madre nell'ultimo periodo non aveva alcun dubbio che fosse innamorata pazza di Gaetano, avrebbe messo la mano sul fuoco se glielo avessero chiesto. Per questo la risposta del vicequestore la aveva lasciata spiazzata.
L'ultima cosa che Gaetano desiderava, era lasciare a Livia un brutto ricordo di lui.
Voleva bene a quella ragazzina, ormai donna e mamma, come ad una nipote e non nega di aver sognato tante volte che Livietta potesse essere figlia sua e di Camilla.
Per cui non aveva intenzione di mentire, ma non voleva neanche che la colpa di tutto ricadesse solo su Camilla.
Decise quindi di parlare chiaro.

- Tua madre in ospedale, ha detto sia a me che a tuo padre che voleva rimanere un po' sola, che voleva fare la nonna libera e indipendente. E lo capisco, è uscita da un matrimonio durato venti anni, e contemporaneamente è diventata nonna, tutto in meno di un anno.
E poi c'ero io che complicavo la situazione.
A quello Livia non poté non ribattere.
-No aspetta Gaetano, tu non hai complicato nulla!-
Lui però non la fece continuare.
- Livia, tu non sai molte cose, e non sono io a potertele dire perché non spetta a me questo compito. Ma per rispondere alla tua domanda, io ho rispettato la volontà di tua madre e quindi me ne sono stato lontano, e per un po' di tempo continuerete a non vedermi perché ho accettato un lavoro a Roma e starò lì per qualche mese...- non aveva detto una bugia, in fondo non sapeva quanto ci avrebbe messo a risolvere quel caso.- in realtà stavo tornando a casa perché tra poco ho il taxi, parto oggi.-
Gli occhi già grandi della ragazza se possibile si sgranarono ancora di più.
- Ma a mamma non dici nulla? Non puoi lasciarla così!-

Un sorriso amaro sulla bocca, avrebbe voluto controbattere che non era lui ad averla abbandonata e che al contrario c'erano state in passato svariate volte in cui lui era stato "lasciato così", per dirla alla Livia, ma non era il luogo, né il momento ed era inutile recriminare, soprattutto con Livietta.
- Glielo farò sapere stai tranquilla, adesso però devo andare o il mio taxi arriva e non mi trova.-
Rimise la piccola nella culla dopo averle dato un bacio e sorrise a Livia abbracciando anche lei.
- Sarai una mamma stupenda, e anche se non sono tuo padre, mi sento abbastanza di famiglia per dirti che sono orgoglioso di te, sei la degna figlia di Camilla -
E Livia seppe che quello era il più bel complimento che il vicequestore potesse mai farle, ma aveva ancora una domanda, una ultima domanda che le premeva nel cuore mentre lo vedeva andare via.
- Gaetano! - disse prendendo il coraggio a due mani.
Lo vide voltarsi con quel sorriso che, ne era sicura,aveva fatto girare la testa a mille donne.
- Lo so che non sono fatti miei, però...tu...tu sei innamorato mia madre? -
Lo sapeva, non doveva impicciarsi, ma aveva bisogno di sentirlo.
E poi lui sorrise come mai prima, anche se quel sorriso era velato da una profonda tristezza.
- Lei, è l'unica donna che ho amato in tutta la mia vita -
Non ci fu bisogno di dire altro, Livia annuì con la testa.
- Torna presto allora! -
In quel momento il sorriso divenne quasi scherzoso e le fece un occhiolino.
- Io non potrei mai stare troppo tempo lontano da lei..-

Mentre lo guardava allontanarsi, Livietta si chiedeva che cosa potesse essere successo a sua madre, perché un uomo del genere non si trova da nessuna parte. Aveva capito che lui stava omettendo delle cose, che probabilmente c'era molto più dietro tutto quello che lei aveva solo intravisto.
Però non era il suo posto, avrebbe voluto domandare a sua madre ma non sapeva se lei era pronta per quel discorso. In fondo in realtà non era neanche stata proprio lei a dirle di Gaetano, Livia glielo aveva praticamente estorto.
Erano passati circa dieci minuti da quando aveva salutato l'uomo, che si ritrovò sua madre con il fiatone e gli occhi stralunati.
- Livietta, è andato a casa vero?-



Ed ecco qui il primo capitolo.
In teoria sento di essere stata estremamente cattiva con Camilla e continuerò ad esserlo per un po' perché non mi è piaciuto affatto il suo voler dare per scontato che Gaetano ci fosse sempre, deve sentire la sua mancanza, forse magari si sveglia.
Ho seri problemi a descrivere i sentimenti, per Gaetano ho paura di farlo troppo emotivo, per Camilla ho veramente paura di non farcela perché non riesco ad empatizzare con lei.
Spero almeno di aver tenuto i personaggi IC...
Beh, che dire, a Domenica! ^^
 
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Glory70
view post Posted on 13/11/2015, 16:45     +1   -1




Che bella questa storia...mi è piaciuta tanto perchè hai reso benissimo i sentimenti dei protagonisti.
Il Gaetano del dopo finale io lo vorrei proprio così, ferito , con la voglia di prendere le distanze da Camilla ., che per l'ennesima volta lo ha allontanato, scappando come ha sempre fatto...vorrei proprio vedere questo nella prossima serie e leggere la tua storia mi ha molto coinvolto emotivamente.
Sono contenta che Camilla si stia rendendo conto che la vita da nonna non più essere tutto quello a cui aspira e sarei contenta se dovesse tribolare un po' per riavere quell'uomo che adesso rivuole.
I problemi di saluti di Camilla mi hanno fatto suonare un campanello di allarme che devo dire non mi dispiace per niente...vedremo.
Aspetto il seguito, proprio bella.
 
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Soul of Paper
view post Posted on 13/11/2015, 22:15     +1   -1




Felice che tu abbia pubblicato anche qui, ti riporto quanto già scritto altrove, perché ovviamente l'opinione sulla storia non cambia xD.

Che dirti?

Che sei bravissima a scrivere non avevo alcun dubbio. E' tutto fluido, scorrevole, perfetto.

Soprattutto adoro i dialoghi: mentre parlano sento le voci degli attori, sono assolutamente aderenti con i personaggi come li abbiamo visti nella serie, tanto che davvero mi sembra di star guardando una puntata (senza le parti gialle ma con quelle più succose xD) e soprattutto con i personaggi come li abbiamo conosciuti per le prime serie.

Il tuo Renzo è il Renzo che io ho sempre adorato e a cui mi sono sempre sentita in colpa di preferire Gaetano. Finalmente un uomo che si prende le sue responsabilità, capisce che stalkerare una donna non la riporterà da lui e nemmeno mettersi a fare Iago o insistere allo sfinimento e anzi, rivela a Camilla le strategie messe in atto, soprattutto nell'ultima puntata e che tu hai descritto benissimo.

E Renzo (e quindi tu) ha analizzato benissimo lo status psicologico di Camilla: Renzo mettendosi in mezzo sempre e creando questa rivalità con Gaetano l'ha oppressa portandola a volersi allontanare da entrambi, accomunati come scocciatura e peso (anche davanti a quella macchinetta del caffè).

Poi Camilla ha capito di aver sbagliato quando ha sentito finalmente la mancanza di Gaetano e ha realizzato chi dei tre uomini le mancasse. E Renzo qui le rivela anche quello che abbiamo notato nella serie: a lei Gaetano chiedeva conferme, ma si fidava di lei, non ha mai dubitato, almeno non di fronte a Renzo e ha sempre rispettato lei e le sue scelte.

E finalmente Camilla se ne rende ancora di più conto.

Ho adorato l'inserimento del selfie xD (anche per svariati motivi che sai ;)) e che finalmente Camilla tenga quello e il biglietto di Gaetano nel cassetto e non lettere d'amore di trent'anni prima (roba che non stava né in cielo né in terra come realismo).

E che dire di Livietta? Finalmente la gravidanza le ha fatto bene e non è più o la madre dei suoi genitori o una bimba di cinque anni ma è diventata la versione "che sta diventando adulta" della bambina e ragazzina intelligente, buona e dolce che era. Quindi approvo anche la tua Livietta.

Mi chiedo perché Camilla abbia il fiatone e gli occhi stralunati e mi chiedo se riusciranno a parlare prima del suo trasferimento a Roma. Ma almeno ora Camilla potrà sapere dove va, comunque vadano le cose.

Ultime due cose: ho adorato Livietta che mette in braccio la bimba a Gaetano e la reazione di Gaetano. Me lo vedo proprio a sciogliersi (secondo me se avesse un figlio e a maggior ragione una figlia femmina da Camilla sarebbe la sua eterna rovina xD).

E anche Gaetano che con Livietta comunque non vuole mettere in cattiva luce sua madre. E le ammette con tranquillità che la ama e non può stare troppo lontano da lei. Un signore.

Bravissima Ale, davvero complimenti e sempre più felice che tu abbia deciso di pubblicare.

Chapeau!
 
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view post Posted on 14/11/2015, 13:10     +1   -1

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@Glory

Grazie per averla letta e aver lasciato un commento!
Eh anche io volevo, in realtà io avrei anche voluto che lui si allontanasse dopo quel bacio che le aveva rubato nella seconda puntata. Ma Gaetano non ci sa stare lontano da Camilla a quanto pare...e purtroppo io la vedo come un grande problema perché lei ha cominciato a darlo per scontato. Alla fine della serie lei ha detto di voler rimanere sola, ma dando per scontato che comunque sia Gaetano che Renzo la aspetteranno in qualche modo e questo non mi piace affatto.
Vorrei che imparasse a capire la differenza tra l'avere accanto Gaetano e il non averlo.

grazie ancora veramente per aver lasciato un commento!!^^

@Francesca
E che ti devo direeee ^O^
Niente lascia stare a parte che tu mi stai veramente sopravvaludando.
Il resto della risposta te la aveva già data su EFP, ti ringrazio veramente per la review che è veramente da manuale ma ovviamente da te è difficile aspettarsi di meno ^O^
Speriamo che i prossimi capitoli non facciano addormentare tutti^^
Grazie ancora veramente ^^
 
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view post Posted on 15/11/2015, 10:57     +1   -1

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Capitolo due
Too many regrets




Il viaggio per comprare i croccantini di Potty si stava rivelando più lungo del previsto.
Sulla via del ritorno, c'era stato un incidente proprio vicino casa e quindi l'autobus si era fermato.
Quando si era alzata dal sedile per andare a chiedere al conducente che cosa stesse succedendo, li vide.

Inizialmente credette di aver avuto un'allucinazione, una visione, un momento di debolezza che le faceva vedere quello che più desiderava, ma poi mettendo a fuoco si accorse che non era così.
Dall'altra parte della piazza, sulla via per arrivare al loro condominio, c'erano Livietta con la piccola Camilla, sua figlia stava parlando con qualcuno...e quella sagoma, la sagoma dell'uomo con loro la avrebbe riconosciuta tra mille.

Il cuore sembrava volesse scoppiarle, era lì veramente, bello come il sole, con quel sorriso che colpisce sempre dritto in mezzo al petto, mentre teneva in braccio la bambina e la guardava come se non avesse mai visto niente di così bello nella sua vita.
Venne presa da una voglia folle, aveva un disperato bisogno di riavere il suo sguardo, di perdersi in quegli occhi color cielo che erano capaci di parlarle senza bisogno di parole e portarla talmente in alto da farle dimenticare tutto.
Strinse i pugni desiderando con tutte le sue forze di poter essere dall'altra parte della piazza.

Di scatto, si avvicinò al conducente.
- Mi scusi, per favore, apra la porta, non vede che siamo fermi? Mi faccia scendere torno a piedi!-

L'uomo, un signore sulla sessantina la guardò come se fosse pazza.
- Signora guardi non è possibile, se apro le porte e mentre lei o qualcun altro scende vi succede qualcosa, ci rimetto io il mio lavoro...-
Camilla si sentì sprofondare in un buco nero.
- No, aspetti, lei non capisce, io ho bisogno di scendere la prego, mi faccia scendere, devo scendere assolutamente da qui! -
Aveva alzato la voce e per quella ragione l'uomo si stava innervosendo ancora di più.
- Signora, le ripeto, non è possibile, se non siete alla fermata, non posso aprire le porte, si calmi e aspetti di arrivare alla fermata, e non me lo faccia ripetere un'altra volta. Si metta seduta e stia buona! -
La testa le girava per l'agitazione ma si trascinò verso il vetro da dove li aveva visti.

Rimase lì ad osservare quella scena di cui avrebbe voluto far parte.
Poi lo vide adagiare di nuovo la bambina nella culla, anche se era lontano percepiva che lui si muoveva con Camilla in braccio timoroso di fare qualcosa di sbagliato e il cuore le si strinse di tenerezza.

E ora lui se ne stava andando, no, non poteva, lei non gli aveva ancora parlato...doveva fermarsi!
Mentre si incamminava verso il loro condominio, lo vide voltarsi verso sua figlia, dire qualcosa e sorridere. Lo stesso sorriso che aveva visto tanti anni prima dalla finestra della sua scuola, quello capace di illuminare una stanza buia con una luce calda che la aveva sempre attirata fin dalla prima volta che si erano conosciuti.
Ora la vedeva da lontano e rivoleva quella luce e quel calore per sé.

Ma non poté far altro che aspettare, almeno sapeva che ora lui era a casa ed era bastata l'emozione di vederlo a distanza per abbattere qualsiasi paura.
Al diavolo l'orgoglio, stavolta non si sarebbe fatta fermare da nessuno, nemmeno da sé stessa.
Sarebbe andata a bussargli e avrebbero chiarito tutto.

Finalmente l'autobus si mosse ed arrivò alla fermata.
Appena scesa, Camilla cominciò a correre fino a quando non vide la figlia e la nipote e solo davanti a loro si fermò.

- Livietta, è andato a casa vero?-


OoOoOoOoOoOo




Il taxi era arrivato, Gaetano fissava il suo palazzo come a volerselo imprimere, sapeva che in ogni caso sarebbe tornato lì ma non sapeva quando.
Con un ultimo malinconico sguardo dato verso la finestra di Camilla si infilò dentro al taxi, via per l'aeroporto.
Non aveva avuto il coraggio di parlarle faccia a faccia, aveva paura che tutta la risoluzione scomparisse non appena avesse incontrato quegli occhi color nocciola ai quali non era mai riuscito a dire di no, e non poteva tornare sui suoi passi.

La separazione da lei gli avrebbe fatto bene, forse era questo che mancava a loro, Camilla era sempre stata abituata al fatto che lui ci fosse e magari se questa certezza non la avesse avuta più...
No, non doveva pensarci. Adesso c'era un caso da risolvere, e doveva far ordine. Aveva messo quella donna al centro della sua vita, e lei aveva preso il suo cuore e ci aveva giocato senza pensare alle conseguenze.
Se la sua partenza le avesse provocato almeno un briciolo di dolore, magari le restituiva il favore.
Anche se non era da lui quell'atteggiamento, anche se non poteva pensare di fare consapevolmente del male alla persona che più amava al mondo insieme a suo figlio.
Però sperava di uscirne, di tornare più forte di prima e magari quel giorno, se tutto fosse stato uguale, avrebbero potuto veramente cominciare qualcosa.

Non è che ci credesse così tanto nemmeno lui se proprio doveva essere sincero, ma doveva darsi una speranza, anche se lontana, o tutto quello che stava facendo non avrebbe avuto nessun senso.
Lasciare Torino era come lasciare un pezzo di cuore, no anzi, il pezzo più bello del suo cuore, una pagina di vita dove l'unico desiderio che aveva mai avuto, per pochi stupendi mesi, sembrava essersi avverato, e non sapeva cosa avrebbe ritrovato al suo ritorno, ma non aveva scelta.
Assorto nei suoi pensieri non si rese neanche conto di essere arrivato all'aeroporto.
Guardò lo schermo dei voli, il suo era in orario e con il check in elettronico non avrebbe neanche fatto la fila. I bagagli erano stati spediti prima e quindi si diresse verso la sua uscita senza, per una volta, guardarsi indietro.



OoOoOoOoOoOo






- Non esattamente mamma...-
Sua figlia aveva una faccia triste che non le piaceva affatto.
- Tesoro, che cosa vuol dire "non esattamente"?-
- Ecco mamma vedi, Gaetano...insomma...lui sta per partire.-
Il volto della donna già pallido di suo, divenne cadaverico.
- Qu...quando? - chiese mentre si sentiva mancare il respiro e la testa cominciava ad essere pericolosamente pesante.
- Mamma...parte oggi -
Adesso sì che il terreno cominciò a franarle da sotto i piedi.
Tutta la stanchezza per la corsa, tutto lo stress di quelle settimane e l'ansia di non vederlo si fecero sentire in un unico momento, e poi...

Il buio.


Si risvegliò in camera sua, con Livietta seduta al lato del letto che la guardava preoccupata.
- Che..che cosa è successo?-
- Sei svenuta mamma, come ti senti ora? -
- Io sto...meglio, ma come hai fatto a portarmi qui? -
La ragazza sorrise.
- No ma mica sono stata io, papà e Carmen stavano uscendo e ci hanno visto dalla macchina, papà ti ha portato a casa, ora sono di là tutti e due aspettando di sapere come stai...-
Camilla aveva ancora la mente annebbiata, sapeva che c'era qualcosa che doveva fare ma non riusciva a...
Gli occhi le si spalancarono.
- Gaetano!! -
Fece per alzarsi dal letto ma la figlia la bloccò dolcemente con una espressione triste.
- E' già andato via, papà mi ha detto che lo ha intravisto mentre saliva sul taxi circa mezz'ora fa...mi dispiace -

Ecco, adesso un motivo per alzarsi non lo aveva più.
Si rimise distesa fissando un punto impreciso verso la finestra con uno sguardo che Livietta le aveva visto ben poche volte, quasi tutte recentemente.
Tentava di nasconderlo, ma sua figlia capì che quella notizia la aveva scossa molto.
E non la aveva mai vista così.

- Che cosa vi siete detti? - chiese con un filo di voce.
Mentre ascoltava Livietta parlare Camilla non smetteva di darsi della stupida, della cretina, e queste erano solo le più leggere delle offese che si stava tirando in quel momento.
I pugni sul letto si stringevano, era rabbia e frustrazione per non aver agito prima, per essere stata egoista.
Gaetano sarebbe stato via per mesi, perché pensava che era meglio se stessero lontani e stava rispettando quella maledetta richiesta che lei aveva fatto in ospedale.

Era persino troppo tardi per andare a fermarlo, e poi cosa avrebbe fatto? Una scena da film dove lei correva verso il gate urlando che lo amava aspettandosi che lui tornasse indietro e la stringesse tra le sue braccia?
Come no, peccato che quello non fosse un film. Anche perché nei film le eroine di solito sono personaggi buoni e generosi e lei per come si era comportata nei suoi riguardi, tutto poteva definirsi tranne che buona o generosa.
Era invece stata una egoista, e ora ne pagava amarissime conseguenze.
Le era piaciuto per un po' avere non due ma addirittura tre uomini che se la contendevano, ma non si era accorta il prezzo che avrebbe dovuto pagare anzi, che stava già incominciando a pagare.

Mentre era immersa nei suoi pensieri, Carmen entrò nella stanza.
Diede il cambio a Livietta e si sedette accanto a lei.
- Mi dispiace Camilla, Livietta ci ha raccontato tutto e lo so che non sono fatti miei quindi se vuoi cacciarmi da questa casa ne hai tutto il diritto...-
- Ero veramente io l'ostacolo... -sussurrò con la voce spezzata.
Carmen non si aspettava un'ammissione così chiara, è vero che soprattutto nell'ultimo periodo i rapporti con Camilla si erano distesi, ma era stata presa in contropiede e ora non aveva idea di come consolarla o di cosa dire senza risultare invadente.
Però poi si rese conto che quella frase Camilla non la aveva detta a lei, era stato più probabilmente un pensiero che non si era accorta di aver fatto ad alta voce.

In effetti, la donna non la stava neanche guardando, aveva gli occhi persi nel vuoto.
Una sola cosa poteva fare.
- Senti...prima che lo vedessero Livietta e Renzo, quando sei svenuta dato che Renzo ti stava portando in braccio ho preso io quello che avevi e...beh penso che sia meglio darti questo subito...-
E così facendo estrasse dalla piccola busta di plastica una confezione rettangolare che senza neanche pensarci troppo, colta da un attimo di speranza, o magari follia, Camilla aveva comprato in farmacia.
La professoressa si voltò a guardarla.

- Pensi di essere...-
Di nuovo Camilla distolse lo sguardo, stavolta sembrava molto insicura, cosa estremamente rara per lei.
- Non lo so...e poi alla mia età..- anche questo era stato detto quasi sottovoce, disillusa, mentre si appoggiava la mano al lato della testa, quasi a cercare di riordinare le idee.
- Se vuoi porto Renzo e Livietta a casa mia con i bambini, così tu puoi stare da sola e...vedere che cosa succede, oppure se hai bisogno posso restare io con te....-

Lo sapeva in fondo che Carmen non era una cattiva persona. E non era neanche tutta colpa sua se alla fine il matrimonio con Renzo non era andato. Però anche essendo consapevole di questo, era troppo farsi vedere così vulnerabile proprio dall'amante del tuo ex marito.
- Ti ringrazio Carmen, allora se li porti da te per qualche ora, mi faresti un enorme favore.-
- Va bene - persino Carmen aveva capito che la seconda offerta era troppo per una come Camilla, ma si sentiva comunque utile nel poterle dare una mano.

Mentre erano nella camera, qualcuno bussò alla porta.

La prima cosa che vide furono dei fiori.
Livietta li portava per lei guardandoli con un'aria mista tra il sorpreso e l'ammirato.
- Mamma, guarda che belli! Sono arrivati ora per te, e c'è anche una lettera attaccata!-
Lo disse quasi tutta d'un fiato. Sembrava di nuovo essere tornata una bambina.
Nel vederli, il suo cuore ebbe un sussulto.
Sia Carmen che Livia si accorsero di come il suo volto riprese colore e sorrisero scambiandosi uno sguardo di intesa.
- Livietta, perché tu e la bambina non venite un po' da me? Camilla avrà sicuramente bisogno di riposo e io ho una torta al cioccolato da finire.-
Non serviva dire altro.
- Mamma, torniamo più tardi, mi raccomando rilassati ok?-
Si avvicinò al letto di Camilla e le diede un bacio.
- A dopo tesoro, grazie.-
Le vide allontanarsi e sentì Carmen dire a Renzo di andare da lei. Quando fu sicura che fossero usciti tutti cominciò a fissare quei fiori e il biglietto loro attaccato.
Aveva un disperato bisogno di leggerlo, ma prima doveva sapere, per cui prese la scatoletta che aveva comprato in farmacia e si diresse verso il bagno.

Quando uscì era ancora più agitata di quando vi era entrata.
Questi test moderni, tre minuti e appare sul led la risposta. Neanche devi leggere le istruzioni, il responso esce scritto, "Sei incinta" o "Non sei incinta", come erano andati avanti con i tempi.
Però i tre minuti dovevano passare e lei continuava a fissare quelle rose tenendo in mano il test.
Prese poi il coraggio e aprì la busta che le accompagnava.


"L'ultima volta ti ho regalato delle rose rosse, e quella prima ancora delle margherite, senza contare il ranuncolo, l'ananas, sai, penso che se quel giorno mi avessi detto che non ti avevo mai regalato un gioiello sarei finito sul lastrico...
Non ho fatto altro che domandarmi come siamo riusciti a finire così, e mi dispiace se è stato il mio atteggiamento troppo ossessivo a farti sentire intrappolata.
Tra qualche ora partirò.
Non so quanto starò via, mi vogliono a Roma per risolvere un caso che sembra essere lungo e complicato.
Se in questi mesi ho fatto qualcosa che ti ha ferita inconsapevolmente ti chiedo scusa. Parto per lasciarti il tuo spazio, e forse anche per prenderne un po' io. Probabilmente era troppo presto perché io sperassi che tu volessi costruire qualcosa con me, o forse semplicemente, ti sei accorta che, dopo aver oltrepassato quel confine, ciò che ci univa non era quello che ti aspettavi...."

Mentre leggeva aveva gli occhi annebbiati e si portò una mano alla bocca.

"Posso dirti però che per me lo era, era tutto ciò che mi aspettavo e anche molto di più. Ho vissuto un sogno bellissimo e anche se il risveglio è stato brutale, rifarei ogni cosa. Spero che tu abbia tempo di riflettere mentre fai la nonna libera e indipendente. Anche io cercherò di fare come te, e di fare il vicequestore libero e indipendente.
E poi quando ci rivedremo, sarebbe bello andare di nuovo a bere un Vermouth a piazza San Carlo, che ne dici?
Te lo avevo scritto anche tempo fa, che sono uno che sa aspettare, e anche se alla fine non me le hai mai dette, io ho sempre sperato di sentirle, quelle tre parole.
Forse è per questo che ti sei voluta allontanare, non ho mai voluto forzarti, e invece probabilmente alla fine lo ho fatto.
Il mio ultimo messaggio è in quei fiori.
Credimi se ti dico che non voglio che ti mettano pressione anche perché non so che vite avremo quando ci rincontreremo, però non ho resistito quando li ho visti.
Anche da nonna, sei sempre la donna più bella che io abbia mai visto.

G."


Le stavano scendendo le lacrime e lei non se ne era neanche accorta.
Ma come era possibile che avesse rovinato qualcosa di così bello? Che si fosse lasciata scappare quell'uomo da sogno che dozzine di donne erano pronte ad uccidere per avere?
Lo stesso uomo che senza che lei se ne rendesse conto, aveva riempito una ad una tutte le crepe del suo cuore facendole ritrovare la voglia di vivere, il sorriso, la fiducia in sé stessa.
Era stato talmente silenzioso ma costante, il modo in cui Gaetano la aveva sostenuta e fatta rinascere giorno per giorno, che le era stato naturale pensare di esserci riuscita da sola, e solo ora si accorgeva di quanto si fosse sbagliata.
Si buttò sul letto e fissò i fiori.

Sei rose bianche.

"Amore puro e fedele"

Il bip del test la riportò alla realtà e lo prese tra le mani.

- NON SEI INCINTA -

Chiuse gli occhi desiderando con tutte le sue forze che il tempo tornasse indietro.


Ed ecco qui anche il secondo capitolo.
Eh, lo so che ci si aspettava che Camilla fosse incinta, ma era una cosa che trovato un po' troppo prevedibile e comunque non se lo merita un bambino da Gaetano adesso, non ha ancora sofferto abbastanza :P
Grazie a chi vorrà leggerla e grazie ancora di più se vorrete lasciare un commento.
Il prossimo capitolo vedrà un salto temporale, e verrà pubblicato domenica prossima.
La cosa che per me è fondamentale è tentare di lasciare i personaggi IC, ma purtroppo siccome ho a che fare con situazioni "nuove" per PAP, soprattutto per quanto riguarda Camilla, è un po' complesso descrivere i suoi sentimenti perché non è una che li mostra così facilmente e soprattutto è schizzofrenica forte...
Spero tanto di non averla fatta sembrare un aliena e non avervi annoiato.
 
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Anastasia123
view post Posted on 15/11/2015, 21:50     +1   -1




Ciao Alessandra!
Faccio una premessa: oggi ho avuto il tempo per rileggere la tua ff dall'inizio compreso il nuovo capitolo. Nelle scorse settimane, avendo cominciato a leggere molte altre storie, avevo una gran confusione in testa, per cui ora ho deciso di procedere con ordine dato che tutte meritano di essere lette e assaporate bene perchè meritano davvero! E la tua non fa eccezione! Quindi innanzitutto niente pomodori! :P
Per fortuna avevi detto che non riuscivi a scrivere in italiano! Il testo è decisamente scorrevole e fluido, il lessico ricco e variegato... veramente non trovo nulla di stonato!
La trama mi piace moltissimo. I tuoi personaggi sono perfettamente IC, anzi, grazie davvero per aver riportato Renzo e Livietta a quelli che conoscevamo prima della sesta serie!
Mi è piaciuta molto la scelta di Gaetano di partire per Roma e la scena ripresa nel terzo capitolo di Camilla che lo vede parlare con Livietta. Molto bella anche la lettera, non sei stata assolutamente crudele con Camilla, è giunto il momento che si renda conto che Gaetano potrebbe anche non esserci sempre e iniziare una nuova vita.
Condivido anche la tua scelta di pubblicare di domenica, così ci farai compagnia per un bel po', anzi, spero che continuerai a sviluppare la storia... se tutto va bene abbiamo circa due anni d'attesa...
Ciao e grazie!
 
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Soul of Paper
view post Posted on 15/11/2015, 23:39     +1   -1




La noia in queste righe non la vedo neanche con il binocolo, punto primo.

Punto secondo: scrivi benissimo, in maniera incisiva, fluida e scorrevole. Ma questa non è una novità, casomai una conferma.

Punto terzo: adoro il fatto che Camilla non sia incinta. L'avevo messa come possibilità dai sintomi ma mi sono detta "strano che Ale la faccia rimanere incinta ora...". E infatti ho atteso a commentare i sintomi per vedere gli sviluppi e... felice che il dubbio sia stato confermato e di avere conferma che ti "conosco" bene, da un punto di vista di idee sui personaggi.

E poi sono secoli che non tanto nelle fanfiction quanto nei telefilm sogno una donna con i sintomi della gravidanza che però non è incinta ma ha... che ne so... ferro basso, gastrite, eccetera eccetera... e condivido in pieno le tue motivazioni sul perché Camilla è meglio ai fini della storia che non sia incinta ora, quindi benissimo così, anche appunto per l'età di Camilla.

La lettera di Gaetano è assolutamente da Gaetano, così come le rose bianche, che contrastano con il piccolo desiderio di causarle almeno un poco di male, o di mancanza. Perché alla fine Gaetano è un gentiluomo fino in fondo ma, con quelle rose e quel biglietto, oltre a chiedere scusa, sta anche indirettamente iniziando a far "sentire la mancanza" di sé a Camilla, a ricordarle i momenti belli della loro storia, cosa ha e hanno perso e che forse potranno ripartire da lì un giorno, ma non è detto perché "chissà come saranno le nostre vite" (aka: non è detto che tu mi aspetti, ma nemmeno io è detto che ti aspetti).

Insomma, bravo Gaetano e... Camilla da un lato è giusto che rifletta e capisca e comprenda, anche se Camilla ahinoi è una maestra ad incasinarsi la vita, tanto quanto Gaetano, quindi... speriamo in bene dopo il salto temporale ;).

In sintesi finale, complimenti e w la domenica xD
 
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view post Posted on 16/11/2015, 12:53     +1   -1

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Ragazze, ho risposto a tutte e due su EFP, la copio qui comunque ok? :D

@Anastasia

Grazie per non avermi tirato i pomodori^_^

Sono veramente contenta che i miei personaggi ti sembrino IC, è una cosa a cui tengo immensamente.
E sì, il mio intento è esattamente quello di tentare di far capire a Camilla che certe cose che lei da per scontate e soprattutto non apprezza quanto dovrebbe, potrebbero da un giorno all'altro svanire.
Anche perchè Camilla è testarda, una di quelle persone che se non viene messa di fronte al fatto compiuto, difficilmente riesce a farsi un esame di coscienza e guardarsi dentro.
Quindi mi serviva una forzatura, ma senza dover portare Gaetano a comportarsi come non si comporterebbe...un po' un casino :D

Eh, non lo so ancora per quanto andrà avanti ma ho un pochino di idee per continuarla...mi piacerebbe vedere fino a dove può arrivare :D


@Francesca

Punto primo, beh, tutto è relativo...che ne sai, magari ha annoiato qualcuno **

Punto secondo, aaah non lo so, io scrivo, spero solo che sia, veramente, scorrevole da leggere...non voglio far venire il latte alle ginocchia.

Punto terzo, e infatti :D Ne avevamo anche discusso, a parte che ai fini della trama ora sicuramente non è il momento giusto, e poi spessissimo, lo dice una che ci passa, i sintomi dati da stress, ansia o dal poco dormire sono molto simili a quelli di una gravidanza.
Ma se fosse stata incinta avrebbe avuto un motivo per andare magari a seguire Gaetano o comunque una certezza, il fatto è che io voglio che lei a certe decisioni ci arrivi da sola, non perché accade qualcosa che la "aiuta" per così dire...


Su Gaetano non posso dirti niente perché in pratica hai letto perfettamente cosa volevo far arrivare mediante la lettera, le rose, e tutto il messaggio di "incertezza". Non so come tu ci sia riuscita, cioè forse sì lo ho capito dato che praticamente la pensiamo uguale su tutto o quasi, ma io ogni volta mi sorprendo.
Ho il presentimento che tu ti sia già fatta un'idea sul seguito e che magari ci abbia anche preso a questo punto :D

Camilla è una maestra a incasinarsi la vita e a incasinarsi la testa tutto da sola. Devo esplorare fino a dove può arrivare spinta da una situazione abbastanza fuori dal suo "giardino sicuro" fatto di uomini che la rincorrono. E devo tentare di farla rimanere IC...'na parola, come direbbero a Roma :D

Grazie per la review! Come sempre è un piacere leggerti, pure nei commenti ^_-
 
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Glory70
view post Posted on 16/11/2015, 15:44     +1   -1




Questo fine settimana ero via e non avevo visto il nuovo capitolo, sono felice, non vedo l'ora di leggerlo poi ti lascio dico le sensazioni che mi ha suscitato .
 
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view post Posted on 22/11/2015, 11:53     +1   -1

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Di nuovo Domenica, di nuovo un capitolo!
Devo veramente ringraziare tutte le persone che hanno lasciato un commento qui, su Facebook e sul forum.
Non scrivevo in italiano da 8 anni circa e se non avessi ricevuto tutto l'incoraggiamento che mi avete dato credo che forse la fanfic sarebbe rimasta al prologo.
Invece sono contenta di averla continuata e di poterla condividere con voi. Grazie anche per i commenti, è sempre un piacere leggerli e rispondere.
Ok, va bene senza indugi. Sappiate però che questo è un capitolo di transizione, dalla prossima settimana, si salvi chi può :D

Buona lettura!




Capitolo tre

Thinking about you




UN ANNO DOPO

ROMA



Era incredibile come il tempo quasi si fermasse quando ci si trovava a Roma.
Seduto al solito bar vicino alla questura Trevi/Campo Marzio, Gaetano stava sorseggiando il suo Vermouth ripensando che alla fine probabilmente, tutto era bene quello che finiva bene.
Il lavoro per scoprire la cellula criminale era durato più del previsto, è vero, ma in quel periodo aveva stretto dei rapporti che neanche lui credeva fosse possibile stringere.

Molte cose erano cambiate, lui, era cambiato.
I primi tempi aveva sofferto immensamente la lontananza, rivedere tutti quei luoghi dove tanti anni prima era stato con lei oppure sedersi in quello stesso bar dove il solito Mario, ancora lì immancabilmente, gli serviva il suo Vermouth con una faccia da zombie dopo l'ultima litigata con la moglie.
Una volta, quando Tommy era sceso a Roma, lo aveva portato in quel bar e il bambino era impazzito di gioia alla vista dell'enorme gelato che il barista gli aveva preparato.
Gli ricordava tanto i tempi in cui lui e Camilla portavano lì Livietta e suo nipote Nino.

Camilla.

Ecco qualcosa che non era cambiato per nulla.
Ancora semplicemente pensare a quel nome gli stringeva il cuore.
Era sempre in contatto con Torre che lo aggiornava su tutto, ma a quanto pare l'ispettore non vedeva la prof da un bel po' e non aveva idea di come lei stesse o che cosa facesse.
Un anno senza vederla, scegliendo di non tornare a Torino anche quando aveva qualche giorno di ferie perché non si sentiva pronto a rivederla e non sapeva che cosa lo avrebbe atteso.
La avrebbe trovata con Renzo? O con quell'altro lì, Michele...
Ma forse era più probabile che fosse tornata con Renzo, d'altronde in questi mesi aveva avuto la conferma che lui per Camilla alla fine era stato solo una tentazione.

Neanche una volta lei gli aveva detto "Ti amo".

Quel pensiero non lo aveva fatto dormire per un numero incalcolabile di notti, soprattutto dopo aver saputo che a quanto pare non le era stato difficile dire quelle parole e prepararsi persino ad una nuova vita quando per la prima volta si separò da Renzo.
Un anno era servito a fargli aprire gli occhi anche quando non avrebbe voluto aprirli per nascondersi sotto quella coltre di indistruttibile abnegazione che aveva verso di lei.
Però tutto quel tempo aveva anche contribuito a fargli capire una serie di atteggiamenti sbagliati che aveva avuto.
Sicuramente quando sarebbe tornato a Torino ci sarebbe stato molto da parlare, anche lui aveva qualcosa da spiegarle, sempre ammesso che le cose non fossero cambiate, Torre non vendendo più Camilla non aveva saputo aggiornarlo sulla situazione di casa Baudino.

- Ehi che fai, non mi aspetti? -
Una voce che ormai era diventata familiare gli fece piegare le labbra leggermente all'insù.
- Tanto tu fai sempre tardi quindi ho preferito cominciare -
Alzò gli occhi verso la persona appena arrivata che stava smontando da un motorino malandato.
- Allora, è finita, oggi brindiamo alla conclusione del caso più lungo nella storia della polizia di Roma! -
A Gaetano veniva un po' da ridere mentre ascoltava quelle parole.
- Guarda che probabilmente ce ne sono di molto più lunghi.-
- Sottigliezze mio caro, finalmente te ne torni in quel di Torino e da una certa prof...bisogna festeggiare no? -
- Con calma, torno a Torino, punto. Il resto è tutto da vedere. E poi comunque lasciami dire che questa situazione è abbastanza surreale...-
- Concordo, ma la vita è così, non sai mai dove ti porta –
E che ci vuoi fare. Quando incontri una persona che vive ogni giorno con leggerezza aspettati sempre massime da film, ormai ci aveva fatto l'abitudine.
- Se un anno fa qualcuno mi avesse detto che oggi sarei stato qui a brindare con te, penso che gli avrei dato del pazzo -
- In teoria quando hai accettato questo lavoro avresti dovuto comunque prevederlo penso, è a me che è arrivata la mazzata...-
- Non esagerare neanche tu adesso. Però sai, chi lo avrebbe mai detto che un giorno sarei stato a bere un Vermouth con l'unico altro uomo a cui la sola donna di cui mi sono innamorato in tutta la mia vita, ha detto "Ti amo" a parte il marito.
- Ti ricordo che quella stessa donna mi ha anche mollato in tronco in mezzo ad una strada per tornare proprio da quel marito.-
- Ti farei notare che ne esci sempre meglio di me, quando io le ho semi proposto di andare a vivere insieme ha rifiutato, mentre con te aveva anche fatto i preparativi mi pare. Oltretutto, anche io sono stato lasciato in tronco, in un ospedale, davanti ad una macchinetta del caffè sempre con quel marito presente.-
- Ho capito, ci serve un altro Vermouth...a proposito, per quell'altro "caso", cosa intendi fare? Verrà con te?-
- Non ci sono altre soluzioni, è una mia responsabilità e finché la situazione non si risolve non me ne posso lavare le mani, ma io devo riprendere il mio lavoro a Torino quindi...-
- Non ti invidio..-
- Neanche io mi invidio...-
- Dai facciamo un brindisi, a Camilla Baudino, la nostra prof preferita! -

Il tono alto di voce gli faceva capire che probabilmente Marco ancora ci stava male per come era stato lasciato. Ma Gaetano non era un tipo da confidenze e quindi preferì far finta di niente e brindare a Camilla senza aggiungere altro.
Quando si erano conosciuti per caso in questura da De Matteis, Gaetano aveva capito chi era Marco nel momento in cui aveva apostrofato il vicequestore di Roma come fratellino minore.
Marco, capì solo in seguito chi era Gaetano.
Bisogna ammettere che all'inizio, quando capitava di incrociarsi in quell'ufficio che un tempo era suo, si guardavano sempre con molta diffidenza.
E poi, non saprebbe neanche spiegare come abbiano fatto ad arrivare a quel punto, sarà che forse, l'amarezza di non essere stati scelti li aveva accomunati talmente tanto da far cadere la barriere della riservatezza.
Si ricorda ancora la serata in cui davanti ad una bottiglia d'annata offerta da Marco, avevano sgocciolato ricordi di tempi andati, quando entrambi avevano incrociato quella testarda prof che riusciva a intrufolarsi nel cuore della gente con una facilità disarmante.
Gaetano si era sempre chiesto chi fosse “l'affascinante produttore di vini” non senza provare una forte gelosia al riguardo.
Ma dopo aver conosciuto Marco, aveva rivisto in lui la stessa delusione che vedeva in sé stesso, e nonostante il bruciore che gli provocava il sapere che Camilla a quanto pare lo aveva amato, non riusciva a non provare della compassione per come era finita anche per lui.

- Se passi per Torino vieni a trovarmi – disse guardando il suo bicchiere.
- Lo farò, ma pretendo che tu mi tieni informato su come vanno le cose con Camilla, sempre che tu risolva l'altro caso... -
Era una risata amara quella che sentiva. E anche lui non poteva fare a meno di provare una fitta.
- Non penso che ci sarà molto da dire...-
Quanto poteva essere triste aver tentato per un anno di dimenticarla senza esserci riuscito nonostante la vita gli avesse messo davanti una prova vivente di quanto lui avesse contato meno di niente per Camilla?
Eppure la amava ancora e a questo punto non avrebbe mai smesso di amarla nonostante le altre donne che avrebbero incrociato la sua vita.
In lui quella fiamma, quella speranza piccola ormai sormontata da pietre aguzze, ancora aveva il coraggio di sopravvivere.
Non aveva scampo.
- E sai un'altra cosa? Penso tu mancherai molto a quel maniaco dell'ordine di mio fratello, anche se non lo ammetterà mai, anzi, potresti ritrovartelo a Torino...-
- Povero Torre, credo si sparerebbe...-
Marco lo guardò dritto negli occhi.
- E' stato un piacere conoscerti, e comunque vada, spero di poterti mandare uno dei mie Brunelli DOC perché prima o poi ci sia qualcosa da festeggiare.-
- Anche per me è stato un piacere, Marco, e a presto. -
Si salutarono con una forte stretta di mano. Probabilmente entrambi avevano imparato molto dall'altro in tutto quel tempo.

Dopo aver congedato Marco, si avviò verso casa, il suo vecchio appartamento era pieno di ricordi ma non era una ragione abbastanza forte per trovarne un altro.
Non aveva neanche messo un piede dentro che sentì un tonfo.
Spaventato corse in cucina e trovò l'artefice del rumore che lo guardava con occhi spaventati.
- Scusa, volevo preparare del tè ma mi è scivolata la teiera...che casino...-
Tirò un sospiro di sollievo.
- Non fa niente, dai, tu stai bene vero?-
- Sì, tutto bene.-
- Piuttosto hai già finito la valigia? Se hai bisogno posso darti una mano.-
- No ho fatto, ma ..questa cosa di venire a Torino, non vorrei incasinare tutto...-
- Sai benissimo che non puoi rimanere qui ed è anche colpa mia se sei in questa situazione. Verrai con me e starai da me. Poi vedremo cosa succederà Lo sai che mi sento responsabile per...voi...-
La risposta di Gaetano non dava possibilità di discussione.

Dopo aver raccolto i vetri da terra, pulirono il pavimento e l'uomo se ne andò in camera a finire i preparativi. La roba che si era portato era lievitata, tanto che aveva cominciato a spedire dei pacchi che in quel momento erano già arrivati a casa sua a Torino, merito di un certo portiere che glieli aveva, a suo dire, persino sistemati in casa.
Era certo che prima o poi gli sarebbe stato presentato il conto per tutte quelle "gentilezze" al suo ritorno.
Intanto si era fatta sera, non aveva voglia di mangiare, aveva avvertito di non preparare per lui e si era disteso sul letto a luce spenta.
Chissà se la avrebbe rivista già il giorno seguente.
Chissà se era tornata con Renzo, o se magari c'era qualcun altro nella sua vita ora.
Non si era fatta sentire neanche una volta, non che se lo aspettasse ovviamente, ma un pochino ci sperava.

Ricordava ancora come se fosse ieri quando aveva dovuto per la prima volta mentire a Tommy riguardo quello che era successo tra loro. Suo figlio era molto sveglio ed era andato subito a chiedergli se si erano lasciati, neanche alla spiegazione del padre, che lui per lavoro era dovuto andare a Roma, aveva creduto molto. Chiedeva perché allora quando aveva dei giorni liberi non andava da Camilla? E perché Camilla non scendeva a Roma?
E quando alla fine del discorso, Tommy gli aveva detto "Stai tranquillo papà, tu sei come Lancillotto e quindi vincerai sempre alla fine" capì di non averlo convinto.
Però quelle parole gli avevano scaldato il cuore.
Non sapeva onestamente se sarebbe mai riuscito ad essere all'altezza dell'idea che suo figlio aveva di lui, ma in quel momento promise a sé stesso che avrebbe fatto di tutto per provarci.
Si addormentò così, mentre l'ultima cosa che vedeva erano due bellissimi occhi castani.
Il giorno seguente forse la avrebbe rivista.

Domani.


OoOoOoOoOoO




TORINO


Aveva smesso di contare i giorni che si erano tramutati poi in mesi, e alla fine era passato un intero anno.
Piano piano la vita era tornata normale, lei aveva cominciato di nuovo la scuola che la aveva tenuta occupata e la nipotina cresceva ogni giorno di più diventando sempre più simile alla madre con degli occhioni azzurri che avrebbero fatto innamorare chiunque.
Dedicarsi a lei era l'unica cosa che la faceva sentire bene, anche se ogni volta che arrivava sul pianerottolo di casa e si voltava dalla parte destra, un'ombra di malinconia velava il suo viso.
Non ricordava più le volte che sentendo un rumore aveva attaccato l'occhio allo spioncino sperando di vederlo davanti alla porta con i bagagli. Ma ogni volta o era il postino, o era qualcuno che veniva a trovarla.

Un giorno però, mentre era in cucina, Livietta la aveva chiamata quasi urlando dicendole di guardare in televisione e sul telegiornale nazionale, mentre si parlava di una cellula criminale che da mesi la polizia di Roma stava tentando di scoprire, lo aveva visto.
Non aveva detto molto, si era limitato a rispondere con un serafico "Non possiamo rilasciare dichiarazioni fino a nuovo ordine", aveva ringraziato i giornalisti e se ne era andato.
Mentre lo guardava imbambolata, sentiva una voglia fortissima di prendere il primo treno e correre giù a Roma, ma poi pensava, a fare che?
Nel biglietto le aveva detto che anche lui aveva bisogno di stare solo, andare a Roma a cosa sarebbe servito?
Sarebbe andata da lui a dirgli che il periodo di solitudine e indipendenza era praticamente finito prima che lui lasciasse Torino? E se lui nel frattempo aveva incontrato un'altra?
In fondo chi glielo faceva fare a stare dietro ancora ad una che lo aveva trattato come lui era stato trattato da lei?

In quel periodo non era più uscita seriamente con nessun altro uomo.
Una volta, spronata dalla figlia, da Carmen e persino da Renzo, aveva accettato una cena con un nuovo insegnante arrivato al liceo Mandela, lui non era neanche male, sicuramente un bell'uomo ma anche mentre camminavano per strada, sentiva che era tutto sbagliato.
Si rivedeva con Gaetano a percorrere quelle stesse strade mentre ridevano come due ragazzini, e qualsiasi altra esperienza sbiadiva a quel confronto.
L'uomo perfetto che tutte sognano era stato innamorato di lei e la aveva aspettata per dieci anni, le aveva regalato poi dei momenti indimenticabili che mai aveva vissuto prima e infine lei lo aveva allontanato, senza neanche saperne il perché.

Era vero che stava attraversando un momento difficile, poco prima del parto di Livietta si era ritrovata a camminare da sola e rimpiangere la vita che aveva prima. Ma quella vita non tornava più e probabilmente anche se fosse tornata, lei non la avrebbe voluta.
E durante quel momento difficile lui era rimasto al suo fianco, anche dopo il casino con Renzo, lui era sempre rimasto lì, ad ascoltarla, a consolarla e a calmarla in quel modo dolcissimo ed esclusivamente suo.

Aveva perso non solo un compagno, ma anche il suo migliore amico e più il tempo passava più si accorgeva di quanto vitale fosse stata la sua presenza accanto a lei.

Era di nuovo luglio e Gaetano stava a Roma da un anno ormai.
Di tempo per pensare ne aveva avuto a bizzeffe, sperava sempre di vederlo tornare, e ogni giorno che passava il timore che lui si fosse rifatto una vita senza di lei la attanagliava.
Proprio a luglio un pomeriggio, mentre stava per salire in ascensore, vide il portiere arrivare con un pacco.

- Permesso professoressa, c'è spazio?-
- Sì certo entri Gustavo, ha bisogno che spinga il piano per lei?-
- No, non si disturbi, vado al suo -
Rispose mentre sistemava il pacco meglio sulle braccia.
- Eh ma io non aspetto pacchi, è per me quello?-
- No professoressa, questo pacco viene da Roma, il nostro Vicequestore me ne ha mandati alcuni, vede..il figliol prodigo torna a casa – concluse con un sorriso sornione.
Camilla pensò di aver avuto un' allucinazione uditiva.
- Gustavo...che cosa ha detto? Può ripetere? -
Aveva disperatamente bisogno di risentire.
- Ho detto, che il NOSTRO vicequestore sta per ritornare, dovrebbe arrivare domani se tutto va bene, pare che il caso a Roma sia stato risolto...-
Aveva la bocca semi aperta, sarebbe potuta essere una perfetta imitazione di un pesce.
Quasi come se fosse in automatico, quando arrivarono al terzo piano, uscì sul pianerottolo e tenne le porta aperta dell'ascensore facendo spazio al portiere.
Lo vide poi che infilava le chiavi nella toppa di casa di Gaetano.
Quando apri la porta per portare il pacco dentro, senza pensarci due volte, lei lo seguì entrando nell'appartamento.
- Io ne ho un altro da portare su professoressa, potrei chiederle di tenermi la porta aperta?-
Non se lo fece ripetere due volte.
- Certo Gustavo vada a prenderlo io rimango qui e la aspetto!-

Quando finalmente il portiere uscì, lasciandola sola, si sentì pervadere da un senso di familiarità e malinconia incredibile.
Tutto era rimasto uguale, anche se teli bianchi ricoprivano il divano e i mobili.
Aveva ricordi disseminati ovunque, divano, pavimento, persino l'entrata della porta. Era come fare un tuffo nel passato, e quella sensazione dolce amara e malinconica ricominciava a farsi spazio dentro di lei.
Si diresse in camera da letto come attirata da una forza invisibile e dopo aver osservato il letto, anch'esso coperto da un telo, si avvicinò alla cassettiera e aprì il secondo cassetto.
Aveva passato abbastanza tempo a casa di Gaetano per sapere dove lui teneva le cose, anche se temeva che se la fosse portata via, invece la ritrovò lì. Era avvolta da una busta trasparente, probabilmente per evitare che si rovinasse ma la avrebbe riconosciuta tra mille.
Quella felpa blu che aveva messo tante volte quando andava a casa sua.
La tolse dalla busta e se la portò al viso.
Sapeva che era impossibile, eppure riusciva quasi a sentire il suo profumo.
Il rumore dell'ascensore la riportò alla realtà e mise la felpa nella sua solita borsa enorme tornando in corridoio.
Dopo aver visto Gustavo depositare un ennesimo pacco, lo salutò cortesemente rientrando in casa.
Livietta e la piccola Camilla erano in sala con George, li guardò dal corridoio scusandosi perché si sentiva un po' stanca e sarebbe andata in camera sua.
Appena chiusa la porta dietro di sé aprì la borsa e tirò fuori la felpa.
Potty questa volta non la aveva seguita, si distese sul letto stringendo la felpa al petto.

Il giorno seguente lui sarebbe tornato.

Domani.







Grazie per aver letto fino a qui!! Questa parte, come vi avevo già detto sopra, è di transizione, nel senso che è passato un anno e avevo bisogno di mostrare che cosa questo anno di lontananza aveva portato sia a Camilla che a Gaetano.
Gaetano sta tornando a Torino, Camilla è lì che non aspetta altro ma c'è ancora tanto da spiegare, tanto di dimenticare. Ho a che fare con una situazione in cui non ho mai visto questi personaggi quindi la mia unica speranza è di non averli fatti troppo OOC e che non abbiate avuto bisogno di un caffé per rimanere svegli mentre leggevate.
Chissà se si rivedranno già il giorno dopo.
A domenica prossima e grazie per aver letto!
Ogni commento sarà apprezzatissimo come sempre.
 
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Glory70
view post Posted on 25/11/2015, 11:01     +1   -1




Mi spiace non aver commentato prima ma ho avuto problemi di connessione .
Mi piace la tua fiction , sta diventando sempre più intrigante e non vedo l'ora di leggere l'incontro dopo un anno tra una Camilla più consapevole di quello che vuole e un Gaetano risentito ma ancora innamorato....sarà interessante .
Bella storia e tu sei brava .
 
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view post Posted on 25/11/2015, 12:45     +1   -1

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Glory ma no figurati!!! Grazie anzi per averla letta e per aver lasciato un commento!

Eh, tra poco si rivedranno effettivamente, speriamo vada bene :D
 
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Soul of Paper
view post Posted on 25/11/2015, 23:58     +1   -1




Finalmente riesco a recensire come merita questa storia!

Capitolo di transizione, è vero, ma come sempre molto bello e molto curato.

Mi è piaciuto moltissimo il confronto tra Marco e Gaetano e il rapporto che hai creato tra loro. Uniti nelle disgrazie tipo "Il club delle prime mogli". "Il club delle vittime di Camilla Baudino".

Come ti ho già scritto altrove, secondo me Camilla riusciva a dire a Marco che lo amava paradossalmente perché non era vero e non aveva paura a scoprirsi vulnerabile, perché non lo era con lui. Mentre con Gaetano è vulnerabile eccome e qui sta la differenza (oltre che Marco l'ha incontrata a botta ormai tiepida, con Gaetano ha iniziato una storia quando la botta per Renzo era ancora calda).

Sono molto curiosa su chi Gaetano porterà con sé... una donna incinta? Una donna con un figlio o una figlia? Mi sa che ci sarà da vederne delle belle e ho l'impressione, conoscendoti, che la risposta non sarà affatto la più ovvia e scontata ;).

Mi sono piaciute molto le riflessioni di Camilla e come hai delineato questo anno di lontananza da Gaetano. Il tentativo di uscire di nuovo con un collega... cosa ha provato vedendo Gaetano in televisione... tutto.

Gustavo è sempre Gustavo xD e Camilla con la famosa felpa che si "intasca" e si porta via è un dettaglio che ho adorato.

Chissà se Gaetano prima o poi scoprirà "il furto" e come reagirà ;).

Bravissima!
 
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view post Posted on 26/11/2015, 14:55     +1   -1

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Ahahah ti ho risposto su EFP Francesca ^O^
Comunque grazie per la lettura e il commento **

Per il resto leggerai su efp :D
 
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view post Posted on 28/11/2015, 14:21     +1   -1

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Eccoci qui, a sorpresa di Sabato perché non sono sicura di avere tempo di postare domani, a voi il nuovo un capitolo. Finalmente si rivedranno? Chi s'è portato Gaetano a Torino?
Vi ringrazio ancora immensamente per i commenti, soprattutto ringrazio le persone che commentano sia qui che su Facebook.
Mi siete di un incoraggiamento pazzesco, lo so che uno dovrebbe dire, scrivo solo per me stessa, ma onestamente avere un riscontro da qualcuno che legge questa cosa fa veramente piacere.
Senza tirarla per le lunghe vi lascio alla lettura e ci vediamo alla fine, se sarete sopravvissute^_-

P.S. Il corsivo in questo capitolo è usato per i ricordi.

Capitolo quattro

Empty expectations



Il mattino seguente, Torino aveva un colore stupendo, dalla sua finestra poteva vedere un cielo cristallino che avrebbe fatto impallidire i quadri del più talentuoso pittore.
O forse a lei sembrava che fosse così.
La scuola era finita e non aveva preso nessun impegno, quella mattina svegliandosi con il profumo della felpa di lui, si era addormentata stringendola, si sentiva inspiegabilmente bene. Si era persino sorpresa a canticchiare mentre apparecchiava la tavola per tutti.
Livietta e George la stavano guardando un po' stupiti.

- Accidenti mamma, era una vita che non ti vedevo così di buon umore, ma che cosa è successo? -
La domanda un pochino la aveva spiazzata. Era vero che si sentiva differente, ma non immaginava che questo suo cambiamento fosse così evidente.
- Mah, veramente nulla, cos'è vuoi avere una mamma sempre di pessimo umore per caso?-
Messaggio ricevuto, sua madre non aveva voglia di condividere che cosa era successo con il resto della famiglia.
Però a Livia una mezza idea era venuta.
Intanto George si era messo a tavola dopo aver sistemato la piccola Camilla nel seggiolone e aveva cominciato a leggere il giornale, anche se lui saltava tutte le notizie di cronaca e andava direttamente alla pagina dove davano le informazioni dei concerti.
Faceva la spola tra Londra e Torino ormai, ma la cosa non pesava né a lui né a Livia.
Eh, la giovinezza, pensava Camilla.
Mentre sfogliava le pagine, Livietta, che si era affacciata alle sue spalle per curiosità, intravide un titolo in particolare e senza neanche avvertirlo gli tirò via il giornale.
- Liv, ehi, amore che ti prende?-
La ragazza aveva gli occhi spalancati e un sorriso a 34 denti.
- No sentite qui, "Cellula malavitosa scoperta e annientata a Roma, il caso è stato risolto dal vice questore di Torino Gaetano Berardi che coadiuvando le ricerche con la questura della città, è riuscito a scovare e arrestare tutti i componenti del clan"-
Poi guardando la madre con un sorriso furbo aggiunse.
- Ora ho capito cosa è successo e perché siamo tanto di buon umore...-
Lo sguardo che si scambiarono con George la diceva lunga.
- Sai amore,- commentò rivolgendosi al marito - credo che presto ricominceremo a sentire rumori nell'appartamento qui di fronte...tu che ne pensi mamma?-

Ecco, in questo momento Livietta aveva uno sguardo identico ad Andreina.

- Livietta, tesoro, ma non devi prepararti? Oggi Camilla deve andare a trovare Lorenzo o sbaglio? Vuoi andare da tuo padre in pigiama? -
E va bene, sua madre questa cosa se la voleva proprio tenere per sé, non la biasimava in fondo. Anche a lei piaceva tenere alcune cose che c'erano tra lei e George private. Però il sorriso celato dietro quell'espressione apparentemente seria con cui le rispose valeva più di mille parole.
- Ok, ok va bene, finiamo di fare colazione e poi portiamo questa signorina a trovare Lorenzo.-
- Ecco! - Concluse Camilla soddisfatta di aver messo una fine a quell'improvvisato interrogatorio.

Le dispiaceva non aver risposto alla domanda della figlia ma onestamente neanche lei sapeva come sarebbero andate le cose quando si sarebbero rivisti, tanto meno riusciva a dare un nome a quello che stava provando e spiegarlo agli altri era fuori discussione.

La mattinata la passò praticamente tutta davanti alla finestra, sebbene nessun taxi apparve all'entrata.
Portò cinque volte Potty a fare i suoi bisogni, anche se stava ben attenta a non allontanarsi troppo dal condominio.
Tra un po' si era ritrovata a mangiare sul balcone. Alla sua età sembrava veramente una ragazzina alla prima cotta che aspetta che il ragazzo dei suoi sogni esca di casa, beh, in questo caso, entri in casa.
Verso il primo pomeriggio, ricevette un messaggio di Livietta, si erano fermati da Carmen per il pranzo ma la nipotina reclamava sua nonna e Potty.
Camilla non aveva molta voglia di andare, non quel giorno almeno, ma sapeva che sua nipote se non la vedeva, dopo un po' cominciava a piangere e non la smetteva più, e quindi risolse di affacciarsi da Renzo e Carmen per qualche minuto e poi tornare in "postazione di avvistamento".
Quando entrò nell'appartamento alla scala di fronte, vide tutta la famiglia riunita e la piccola Camilla che la chiamava sorridente.

Non ce la faceva proprio a resistere a quell'amore di bambina.
Senza accorgersene i cinque minuti diventarono tre ore.


OoOoOoOoOo




L'aereo era arrivato in perfetto orario e più quel taxi lo riportava verso casa, più Gaetano si sentiva agitato.
Alla sua età avere palpitazioni era preoccupante, ma non sapeva come altro definire quel battito talmente irregolare del cuore da rimbombargli nelle orecchie.
- Qualcuno è agitato...-
Il tono canzonatorio della persona seduta accanto a lui nel taxi lo aveva risvegliato dal mondo dei sogni in cui era piombato.
- Non mi sembra - rispose senza neanche voltarsi, continuando a guardare fisso fuori.
- Sì sì, come dici tu. Certo che Torino non è esattamente come la immaginavo...è un po' spoglia -
A Gaetano non sembrava affatto, erano nel taxi poco dopo l'ora di pranzo, il cielo era terso, senza una nuvola e il sole donava un colore speciale agli alberi.
Insomma, forse non era esattamente così ma per lui lo era.

Un anno che mancava, un anno che non la vedeva, e improvvisamente tutta la sicurezza acquisita si stava sgretolando.
Aveva ancora bisogno di prepararsi psicologicamente.
- Senti, ti lascio a casa, dico a Gustavo di aiutarti a portare la valigia su, io voglio andare un attimo in commissariato per salutare Torre e la moglie e torno più tardi d'accordo?-
Si sentiva un po' un vigliacco, ma aveva bisogno di rivedere il suo amico fidato e sentirsi nel suo ufficio, prima di tornare a casa. Non sapeva se la avrebbe rivista oggi, e aveva anche...la persona che ora era seduta al suo fianco da spiegarle oltretutto, ma doveva prima calmarsi e poi ci avrebbe pensato.
- Ok va bene...ma chi è Gustavo? -
- Ah sì scusa, Gustavo è il portiere, ti faccio accompagnare da lui a casa. Sarà tutto coperto di teli ma io devo assolutamente passare in ufficio.-
La donna lo guardò perplessa.
Decisamente Gaetano non era bravo a mentire.
Scappava da qualcosa, era evidente, ma ancora non aveva capito da cosa, o meglio, da chi.

Quando entrarono col taxi nel condominio venne preso quasi dal panico. Rifiutò persino di scendere anche se i suoi occhi volarono verso quella finestra come se qualcosa li attirasse.
Le tende bianche erano tirate a metà ma nessuno era affacciato.
Diede indicazioni a Gustavo lasciandogli le chiavi di casa, salutò i due e disse al tassista di portarlo al commissariato.
No, ancora non ce la faceva, aveva troppa paura di scoprire qualcosa per cui il suo cuore sarebbe di nuovo stato frantumato.
E meno male che era cambiato.


OoOoOoOoOo



L'incontro in commissariato con Torre e signora fu quasi commovente.
Avevano preparato una torta enorme con tanto di striscioni, una scritta "Bentornato" troneggiava nel suo ufficio e l'abbraccio forte del suo fidato amico gli era, non lo avrebbe ammesso mai con lui, mancato molto.
La Lucianona aveva quasi gli occhi lucidi.
- Non sa cosa ho dovuto fare commissario per farlo star tranquillo oggi, lo guardi, alla sua età si comporta come un bambino...-
-Ma zitta, ma che vuoi, ma che gliene importa a lui, dottò non la state a sentire, questa esagera sempre!-
Rivedere i coniugi Torre battibeccare gli aveva fatto tornare il buonumore.
Finita la festa di benvenuto, Torre e Gaetano rimasero nel suo ufficio mentre la Lucianona portava via delle pratiche e solo allora Torre si azzardò.
- Dottò, so che voi magari non lo volete sapere ma ecco, poco prima che voi tornaste io ho fatto un po' di indagini...-
Gaetano si voltò a guardarlo.
- Indagini su cosa Torre? -
- No è che...ecco- si avvicinò stringendo la bocca aggiunse - c'ho i miei giri...-
- Che cos'hai tu? -
- C'ho i miei giri!!!!- esclamò quasi urlando.
- Sì ma non urlare! Ci sento benissimo!-
- Eh ma voi non capite! -
In effetti Gaetano non aveva chiaro a cosa l'ispettore si stesse riferendo.
- Dunque allora, vuoi spiegarti meglio?-
Torre gli si avvicinò.
- Ecco...ho fatto, beh, ho fatto fare qualche ricerca sulla nostra prof...-
Adesso si erano accese in Gaetano tutte le possibili lucette rosse.
- Torre, che hai fatto? Ma sei impazzito? Ma perché, ma come ti è venuto in mente!! -
- Eh dottò, perché ...perché qui non si era fatta più vedere, so quanto sia importante per voi e mi volevo rendere utile ecco! -
Gaetano era scioccato.
- Farò finta di non aver sentito una parola di questa conversazione, tu hai fatto pedinare Camilla? No, Torre guarda questo è veramente troppo! -
Il tono di Gaetano era abbastanza alto, gli occhi serissimi.
Rimase poi a guardare l'ispettore per qualche minuto, Torre sembrava di nuovo un bambino che stava venendo sgridato dal padre e gli fece un po' di pena.
- Allora? -
L'ispettore lo guardò perplesso.
- Allora cosa? -
- Allora, che cosa hai scoperto no? Avanti racconta! -
- Aaaah ma allora vi interessa! -
- Torre, PARLA! -
- Ecco, dalle ricerche che ho fatto, sembra che non ...voi lo sapete, che non...che non si sia messa con nessuno....il suo ex marito dal quale ha divorziato già da poco meno di un anno, adesso vive con la spagnola, lei si divide tra scuola e la nipotina...Michele Carpi...scomparso nel nulla dopo la risoluzione del caso dell'imprenditore.-

Gaetano guardava Torre come se fosse l'uomo più bello del mondo, ma ancora era presto per cantar vittoria.

- Torre, tu sei assolutamente sicuro di questo? -
- Dottò e certo, mi sono mai sbagliato io? -
Va bene, meglio non rispondere a quella domanda, comunque adesso Gaetano era decisamente più sollevato e, non osava di certo sperarlo, ma forse magari, nel profondo, poteva ancora sperare in qualcosa.
- Va bene Torre...e grazie, anche se non dovevi farlo...-
- Voi sapete che sono sempre ai vostri ordini dottò -
- Sì, ma questo ordine non te lo avevo dato io...-
- E vabbè, dottò, come si dice, "non stiamo a guardare l'ago nell'uovo"-
- Si dice "il pelo nell'uovo" -
- Ma come, c'è un pelo nell'uovo dottò? -
- No Torre, non c'è un pelo nell'uovo ma si dice "guardare il pelo nell'uovo" oppure "cercare un ago in un pagliaio..."-
- Dottò...non vi seguo...-
- Va bene lasciamo perdere dai. -

Ora lasciare l'ufficio e tornare a casa non sembrava più una cosa così difficile.
Non sapeva se Camilla lo avesse aspettato, e non osava sperare in una cosa del genere, ma almeno non c'era nessuno nella sua vita e aveva effettivamente divorziato da Renzo.
Ovviamente c'erano problemi, anche nella sua vita, ma in questo stato di cauta positività, accettò di farsi accompagnare a casa da Torre con la volante.

OoOoOoOo




Il pomeriggio con la nipotina a casa di Renzo e Carmen era passato abbastanza velocemente, Camilla ogni tanto guardava fuori la finestra per controllare la situazione, tanto vedeva tutto benissimo da lì, e tra un gioco e l'altro, con la coda dell'occhio, quando erano circa le cinque, si accorse che le tende di casa di Gaetano non erano più chiuse.
Fu un attimo, le voci intorno a lei sparirono e si avviò verso la finestra per accertarsi di quello che vedeva.
Sì, le tende erano sicuramente aperte, e siccome quando era entrata col portiere il giorno prima non lo erano, qualcuno adesso era dentro quella casa.Si voltò verso gli altri che la stavano chiamando senza però ricevere risposta.
- Mi dispiace, io devo andare...ci vediamo stasera Livietta, io...adesso devo proprio scappare...-
Tutti la guardarono straniti, mentre lei riattaccava il collare a Potty per portarselo via, sapevano che qualcosa doveva essere successo all'improvviso ma onestamente nessuno aveva la più minima idea di cosa fosse.
Dopo aver pronunciato quella frase Camilla sembrava aver preso la rincorsa.
- Allora, ci vediamo dopo Livietta ok? Renzo, Carmen grazie per l'ospitalità a presto!-
Lo aveva detto tutto d'un fiato ed era corsa giù per le scale come se dovesse scappare da un incendio.
Era poi entrata nel suo portone e non aveva neanche aspettato l'ascensore, stava salendo le scale a due a due per arrivare prima.
Si ritrovò sul pianerottolo di casa sua con il fiatone e persino sudata mentre Potty dopo averla guardata, si era girato verso la porta di Gaetano abbaiando una volta.
- No un attimo Potty, non posso andarci così, sono un disastro, con calma, basta andare a ricompormi un secondo, tanto non ci scappa più stavolta.-
Anche se aveva questa consapevolezza, appena entrata in casa si precipitò in bagno seguita da dal cane.
- Che ne dici? Come mi vedi? Sono vecchia vero? Guarda che occhiaie, devo coprirle in qualche modo...-

Lo sapeva che Gaetano, per qualche strano e oscuro motivo,la considerava la donna più bella del mondo, ma quello valeva fino a un anno prima. Chissà cosa era successo nel frattempo.
- No adesso basta...è inutile continuare a pensarci, andiamo e fine della situazione! Potty mi raccomando, ti lascio a controllare la casa! -
Il fedele cagnolino le rispose alzando la zampa mentre la guardava uscire.


Per un attimo, chiudendo dietro di sé la porta di casa sua, si rivide quella notte, quando in pigiama e a piedi nudi si era recata per la prima volta da lui con l'intento di chiedergli una camomilla.
Quante volte aveva ricordato quei momenti, li aveva rivissuti nei suoi sogni rimpiangendo ogni minuto.
Ed ora, anche se con una consapevolezza diversa, si sentiva ancora in quello stesso modo.

"La lontananza, ravviva il rapporto, lo sai bene"

Erano state queste le parole di sua madre una volta, e per quanto le riguarda, la lontananza le aveva fatto capire quanto teneva a quell'uomo che ora finalmente era di nuovo lì, a pochi metri da lei, separato da un muro.
Fece un respiro profondo cercando di calmare il cuore che le batteva all'impazzata chiuse gli occhi e suonò.
Passarono pochi secondi e poi sentì dei passi veloci avvicinarsi alla porta che si aprì solo a metà.

- Sì, desidera? -
Camilla aveva l'espressione di chi ha visto un fantasma.
Ad aprire la porta non era di certo arrivato Gaetano, anzi.
Davanti a lei c'era una giovane donna, molto bella, probabilmente di poco più di trent'anni, che la guardava con un'aria curiosa.
- Ah scusi non...devo aver sbagliato...- poi ripresasi dallo shock iniziale continuò- pensavo che qui ci abitasse ancora il vicequestore Berardi...-
- Ah no, non si sbaglia è casa sua,- disse la donna aprendo di più la porta.
Camilla non poté non notare l'evidente pancione che sbucava dalla salopette e i suoi occhi caddero proprio lì.
Qualcosa non andava...qualcosa non tornava...non poteva andare...
La donna la guardò con aria curiosa prima di capire che era il suo stato a interessare la signora sconosciuta che aveva suonato alla porta.
- Eh lo so è molto grande...- disse sorridendo mentre con la mano sinistra, sulla quale splendeva una bellissima fede, accarezzava la sua pancia.

Non aveva mai provato la sensazione di morire, neanche dopo l'incidente in macchina o quando le avevano sparato, ma Camilla era convinta che quello che stava sentendo in quel momento gli si avvicinasse pericolosamente.
- Posso, chiederle chi è lei? Penso cercasse Gaetano mi sbaglio? E' andato in commissariato, sa, siamo arrivati oggi ma aveva bisogno di sistemare subito alcune faccende lì - continuò la sconosciuta sorridendo cortesemente.
La domanda la prese in contropiede.

Chi era lei?
Come poteva definirsi?

- Sono...sono Camilla Baudino una...vecchia amica di Gaetano e abito proprio qui di fronte..e...e..niente, volevo salutarlo dato che è un anno che non ci vediamo...-
Mentre parlava non riconosceva il tono della sua voce.
La donna la guardò con aria interrogativa scrutandola da capo a piedi.
- Ah quindi lei abita qui di fronte, molto piacere, io sono Sabrina...- disse porgendole la mano fermandosi un attimo prima di continuare allargando di più il sorriso - Sabrina...Berardi -

Non si ricordava molto bene il resto della conversazione, aveva il vago sentore di aver sentito dire da quella donna qualcosa che sembrava un "Quando torna a casa Gaetano gli dirò che la sua amica Camilla è passata!"
Poi finalmente aveva potuto dileguarsi ed entrare in casa, anche se non aveva mosso un passo dalla porta. Anzi, le si era accasciata contro finendo poi a sedere per terra con il fedele Potty che le era saltato in braccio.
Mentre lo stringeva non aveva neanche la forza respirare, tentava nella sua testa di razionalizzare mentre sentiva di nuovo le parole di Francesca.

"Guarda che, se non te lo prendi tu, se lo prende qualcun'altra"



Ve lo avevo detto che mi piaccono i cliffhanger? :D Ah no? Scusate!
Mi sa che "posso spiegare non è come sembra" non funziona eh?
Dunque, prima di tutto per questo capitolo devo dire che mi è piaciuto immensamente scrivere il dialogo tra Torre e Gaetano, non so perché ma è stata la cosa che ho scritto più in fretta e di getto.
Per il, colpo di scena...beh, tutto può succedere, niente è come sembra, ci sarà la sorpresa finale e chi più ne ha più ne metta. Lo so, sono a quattro capitoli prologo compreso e loro non si sono ancora visti, ma finalmente si rivedranno nel prossimo capitolo. Ora, quello che succederà poi non lo garantisco.
Grazie per aver letto fin qui e sono pronta a prendermi gli urli per questo finale di capitolo.
No, veramente, qualsiasi tipo di review è bene accetto, grazie ancora per tutto l'incoraggiamento che mi date sempre.

E quindi, beh, ci vediamo Domenica prossima!!!
 
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