Ok, ho deciso di postarla anche qui per due motivi fondamentali.
Il primo è che anche se non riesco a passarci spesso, questo forum mi piace moltissimo e secondo è che qui magari riesco a spiegare un pochino di più cosa c'è dietro questa fan fiction e come è nata.
In ogni caso la genesi è che ovviamente non mi è piaciuta la fine, e avrei voluto un Gaetano che un pochino si allontanasse da Camilla...poi mentre scrivevo è uscito tanto di più di quello che avevo originariamente pensato che da una oneshot è diventata una cosa che ho dovuto dividere in capitoli e che non è ancora finita.
Però fino al sette sono già scritti quindi per un po' se vi va, li avrete tra i piedi. Vi posto come anche ho fatto sull'EFP, sia l'intro che il primo capitolo.
Il secondo verrà messo Domenica sera.
Buona lettura per chi vorrà cimentarsi!
A volte serve allontanarsi da chi si ama per diventare più forti e a volte, perdere qualcuno che si è sempre dato per scontato, può portare a fare chiarezza sui propri sentimenti.
Però non è detto che si sia ancora in tempo per tornare indietro.Prologo
Looking inside myselfEra luglio.
Ma in realtà per lui poteva essere qualsiasi altro mese dell'anno, non avrebbe fatto alcuna differenza.
Era già luglio.
E proprio in quel periodo, nell'appartamento di fronte al suo, la voce di una vivacissima neonata riempiva le notti in cui non riusciva a chiudere occhio.
Luglio...
A luglio sarebbero stati stati sette mesi dalla notte che aveva cambiato la sua vita illudendolo che forse, anche se non era più un ragazzino, l'amore, quello con la A maiuscola, aveva letteralmente bussato alla sua porta dandogli una possibilità di cominciare a vivere.
Ma ovviamente si era sbagliato.
Avrebbe dovuto capirlo, aspettarselo.
In fondo non era la prima volta che riceveva un rifiuto da lei, ormai era un' abitudine, però adesso, a causa di tutto quello che c'era stato prima, la botta era arrivata talmente forte da rintontirlo e non fargli comprendere con chiarezza cosa stesse succedendo.
Si ricorda il cervello in tilt che tenta di mettere a fuoco quello che lei gli sta dicendo, o meglio sta dicendo a loro, a lui e a Renzo, in un corridoio di ospedale davanti ad una macchinetta del caffè.
Si ricorda aggettivi come "sola", "libera", "indipendente".
E poi, l'interno della stanza di Carmen e Livietta, dove per la seconda volta, gli venne chiesto chi era.
La sua mente, in pochi secondi, aveva cercato disperatamente una risposta, sebbene nel fondo del cuore lui sperasse che Camilla rispondesse a quella domanda.
Ma lei era già impegnata a fare la nonna libera, e se aveva sempre considerato lui come ultima ruota del carro prima, figuriamoci adesso.
E così era uscito quel"amico adottato", confermato dal sorriso della sua prof.
Quel sorriso che tanto amava ma che in quell'istante lo aveva trafitto al pari di una spada affilata, non avrebbe saputo descrivere il dolore dilaniante che gli aveva mozzato il respiro.
E pensare che la sera stessa, mentre da solo in casa affogava nell'alcol quel senso di sconfitta e solitudine, lei lo aveva persino cercato.
Il telefono era squillato e non sentendosela di rispondere era partita la segreteria.
Eccola lì, con quella voce che aveva sentito mille volte e della quale conosceva ormai le più minime sfumature.
La stessa voce che gli diceva che voleva vederlo.
E lui quel tono lo aveva riconosciuto benissimo.
Solo che lei non poteva dire che non erano una coppia, aggiungere che voleva fare la nonna libera e poi cercarlo di nuovo!
Non si era nemmeno disturbata a contestare la sua risposta in ospedale, eppure adesso lo voleva?
"Amico adottato".
Ma da quando si adottano gli amici?
Si adotta un cane, un gatto, ma sicuramente non si adotta un vicequestore.
Più ci pensava e più non capiva come gli fosse venuto in mente di presentarsi in quel modo.
Forse era stato solo un rocambolesco tentativo di sentirsi parte di quel quadro...ma a chi voleva darla a bere?
Lui in fondo non ricopriva nessun ruolo, non aveva una ragione per stare in quella stanza.
Aveva sperato, pregato, dato tutto sé stesso senza risparmiarsi in quella che lui credeva fosse una relazione che sarebbe diventata la più importante della sua vita, ma che invece alla fine per lei non era altro che un modo per uscire da un periodo estremamente negativo, un modo per riprendere le forze e poi continuare da sola.
O magari più avanti con Renzo, o con quel Michele Carpi.
Chi può saperlo.
L'unica cosa di cui adesso era sicuro è che Camilla avrebbe messo tutti, forse persino il loro portiere, prima lui.
No, decisamente Gaetano non faceva parte di quella famiglia, e Camilla non avrebbe mai fatto parte della sua.
Quella foto che continuava a guardare ogni sera, che pochi mesi prima aveva quasi azzardato a sperare potesse diventare realtà, sarebbe rimasta solo una foto.
Tre volti che gli sorridevano, una donna, un uomo e un bambino, un ritratto perfetto.
E pensare che in un angolo del suo cuore, una parte ancora più nascosta di lui si era persino illusa che un giorno, i volti sarebbero diventati quattro...
Basta, basta, si stava facendo del male da solo e doveva smetterla, ecco perché non aveva risposto alla chiamata di lei.
Lo sapeva che non poteva stare senza Camilla, ma aveva anche capito che lei poteva invece fare benissimo a meno di lui e questa situazione doveva cambiare.
La amava troppo per pensare di perderla ma d'altra parte non poteva annullarsi per lei, lasciarle fare e decidere qualsiasi cosa.
Perché questo aveva fatto soprattutto nell'ultimo periodo in cui erano stati insieme.
Aveva il terrore che lo lasciasse e mentre da una parte tentava di cercare conferme, a volte anche in modo un po' troppo ossessivo, dall'altra si scusava appena poteva perché non avrebbe sopportato che lei si allontanasse a lui.
A quanto pare invece si era allontanata lo stesso, quindi alla fine tutto il suo impegno era stato inutile.
Aveva tanto da darle, ma forse quel tanto era diventato troppo e lui non era stato capace di calibrarlo?
Non lo sapeva, e soprattutto non capiva neanche perché dovesse sentirsi come se quello che era successo fosse colpa sua.
L'unica maniera di ristabilire un equilibrio era quella di allontanarsi, non doveva vederla, in qualche modo doveva sparire e quindi, se nei giorni immediatamente successivi aveva accuratamente evitato di incontrarla anche solo in cortile o sulle scale, perché il rifiuto di lei lo aveva ferito quasi mortalmente, ora aveva realizzato che la cosa migliore era continuare su questa linea e che loro non si vedessero proprio più, almeno per un po'.
Ma per farlo aveva bisogno di andar via da lì, da una casa che parlava di lei, che profumava di lei in ogni angolo.
Gli sarebbe costato tantissimo e stava mettendo sul piatto tutto, ma d'altronde ormai non aveva più nulla da perdere.
Sapeva cosa avrebbe dovuto fare, doveva solo trovare il modo per farlo.
OoOoOo
Luglio era un mese che le piaceva molto.
Le scuole erano finite, lei riusciva a dedicarsi a qualcosa che non fossero i suoi studenti, e proprio in quel luglio, con l'arrivo il mese prima della nipotina, era sempre indaffaratissima tra pappe e pannolini, intenta ad aiutare una veramente troppo giovane Livietta in un compito che persino per lei, quando di anni ne aveva trenta e passa, era stato duro.
Il tempo per pensare era poco, un bambino è come un uragano e cambia tutti i ritmi dei componenti della famiglia.
Oltretutto, quando arrivavano a casa a trovarli anche Renzo e Carmen con il piccolo Lorenzo e i due bambini decidevano di non cooperare con i loro genitori, i decibel si alzavano pericolosamente rendendo poi tutti ancora più esausti.
Alla sera si buttava sul letto quasi a peso morto con Potty sempre al suo fianco, e solo quando chiudeva gli occhi sentiva una specie di dolore sordo, un senso di vuoto, qualcosa che, anche se era veramente sfinita, non le permetteva di riposare serena.
Ogni tanto si voltava a guardare il cellulare durante quei momenti.
Ogni tanto, ma solo ogni tanto, rileggeva quel "Batti un colpo" e sentiva una fitta al petto.
Non aveva avuto il coraggio di cercarlo più dopo quel giorno.
Era giusto, voleva rimanere da sola, lo aveva detto persino lei.
Ma nella sua testa, questo non implicava il non vedersi; ingenuamente la sera stessa al ritorno dall'ospedale, gli aveva telefonato lasciando un messaggio in segreteria e aspettandosi che come ogni volta, lui la richiamasse.
Stavolta però Gaetano non si era fatto sentire e da allora sembrava facesse l'impossibile per evitarla.
Sapeva di essersi andata a cacciare in una situazione difficile, oltretutto Michele si era persino rifatto vivo chiedendole di vedersi, ma dopo la risoluzione del caso, quando l'ansia del cercare il colpevole aveva fatto calare l'adrenalina, lei lo aveva visto per quello che era, e la nebbia provocata dal ricordo del "primo amore" si era diradata, lasciando il posto alla realtà dei trenta anni dopo.
Una realtà che solo adesso era capace di affrontare, dai problemi di mariti traditori e amanti incinte, a quelli di una figlia giovanissima ma ormai già madre e sposata con un dj che potrebbe portarsela via in qualsiasi momento per andare a vivere a Londra.
Eppure Camilla si era resa conto da sola che, se quella notte non fosse andata da Gaetano a chiedergli la camomilla, a quest'ora lei sarebbe ancora a strafogarsi di cibo piangendo abbracciata a Potty, rosa dalla frustrazione e dal risentimento senza potersi lasciare tutto questo alle spalle.
Era sempre stata abituata a non aprirsi, una persona testarda che vuole cavarsela da sola in tutto, e forse proprio per questo era stato molto difficile, una volta avuto il tempo di riflettere, dover ammettere che se aveva superato uno dei momenti più oscuri della sua vita era stato proprio grazie alla presenza del vicequestore.
Neanche lei sapeva come fossero arrivati a questo punto, come da quell'idillio dal quale aveva paura di svegliarsi, fosse passata al desiderio di allontanarlo, di starsene da sola.
Sapeva solo che ora le mancava.
Le mancava ridere con lui, investigare con lui, passeggiare sotto la pioggia e baciarsi incuranti degli occhi della gente in mezzo ad una piazza.
Le mancavano le sue camicie e le sue felpe, quelle che metteva sempre quando andava a casa sua perché adorava venire avvolta dal suo profumo, anche se ovviamente a lui non lo aveva mai detto.
Aveva bisogno di rivedere quegli occhi che in ogni singolo istante in cui si posavano su di lei, le facevano provare un brivido e sentirsi come se fosse la donna più bella del mondo, l'unica per cui valga la pena vivere.
Ma Camilla era molto orgogliosa, e non sapeva chiedere scusa per prima o tornare indietro sui suoi passi.
Ammettere di essersi sbagliata era una cosa che non faceva mai e aveva sperato che, come ogni altra volta, lui avrebbe fatto la prima mossa, ma il tempo passava e anche se viveva di fronte a lei, Gaetano sembrava un fantasma, era scomparso.
Questa situazione non sarebbe potuta andare avanti ancora per molto, avrebbe fatto qualcosa lui, ne era certa, era solo questione di tempo.
Però era lei che voleva rimanere da sola, e lui aveva sempre rispettato, anche troppo, tutte le sue richieste.
Non aveva più nessuna certezza.
Ed era così che si addormentava la notte, con quella sensazione di inquietudine e un peso sul cuore.
OoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoO
Capitolo uno
Away from youQuella telefonata era arrivata come una salvezza.
Era nel suo ufficio quando Torre gli aveva detto che lo cercavano da Roma per un caso che avrebbero voluto svolgere con l'aiuto dell'ex vicequestore del commissariato Trevi/Campo Marzio.
La faccia del fidato amico ispettore era velata da una smorfia, lui Roma la aveva lasciata per tornare a lavorare con il suo vicequestore preferito, e sinceramente non era affatto contento della piega che stava prendendo quella storia.
Gaetano prese il telefono e dall'altra parte, la voce dell'uomo che aveva preso il suo posto a Roma, tale Paolo De Matteis, che Gaetano conosceva solo dalle descrizioni di Torre, dopo una brevissima presentazione, aveva cominciato a spiegare la situazione.
Si trattava di individuare una cellula di criminali che agivano a Roma e che erano affiliati ad un clan mafioso il cui quartier generale si trovava al Sud.
Finora c'erano stati svariati omicidi legati a questo caso che continuava ad andare avanti da mesi senza sbloccarsi perché l'omertà generale non permetteva di individuare la localizzazione dei capi di questa cellula.
Il questore di Roma voleva risposte e aveva preteso che, poiché si erano ormai impantanati, chiamassero aiuti esterni.
E chi avrebbe potuto aiutarli se non Gaetano Berardi, colui che addirittura aveva avuto un trascorso all'estero e vantava ancora adesso la più alta percentuale di risoluzioni di casi di omicidio in carriera?
Oltretutto, era anche stato vicequestore proprio a Roma, quindi conosceva la città e probabilmente aveva ancora svariati agganci da poter utilizzare.
Così De Matteis, un po' ormai stanco del protrarsi della situazione, un po' evidentemente frustrato dal non essere riuscito a sbrogliare il caso da solo, aveva risolto di chiamare Gaetano per spiegargli tutto e chiedere la sua assistenza.
Non avrebbe dovuto lasciare il lavoro di Torino, al suo posto sarebbe andato un sostituto temporaneo finché il caso di Roma non fosse risolto.
Alla sua conclusione, sarebbe potuto tornare a riprendere la sua attività.
Per una volta, Gaetano non si lasciò scappare l'occasione, e anche se Roma gli portava alla mente miliardi di ricordi dolci e amari, accettò la proposta e assicurò che sarebbe andato il più presto possibile forse anche verso la fine di quella settimana.
Dopo aver messo giù il telefono sentiva che il destino gli stava dando un'opportunità e l'unica cosa che gli fece male, fu vedere il volto di Torre che lo guardava come un animale ferito.
- Dottò...ma allora ve ne andate?-
La voce dell'ispettore era spezzata, Gaetano era quasi convinto che si sarebbe messo a piangere.
- Torre, ascoltami, non è per sempre, mi hanno chiesto aiuto da Roma e tu lo sai benissimo che io ho bisogno di allontanarmi da qui, questa è una buona occasione per me e non posso lasciarmela sfuggire.-
Torre guardava per terra, sembrava un bambino che ascolta i rimproveri del padre.
- E...non posso venire con voi?-
- Torre ma che cosa dici? Prima di tutto sei sposato e questo significherebbe allontanarti da tua moglie per dei mesi, e poi non sarà per sempre, quando il caso sarà risolto io tornerò. Inoltre...- Si avvicinò all'amico sorridendo e mettendogli una mano sulla spalla.
- Se non ci sei tu qui a far andare avanti la baracca, io non me ne posso andare tranquillo. Arriverà un sostituto temporaneo è vero, ma io mi fido solo di te e lo sai, il commissariato finché io sono a Roma, lo affido a te, se venissi con me come faremmo?-
Era evidente che quella dimostrazione di fiducia e di amicizia aveva colpito l'ispettore più di quanto lui si aspettasse. Aveva gli occhi lucidi è vero, anche perché con gli anni che passano era diventato molto più sensibile, ma aveva capito la situazione e avrebbe fatto di tutto pur di aiutare Gaetano.
- State ancora molto male, è vero?-
Il sorriso non mutò, ma Torre vide che non toccava più gli occhi. Era un sorriso triste, rassegnato.
- Vuoi la verità? Sì, molto, ed è anche per questo che ho bisogno di cambiare aria. Ti ricordi quello che ti dissi tempo fa riguardo a Camilla? -
- Che voi senza di lei non ci sapete stare?-
Gli occhi del vicequestore ora fissavano un punto imprecisato dietro Torre.
- Esattamente, ho deciso che devo riuscire a farcela da solo, e devo allontanarmi da lei per ritrovare il mio equilibrio. E' vero che ho paura, lei ha deciso che vuole rimanere da sola adesso ma non è detto che Renzo, o quel Michele non possano portarmela via mentre io sono a Roma, però se continuo a stare accanto a lei, nulla cambierà in qualsiasi caso. Sto rischiando di perdere la mia possibilità, lo so, ma il destino in qualche modo ci ha sempre fatto rincontrare e in ogni caso, se devo continuare solo ad essere solo un "amico adottato", preferisco non essere nulla. Mi sto giocando tutto per l'ultima volta, se va male ora, mi metterò l'anima in pace. E poi che ne sai, magari a Roma mi innamoro e decido di rimanere lì... - finì con un sorriso divertito.
Torre invece fece una faccia terrorizzata.
- Poi però mi chiamate lì vero? -
La risata di Gaetano per la prima volta in parecchie settimane riempì l'ufficio. Abbracciò l'amico ancora ridendo.
- Ma come farei senza di te, Torre! Facciamo così, se mi innamoro chiamo te e signora e vi faccio venire a Roma, va bene? Siete la mia squadra dopotutto-.
I giorni immediatamente successivi passarono molto velocemente. Gaetano era immerso nei preparativi per la sua partenza ma stava sempre assolutamente attento ad evitare Camilla.
Aveva deciso di farle sapere che sarebbe andato via, ma solo a cosa fatte. Non ce la faceva a parlarle perché sentiva che se la avesse vista, se avesse guardato in quegli occhi castani, la sua risoluzione sarebbe crollata come un castello di carte.
Per cui fece in modo di uscire o muoversi sempre in orari in cui non vedeva la sua macchina parcheggiata, segno che non c'era.
Il destino volle però che proprio il giorno della sua partenza, mentre stava tornando dal fioraio, incontrasse sulla via del loro condominio Livietta con la piccola Camilla, che invece stavano andando a fare una passeggiata al parco.
OoOoOoO
Ancora non aveva chiamato.
Erano passate settimane e lui ancora non chiamava e non riusciva neanche a incrociarlo in cortile o sulle scale.
Sembrava veramente come se non ci fosse e la cosa la stava facendo impazzire.
Dall'aspettare che lui si facesse sentire, era passata al darsi della deficiente in ogni momento in cui se ne stava sola, a chiedersi perché aveva detto quella frase infelice il giorno della nascita della sua nipotina.
Stava diventando una situazione insopportabile.
In tutto quel periodo non aveva fatto altro che guardare lo schermo del telefono saltando ad ogni notifica di messaggio.
E poi sempre nel cellulare, aveva ritrovato quella foto.
Era un selfie che lui aveva a tutti costi voluto scattare di loro due davanti alla fontana, poco prima di andare da Torre per l'omicidio di Nancy Saracco.
Avevano entrambi un sorriso così felice lì da sembrare due quindicenni innamorati.
A lei i selfie non piacevano per niente, oltretutto era sicura di uscire malissimo in quelle foto fatte con i cellulari, eppure lì, con la testa appoggiata alla spalla di lui, si vedeva bella come non mai. E lui, beh, lui era talmente stupendo da toglierle il fiato.
Se lo era stampato, quel selfie, e lo teneva dentro il primo cassetto del comodino,insieme al messaggio che lui aveva mandato con le margherite che le erano arrivate a scuola.
Come aveva fatto a non accorgersi di quello che aveva?
La sua amica Francesca una volta le aveva detto che se non se lo prendeva lei, se lo sarebbe preso qualcun'altra.
Questo pensiero adesso la terrorizzava, e se lui non le stava rispondendo perché magari durante qualche caso aveva incontrato una donna?
Si era resa conto che il "vi voglio molto bene" detto a quelli che erano effettivamente i due uomini più importanti della sua vita, era stato un errore.
Non avrebbe dovuto metterli sullo stesso piano, era vero che lei nonostante tutto voleva molto bene a Renzo, ma sicuramente poteva astenersi dal fare certe dichiarazioni alla presenza di entrambi.
Aveva commesso una leggerezza imperdonabile e se ne era accorta solo a posteriori, quando alcuni giorni dopo, aveva chiarito con Renzo tutta la situazione.
Si erano incontrati casualmente un pomeriggio, quando Renzo stava portando Lorenzo a fare la passeggiata, e Camilla era con la nipotina, così, mentre entrambi spingevano le rispettive carrozzine, erano riusciti a parlare dicendosi tutto quello che tenevano dentro, senza rancore.
Lei aveva capito che Renzo avrebbe sempre fatto parte della sua vita, era il padre di sua figlia e venti anni di matrimonio non si cancellavano in un soffio, ma allo stesso tempo, quello che era successo la aveva cambiata e anche se li legava e li avrebbe sempre legati un affetto grandissimo, l'amore non c'era più.
A quanto pare però Renzo lo aveva già accettato. Le disse che dopo quella chiacchierata all'ospedale aveva compreso che nulla sarebbe mai potuto essere lo stesso.
Il "vi voglio bene" detto quel giorno gli aveva fatto capire che ormai il loro matrimonio si era concluso.
E poi erano finiti a parlare di Gaetano, con grande sorpresa di Camilla, perché Renzo aveva voluto scusarsi. Si era accorto che probabilmente, il suo intromettersi nella vita di lei e Gaetano aveva causato a Camilla una insofferenza che si era poi tramutata in un desiderio di volersi allontanare da entrambi.
Quel giorno con Renzo aveva segnato una svolta importante per lei, ricordava ancora ogni parola.
Stavano spingendo le carrozzine in silenzio quando ad un tratto Renzo aveva cominciato a parlare.
- Lo..lo so che ti ho fatto molto male, e so anche di essere stato molto egoista a non voler rinunciare a te, a tentare di riconquistarti quando l'unica cosa che avrei dovuto fare era chiederti perdono in ginocchio e lasciare che tu ricominciassi a fare la tua vita.-
Quell' uscita la aveva spiazzata. Lo stava guardando come non faceva ormai da tempo mentre Renzo sembrava un fiume in piena che neanche la sua balbuzie poteva fermare.
- Tra..tra di noi rimarrà sempre un grande affetto, ma voglio dirti che ho deciso di non intromettermi più nella tua vita, niente più telefonate per chiederti delle pasticche o visite non annunciate a casa tua per un milione di motivi diversi. Ho deciso che non voglio confondere mio figlio più di quanto non lo sarà già quando dovrò spiegargli che la bambina che gioca sempre con lui in realtà è sua nipote. E..de, desidero che questa famiglia allargata rimanga serena. Come dire, depongo le armi, penso che ti amerò per sempre, ma so anche che come tu hai ben detto, questo sentimento non è ricambiato e quindi invece di allontanarti di più da me con la mia insistenza, mi accontenterò di fare con te il nonno della nostra adorabile nipotina. E poi voglio dire, guardaci, ma che nonni fantastici siamo? Alla fine non saremo marito e moglie, ma una coppia di super nonni di certo, non ti pare?-
Aveva finito di parlare mentre guardava i bimbi che ancora non sembravano volersi addormentare, con un sorriso dolce che le faceva un po' ricordare il vecchio Renzo ormai sepolto da anni.
E anche lei per la prima volta si era sentita in pace, finalmente.
Almeno una situazione era risolta.
Stava per aprire bocca quando lui continuò.
- Però Camilla, proprio perché ti voglio bene, anche se ammetto che mi brucia da morire quello che stai per sentire...sei sicura che quel discorso fatto in ospedale riguardasse sia me che il tuo..che Gaetano?-
La domanda la sorprese. Se lo era chiesto spesso anche lei, ma mai avrebbe pensato di sentirsi fare questo discorso da Renzo.
- Ricordati sempre che negherò tutto ciò che sto per dire fino all'ultimo dei miei giorni, - si fermò un attimo e poi riprese - quando c'è stato il caso di quel...quel tipo lì, Michele, io e Gaetano ci siamo trovati, come dire, nella stessa barca ed è stato in quel momento che..che ho capito quanto lui tenesse a te. Io l'unica cosa che sapevo fare era pensare ad un modo per allontanare questo tuo primo amore mentre lui ripeteva che questa cosa riguardava solo te e Michele. Pensa -ride – che per la prima volta, ho chiamato Michele "intruso" mentre parlavo con Gaetano. Non era lui l'intruso, era Michele. Avevo già accettato che Gaetano facesse in qualche modo parte della tua vita e ora l'intruso era un terzo elemento.-
Si erano fermati a sedersi su delle panchine mentre facevano dondolare leggermente le carrozzine per cullare i neonati.
- Avevo persino tentato di insinuare il dubbio in Gaetano che tu con quel Michele la notte dell'omicidio ci fossi veramente stata, cosa che lui invece non aveva neanche preso in considerazione. E in quel momento mi è stato tutto chiaro. Gaetano ti girava intorno da quando Livietta aveva sette anni, ed era ancora lì ad aspettare, a credere in te e metterti prima di tutto il resto. Lo so che tu dieci anni li vali tutti, ma mentre lo guardavo provavo un misto di invidia per la sua tenacia e pena, perché se è vero che eravamo nella stessa situazione in quel momento, io ho passato venti stupendi anni con te che ricorderò per sempre, lui invece solo qualche mese in cui peraltro, aveva avuto anche tutta una serie di problemi legati alla nostra complicata situazione, senza parlare di quella di Livietta.- continuava - Ho anche provato farlo cedere dicendo che ti vedevo più bella in quei giorni dandone il merito al tuo rincontro con Michele, per farlo preoccupare, ma la realtà è che tu eri rifiorita proprio dopo che avevate cominciato..qua..qualsiasi cosa ci fosse tra voi. Eri splendida, e sapere che non ero io a renderti così mi aveva incattivito a tal punto da volere che anche lui provasse un po' di quello che stavo provando.-
Camilla continuava a fissarlo ed era passata da un misto di rabbia per aver saputo cosa Renzo aveva tentato di fare, ad amarezza, perché probabilmente lei con il suo comportamento a volte ambiguo aveva contribuito a creare quella situazione.
Anche lei si era accorta che aveva ricominciato a sorridere solo dopo quella fatidica notte in cui era andata a chiedere al suo vicino la camomilla galeotta. Aveva ritrovato il piacere di dormire abbracciati, risvegliarsi con un sorriso sentendo il battito del cuore di lui, anche perché tanto finiva sempre col dormirgli addosso. E alla fine del discorso di Renzo, si era fatta avanti prepotente una sensazione che non aveva mai provato prima, la consapevolezza che Gaetano nonostante tutto non aveva mai dubitato di lei, che la conosceva così bene da sapere che lei avrebbe messo a repentaglio anche la sua libertà per fornire un alibi a qualcuno se era convinta della sua innocenza. Di nuovo, sentì lo stomaco chiudersi al pensiero che Gaetano, a differenza di Renzo, non voleva intromettersi tra lei e Michele perché quella era una questione che non lo riguardava.
Il suo vicequestore la aveva sempre lasciata libera, ma aveva ragione chiedere conferme di cosa erano dato che per dieci anni si era visto mettere sempre da parte.
E lei che aveva fatto come risposta? Lo aveva messo al pari di Renzo affermando che voleva rimanere da sola.
Eccola, adesso era sola, e sentiva che una parte di vita le mancava completamente, come se fosse un involucro vuoto.
- Renzo..-
- No Camilla aspetta, fammi finire. Tutto questo era per dirti che è vero che la nostra famiglia è incasinata e molto allargata. Ma se la devi allargare di più...ecco a questo punto io, come ex marito e spero anche amico, ti inviterei a riflettere su chi far entrare . Se non posso esserci più io accanto a te, vorrei vedere lì qualcuno che ti rendesse felice e a malincuore ammetto che questo compito sia riuscito a svolgerlo in modo eccellente solo una persona....poi, la vita è tua e quindi de..decidi secondo i tuoi sentimenti..-
C'era solo un uomo che la conosceva più di Renzo, ma siccome in quel periodo quell'uomo lei non riusciva a vederlo, quando il suo ex marito finì il lungo monologo, lei non poté far altro che abbracciarlo ringraziandolo. Sia per la sincerità che per i consigli.
Rimasero abbracciati per un po' mentre i due neonati nelle carrozzine avevano finalmente preso sonno.Quel pomeriggio aveva chiarito tante cose, dopo l'abbraccio, lei con gli occhi un po' lucidi e anche imbarazzata, gli aveva detto che Gaetano non si faceva più vedere e sentire e il suo ex marito le aveva assicurato che in caso lo avesse rivisto, la avrebbe avvertita così da bloccare il vicequestore e finalmente sistemare tutto anche con lui.
Non avrebbe mai pensato che sarebbe riuscita a creare un così bel rapporto con Renzo. Questo un pochino le dava la speranza che forse sarebbe riuscita ad aggiustare tutto anche con Gaetano, ammesso che lui riapparisse. Solo che i giorni passavano e di lui neanche una traccia.
Più il tempo correva e più aveva voglia di andare a bussare a quella porta, però la sua insicurezza la bloccava. Si era chiesta se non avesse oltrepassato il numero massimo di volte in cui un uomo potesse venire rifiutato, aveva paura di andare lì e vedersi chiudere la porta in faccia.
E non lo avrebbe sopportato.
Ironico, in dieci anni per la prima volta probabilmente si sentiva come si era sempre sentito Gaetano ad ogni suo rifiuto. Era una sensazione orribile e più ci pensava, più temeva che questa volta lui non la avrebbe perdonata.
Luglio ormai volgeva al termine, Livia era fuori con la piccola Camilla e lei era in casa, sdraiata sul divano con Potty in braccio.
- Che faccio Potty? Che cosa devo fare? -
Ma questa volta Potty non le rispose perché era ben più interessato a riempire il suo pancino, per cui tentava di attirare la sua attenzione verso gli adorati croccantini.
A lei invece inspiegabilmente era persino passato l'appetito, proprio lei che di solito non faceva altro che mangiare biscotti quando si sentiva giù.
Sarà stata la bambina, le notti in bianco e questa ansia per la sua situazione col vicequestore ma ultimamente la sua condizione fisica lasciava molto a desiderare.
- Va bene tesoro, dai, andiamo a darti la pappa -
Alzandosi dal divano ebbe un ennesimo capogiro ma Potty reclamava e quindi si diresse verso lo scaffale dove teneva i croccantini solo per scoprire che il contenitore era vuoto.
Non aveva neanche la macchina, ma mai avrebbe lasciato il suo Potty a stomaco vuoto, per cui risolse di andare a comprare i croccantini con l'autobus.
- Tesoro, adesso la mamma esce a comprarti la pappa, tu fai il bravo e stai attento a non far entrare i ladri d'accordo?-
Il cagnolino dopo essersi preso un ennesimo bacio, guardò Camilla andar via per poi tornare nella sua cuccia ad aspettare pazientemente il ritorno della padrona.
OoOoOoOo
-Gaetano! Ciao, è un sacco che non ti si vede!-
La voce di Livietta e quel sorriso che tanto le ricordava la bambina che aveva conosciuto più di dieci anni prima, lo avevano ridestato dal mondo in cui si era perso a pensare.
- Livietta, come stai? Anzi, dovrei dire, come state? - chiese affacciandosi sulla carrozzina a guardare la bimba dormire, un sorriso gli si dipinse sulle labbra e gli occhi si illuminarono.
- Bene, noi stiamo bene, sempre di corsa ma alla fine con mamma che mi aiuta è tutto più facile -
Se sentire un riferimento a Camilla avesse scosso il vicequestore Livia questo non lo era riuscito a percepire, certo è che non era stupida e aveva capito che qualcosa era successo.
Sua madre da quando la piccola Camilla era con loro le sembrava ancora più attiva di prima per quasi tutta la giornata, fino poi a cadere distrutta la sera sul suo letto. E lì, una volta, affacciandosi nella camera, la aveva vista sospirare e prendere in mano una foto, che qualche giorno dopo scoprì ritrarre lei e Gaetano abbracciati.
Non aveva ancora voluto affrontare quel discorso, ma nessuno le vietava di tentare di carpire qualcosa dal vicequestore.
Mentre era persa nel suo ragionamento vide l'uomo sfiorare una guanciotta della bambina che forse per il solletico, aveva fatto un piccolo sorriso.
- Vuoi provare a prenderla in braccio?- Gli chiese senza neanche sapere perché le fosse venuta quella idea.
Ma seppe di non aver sbagliato quando il volto di Gaetano cambiò espressione.
-Pensi che possa? Io non so se ci so fare con i bambini, potrei farla cadere...-
- Ma no dai è facilissimo, anche io avevo paura all'inizio...guarda -
E così prese la piccola e con molta delicatezza gliela mise in braccio mostrandogli come tenerla.
Era divertente vederlo con un bambino, le ricordava molto George la prima volta che aveva preso Camilla in braccio e si stupì nell'accorgersi di come alla fine, lei e sua madre non avessero poi gusti così differenti in fatto di uomini.
- Ciao, ma come sei bella! - le diceva con un tono talmente dolce che probabilmente avrebbe fatto sciogliere anche la donna più crudele di questo mondo.
A vederlo in quel modo, così sereno e vulnerabile, Livia sentì che sarebbe stato ora o mai più.
- Gaetano...perché non vieni più a trovarci? -
La domanda era arrivata a bruciapelo, ma non c'era recriminazione nel tono di voce di Livia, c'era solo una curiosità mista a un pizzico di tristezza? Che Camilla sentisse la sua mancanza?
- Vedi Livietta, tra me e tua madre...-
- Lo so cosa c'è...me lo disse prima che mi sposassi con George anche se io lo avevo già capito...-
L'ammissione di Livietta lo aveva sorpreso, ma non più di tanto, in fondo se la madre era una detective nata, la figlia non poteva essere da meno.
- Beh, allora tu sei più informata di me, perché se ti devo dire la verità io non so cosa ci sia tra me e lei, quando lo chiesi a tua madre, lei.. diciamo che non mi rispose. -
Va bene, questo non se lo aspettava nemmeno Livia.
Da come aveva visto stare sua madre nell'ultimo periodo non aveva alcun dubbio che fosse innamorata pazza di Gaetano, avrebbe messo la mano sul fuoco se glielo avessero chiesto. Per questo la risposta del vicequestore la aveva lasciata spiazzata.
L'ultima cosa che Gaetano desiderava, era lasciare a Livia un brutto ricordo di lui.
Voleva bene a quella ragazzina, ormai donna e mamma, come ad una nipote e non nega di aver sognato tante volte che Livietta potesse essere figlia sua e di Camilla.
Per cui non aveva intenzione di mentire, ma non voleva neanche che la colpa di tutto ricadesse solo su Camilla.
Decise quindi di parlare chiaro.
- Tua madre in ospedale, ha detto sia a me che a tuo padre che voleva rimanere un po' sola, che voleva fare la nonna libera e indipendente. E lo capisco, è uscita da un matrimonio durato venti anni, e contemporaneamente è diventata nonna, tutto in meno di un anno.
E poi c'ero io che complicavo la situazione.
A quello Livia non poté non ribattere.
-No aspetta Gaetano, tu non hai complicato nulla!-
Lui però non la fece continuare.
- Livia, tu non sai molte cose, e non sono io a potertele dire perché non spetta a me questo compito. Ma per rispondere alla tua domanda, io ho rispettato la volontà di tua madre e quindi me ne sono stato lontano, e per un po' di tempo continuerete a non vedermi perché ho accettato un lavoro a Roma e starò lì per qualche mese...- non aveva detto una bugia, in fondo non sapeva quanto ci avrebbe messo a risolvere quel caso.- in realtà stavo tornando a casa perché tra poco ho il taxi, parto oggi.-
Gli occhi già grandi della ragazza se possibile si sgranarono ancora di più.
- Ma a mamma non dici nulla? Non puoi lasciarla così!-
Un sorriso amaro sulla bocca, avrebbe voluto controbattere che non era lui ad averla abbandonata e che al contrario c'erano state in passato svariate volte in cui lui era stato "lasciato così", per dirla alla Livia, ma non era il luogo, né il momento ed era inutile recriminare, soprattutto con Livietta.
- Glielo farò sapere stai tranquilla, adesso però devo andare o il mio taxi arriva e non mi trova.-
Rimise la piccola nella culla dopo averle dato un bacio e sorrise a Livia abbracciando anche lei.
- Sarai una mamma stupenda, e anche se non sono tuo padre, mi sento abbastanza di famiglia per dirti che sono orgoglioso di te, sei la degna figlia di Camilla -
E Livia seppe che quello era il più bel complimento che il vicequestore potesse mai farle, ma aveva ancora una domanda, una ultima domanda che le premeva nel cuore mentre lo vedeva andare via.
- Gaetano! - disse prendendo il coraggio a due mani.
Lo vide voltarsi con quel sorriso che, ne era sicura,aveva fatto girare la testa a mille donne.
- Lo so che non sono fatti miei, però...tu...tu sei innamorato mia madre? -
Lo sapeva, non doveva impicciarsi, ma aveva bisogno di sentirlo.
E poi lui sorrise come mai prima, anche se quel sorriso era velato da una profonda tristezza.
- Lei, è l'unica donna che ho amato in tutta la mia vita -
Non ci fu bisogno di dire altro, Livia annuì con la testa.
- Torna presto allora! -
In quel momento il sorriso divenne quasi scherzoso e le fece un occhiolino.
- Io non potrei mai stare troppo tempo lontano da lei..-
Mentre lo guardava allontanarsi, Livietta si chiedeva che cosa potesse essere successo a sua madre, perché un uomo del genere non si trova da nessuna parte. Aveva capito che lui stava omettendo delle cose, che probabilmente c'era molto più dietro tutto quello che lei aveva solo intravisto.
Però non era il suo posto, avrebbe voluto domandare a sua madre ma non sapeva se lei era pronta per quel discorso. In fondo in realtà non era neanche stata proprio lei a dirle di Gaetano, Livia glielo aveva praticamente estorto.
Erano passati circa dieci minuti da quando aveva salutato l'uomo, che si ritrovò sua madre con il fiatone e gli occhi stralunati.
- Livietta, è andato a casa vero?-
Ed ecco qui il primo capitolo.
In teoria sento di essere stata estremamente cattiva con Camilla e continuerò ad esserlo per un po' perché non mi è piaciuto affatto il suo voler dare per scontato che Gaetano ci fosse sempre, deve sentire la sua mancanza, forse magari si sveglia.
Ho seri problemi a descrivere i sentimenti, per Gaetano ho paura di farlo troppo emotivo, per Camilla ho veramente paura di non farcela perché non riesco ad empatizzare con lei.
Spero almeno di aver tenuto i personaggi IC...
Beh, che dire, a Domenica! ^^