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Le Svolte del Destino., Long Fict.

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§ Diletta §
view post Posted on 30/1/2013, 12:41     +1   -1




Il commissario Gaetano Belardi sedeva in silenzio sul proprio divano, riflettendo al termine di una giornata lavorativa fruttuosa, come non accadeva da almeno due anni. Era rientrato a Torino da neppure ventiquattro ore, e già aveva la netta sensazione di non essersene mai allontanato. Tutto questo per lei.



La lei in questione era quella adorabile testa disordinata di ricci di nome Camilla Baudino. Il destino aveva giocato loro davvero un tiro mancino, incontrarsi dopo due anni nel bel mezzo di un omicidio, quasi che non potessero stare nella stessa città senza vedersi, era davvero meravigliosamente paradossale. Ed ora, dopo che la loro consueta cena di fine indagini era conclusa, Gaetano non riusciva a smettere di ricordare. Il sapore delle sue labbra il pomeriggio in cui l'aveva baciata per la prima volta, spaventandola a morte per di più, il calore del suo corpo snello contro di se.



Ah! Diavolo! Sarebbe finito con l'impazzire in quel modo. Era un uomo in procinto di sposarsi, e lei era una donna sposata, una madre, eppure.. qualcosa in tutto quel rincorrersi, in quel ritrovarsi vicini costantemente non lo convinceva del tutto. S'era detto che la sua era semplice deformazione professionale all'indagine, s'era detto che forse erano solo molto amici e questo li spingeva a desiderare di vedersi con regolarità, ma quello che non trovava il coraggio di dire a sé stesso era che amava Camilla nel medesimo modo in cui l'amava da tre anni a quella parte, forse anche di più.

Il giorno in cui era partito per Praga era stato come ritrovarsi in un incubo. Una nuova lingua, nuovi colleghi, nessuno tanto intraprendente e spericolato da ficcarsi nei guai ed avere bisogno di lui per essere soccorso, e niente Vermut. Non aveva toccato un solo goccio del suo liquore preferito, non sarebbe stato lo stesso senza Camilla. L'adorava. Era la sola verità concepibile.

All'improvviso uno squillo del telefono cellulare distrasse il giovane ed aitante commissario che, imprecando sottovoce, si costrinse ad aprire gli occhi, alzarsi e rispondere. Chi mai poteva essere che disturbava i suoi pensieri romantici a quell'ora della sera?



Stizzito l'uomo afferrò il cellulare, osservando di sbieco il display ancora illuminato d'azzurro. Adorabile Pasticciona indicava l'aggeggio. Gaetano sorrise, almeno questa volta i suoi desideri parevano aver preso una piega decente.

"Pronto! Camilla..che cosa succede?"

Soltanto un lieve singhiozzo rispose alla sua domanda. Che diamine mai poteva esserle accaduto? Lesto come una pantera Gaetano aveva afferrato il soprabito e le chiavi dell'auto.

" Cinque minuti... Camilla sto arrivando."

Le sirene squarciavano il silenzio del quartiere quando Gaetano giunse innanzi alla porta dello stabile dove lei abitava. Che diamine era successo? Con piglio professionale il commissario si accostò ad una delle volanti, incrociando lo sguardo con il giovane sottotenente dell'arma poggiato in attesa contro il cofano.



"Agente.. che cosa stà succedendo?"

" Guardi.. non può stare qui.. "

"Commissario Belardi, distretto di Roma nord, lassù abita una mia amica, avanti..che succede?"

"Oh.. mi scusi commissario, ma niente.. un incidente stradale.. un uomo è stato investito.."

Il cuore di Gaetano dette un tuffo improvviso. Non poteva crederci, non era davvero possibile.

"Chi è la vittima?!"

" Renzo Ferrero, ci ha chiamati la moglie, scendendo a portare il cane.."

Neppure ascoltò l'ultimo pezzo della frase. La sua mente agile aveva già collegato i pezzi. Si fece largo di malo modo tra il cordone di agenti, guardandosi in giro come il più disperato tra gli uomini, fin quando non la vide, stringeva tra le mani tremanti il cellulare, ancora aperto, era distrutta.

"Camilla!"

Gridò incurante degli sguardi malevoli che gli venivano lanciati dagli agenti. In pochi attimi era al suo fianco, tenendola stretta quanto più gli era concesso dal pudore e dagli abiti.

"Gaetano... dio..dio.."

La sua voce dal tono solitamente tanto pungente s'era ridotta a poco più di un sussurro.

"Povero amore mio..."

In un gesto protettivo Gaetano aveva posato un braccio lungo le spalle di lei che, come mossasi per un istinto primordiale, s'era letteralmente buttata contro il suo petto, singhiozzando. Non poté fare molto di più che cullarla con delicatezza, sussurrandole parole d'incoraggiamento che suonavano false anche a lui.

La realtà era che Gaetano stava letteralmente facendo a pugni tra il desiderio di cancellare a suon di baci le lacrime che le rigavano le guance e la voglia di fare qualcosa per rendere giustizia a quel povero diavolo la cui unica colpa era essere troppo abituato a Camilla da accorgersi di quanto fosse speciale.

Non avrebbe sopportato a lungo di vederla così, fragile, silenziosa, faceva male al suo cuore malandato, troppo sciocco per capire quanto l'amasse, imbarcato in mille avventure inconsistenti con la sola speranza di dimenticarla.

Il rumore dei passi lungo il selciato distrasse entrambi,rompendo quell'attimo di vicinanza. Uno dei carabinieri accorsi sul posto li osservava in un misto tra il curioso ed il sospettoso.

và a finire che ci accusano di averlo ammazzato..



Si trovò ad ironizzare tra se e se il commissario Belardi. Se la loro pseudo relazione fosse venuta fuori durante i colloqui Camilla si sarebbe trovata in un mare di guai, e non era sicuro che fosse in grado di sostenerne il peso e lo stress.

Un colpo di tosse, l'ufficiale ormai li aveva raggiunti. Con dispiacere Gaetano notò il distacco dal corpo di Camilla, un gelo improvviso che nessuna donna mai gli aveva provocato.



" Mi scusi signora Ferrero...dovrebbe seguirci in caserma per l'interrogatorio..."

Vide lo smarrimento nascere sul fondo degli occhi scuri di Camilla, mentre la mano destra della donna si stringeva in un moto convulso alla sua, in una tacita richiesta d'aiuto.

"E' davvero indispensabile farlo adesso Maresciallo?"

Il suo occhio professionale aveva notato la fiamma dorata del cappello e le mostrine sulle spalle, almeno lui non aveva problemi coi gradi militari. Peccato che come agente di polizia avrebbe dovuto sapere quanto poco siano gradite le intromissioni..

"Lei sarebbe?!"

Domandò infatti l'ufficiale, scrutandolo con un sopracciglio inarcato, pronto ad appuntare qualsiasi dettaglio compromettente gli venisse fornito.



" Commissario Gaetano Belardi, distretto di Roma Nord, ed intimo amico della signora Baudino."

Cretino! Doveva proprio sottolineare quell'intimo? Si sarebbe volentieri preso a schiaffi da solo, ma la vista di un angolo di sorriso che compariva sul volto di lei contribuì a farlo desistere.

"Beh.. commissario..allora di sicuro saprà che è la prassi.."

" Di sicuro so che per interrogare sulle circostanze i congiunti delle vittime si possono anche attendere ventiquattrore."

Replicò stizzito. Ma chi diamine era quello stronzo?Avrebbe volentieri pagato per prenderlo a pugni in faccia e stava per farlo quando Camilla si decise ad intervenire con il suo solito tranquillizzante raziocinio.

" La prego maresciallo.. le prometto che non farò alcuna sciocchezza.. e poi non vede? Più che con la polizia.."

Ora era lei a strappargli un tenue sorriso. Tergiversarono ancora un pò prima di potersi, finalmente congedare. Attesero in silenzio, senza guardarsi l'uno con l'altra che il carabiniere si allontanasse, poi, quasi all'unisono, emisero un sospiro di sollievo tornando a guardarsi con la solita intensità.



" Dov'è Livia Camilla?"

" Con la nonna grazie a Dio..Gaetano scusami.. ti ho messo nell'ennesimo pasticcio.."

" Stà zitta.."

le sussurrò caricandosela sulle braccia in un gesto atletico, dirigendosi con passo fermo alla macchina.

" Nè parliamo tra poco.."



Aveva avvertito prepotentemente il bisogno di condurla via da quell'orrore, dalla casa che, nè era certo, avrebbe risvegliato in lei il dolore ed il peso di una vita passata.



" Dove mi porti?!"



Chiese scarsamente preoccupata lei, allacciando la cintura di sicurezza, rendendosi così conto di avere indosso solo la camicia da notte ed una vestaglia.

"Dio..sono un mostro.."

" A casa mia, e no.. tu sei bellissima, come sempre.."

Rispose lui sporgendosi oltre la spalla di lei per agganciare la cintura, poi mise in moto e partì.

Il tragitto era breve, e per una sera le vie di Roma erano sin troppo libere dal traffico e dal rumore. Sembrava quasi che quell'angolo di mondo si fosse fermato per rendere omaggio al dolore di una donna caparbia e stupenda. Dopo venti minuti erano già arrivati davanti alla porta dell'immenso loft un tempo appartenuto a Francesca, la sorella di Gaetano.



Con estrema galanteria l'uomo scese, avviandosi ad aprire la portiera del passeggero, nella mente la precisa idea di trasportarla in braccio sino al divano. Un pò era sempre stato un uomo dalle vecchie abitudini, un pò non voleva privarsi della piacevole sensazione che gli trasmetteva l'averla tanto vicina. Era un pazzo, oppure un angelo, difficile a dirsi.

S'era appena chinato per sollevarla quando, con un sorriso velato di pianto, Camilla scostò la sua mano dalla propria spalla, stoppandolo con un espressione da cucciolo ferito che avrebbe ucciso anche il più feroce dei malavitosi, figurarsi la ormai caracollata professoressa Baudino.

" Stop.. fermo.. se mi prendi di nuovo non rispondo di me.."

" Potrei quasi voler tentare la sorte.."

Ghignò lui perdendosi in quei magnifici occhi neri per un istante. Camilla lo osservava di sbieco riflettendo sulla sua stoltezza. Suo marito era appena stato ucciso, travolto da un bastardo che neppure si era fermato, e lei non aveva di meglio da fare che civettare con l'uomo che era alla base del loro litigio quel pomeriggio?

"Gaetano.."

Qualcosa in lei lo convinse a desistere dai suoi progetti seduttivi. L'amava era vero, ma non sarebbe mai stato capace di sedurla in un simile stato d'animo. Il commissario desiderava che se mai Camilla avesse deciso che era lui l'uomo del suo cuore, lo avrebbe fatto in piena coscienza e senza rimorsi. Era talmente perduto nei propri pensieri da non accorgersi che lei s'era sporta, agganciandogli le braccia dietro la nuca, ed ora lo osservava con un lieve cenno di malizia.

" Stavo scherzando.. ho messo male una caviglia prima.. non credo che regga il mio peso.."

Doveva proprio sussurrargli in un orecchio a quel modo? Ma si rendeva conto? Diavolo tentatore, quella donna riusciva a stupirlo ed ora aveva una gran voglia di baciarla, nonostante fosse tutto sbagliato. Scosse il capo, aiutandola ad alzarsi ed appoggiandola contro di se.

" Ce la fai cosi?"

Le domandò sostenendola mentre camminava su un piede solo verso l'ingresso.

"Si..direi di si..grazie.."

" Ehm..Camilla.. prenderesti le chiavi di casa dalla mia tasca? Temo di non arrivarci..."

Porca miseria! Dannata abitudine a tenere le chiavi nella tasca davanti dei pantaloni. Stava arrossendo come uno studentello alla sua prima cotta, anche se, quella era effettivamente la sua prima cotta importante. Per sua fortuna i pensieri imbarazzanti servirono da deterrente, neppure il tempo di concluderli che il mazzo di chiavi sventolava davanti al suo naso, trattenuto dalla mano di lei.

" Come farei senza di te..."

" Concordo."

Dicono che l'ingresso in circolo dell'adrenalina a seguito di intense emozioni possa provocare reazioni emotive burrascose, specialmente nei soggetti che sono soliti celare i loro veri sentimenti, almeno, questa è una delle interpretazioni che la medicina offre dei suoi effetti; peccato che nè Gaetano nè Camilla s'intendessero di medicina.

L'interno dell'appartamento del commissario Belardi era un vero splendore, pulito, ordinato, arredato con gusto e modernità, veramente insolito per un uomo che vive da solo da tutta la vita. E così, finalmente, avevano raggiunto il divano, si erano seduti e versati qualcosa da bere. L'orologio a parete segnava ormai le una di notte, e tutto attorno si faceva silenzio, eccezion fatta per il lieve pulsare dei loro cuori e respiri.

" Stavamo dicendo..."

" Che per colpa mia ti sei preso una notte insonne ed una grana con i colleghi.."

" Ah.. bazzecole...in certi casi serve sempre qualcuno da tenere con se.."

Camilla deglutì, un nodo le si era formato dal nulla proprio alla bocca dello stomaco, forse a causa di tutti i pensieri non ancora realizzati, forse per la stanchezza e lo stress, o molto più semplicemente perché lui era così dannatamente sexy quando faceva il cavaliere senza macchia e senza paura.

Sei proprio una stronza Camilla..pensieri del genere sul cadavere ancora caldo...

Una breve riflessione, che durò appena il battito delle ali di una farfalla. Era da troppo che desiderava sentirsi amata di nuovo, sentirsi viva e passionale, ricercata per quello che era e non per quel che era stata.

"Baciami Gaetano.."

Sibilò lasciando il bel commissario a bocca aperta come un luccio.

" Che?"

" Non farmelo ridire per l'amore del cielo..non ci riuscirei.."

Non servì altro perché capisse. Fu un bacio inizialmente timido, che divenne lentamente un fuoco incandescente e divoratore. Per troppo tempo avevano immaginato entrambi quel momento, studiandone i particolari, immaginandone i gesti e le sensazioni. Adesso che realmente stava accadendo nessuno dei due pareva volervi porre fine.

Le mani cercarono le mani ed i vestiti fecero in fretta a svanire, disseminandosi in giro per casa; l'unico che ebbe un istante di dubbio fu Gaetano, ma Camilla provvedè con solerzia a dissuaderlo dal fermarsi. Fu una notte d'amore rivelato, una delle più intense, ma come in tutte le fiabe il mattino finisce con l'infrangere la magia. Svegliarsi delicatamente appoggiata contro il petto di Gaetano fù una rivelazione troppo grande per l'umore ancora instabile di Camilla che si trovò in lacrime, a domandarsi come avesse potuto fare una cosa del genere; le sarebbe occorso del tempo per metabolizzare l'accaduto e divenire consapevole del suo amore corrisposto, molte cose sarebbero cambiate, una sola era destinata a rimanere la stessa, la capacità della profia e del commissario di incontrarsi in ogni indagine in corso.

Svegliarsi al mattino con la casa che profumava del caffè appena pronto era una piacevole novità per l'olfatto di Gaetano, ed era solo la prima delle novità del nuovo giorno. Stropicciandosi gli occhi il bel commissario si voltò, cercando con il braccio la presenza di Camilla al suo fianco, cosa ovviamente impossibile dato che il caffè non è ancora capace di auto prepararsi. Sbuffò, costringendosi a sollevarsi a sedere sul letto, incespicando alla ricerca della propria t-shirt improvvisamente dispersa e che. dopo alcuni istanti, realizzò essere finita indosso alla sua bella professoressa, e quindi in cucina.

Dopo essersi infilato i pantaloni di una vecchia tuta da ginnastica, a piedi nudi e senza neppure osservarsi allo specchio il Belardi scese in cucina, pregustando una colazione decente dopo anni di cappuccino e pezzo al bar, e la visione di Camilla dentro ad un suo vestito. Decisamente esaltante.

Aveva appena sporto il naso dallo stipite della cucina che eccola lì, dà le spalle alla porta, sedendo di sbieco sullo sgabello, davanti una tazza di caffè fumante, semplicemente favolosa anche se infilata in una maglia di almeno due taglie più grande. Con il capo reclinato contro la mano sinistra chiusa a pugno pareva volergli offrire l'incavo del collo, e lui aveva già stabilito due anni prima che su quel collo ci sarebbe morto ben volentieri sopra.

Assumendo inconsapevolmente una camminata da gran macho Gaetano si mosse, raggiungendola in un paio di atletiche falcate, soffermandosi a lasciare un passionale bacio sul collo lasciato scoperto ai suoi colpi. La sentì rabbrividire lievemente sotto di se mentre l'avvolgeva in un abbraccio, e temette che, smaltita la sbornia emozionale della notte appena conclusa, sarebbe fuggita via una seconda volta.

Insospettabilmente invece, dopo un attimo d'esitazione, Camilla gli regalò una lieve carezza, voltandosi a guardarlo con gli occhi ancora lievemente confusi nel dolore, ma con stampata sul viso quell'emozione che nei due anni precedenti l'uomo aveva smosso mari e monti per riuscire a vedere.

" Ben alzato dormiglione.."

" Che ore sono?"

" Quasi le undici.. ha telefonato torre dal commissariato, gli ho detto che avevi avuto un contrattempo."

" Fatto benissimo, dopo lo richiamo.. "

Sprazzi di quotidianità in un mondo ancora sottosopra. Addentare un biscotto, sorseggiare il caffè senza il bisogno di ustionarsi perché si è in ritardo, era al contempo esaltante e spaventevole, almeno per il cuore agitato di Camilla, ormai consapevole della profondità del sentimento che la univa a Gaetano, eppure in preda ai sensi di colpa per aver infangato la memoria del povero Renzo con il quale aveva una figlia e che, al di la di tutto, non le aveva arrecato torti particolari.

Stettero così, nella silenziosa quiete del mattino, terminando la colazione ed il filo logico dei propri pensieri. Poi, come se l'elettricità statica dell'aria avesse raggiunto la saturazione, alzarono lo sguardo, nel medesimo istante, ingaggiando una breve battaglia che si concluse con Camilla che sistemava le stoviglie e Gaetano che fumava la prima sigaretta del mattino.

" Gaetano noi dobbiamo parlare.."

" Eh già.."

Sussurrò lui con poca convinzione. Si aspettava qualcosa del genere, anche se sperava che non accadesse.

" Sappi in anticipo che non mi pento e non mi pentirò mai di niente.. ma.. prima di qualsiasi cosa deve esserci il rispetto per Renzo e per Livia... "

Un lieve sospiro fu l'unico suono che interruppe il monologo della profia Baudino.

" Ed è in nome dell'amore che ti chiedo di darmi il tempo per tutto, per il dolore, per le spiegazioni.. non voglio rovinare un noi appena sbocciato agendo d'impulso, non né sono capace, e non lo farò se prima non ci rendiamo entrambi animi liberi..perciò... non è il caso di sentirci prima di allora. "



Ecco. lo aveva detto, buttato fuori tutto di un colpo,senza il coraggio di guardarlo, come si fa con le interrogazioni difficili, perché se guardi il professore negli occhi quello ti fulmina e tu cadi impappinato come un sasso nell'acqua. Dal canto suo Gaetano aveva ascoltato in silenzio, troppo concentrato a non morire d'infarto per prestare attenzione alle vere conseguenze di quello che lei stava dicendo.

Il lato razionale dell'uomo sapeva che il discorso aveva una sua logica, che era la scelta migliore, ma andarlo a raccontare al cuore era tutt'altra faccenda. Come sarebbe sopravvissuto senza poterla chiamare? Senza sentirla, senza poter sorseggiare un Vermut assieme con il solo piacere di vedersi.

"Posso almeno cercare di scoprire qualcosa?"

" Guai a te se non ci provi...ma non farti vedere dai carabinieri.. chè quelli ti scambiano per quello... "

L'uomo non potè non ridere, al di la delle difficoltà pensavano ed agivano in maniera sin troppo simile per non essere destinati a finire così.

"...Allora faccio una doccia, prendo la mia roba e..."

Gaetano s'era alzato, avvicinandosi al mobile bar, rovistando un poco nei cassetti, dai quali alla fine riuscì ad estrarre un mazzo di chiavi con attaccato un peluche che prontamente porse a Camilla.

" Per me questa è già casa tua.. ed attenderò ogni sera di vederti entrare...dieci minuti ed è tutto a tua disposizione."

Fece esattamente come aveva detto, e dieci minuti più tardi era di nuovo l'affascinante poliziotto benvestito del loro primo incontro.

" Ciao Camilla.."

" Buon lavoro Gaetano.."

Dopo nemmeno mezz'ora anche Camilla era pronta, si volse un attimo ad osservare l'appartamento e poi uscì nel suo ritorno al passato.

Dopo nemmeno mezz'ora anche Camilla era pronta, si volse un attimo ad osservare l'appartamento e poi uscì nel suo ritorno al passato. Le occorsero quindici minuti di tram ed una bella scarpinata per raggiungere di nuovo il suo appartamento, quindici minuti di vero inferno, di mezzi stracolmi e di pensieri che frullano per la testa come mosche affamate. Si impegnò ad un ripasso silenzioso delle declinazioni latine, passando poi da Ovidio ad omero, ma non serviva a granché.

Neppure il tempo di aprire la borsa per cercare le chiavi che alla profia sovvenne alla mente d'avere il frigorifero completamente a secco e la dispensa più simile ad una prigione post indulto che ad un raccoglitore di vivande. E di nuovo via, verso il minimarket all'angolo, svicolando tutti i possibili visi noti che, né era certa, avevano già appreso tutto dal tg del mattino e non aspettavano altro se non l'occasione giusta per interpretare il ruolo del sepolcro imbiancato, come se ai vicini fregasse mai qualcosa di chi muore e come.

La relazione di Camilla con il concetto di morte era sempre stata un capitolo penoso, non perché la profia pensasse qualcosa di male delle dipartite altrui, più che altro esse costituivano un problema con il loro rammentargli che pian piano la scala scende per tutti. Detestava i riti funebri, non partecipava ai pranzi che li seguivano e saltava a piè pari la pagina dei necrologi dei quotidiani. Adesso però avrebbe dovuto farci i conti a quattr'occhi, imparare a domarne il timore reverenziale ed avere il coraggio di passarle oltre, continuando a vivere.

Così rifletteva Camilla infilando scatolette di pelati, bottiglie di latte ed altri generi alimentari più o meno confusi dentro un vecchio carrello arrugginito. Pagò ed uscì, incamminandosi con due pesanti borsoni lungo la via del ritorno, riuscendo a rifugiarsi nel portone di casa senza essere intercettata da quella pettegola impicciona della portiera.

Mezzodì, la porta dell'appartamento dei coniugi Ferrero si aprì cigolando, lasciando passare Camilla e le sue borse per poi richiudersi con un indelicato tonfo. Potti le corse incontro abbaiando e scodinzolando come sempre, un cane fedele per una padrona infedele che lo aveva lasciato da solo a guaire per l'intera nottata. Procrastinando la sistemazione del cibo nelle vivande Camilla si impegnò a fornire di grattini e coccole l'animale per poi gettarsi sul divano di schianto, lo sguardo improvvisamente perduto nel vuoto.

L'emicrania di sottofondo non l'aveva abbandonata che per una notte, ripresentandosi ora con incarognimento maggiore e del tutto imprevisto. Frustrante.

Nel silenzio di quella casa la profia era solo una donna distrutta, incapace di pensare coerentemente alla prossima mossa; allontanarsi dalla rassicurante vicinanza di Gaetano l'aveva privata dell'ultima goccia di linfa, prosciugandola come una foglia novembrina. Troppe cose a cui pensare in così poco tempo.

C'era la convocazione dei caramba, Livietta, la cerimonia da organizzare, l'aspettativa da chiedere a scuola, i parenti, veramente troppo. Camilla scoppiò in pianto disperato, un pò per la desolazione ed il grigiore di quell'appartamento, arredato e progettato in toto da Renzo prima delle nozze, diventatole negli anni del tutto indifferente, a volte quasi irritante nella sua perfezione geometrica.

Accasciandosi su se stessa, la piccola bestia ferita che si nascondeva dietro un sarcasmo di facciata, singhiozzava rumorosamente, il viso stretto tra le mani socchiuse. Neppure si accorse di aver afferrato il cordless di casa con la mano sinistra, digitando un preciso numero alla ricerca di un conforto che lei stessa aveva rifiutato quel mattino.

Uno squillo....due... tre.. stava per riattaccare, dandosi dell'imbecille, quando la voce di lui giunse, affannata, ma rassicurante nel suo tono caldo.

"..Camilla.."

Un'altro singhiozzo, stavolta neppure celato. Camilla era solo una professoressa dal cuore troppo tenero, incapace di tener fede perfino ai suoi stessi propositi per colpa della routine impostale da una vita coniugale mediocre e da un lavoro che non l'esaltava. Perché aveva chiamato di nuovo Gaetano? E perché lui se ne stava in assoluto silenzio? Non era il tipo d'uomo capace di sopportare un pianto sincero, ma sapeva che per sopravvivere a quel dolore la sua Camilla aveva bisogno di ricostruire sé stessa. Riagganciò, l'ultimo sprazzo di fermezza per una decisione sofferta.

Stava ancora fissando il cordless ormai staccato quando il cellulare squillò. Il suono metallico e breve tipico degli Sms, messaggini che raramente era stata capace d'inviare, faceva discorsi troppo prolissi per soli centosessanta caratteri. Resisté alla curiosità solo alcuni attimi, poi afferrò l'apparecchio e lesse:

" Risalendo vedrai.. quanti cadono giù.. e per loro tu puoi.. fare di più..."

Non mi interessa se non dobbiamo vederci, non mi interessa per quanto tempo le questioni in sospeso ci terranno lontani, sono solo uno sbirro ed il mio mestiere è stare al servizio del cittadino; perciò, quando sei triste, quando pensi di non farcela più, afferra questo telefono e componi il mio numero.

Non parlerò, non parlerai, ma nel silenzio saremo comunque tu ed io. Puoi nasconderti in me sin quando vorrai amore mio, perché l'amore non conosce ostacolo troppo alto.

Tuo Gaetano.



Quell'uomo era davvero speciale, capace di scrivere poemi d'amore in salsa moderna con parole che colpiscono al cuore. Gaetano Belardi era un principe moderno, che salva le principesse a suono di bitonale, impossibile non amarlo, impossibile non desiderare di averlo vicino.

Quella stessa mattina, dall'altro capo di Roma, il commissario Belardi era entrato nel distretto di sua competenza con un passo marziale che niente di buono auspicava ai suoi sottoposti. Sin da quando aveva infilato le chiavi nel quadro della propria auto, infatti, il bel poliziotto aveva deciso di mettersi sulle tracce di quel figlio di cane dì investitore, stanandolo come si fa coi conigli, sbattendolo in cella a marcire fino alla fine dei suoi giorni e per esserne sicuro avrebbe gettato la chiave della guardiola nel cesso.

Varcando la soglia Gaetano aveva letteralmente fulminato le possibili allusioni di Torre sul perchè la professoressa rispondesse al suo cellulare a quell'ora del mattino, limitandosi per il resto a scoccare un occhiata torva e repressiva a tutti gli altri agenti in servizio.

" Buongiorno dottò.."

" Buono per te, Torre, io direi tutto il contrario.. "

" Dottò se mi permettete.."

" No! Non permetto Torre, piuttosto.. rintracciami il Maresciallo che si occupa dell'omicidio di ieri sera, e fallo in silenzio, sono nel mio ufficio."

Era stato ingiustificatamente acido con l'agente che l'affiancava da dieci anni e tuttavia la coscienza di Gaetano aveva già pronto un alibi per quel suo comportamento nell'ipotesi in cui al cervello fosse venuto in mente di chiedere un mandato di comparizione per il cuore.

Il sottoufficiale torre sbatté i tacchi, porse un saluto formale e si avviò a compiere quanto richiestogli senza battere ulteriormente ciglio. Anche lui sapeva, o aveva intuito, che qualcosa di voluminoso bolliva in pentola.

Gaetano si diresse nel proprio ufficio, chiudendosi alle spalle la porta con un pò troppa forza. Necessitava di silenzio per riflettere, per trovare il coraggio di restare lucido. In quel genere di situazione a Camilla occorreva tutto fuorché un pazzo scatenato pronto a sbattere a muro chiunque avesse il parafango incocciato.

Chiudendo i begli occhi screziati di grigio fumo il commissario richiamò alla mente il profilo di lei, appena alzata, seduta di sghembo sullo sgabello della cucina di casa sua e questo servì a rilassarlo almeno un poco. Era sorprendente con quale facilità quella donna si era insinuata nel groviglio dei suoi pensieri, costruendosi un nido indistruttibile ed inarrivabile a tutte quelle che nel frattempo c'erano state.

Non con Bettina, la collega squinzia di Inglese, non con la Pm, che nemmeno ricordava come si chiamasse, tantomeno ora con Roberta, il ricordo di quegli occhi neri che lo guardavano spaventati dopo la cattura di quel tipo, Skip, se ne era mai andato.

Qualunque cosa vogliate dire, c'è un solo nome per esprimerla, un solo verbo per darle vita, un solo aggettivo per descriverla.

Sentenziò ad alta voce smanettando a casaccio sulla scrivania alla ricerca del comando a distanza dell'hi fi che aveva poggiato sul mobile assieme agli incartamenti ed alle varie scartoffie da vice procuratore. Nel silenzio udì il sibilo del compact disk che girava per mettersi in moto. Dentro c'era rimasto un vecchio cd, pubblicato nel 1971, la colonna sonora della sua adolescenza potremmo dire.

Mi dispiace di svegliarti,
forse un uomo non sarò
ma d'un tratto so che devo lasciarti,
fra un minuto me ne andrò.

E non dici una parola,
sei più piccola che mai
in silenzio morderai la lenzuola,
so che non perdonerai.

Mi dispiace devo andare
il mio posto è là,
il mio amore si potrebbe svegliare
chi la scalderà.

Strana amica di una sera
io ringrazierò,
la tua pelle sconosciuta e sincera,
ma nella mente c'è tanta
tanta voglia di lei.

Lei si muove e la sua mano,
dolcemente cerca me
e nel sonno sta abbracciando piano, piano
il suo uomo che non c'è.



Come tutti gli esseri umani, di quando in quando, anche i commissari si trovano a fare i conti con l'abisso dei sentimenti. Fu così che dopo un lungo periodo d'assenza sentimentale, Gaetano percepì il sapore salato delle lacrime che silenziosamente scivolano lungo le gote. Non era uno di quegli uomini bastardi capaci di lasciare una donna e buttarsi alle spalle le conseguenze delle sue azioni. Un pò gli dispiaceva per Roberta, un pò gli dispiaceva per sé stesso, che troppo a lungo aveva finto di essere qualcun'altro.

Le note struggenti erano ormai al termine quando il cellulare del commissario squillò provocando un toscanisssimo turpiloquio colorito.

"pronto! "

Grugnì senza nemmeno essersi assicurato di chi fosse il soggetto al di la della cornetta, sperava fosse un bell'omicidio truculento,almeno lo avrebbe distratto, ma si sbagliava, la voce melensa da sciacquetta di terza categoria, così l'avrebbe definita Camilla, di Roberta stava già miagolando qualcosa di incomprensibile alle sue orecchie distratte.

" cosa? Roberta.. no.. guarda.. proprio no.."

" No?! Mi pare o sono la tua promessa sposa, mi merito almeno che tu venga con me a scegliere il posto.."

Cristo... ancora parlare di matrimonio, ancora trascinare a destra e manca per Roma, costringendolo a fingersi interessato quando lui, per natura, detestava anche solo l'olezzo dei matrimoni, canonici per di più.

Forse per la nottata appena conclusasi, forse a causa di un interno rimescolare di umori e sensazioni, Gaetano perse definitivamente il self control che di solito manteneva con Roberta, finendo con il gridarle addosso non molto signorilmente.

" No! Non ci vengo a vedere niente! Non ci vengo con TE! anzi.. non mi sposo proprio! "

" Ma.. Amore che dici?!"

La voce di lei era lievemente tremula, stizzita, come quella di una bimba capricciosa alla quale il padre non compra ciò che la sua vanità desidera.

" Non sono il tuo amore! Non me ne frega niente di te! Sparisci Roberta.. è finita."

Riattaccò prima di sentire quel che lei sicuramente aveva da ridire. Avrebbe finito con il tirare di mezzo Camilla ed allora sarebbe stato peggio per lei. Quel che era certo era che almeno uno dei punti espressi dalla sua prof era risolto e questo non poté che strappargli una risatina nervosa.

Aveva appena ripreso posto alla scrivania quando il cellulare squillò di nuovo, senza coglierlo di sorpresa però. Scrutò il display, preparandosi ad una bella lite telefonica modello adolescente medio, quando scorse il nome del chiamante.

" Camilla.."

Sussurrò poggiando il telefono all'orecchio, meravigliato e preoccupato al contempo dal fatto che lei avesse rotto i suoi propositi dopo neppure tre ore di distacco. Attese in silenzio che i singhiozzi diventassero parole, e quando lei riattaccò bruscamente comprese dove stesse l'inghippo.

Gli occorsero pochi istanti per comporre un messaggio decente, nei centosessanta caratteri canonici, con una grammatica perfetta, ché con una profia di lettere a fare una figura del cazzo ci si mette meno di un nanosecondo.

" Dottò.. il maresciallo l'aspetta nel suo ufficio dopo le tre.. "

La voce di Torre giunse dalla porta socchiusa, cogliendolo con una faccia da triglia colpevole, nemmeno avesse avuto tredici anni.

" Capito. Torre? Grazie eh.."

Tra indagini e quotidianità passò anche la prima settimana. Il commissario Belardi indagava e lavorava senza staccare ché poche ore, campando a caffè e Marlboro light, provocando la preoccupazione di Torre e dell'intera squadra ai suoi ordini. Era riuscito ad infilarsi nelle indagini dei carabinieri accampando come scusa, banale oltretutto, il fatto che i compiti di sorveglianza stradale rientravano nella giurisdizione di polizia.

Al contempo Camilla, dopo un iniziale periodo di mutismo assoluto e di pianto notturno, si era recata al comando per la deposizione. L'ufficiale addetto era un tipo burbero e poco incline alla tolleranza, ma non era stato un problema, c'era ben poco da dire sulla vicenda, in effetti. Le aveva fatto domande su come aveva trovato il corpo, se avesse veduto qualcosa di sospetto, se avesse idea di chi poteva avercela con Renzo, baggianate, a confronto gli interrogatori di Gaetano facevano accapponare la pelle. E lei che si era tanto preoccupata di nascondere l'uomo agli occhi dei caramba.

Un problema decisamente più spinoso era stato parlare con Livia. Certo, undici anni sono abbastanza per comprendere cosa significhino termini come incidente e non farcela, ma la crisi emotiva era una bomba ad orologeria inaspettata, specie in qualcuno tanto attaccato alla figura paterna. Per fortuna in quella questione era arrivata in soccorso Andreina, sua madre, la quale aveva provveduto a spiegare con dovizia alla nipote tutto quel che occorreva, consolandola e spingendola a non colpevolizzare la madre, già sufficientemente distrutta.

Il 17 di Ottobre c'era stata la cerimonia funebre. Camilla neppure la ricordava. Di sicuro era stato un bailamme di parenti e lacrime, magari pure qualcuna delle sciacquette che negli anni avevano tentato Renzo con le loro gonne troppo mini ed i sorrisi sbiancati dal dentista. Fatto sta' che era sopravvissuta.

Una settimana dopo la cerimonia, frugando tra i cassetti e le carte dello studio del marito, la profia aveva trovato una serie di documenti relativi al concorso tra i quali spiccava una lettera dattiloscritta dal tono a dir poco minaccioso e che solleticò lo spirito investigativo della Baudino, spingendola a ritrovare la sua quiete, a riemergere dal dolore, per indagare. Chi mai poteva voler spingere Renzo a rinunciare al concorso d'architettura? E con quale fine secondario? Si chiese la sera stessa apparecchiando il tavolo, per tre, come sempre, con Livia che s'ostinava a guardarla come se fosse ammattita.

La quotidianità, ormai è risaputo, contribuisce a risanare anche le ferite più difficili ed ad un mese dall'accaduto aveva ormai ricondotto i rapporti tra Camilla e la figlia alla calma che c'era prima della tempesta. Perfino il cane Potti pareva meno inquieto nelle sue richieste, meno intransigente nel suo desiderio tutto canino di essere condotto a passeggio. Andreina ormai viveva a casa con loro, con grande disappunto della profia, che con la genitrice aveva un rapporto di amore odio incompatibile con il vivere sotto il medesimo tetto; rapporto estremizzato dall'aspettativa dal lavoro iniziata da neppure un mese, e destinata a protrarsi per gli undici successivi. Fortuna che le sue indagini personali e segretissime sull'omicidio di Renzo la tenevano fuori per buona parte della mattina, altrimenti sarebbe impazzita del tutto.

In tutto quest'arco di tempo solo due volte Camilla aveva avvertito il preponderante bisogno di sentirlo. Due notti, il periodo peggiore per chi ha vissuto una vita in due e si trova a convivere con un letto freddo ed un silenzio surreale.

Erano rimasti alcuni minuti a respirarsi vicendevolmente attraverso la cornetta. Dopo ogni telefonata l'umore di entrambi si modificava lievemente permettendo a Gaetano di dormire sei ore invece che due, ed a Camilla di non augurare al mondo di farsi fottere per tre o quattro volte al secondo.

La mattina in cui il destino volle far incrociare i sentieri del commissario d'assalto e della profia era un venerdì, ed era iniziata di merda, come al solito. Livia aveva l'influenza, quindi niente scuola, niente danza e mamma in giro per casa a ficcanasare ovunque. Camilla invece s'era svegliata all'alba, colta da un illuminazione improvvisa su chi potesse essere implicato nella faccenda delle minacce.

Lesta come non era più stata in quell'ultimo periodo, la Baudino s'era alzata, lavata e vestita. Aveva preparato la colazione per la madre e per la figlia, portato a spasso Potti, con la precisa volontà di essere a posto per le nove e poter uscire a verificare una cosa. Niente di più sbagliato. Nemmeno il tempo di metter su il soprabito che donna Andreina era già piantata davanti all'uscio di casa, scrutandola con fare torvo.

" Vai di nuovo da quello?"

Domandò sibillina sua madre, dissotterrando definitivamente l'ascia di guerra. Camilla sapeva che, sottointeso nella parola quello, c'era Gaetano. Peccato che, anche se anelava i suoi baci e quel profumo ambrato, si fosse imposta, per correttezza, di non sentirlo prima che tutto fosse sistemato.

" Che stai dicendo mamma?"

Tergiversò la profia, continuando a cercare le chiavi della propria macchina senza guardarla negli occhi.

" Lo sai benissimo cosa sto dicendo.... avevi questa tresca quando il povero Renzo era ancora tra noi.."

Il tono di Andreina era agro, come un limone ancora acerbo finito per sbaglio in mezzo alla cesta della frutta. Camilla digrignò i denti, mentre un lampo d'odio guizzava nel profondo delle iridi nere, ma che diamine stava impicciandosi? Ma come si permetteva?

" Senti mamma.. te lo ripeto una volta soltanto.. fatti i cazzi tuoi! "

Sberciò con un tono stridulo, nel tentativo di non farsi udire da Livia che ancora stava dormendo. Si avvicinò alla madre, scostandola bruscamente di lato, senza neppure rivolgerle uno sguardo, ed uscì. Non meritava neppure una spiegazione. Lesta raggiunse l'automobile e mise in moto, direzione un appartamento ai Parioli.

In un elegante villino dai muri color erica in fiore abitava uno dei pi famosi architetti Romani, uno di quelli che aveva ereditato lo studio di famiglia, fatto un costosissimo master all'estero e sposato una squinzia altrettanto milionaria per non sfigurare con gli amici del bridge la domenica. Quale era la colpa di quest'uomo? Semplice, era il vincitore del concorso un architetto per Roma Nuova, quello che Renzo non aveva potuto vedersi concludere.

Cercando informazioni su di lui in giro per il web Camilla aveva scoperto che in passato era stato accusato di collusione in appalto pubblico con una nota cosca camorristica. Certo, né era uscito pulito come il viso di un neonato, ma questo non la convinceva comunque.

Era ferma innanzi alla cancellata di ferro da almeno dieci minuti, persa nell'incertezza se andare o meno. Alla fine si decise, avviandosi in direzione del citofono al passo più marziale che fosse capace di produrre, un espressione imperturbabile stampata sulle labbra dal tratto regolare, lievemente colorate da un lucidalabbra.

Neppure il tempo di poggiare il dito sul campanello del Cognome che le interessava che qualcuno aprì il cancelletto metallico, facendolo cigolare sui cardini. Camilla era lì lì per intrufolarsi, quando, alzando lo sguardo si trovò ad ammirare una perfetta camicia azzurra, coordinata da una giacca di cachemire blu scura.

Finì con lo sbattere contro quell'uomo di non più di quarant'anni.

"Mi scusi.. permesso.."

" Camilla?!"

Quella voce... e quel profumo.. no.. non ci credeva.. Alzò lo sguardo, temendo di trovarvi ciò che anelava di rivedere e temeva di non saper lasciare andare via una seconda volta ed eccolo lì.. barba malcurata, occhi arrossati dalla stanchezza ed un meraviglioso sorriso di sorpresa stampato sulle labbra e negli occhi color cielo. Gaetano Belardi la sosteneva con l'avambraccio sinistro impedendole di cadere.

" Gaetano.."

Lo stupore, la gioia ed una miriade di sentimenti si percepivano nel tono con cui la profia pronunciò il suo nome. Quella stretta contro di lui non era una vedova intristita, o almeno lo era solo in parte, quella era la mente brillante, la donna fascinosa e sensuale di cui si era innamorato perdutamente, e che lo amava.

Stava lentamente abbassandosi verso di lei, con intenti inequivocabili , quando la voce di Torre, altrettanto sorpresa, ma comunque felice per il suo commissario, distrasse Gaetano che, arrossendo come un adolescente desisté dai propri propositi amorosi.

" Professoressa... è bello rivederla.."

Camilla sorrise, salutando da sopra la spalla di Gaetano la squadra al completo. Alcuni tra gli agenti più giovani sghignazzavano apertamente, cosa che non sfuggì al loro capo, ma che in quell'attimo passava in secondo piano con Camilla stretta contro di se.

A fatica riuscì a mantenere il controllo di se davanti alla squadra, ma questo non gli impedì di poggiarle un braccio lungo le spalle e tenerla stretta mentre gli agenti sfilavano loro vicino con gli attrezzi del mestiere. Sorridevano entrambi.

" Che ci fai qui?"

Le domandò con tono preoccupato guardandola dritta negli occhi, occhi vivaci, che lo scrutavano altrettanto intensamente, quasi a volersi imprimere ogni tratto a fuoco nei cassetti della memoria.

" Tra le carte di Renzo c'era qualcosa di strano...e c'era il nome dell'architetto che ha vinto il concorso... così sono venuta a sentire come si conoscevano.."

Espose lei con tono pratico, sperando che Gaetano potesse concedergli l'opportunità di parlare con l'uomo prima di chiamare i carabinieri.

" Camilla.. quest'uomo è stato ucciso.. lo ha trovato la moglie stamane.."

La professoressa tremò sotto di lui all'idea di un'altra vedova, di una vedova ancora innamorata del proprio marito, per di più. La faccenda si complicava.

" Commissario.. quì abbiamo finito.."

" Bene Piccolo, ci vediamo in centrale.."

Asserì distrattamente Gaetano accompagnando alle parole un gesto del capo. Camilla stava quasi per lasciarlo andare coi suoi quando lui accentuò un poco la stretta contro la sua spalla sinistra, abbassandosi a sussurrarle in un orecchio.

" Almeno un Vermut ad un povero uomo innamorato può concederlo professoressa.."

Il profumo che Camilla indossava era diverso dall'ultima volta, era più.. simile al suo, se mai fosse stato possibile. Lei sorrise, un timido sorriso da ragazzina felice, ma fu più di quanto il commissario potesse aspettarsi, visto che era un mese che non si parlavano, figurarsi trovarsi abbracciati in mezzo alla strada, circondati da sirene e glicini in fiore.

" Solo perché è lei signor commissario.."

Rispose lei in un tono basso, che era ancora più sensuale del solito alle orecchie di Gaetano. Risero entrambi, mentre Gaetano le faceva strada verso la sua auto. Si sciolsero dall'abbraccio a pochi passi dall'utilitaria di Camilla, l'appuntamento era per il solito bar a piazza del popolo. Lui rimase un attimo a contemplarla mentre cercava le chiavi nella borsetta, poi si volse in direzione della propria utilitaria, parcheggiata di fronte alla villetta del defunto.

Aveva fatto a tempo ad estrarre le chiavi di tasca ed inserirle nella portiera quando i passi affrettati degli stivali di Camilla lo distrassero, facendolo voltare preoccupato. Quel che vide fu un tantino diverso dalle previsioni mentali.

Camilla stava correndo, letteralmente volando, nella sua direzione. Gaetano mosse un passo verso di lei, giusto in tempo per attutire l'impatto quando lei gli allacciò bruscamente le braccia al collo, alla ricerca di conforto.

Avvinti rimbalzarono indietro, finendo contro la macchina del commissario che, stretto tra le lamiere e Camilla fu colto da panico, incespicando su dove mettere le mani e cosa fare, tornato improvvisamente ragazzo alla sua prima avventura. Dopo un pò optò per una stretta confidenziale ad altezza dei fianchi.

Le intenzioni di Camilla, però, erano decisamente diverse, seppur non meno confidenziali. Lasciando che fosse solo la sua emozione a guidarla, infatti, la profia trascinò il suo commissario in un bacio appassionato. Non uno di quei baci da film, che si vede lontano un chilometro quanto siano falsamente passionali, un bacio di quelli ché Baudelaire descrive in tre o quattro strofe,quando bastano.

Superato lo sbigottimento iniziale Gaetano parve più che felice di collaborare a quella perquisizione sui generis ed in breve si ritrovò con le mani poggiate in posti impensabili nel tentativo di sentirla sempre più vicina. In pochi istanti si riscoprirono vicendevolmente, sapori e colori del loro amore appena sbocciato, finendo con il separarsi in preda al fiatone ed ad una crisi di ridarella modello baby birba.

" Però il Vermut lo voglio comunque eh!"

Sentenziarono all'unisono, voltandosi di scatto a guardarsi e tornando a ridere. Erano proprio persi, definitivamente andati.

Sentenziarono all'unisono, voltandosi di scatto a guardarsi e tornando a ridere. Erano proprio persi, definitivamente andati. Un ora più tardi Gaetano e Camilla fumavano placidamente accomodati all'ombra della tenda della loro solita tavola calda. Per l'occasione s'erano concessi, oltre al Vermut d'ordinanza anche un piatto caldo ed un bicchiere di bianco, consumati un pò con le mani un pò con forchetta e coltello, seguendo la linea di un gioco erotico d'altri tempi, accompagnato da sguardi complici ed occhiate divertite del consierge.

" Adoro vederti mangiare, lo sai?"

Sentenziò Gaetano spegnendo la sua bionda nell'elegante posacenere. Gli sembrava di averglielo già detto in passato, anche se allora non erano ancora usciti dal rigido protocollo di due semplici conoscenti, e tendevano a darsi del lei in pubblico. Assurdo solo pensare di dare del lei a Camilla. Lei emise una lieve voluta di fumo e poi sorrise, replicando con il medesimo tono:

" Se è per questo io adoro la fossetta che ti compare ai bordi degli occhi quando dirigi un interrogatorio.. è.. sexy.."

Il commissario Belardi ridacchio, arrossendo lievemente. Non aveva mai avuto il sentore di possedere qualcosa di tanto particolare, che compariva solo durante lo svolgimento del suo mestiere. Mentalmente si disse che doveva essere un qualche genere d'effetto secondario dovuto alla presenza di Camilla in tutti gli interrogatori più importanti dei tre anni appena trascorsi.

"Allora? Che cosa hai scoperto?perché qualcosa hai scoperto.. ho smesso di credere alle coincidenze.."

Le chiese a bruciapelo, scostandosi un poco dal tavolo ed accavallando le gambe.

" L'architetto Granieri, come sai vincitore del concorso per appalto di due mesi fa, era stato coinvolto non so a che titolo, in un'inchiesta del 1995 per riciclaggio di danaro, appalti truccati e simili. Certo, né era uscito bianco come la neve, ma qualcosa mi dice che non lo fosse davvero.."

" Ed il nesso..."

Lei non rispose a quella mezza frase di Gaetano. Abbassò il capo dentro la sua enorme borsa nera, rivolando silenziosamente per alcuni istanti, ed estraendone poi un foglio perfettamente incellophanato. Era un'operazione artigianale, eppur curata, soprattutto se ci si soffermava a riflettere sul fatto che la professione di Camilla era fare la profia di lettere, non l'ispettrice di polizia. Gaetano mosse una mano, portando l'oggetto vicino per leggerlo. Dopo alcuni istanti di silenziosa contemplazione sorrise apertamente, alzando gli occhi per rivolgersi a Camilla.

" Ottimo lavoro Camilla.. brillante davvero.."

" Che cosa hai detto?"

" Che sei stata creativamente brava.."

" Cavoli... lo hai detto come se fossi stata una tua collega.."

Lui alzò le spalle in un gesto rassegnato.

"Dev'essere deformazione professionale...perché di sicuro tu non sei solo una collega.."

Ed erano di nuovo in pista, sospesi sopra a quel famoso filo di lana che è il gioco delle allusioni amorose.
La profia sorrise da dietro i suoi occhiali da lettura al malcelato doppio senso appena fattole dal commissario; alla fine sua madre aveva avuto ragione, era di nuovo con "quello" e per quanto stesse tentando di dispiacersene, di attribuirsi la colpa per l'intera vicenda, una parte di se le gridava che non era lei l'artefice di quel cambio di vento improvviso, che tutto sarebbe accaduto nel medesimo tempo anche se fosse riuscita a capire due anni prima quel che provava per Gaetano.

Ché poi quel che sentiva per il commissario Belardi la profia lo aveva ben chiaro già quando lui era partito per Praga, solo che allora s'erano messi di mezzo i mari ed i monti per impedirle di arrivare in aeroporto prima della sua partenza. Era rimasta come una cretina a fissare il cielo dalla vetrata della sala d'attesa per un ora dopo che il velivolo era decollato, in silenzio, piangendo lacrime amare per la sua pusillanimità.

Talmente compressa nel ricordo dei suoi sbagli la profia non s'accorse del mutare di espressioni sul viso di Gaetano. Inizialmente beato nel poterla fissare liberamente, fantasticando su un noi ancora impreciso, poi preoccupato dai probabili rigurgiti di coscienza della donna. Solo la mano tiepida e lievemente ruvida di lui che si poggiava sopra le sue la riscosse.

" Tutto apposto?"

" Stavo pensando.."

" A cosa? Sempre se posso.."

" A noi, ed al fatto che non avrei dovuto lasciarti partire..."

Che sciocco che era stato a credere d'essersi immaginato tutto. Ci aveva passato dei mesi nel freddo giorno di Praga riflettendo su sta cosa, ed ora scopriva che tutti i tasselli erano già a posto.

Le sorrise, come solo un uomo innamorato sa fare, lasciando che la propria mano si fermasse a pochi centimetri dalla guancia di lei, godendosi quel loro attimo di smarrimento. Sospesi tra mondi, liberi, insieme.

Gaetano sapeva di non esser capace di lasciarla andare di nuovo, non dopo averla inaspettatamente ritrovata sulla sua strada, immischiata fino al collo in un omicidio, passabile perfino del sospetto d'omicidio a scopo di vendetta. Esplose in una risata sprezzante, facendo voltare per la sorpresa alcuni degli avventori della tavola calda e provocando un occhiata preoccupata di Camilla.

" Sei ammattito?!"

Gli domandò lei facendosi più vicina. Come mai non aveva mai fatto caso a quel minuscolo neo sotto l'occhio destro? C'era ancora così tanto di sconosciuto in Camilla.. e lui adorava conoscere.

"Oh..si..decisamente.."

La voce del commissario Belardi era ridotta al lieve frusciare della seta sulla pelle, esaltante. Lui le porse la mano, aiutandola ad alzarsi, poi pagarono e si allontanarono in direzione delle loro auto.

" Ti chiamo appena la scientifica mi dice cosa ha trovato sulla lettera.."

" Ti chiamo se scopro qualcos'altro.."

" Camilla?!"

"Si?"

" Sta attenta.. qualcosa mi dice che la pista è pericolosa.."

" Beh.. ma io sono piantonata.. e lascia fare.. son bei ragazzi.."

Gli regalò una breve strizzata d'occhio prima di andarsene e dopo alcuni attimi anche lui aprì la propria auto e si diresse in commissariato. Aveva bigiato dal lavoro come uno scolaretto per quagliare con la fidanzata, assurdo.

Il pomeriggio trascorse per entrambi piuttosto di fretta, Camilla era rientrata nel suo mondo di madre, con conseguente spupazzamento di figlia tra corso d'inglese, scuola di danza, compiti e spesa da fare. Gaetano aveva, invece, dovuto barcamenarsi tra prove, magistrato e controlli incrociati, ricavandone un mal di testa allucinante che lo avrebbe tenuto sveglio come sempre in quell'ultimo mese.

Dai controlli eseguiti nei giorni successivi al loro incontro venne fuori che l'architetto Granieri era stato si implicato in un giro d'appalti truccati, ma all'apparenza non frequentava più nessuno degli indagati di allora.

Neppure sulla lettera del marito di Camilla era stato rilevato niente di strano. Non c'erano impronte, né particolari segni tali da richiedere esami grafologici. La classica pista morta. Eppure il commissario Belardi non era convinto. Il suo quinto senso e mezzo investigativo gli ronzava nella testa alla ricerca di qualcosa che non avevano considerato. Era per questo motivo, oltre che per mantenere la mente distratta dall'assenza di notizie da parte di lei, che era andato a parlare con l'incaricato della gestione degli appalti pubblici del comune.

L'ufficio dove era stato fatto accomodare in attesa, paragonato al suo, era una reggia imperiale. Mobili di legno lucidissimi e dalla fattura pregiata, tende di uno sgargiante rosso carminio, suppellettili d'arte, costate chissà quanto ed il solito corredo di effetti personali e fotografie sparpagliate in giro. Decisamente troppo, decise la mente pratica di Gaetano, era al limite del sospetto, specialmente considerando lo scarso stipendio percepito dai dipendenti del comune di Roma.

Fece appena in tempo a poggiare quel che aveva preso in mano che la porta dell'ufficio si aprì, lasciando passare un uomo di media statura, calvo, con un paio di occhialetti dal colore bizzarro che penzolavano da un naso adunco.

" Buongiorno.."

"Buongiorno a lei commissario, si accomodi."

Quisquilie formali da crumiro d'ufficio. Gaetano si accomodò ed attese che il tizio fosse pronto a prestargli attenzione, pignolo com'era odiava doversi ripetere quando investigava.

" Mi dica.. a cosa devo la sua visita?!"

" Mi interessava conoscere alcuni dettagli del concorso Un architetto per Roma.."

" Dettagli?"

" Si.. partecipanti, informative, progetti.. solite cose.. "

L'impiegato stava palesemente tergiversando sulla questione, e tergiversare davanti ad un ufficiale di polizia non è mai un buon segno. Il commissario si appuntò di fare ricerche su quell'uomo e dopo una buona mezzora riuscì ad ottenere tutti i fascicoli che gli servivano .Nomi di architetti, studi, mappe e planimetrie.

Unica pecca del suo ragionamento era che lui si intendeva d'architettura quanto un idraulico poteva intendersene di Aristofane.

Aveva studiato al liceo classico di Livorno, diplomandosi con il massimo dei voti per poi andare all'università, facoltà di giurisprudenza. Laureato cum laude era entrato a fare pratica nello studio di famiglia, mandando tutto a puttane due anni dopo la laurea per sposarsi con una compagna di corso.

La più grande stronzata della sua vita, nemmeno sei mesi ed erano già divorziati. Da allora non era riuscito ad avere storie decenti, per quanto tentasse. Alla fine di quel percorso però, quando ormai si stava rassegnando, era arrivata Camilla.

La sua prof stava per tornargli utile, e con lei lo studio presumibilmente intoccato dalla sera del fatto, di suo marito Renzo.

La sua prof stava per tornargli utile, e con lei lo studio presumibilmente intoccato dalla sera del fatto, di suo marito Renzo. Tornato in commissariato, Gaetano aveva spedito tutti gli agenti disponibili a caccia di informazioni su ognuna delle pratiche reperite al comune. Sospettava che la longa manus di cosa nostra avesse ormai costruito dimora stabile nell'apparato delle costruzioni pubbliche della capitale di Roma e decisamente non era una supposizione piacevole ai suoi occhi, in special modo se si soffermava a riflettere sull'idea che la sua Camilla fosse là fuori ad investigare da sola.

" Commissario mi scusi.."

L'agente Piccolo sostava sulla porta, stringendo nell'avambraccio un paio di robusti faldoni presi dall'archivio, doveva essere piuttosto urgente..

" Dimmi Piccolo"

" La signora Granieri attende per il colloquio d'ordinanza.."

" Ah.. perfetto.. falla passare.."

Il commissario si alzò, sistemando la giacca e fermandola con uno dei bottoni centrali, detestava le pieghe, soprattutto perché doveva stirarle da solo. Una rapida stretta alla cravatta, un occhio gettato allo specchio del mobile libreria, giusto per vedere quanto fosse ridotto male per il poco riposo, ed eccolo pronto per tornare al lavoro, nascosto dietro una maschera di compostezza.

Di nuovo bussarono sommessamente alla porta, e dopo un attimo una delle agenti stava introducendo una donna di circa quarantacinque anni, dal fisico minuto, quasi disfatto dal recente dolore. Sarebbe stata una donna dall'aspetto piacevole, ma le profonde occhiaie blu sotto alle palpebre e l'assenza di trucco la facevano apparire più vecchia di almeno dieci anni.

"Prego.. si accomodi.."

Rispolverando il suo bon ton di figlio di ottima famiglia, Gaetano aiutò la vedova Granieri ad accomodarsi per poi prendere posto a sua volta. Le sue riflessioni non poterono non finire a Camilla.

La donna che aveva davanti soffriva dell'amore perduto, ed era da sola, non come lei, che per fortuna di entrambi, aveva potuto contare su un sostegno per i primi istanti di sconcerto e sofferenza.

Già..proprio un bel sostegno sei.. nemmeno ventiquattro ore le hai resistito. Ladro!

Tentò di protestare il piccolo grillo parlante della sua coscienza, ma fu messo a tacere dal piedipiatti iper indaffarato in un lampo. Le distrazioni avrebbero dovuto attendere.

" Prima di tutto mi permetta di rinnovarle le mie più sentite condoglianze per il suo lutto.."

La donna annuì, con la mano destra che già correva al fazzoletto immacolato poggiato sopra la borsetta. Chissà se prima di conoscerlo anche Camilla era una di quelle donne facili al pianto, taciturne e minute, proprio come la vedova Granieri. Si disse di no.

" Quel che ho da chiederle non sono che poche cose, la prassi, mi capisce, cercherò di fare quanto più in fretta e delicatamente possibile.. "

Lui non era mica quello stronzo del maresciallo Malacchia! Detestava interrogare i parenti delle vittime di omicidi, ma si sa, dura lex..

Dall'interrogatorio formale emerse che la vittima sì era allontanata da casa verso le sette della sera precedente al delitto, adducendo come motivazione un incontro di lavoro concernente l'appalto appena vinto.

La moglie non aveva saputo di lui più niente, ma alzatasi al mattino per recarsi al lavoro, attorno alle sette e trenta, lo aveva lasciato che dormiva nel talamo coniugale. Rientrata per pranzo la donna sosteneva di aver trovato la porta d'ingresso ed il cancello aperto, e quindi di aver fatto la macabra scoperta. Probabilmente solo dopo aver acquisito il referto autoptico e tecnico scientifico sarebbero potuti andare più a fondo.

Il commissario congedò la vedova e dopo poco richiamò Piccolo consegnandogli i formulari da dare al magistrato per ottenere i tabulati dei telefoni fissi e mobili dei coniugi Granieri. Anche quella giornata, forse, era conclusa.

Gaetano stava raccogliendo la propria roba per uscire quando dovette fermarsi per rispondere al cellulare che, quasi fosse stregato, suonava nei momenti peggiori per il suo umore.

" Pronto..Francesca.. si.. ciao.. cosa hai combinato stavolta?"

Rispose con tono piatto, troppo stanco per arrabbiarsi con la sua sorellina, una vera mina vagante.

" Ciao Fratellone! Senti.. dovresti farmi un favore..io e mio marito dobbiamo partire..e.. potresti tenere Nino per un pò?"

Aveva quasi deciso di riattaccarle malamente quando la porta dell'ufficio si spalancò di schianto, lasciando entrare una piccola peste lentigginosa sui sette anni d'età. La mina vagante era esplosa, ed aveva rilasciato una copia in miniatura di se stessa.

" CIAOOOOO ZIOOOO GAETANOOOO!"

Al commissario bastò uno sguardo al nipote per innamorarsi perdutamente di quell'aria sbarazzina e di quel sorriso sincero, di chi sa ancora sognare. Il piccolo Nino stava ancora volando sorretto dalle forti braccia dello zio quando la sua madre adottiva entrò con i borsoni.

La giovane Belardi era stupita. Non ricordava che suo fratello fosse tanto espansivo, tanto propenso con i bambini. Gatta ci covava quasi sicuramente..peccato che lei non avesse il tempo materiale per indagare. Si limitarono a qualche convenievolo, qualche raccomandazione, e dopo un quarto d'ora Francesca stava già per ripartire.

Gaetano sarebbe stato un padre meraviglioso, si disse la ragazza uscendo dal commissariato per accompagnare figlio e fratello all'auto di lui. Quello che nessuno di loro ancora sapeva era che il vento del destino aveva già deciso che Gaetano dovesse divenire padre, perché, si dice, che per ogni giro di madama la morte debba esserci un regalo da damigella vita.

E' l'ennesimo tramonto del sole sui cieli di Roma, fatto di tranquilli pensieri e di passeggiate sui colli. Non si poteva dire lo stesso per una donna, chiusa nella toilette del proprio appartamento ed alle prese con uno spinoso ed amletico dubbio. Fino a che punto è lecito confessare la verità alla persona che si ama?

Soltanto alcune settimane prima la nostra professoressa se ne stava seduta in un elegante tavola calda del centro di Roma assieme al commissario più colto ed affascinante dell'intero distretto di Roma Nord.

Immaginarsi lo stupore della donna quando, alcuni giorni dopo il loro incontro, aveva realizzato che qualcosa di strano stava accadendo. Qualcosa che aveva a che fare con i ritmi dell'essere donna e che inizialmente era stata attribuita allo stress ed alle vicende luttuose, ma che adesso, a quasi due mesi di distanza, iniziava a destarle preoccupazioni sul suo stato di salute.

Si era decisa a sottoporsi ad accurata visita medica il sabato precedente, dopo che sua madre l'aveva assillata tutto il giorno, sostenendo che la sua salute era indispensabile, oltre che per se, per la figlia, chi mai si sarebbe occupato di lei ? Senso di colpa uguale sconfitta. Funzionava sempre.

Era stata una cosa da niente, una telefonata alle otto e mezza del lunedì mattina, un appuntamento per il martedì pomeriggio, ed alla sera di giovedì già aveva tra le mani il plico infausto, verità o menzogna? Bastava avere il coraggio di leggere.

Camilla Baudino possedeva quel coraggio, anche se per estrarlo dal profondo di se stessa le occorse chiudersi in bagno, dopo aver messo a dormire la figlia Livia, aver cacciato di casa la madre ed essersi occupata del fido bassotto di casa, Sir Potti.

Se ne stava seduta sul bordo lucido della vasca, a terra, poco lontano dai piedi nudi, l'incarto giallo ruvido delle analisi, tra le mani il foglio bianco, lucido, scritto fitto fitto. Lo stava mangiando con gli occhi, tirando un sospiro di sollievo ad ogni riga che recava in fondo la dicitura parametro nella norma.

Gli anni in più accumulati con lo stress svanivano ad uno ad uno man mano che le diciture del foglio s'avvicinavano alla fine, permettendo alla profia di respirare ogni volta un pò più agevolmente. Mancava ormai meno di un quarto di foglio alla fine del supplizio quando il dado venne tratto. Qualcosa di insolito, dopotutto, c'era davvero, ma nessuno si sarebbe mai sognato di definirlo come una malattia.

Valori di Beta Hcg indicativi di una gravidanza di almeno sei settimane.



Ed in un attimo il vento cambia direzione, chiudendo una porta per spalancare una finestra. Non aveva avuto il tempo di chiudere i conti in sospeso con il passato perché il futuro era già alle porte. Aveva trentasette anni, ed era da tempo convinta di doversi rassegnare ad una vita dalla piatta monotonia; niente di più sbagliato.

Nel giro di due mesi era passata come un tornado attraverso il ruolo di moglie, di vedova di amante e stava per rientrare in quello di madre da una porta ancora inesplorata. Come l'avrebbe presa Livia? Che avrebbe detto sua madre, ma soprattutto.. poteva esser certa che lui si sentisse pronto per essere padre? C'era un unico modo per scoprirlo, ma avrebbe dovuto attendere almeno il mattino.

Camilla dormì malissimo e si alzò anche peggio. Accompagnata da un torvo silenzio preparò la colazione e la figlia per la scuola, mettendosi in auto controvoglia, il tutto intonato ad un grigio cielo autunnale. La svolta, come spesso succede, era in attesa davanti all'istituto omnicomprensivo Giuseppe Verdi ed aveva la forma ed il viso di un uomo sui trentacinque avvolto in un soprabito beige incerato. Affianco all'uomo un bambinetto sui sette anni che lo squadrava dall'alto in basso sorridendo estatico.

" Gaetano!"

Chiamò la profia mantenendo la stretta sulla mano di Livia, bardata di zaino e grembiulino bianco d'ordinanza. Lui si volse, la vide e pensò che era ancora più bella.

" Camilla!"

Salutò in risposta attendendo che madre e figlia raggiungessero il punto dove lui e Nino erano in attesa.

" Che ci fai qui?"

" Lui è Nino, mio nipote.. la mina vagante ha lasciato un ricordo.."

Camilla sorrise. Ricordava con piacere Francesca ed anche se nessuno lo sospettava, certe volte si sentivano ancora. Esaurite le presentazioni Camilla e Gaetano osservarono i rispettivi pargoli allontanarsi verso l'edificio, accompagnati dal trillare della campanella e sorrisero. I due bimbi si trovavano bene, pareva, ed anche quello non era un caso, almeno ai loro occhi.

Attesero in silenzio davanti ai cancelli ormai svuotati dell'istituto, ognuno perso nei propri pensieri ed in riflessioni diversissime.

Camilla osservava il profilo da modello del commissario chiedendosi quale poteva essere la sua reazione ad una notizia come quella da lei celata. L'atteggiamento che teneva con il nipotino faceva sperar bene, era paziente, solare, e dava al piccolo Nino quella sicurezza e galanteria d'altri tempi che lui stesso possedeva, ma scoprire di avere un figlio era tutt'altro paio di maniche.

Ricordava ancora che, anni prima, quando lei era poco più di un adolescente, Renzo non era sembrato felice di diventare padre, forse per la sua giovane età, forse per le mancate prospettive di carriera che ne erano derivate. Sospirò sommessamente, andando ad appoggiarsi contro la spalla di lui.

I pensieri di Gaetano, invece, veleggiavano verso le indagini, e la prospettiva di un assassino seriale a piede libero, magari ansioso di liberarsi delle possibili prove. Era terrorizzato all'idea di Camilla che si trovava coinvolta in qualsiasi genere di situazione pericolosa ed era ancora più spaventato dall'ipotesi che questi omicidi non fossero casi slegati tra loro.

" Ti và di andare a fare colazione?"

" Mmhh.. perché no.."

Sperava davvero di non soffrire delle nausee mattutine che l'assillavano quando aspettava Livietta, specialmente perché in quel caso avrebbe dovuto pensare ad almeno una decina di scuse diverse per la madre, ma soprattutto per il poliziotto.

Dieci minuti dopo sedevano al loro solito tavolo presso il bar Nouveau. Mario, il titolare, aveva preso le loro ordinazioni sorridendo, dopo due anni d'assenza i suoi due clienti preferiti parevano aver riallacciato i rapporti.

" Stamani sei davvero radiosa.. cambiato qualcosa?"

Le domandò Gaetano stringendole affettuosamente una mano con la sua, accorgendosi così che la piccola fede s'era spostata dal canonico anulare al dito medio della mano.

" In effetti qualcosa di diverso c'è.. ma non è ancora tangibile.."

Lui arricciò un sopracciglio con aria interrogativa. Il suo istinto di sbirro gli diceva che stava per arrivare una confessione spontanea su qualcosa d'insolito.

" E' carino tuo nipote..Nino.. "

" Già.. una peste adorabile... davvero.. non credevo si potesse innamorarsi dei bambini.."

Camilla sorrise.

" Stai divagando..."

Proseguì sornionamente lui accostando la propria sedia a quella di lei. Non sapeva perché, ma l'interessamento della profia nei confronti di Nino non gli sembrava puramente casuale.

" Hai ragione.. è...complicato.. e non so come tu possa prenderla..."

" Di sicuro non ti mangio professoressa..."

Camilla prese un lungo sospiro, attendendo che il cameriere terminasse di poggiare le loro ordinazioni sul tavolo e si allontanasse. Raccolse i pensieri socchiudendo brevemente gli occhi neri e poi, finalmente, con voce lievemente tremula, confessò.

" Aspetto un bambino... nostro figlio.."

Alea iacta est. Non si poteva far altro che attendere.

Il commissario Belardi impallidì, mollando la presa sul bicchiere, almeno per il primissimo istante. Un figlio..suo figlio.. loro.. quella si che era una rivelazione shock. Sarebbe stato padre.. doveva crederle? Si.. glielo confermavano i suoi occhi, erano quelli di una cerbiatta spaventata, terrorizzata, ma da che cosa?

Ringraziò il cielo di essere seduto, altrimenti sarebbe quasi sicuramente finito a terra come una pera cotta. Aveva le labbra secche, ed il cuore che batteva all'impazzata, ma quando la vide alzarsi, pronta a fuggire via da lui, il commissario Belardi trovò la forza di reagire, scattando in avanti ad afferrarle delicatamente un esile polso.

" Fermati Camilla.."

" Non intendo intrappolarti.."

Sibilò. La cerva spaventata e ferita cercava solo un rifugio sicuro in cui trascorrere l'inverno e mettere al mondo il suo cucciolo.

" Non intendo lasciarvi andare.."

Replicò lui con la voce rotta dall'emozione. La tenne stretta sin quando non tornò a sedersi, e non le lasciò il braccio nemmeno allora.

" La tua reazione però faceva intendere diversamente.."

" Camilla.. tu e nostro figlio non avete da preoccuparvi.. sono stupito.. sono preoccupato..ma sono anche felice di avere il mio primogenito dall'unica donna che io abbia amato veramente dopo Martina."

Le sue erano parole sincere, e gli occhi del commissario Belardi non erano mai stati capaci di mentire nelle situazioni importanti. Camilla si rilassò un poco, permettendosi una piccola sorsata di succo d'arancia, sorsata che le provocò un atteso senso di nausea alla bocca dello stomaco. Avrebbe imparato a conviverci di nuovo.

" Non voglio che tu stia con me per obbligo...nè per nessun motivo diverso dall'amore."

" Non voglio che tu stia con me per compassione, per dovere o per solitudine.."

Sembrava che recitassero un copione scritto a soggetto. La loro storia era nata su un sentimento d'assenza progressivamente colmata dalle indagini, dall'amicizia ed infine dalla passione, era difficile abituarsi alla quotidianità ed alla familiarità che scorreva sui binari della vita di coppia, in special modo dopo aver vissuto il brivido della clandestinità.

Fu la loro prima vera litigata per un motivo serio. Da un lato Camilla, i cui ormoni impazziti non permettevano di ragionare con freddezza, gli rinfacciava una reazione gelida, indifferente, la seconda della sua vita di madre. Dal lato opposto Gaetano, che l'amava e la venerava come nessuno, ma che mai avrebbe potuto immaginarsi un futuro da padre, ancora doveva conoscere la primogenita di Camilla, figurarsi accettare l'idea di un figlio suo, per quanto un lato della sua mente già saltasse dalla gioia. Finì in uno dei modi peggiori, una separazione netta, senza neppure uno sguardo, a conclusione di un fuoco incrociato di grida durato complessivamente non più di cinque minuti. Alla sera lui aveva provato a chiamarla e lei aveva riattaccato ed in quel silenzio sembrava dovessero andare avanti in eterno.

Il senso di colpa è una bestia subdola che colpisce quando meno te lo aspetti. Nel caso del commissario Belardi s'affacciava ogni notte, proprio quando giungeva il sonno d'oblio.

La figura di un bimbo, un esserino paffuto dagli occhi azzurri, come i suoi, e dai ricci neri, di circa quattro anni, gli correva incontro ridendo ogni notte ed ogni volta che lui allungava le braccia per sollevarlo in aria o per stringerlo a se, qualcosa di orribile accadeva, qualcosa che li divideva, un nero baratro al ricordo del quale si destava gridando, con la fronte imperlata di sudore. Aveva ripreso a dormire pochissimo, a fumare come un turco nonostante le raccomandazioni a smettere del medico ed a consumare caffè a litri.

La prospettiva della professoressa Baudino non era molto più rosea. Tra le nausee mattutine, le necessarie ed ineludibili rivelazioni da fare a madre e figlia, con rispettive reazioni schifate e mediamente eccitate da gestire, la sua vita era sin troppo frenetica. Di nuovo si trovava insonne in piena notte, con il bisogno e l'impossibilità di piangere, sola a metabolizzare i sensi di colpa, le aspettative e le recriminazioni.



Almeno le indagini proseguivano piuttosto agevolmente. Le analisi scientifiche avevano individuato l'arma del delitto ed una serie di impronte non conosciute agli schedari e gli interrogatori parevano indicare la pista dell'influenza di cosa nostra nel giro degli appalti.

In seguito ai rilievi degli ufficiali del RIS sulla scena dell'omicidio del Ferrero si era capito che l'automobile del pirata doveva essere una station wagon non proprio nuova, con un particolare tipo di gomme ad alte performance, non una roba da tutti.

L'operato dei due corpi d'indagine era finalmente congiunto in un'operazione su larga scala. Pareva che uno dei fantasmi, i latitanti di cosa nostra coi ruoli più importanti, fosse tornato a calcare le scene. Erano ormai pronti a prelevarlo dalla sua villa bunker, con tanto di mandato internazionale d'arresto per corruzione, falso ed associazione a delinquere.

Il commissario Belardi ed il maresciallo Malacchia s'erano organizzati per un blitz pomeridiano. I pedinamenti e le intercettazioni erano chiare. I due omicidi di architetti erano stati compiuti dalla solita mano, mossa in seguito all'impossibilità di corrompere il Ferrero, ed al rifiuto del Granieri di portare a compimento quanto richiesto, rifiuto probabilmente derivato dall'omicidio del Ferrero stesso.

Tutto era pronto. Gaetano aveva già indosso il corsetto antiproiettile e la sua fedele beretta nove millimetri carica, ma c'era qualcosa che non andava. Dall'interno della villa dovevano aver realizzato la loro presenza, eppure attorno regnava la pace ed il silenzio. Non c'erano cani ad abbaiare in cortile, né bodyguard, oltremodo sospetto. Infatti qualcosa che non andava c'era, ed era qualcosa che mai il commissario avrebbe voluto trovarsi ad affrontare nel corso della sua carriera di ufficiale di polizia.

Malacchia aveva appena dato l'ok definitivo all'operazione e la squadra di supporto stava andando a prendere posto quando la porta del villino si aprì all'improvviso, rivelando una figura alta, il cui viso era segnato da una profonda cicatrice sulla guancia sinistra. Innanzi a lui, bloccata per il collo, trattenuta ferma da un coltello puntato contro la gola, una donna fungeva da merce di scambio.

" Grandissimo figlio di puttana.."

Imprecò ad alta voce Gaetano,alzandosi di scatto, pistola avanti, e muovendosi in direzione del pregiudicato con una luce assassina negli occhi.

" Non un passo di più o le stampo un bel sorriso sul collo..."

" Azzardati e quant'è vero Dio ti uccido a mani nude.."

" Tremo di paura...commissario.."

La prima regola che ti insegnano alla scuola di polizia è non farti coinvolgere emozionalmente dagli ostaggi. Puttanate. Non puoi avere davanti la madre di tuo figlio con un coltello puntato alla gola ed essere capace di rimanere distaccato.

Evidentemente avevano toppato in qualcosa, lui aveva toppato, era stato spiato, seguito, pedinato, ed ora sapevano tutto, sapevano di Camilla.. forse anche di suo figlio, e ne approfittavano per uscirne puliti.

" Lascia andare la donna.."

" Butta la pistola.."

Solita solfa. Stavolta non avrebbe ceduto. Sapeva che quella gente non trattava e non rilasciava mai testimoni scomodi. Era un gioco per una vita contro una vita, no, due. Belardi serrò la mascella, rimanendo immobile sul marciapiede dove si trovava, le gambe leggermente divaricate, teso come una corda di violino, gli occhi fissi in quelli sbarrati di lei. Che cosa le era accaduto nel mese e mezzo in cui non si erano sentiti. Aveva capito da sola le implicazioni malavitose della morte di Renzo? Aveva pensato a lui? Stava bene?

Domande che gli toglievano lucidità. In una situazione come quella neppure sparare, dritto alla testa poteva servire, nel cadere il corpo si sarebbe mosso comunque, recidendole la giugulare o comunque ferendola seriamente. Tutta quella tensione faceva male al bambino ed al cuore del commissario Belardi.

" Allontanatevi.. non voglio sentire puzza di sbirro nel raggio di venti chilometri."

" Non vado da nessuna parte, stronzo, e nemmeno tu.. "

" Gaetano.."

Il sussurro del suo nome pronunciato dalle labbra di Camilla contribuì al fluire dell'adrenalina nelle vene del commissario. Aveva già deciso il dà farsi. Lentamente poggiò a terra l'arma, risollevandosi poi con le mani alzate. Quel bastardo ghignava, ma stava allentando la presa dal collo di Camilla. Tutti uguali, troppo convinti di sé, sicuri della loro immortalità tanto da commettere errori macroscopici.

"Ben fatto commissario.."

Sibilò cattivo il boss muovendo alcuni piccoli passi in avanti, con Camilla ancora a fargli da scudo, ma adesso trattenuta con un braccio dietro la schiena. Era quello che attendevano gli altri. Durò meno di una frazione di secondo. Gaetano udì il suono sordo dell'esplosione del proiettile, ed il tonfo leggero del corpo che cade. Scattò in avanti, afferrando la profia che, sbilanciata, rischiava di caracollare in avanti. Tremavano entrambi.

" Shh.. và tutto bene.."

Furono le sole parole che gli riuscì di pronunciare. Pareva che un macigno gli stesse chiudendo la gola, impedendo all'aria alla voce ed alle emozioni di avere corpo. Stettero li a fissarsi per un istante infinito, silenziosi, gelidi seppure abbracciati.

L'istante successivo le tensioni subite richiesero il loro tributo alla povera Camilla che inizialmente sbatté le palpebre lottando per rimanere lucida, ma alla fine fu costretta ad arrendersi, perdendo i sensi. Al commissario non restò altro da fare se non trasportarla là dove era al sicuro, dietro le linee di automezzi.

L'intera sua squadra lo stava a guardare sbigottita. Da che lo conoscevano non c'era stata una sola occasione in cui il loro commissario non fosse stato in prima linea durante le azioni. Quel tempo era finito. Lo videro passare con il corpo di Camilla tra le braccia, raggiungere la sicurezza di due auto e trafficare coi cuscini dei sedili per prepararle un giaciglio confortevole.

Fu il maresciallo Malacchia a concludere il blitz, arrestare tutti quelli ancora barricati all'interno e concludere l'operazione avvisando il magistrato di turno del loro successo.

Gaetano stava ancora lì, stringendo una mano della madre di suo figlio, parlando al cellulare con i volontari di soccorso ancora intasati nel traffico. Polso e respirazione apparivano regolari, ma lo stato di gravidanza e l'assenza di qualsiasi segnale di ripresa non erano comunque buona cosa.

" Andiamo..dai Camilla.. forza.."

Le sibilava di tanto in tanto, poggiandole una mano sulla fronte ancora sudata. Se le fosse accaduto qualcosa, se fosse accaduto al loro bambino, non avrebbe potuto perdonarselo. Era stato un imbecille a reagire a quel modo quando lei glielo aveva detto, era stato un cretino a non insistere con più vigore nel volerla risentire, ed ora rischiava di perdere la sua intera famiglia.

Improvviso giunse alle sue orecchie il suono acuto delle bitonali del servizio volontario romano, permettendo ai suoi neuroni impazziti di allontanarsi momentaneamente dal filone drammatico preso dai suoi pensieri. Si alzò lasciando ai soccorritori un minimo spazio di manovra, seppur senza staccare loro gli occhi di dosso.

" Dottore.. Malacchia vuole.."

" Dopo Torre.."

Grugnì quando il viceispettore si avvicinò al mezzo di soccorso sul quale Camilla era stata caricata. Non c'era nemmeno per il padre eterno in quel momento. Non occorse ripeterlo. Si scambiarono un rapido cenno del capo e poi Gaetano salì dallo sportello centrale, prendendo posto affianco alla lettiga dove Camilla giaceva priva di coscienza.

..Dai, dai, dai cuori in tempesta siamo noi
fuori di testa adesso sei
piccola frana, mi odierai...amore...
Dai, dai, dai, ci sono stato attento sai
ma sto da cani come te, ti sto vicino dai

L'intera serata trascorse tra controlli di routine e visite mediche, Gaetano era esausto, ma non cedé sin quando il verdetto non fu insindacabile. Camilla e la loro bambina, una bambina, stentava a crederci, stavano bene. Certo, la situazione non era poi semplicissima, data l'età della neomamma, ma con alcune precauzioni si poteva stare più che tranquilli.

Avevano assegnato loro una camera singola nel reparto di medicina generale. Ventiquattro ore d'osservazione come da prassi. La profia riposava tranquillamente, gli avevano detto le infermiere che per riprendersi era meglio che dormisse.

Gaetano sedeva appoggiato col mento sul materasso, stringendo tra le mani le prime ecografie di sua figlia, cercando di immaginarsi quella bimba ancora minuscola. Sarebbe assomigliata a lui? Col carattere di Camilla? Indubbiamente era un mix esplosivo, al di là delle percentuali in cui i loro geni influivano.

L'orologio dell'ospedale batteva ormai la mezzanotte. I corridoi erano deserti e silenziosi, l'infermiera del turno di notte aveva concluso il suo giro quando, affacciandosi in una delle stanze d'osservazione intravide la figura assopita di un uomo sulla quarantina, biondo. Stringeva la mano alla moglie, probabilmente, che dormiva anch'ella. Non poté non sorridere accostando loro la porta esterna.

Gaetano dormiva e sognava, finalmente. Per una notte pareva essere ritornato il ragazzino un pò pigro che odiava doversi alzare presto al mattino. Nell'oblio condotto alla mente dall'arrivo di Morfeo il commissario non sapeva più dove si trovava di preciso o con chi, anche se percepiva con chiarezza che qualcuno gli stava carezzando il capo.

" Mmmh.. ancora dieci minuti mamma.. ti prego.."

Mugugnò sommessamente muovendosi alla ricerca del sonno quasi svanito, rischiando in questo modo di caracollare giù dalla sedia sulla quale s'era abbarbicato durante la notte. Qualcuno poco sopra di lui rideva apertamente accennandogli un pò di solletico sotto al collo. Conosceva quel timbro vocale...

" Camilla!"

Adesso era sveglio ed avrebbe imprecato volentieri per quell'ennesima figura da immaturo, anche se vederla così lo faceva star bene, in specie dopo lo stracollo della notte precedente. Lei lo guardava dalla sua postazione appena sollevata, a gambe incrociate sopra le coperte.

" Ben Svegliato pigrone.."

Gli sussurro dolcemente infine. Il peggio pareva fosse passato, anche se d'ora in avanti non le avrebbe più permesso di fare scempiaggini mettendo in pericolo tutto il loro futuro.

" Che ore sono?"

" Ah..ma allora lei è davvero un uomo ripetitivo signor commissario.."

Sghignazzò ancora, facendosi beffe di lui come ai vecchi tempi. Quella era la profia di cui si era innamorato. Certo che, nelle due uniche occasioni in cui s'erano svegliati assieme, Gaetano non era stato un maestro di loquacità, scadendo in una serie di banalità incredibili ed indegne del suo acume.

" Confesso le mie colpe signor commissario..."

Gli occhi grigio fumo del commissario Belardi ridevano di puerile divertimento per quel loro siparietto comico del mattino. C'era ben poco da commentare sulle loro capacità di coppia, saper ridere di sé era ciò in cui riuscivano meglio. L'ironia era un'arma pregiata.

"...bene...e mi dica... quand'aveva intenzione di mostrarmele queste?"

Scimmiottando i suoi modi da rude poliziotto della omicidi Camilla estrasse da dietro la schiena il pacchettino dei risultati della primissima ecografia della loro bambina, stampandogliela a meno di venti centimetri dalla faccia.

".. pretendo una descrizione minuziosa.."

Concluse la profia trattenendo a fatica un risolino divertito. Un commissario di lunga data, un viceprocuratore distrettuale che dopo tanti anni riesce ad assumere ancora una faccia da colpevole al primissimo accenno d'interrogazione. Se gli avesse chiesto Leopardi se la sarebbe cavata meglio. Troppo spassoso.

" ...come la chiamiamo?"

"...lei divaga.."

"...pietà Camilla... m'arrendo.. avevi ragione su tutto.."

" ....pagare pegno..."

Gli sussurrò la donna afferrandolo per la cravatta ormai slacciata e gualcita attorno al colletto della camicia ed attirandolo a sé, bloccandolo a pochi centimetri dal proprio viso.

" ti amo commissario..."

Era iniziata con un bacio passionale scambiato nel centro di una piazza e sarebbe stata destinata a ricominciare ogni volta con un bacio della medesima intensità, perché ogni storia che vale ha diritto di essere ricordata per il primissimo emozionante momento di passione.

Le dimissioni di Camilla non arrivarono prima dell'ora di pranzo, ed anche con il foglio debitamente firmato ed autorizzato in mano uscire dall'ospedale fu un'impresa a dir poco titanica.

" Perché non fanno le bitonali tascabili?!"

Domandò Gaetano fermandosi per la milionesima volta,evitando d'un soffio i piedi di una anziana signora in vestaglia di macramè. Maledetti orari di visita. Camilla ridacchiava sommessamente avvinghiata al suo avambraccio, da ché si erano infilati nei corridoi il commissario Berardi non faceva che borbottare contro i passanti, ringhiando di tanto in tanto quando qualcuno inciampava finendo con l'urtare Camilla.

" E guardi dove cammina!"

Chissà se era concesso dal regolamento arrestare i passanti per intralcio al traffico? Si domandava dimenandosi a destra ed a manca in cerca dell'uscita.

" Gaetano...con chi hai lasciato Nino?"

La domanda della profia ci mise qualche secondo a sorpassare il brusio ed arrivare alle orecchie ed al cervello del commissario, il quale,alla fine, si girò osservandola con un sopracciglio inarcato.

" Nino? oh porca di quella miseria ladra e vigliacca"

" ... mi fa piacere sapere che di due che siamo nessuno si sia ricordato dei bambini..."

" Cosa? Anche Livietta sta da sola?"

Lei gli rispose annuendo silenziosamente con un gesto del capo. Genitori scriteriati prima ancora di iniziare. Niente male davvero. Occorreva una sosta al punto ristoro per chiamare casa e controllare se i pargoli fossero ancora lì.

Seduti di sghembo ad uno dei tavolini di plastica dello snack bar dell'ospedale Gaetano e Camilla avevano estratto i rispettivi cellulari, guardandosi per un attimo negli occhi con un mix di preoccupazione e sorpresa. Da quanto tempo compievano inconsciamente i soliti gesti?

" Pronto?! Livia.. amore.. dove sei?...no....ospedale.. non mi sono sentita bene.. come?! Con Nino?"

" Nino?! Sono lo zio.. scusami..dopo l'operazione di ieri ci sono stati problemi..si..in ospedale...con chi sei?Livia?"

Com'era accaduto che i due tredicenni fossero assieme? E dove? Con chi? Le telefonate si conclusero pochi attimi dopo, con il commissario e la profia allibiti dall'intraprendenza dei rispettivi nipote e figlia. Rimasti ad attendere invano dopo la lezione di Karate, ormai rassegnati a qualche impegno imprevisto, i due ragazzini s'erano arrangiati alla meglio per prendere il tram fino a casa Ferrero. Non essendoci disponibilità di nonne su cui fare affidamento, i ragazzini avevano optato per un campeggio in salotto a base di patatine e wurstel, roba da fegato spappolato, ed alla fine si erano addormentati. Grazie a Dio. Gatta ci covava sotto a quei due.. e non era una semplice constatazione la loro.

Alla fine riuscirono a lasciare l'ospedale, mettendosi in macchina che erano ormai le tre del pomeriggio. Sì erano concessi un piatto di pasta ed un caffè, giusto per non crepare nell'imbuto del grande raccordo al rientro dal week end.

Gaetano aveva finalmente un attimo per riflettere su una decisione che aveva preso nella veglia della notte appena trascorsa. Era più che sicuro di amare Camilla, e sapeva anche che per lei e per la loro bambina era capace di follie; quello di cui non era più tanto certo era il suo mestiere. Non era sicuro di quello che Malacchia avrebbe scritto di lui, ma sperava di non essere costretto a scegliersi un nuovo lavoro.

" Senti Camilla..."

" uh?"

"Mi dispiace per averti messa in pericolo... per avervi messe in pericolo entrambe.. sono un cretino.."

Lei rimase ad osservare la sua espressione sinceramente pentita per un attimo,riflettendo, prima di replicargli con altrettanta schiettezza, non era il solo che aveva qualcosa da farsi perdonare.

"...Sono io che avrei dovuto chiamarti prima di andare a parlare con quel tizio...."

Per un attimo il commissario Berardi staccò gli occhi dalla strada, voltandosi a controllare che lei stesse bene, non era nelle sue intenzioni provocarle altro stress.

" Direi che abbiamo sbagliato entrambi...anche se non sono ancora abituato all'idea di discutere con te.."

" Beh.. ultimamente abbiamo avuto entrambi troppe emozioni tutte assieme.."

Erano due adulti ragionevoli il cui amore era sorto da poco, perdonarsi era scontato. Si sorrisero e anche se le cose sarebbero rimaste per un poco su livelli di complicità medio bassa, alla fine sarebbero tornate come prima. C'era l'arrivo di una figlia da preparare, altri due bimbi di cui aver cura, una casa ed un nido da adattare ad esigenze nuove, parenti, conoscenze, vita che scorre di nuovo nelle vene a cancellare il dolore, passato e futuro che si mischiano in un gioco a volte incomprensibile chiamato vita.

Non ebbero tempo di infilare la chiave nella toppa della serratura ed aprire che due piccoli tornadi li aggredirono a suon di trombette di carnevale e palloncini costringendoli alla resa prima ancora di superare il soggiorno. Furono fatti accomodare sul divano grande e tempestati di domande, curiosità e quant'altro.

" Voglio un avvocato!"

Sberciarono assieme sia il commissario che la profia, scatenando l'ilarità di Livia e Nino che, seduti per terra a gambe incrociate, insistevano per sapere come si erano conosciuti, dove, se il fratellino di Livia sarebbe stato anche il cugino di Nino.

" Zio..ma se tu e Camilla vi sposate io e Livia diventiamo parenti?"

" Già...mamma.. ma possiamo sposarci lo stesso vero? "

Camilla alzò gli occhi al cielo. Allora era proprio vero che quei due non gliela avevano raccontata giusta.

"Talis Mater, talis filias "

Esclamò la profia in latino, scoppiando a ridere subito dopo. In effetti Livia e Nino formavano una bella giovane coppia.

Le settimane successive passarono nelle vite del commissario Berardi e della professoressa Baudino con la velocità di un fiume in piena. Era una vera e propria rivoluzione la loro.

Gaetano in permesso per motivi di famiglia, roba che la sua squadra non sentiva nominare da secoli, trafficava tra tinteggiature di pareti, valige e pargoli da scorrazzare e né era pure felice!. Anche Camilla si dava da fare sotto lo sguardo vigile del suo piantone preferito.

Il lunedì mattina dopo la cattura del mandante dell'assassinio di Renzo e Granieri, quando donna Andreina era entrata nell'appartamento di viale della libertà, trovandoci Nino e Livia che dormivano sul divano arrotolati assieme come due cuccioli di leone, Gaetano e Camilla in cucina, in atteggiamenti non proprio formali, s'erano visti i fuochi d'artificio.

" Mamma.. è ancora casa mia questa!"

Aveva ringhiato Camilla al primissimo accenno di lamentele da parte della patriarca. Era finita con uno sbattere di porte e la decisione di trasferirsi a casa di lui, per il bene di tutti. Se mettere in vendita appartamento e studio, oppure destinarlo a Livia quando fosse cresciuta, era argomento di dibattiti successivi.

Occorse loro un mese per sistemare il vecchio loft di Gaetano in appartamento accogliente per quattro persone, allargabile a cinque in un paio di mosse. La casa di Francesca, dove avevano convissuto per un periodo piuttosto breve e turbolento lui e Roberta adesso era in affitto, con buona pace dei vicini che preferivano avere un commissario nei paraggi.

Anche con il ritorno del commissario al lavoro le cose mantennero la loro piacevole briosità. Camilla si era decisa a recedere dall'aspettativa, rientrando a scuola in tempo per il secondo semestre di lezioni.

Diverse cose le si mostravano sotto una diversa luce nell'istituto ragionieristico Fibonacci, non ultimi i nuovi colleghi di storia dell'arte ed educazione fisica. L'affascinante e briosa Susanna Moretti, detta Susy, ed il belloccio del quartiere, comprensivo di motocicletta nera, Federico del Giudice.

Secondo il modestissimo parere della profia, del Giudice a Gaetano nemmeno gli legava le scarpe, ma la metà femminile della terza liceo assegnatale e il restante corpo docente pareva di opposto parere. Perfino Mazzeo sembrava cambiato, meno inflessibile, meno complessato, anche se certe volte rimaneva lo stronzo che insegna matematica agli asini.

In poco meno di un paio di mesi per la profia tutto s'era stabilizzato in una routine nuova e piacevolmente piccante. Rientrare a casa la sera e trovare la tavola apparecchiata ed i bambini coi compiti fatti, un miracolo; affacciarsi in cucina per assaggiare i pessimi bucatini di Gaetano e finire a mangiar fuori per disperazione, ma anche svegliarsi in piena notte con gli incubi e sorridere per l'impossibilità di muoversi dovuta alla mania del commissario di appolpare qualsiasi cosa durante il sonno era come vivere in una fiaba dal sapore di vero.

A metà del mese di giugno, con l'ingresso nel quinto mese di gravidanza ed il conseguente aumento di peso, continuare a far finta di niente coi colleghi di Gaetano e con i propri non aveva senso. Fu anche per quello, oltre che per l'insistenza di Nino e Livietta, che decisero di rendere pubblica la loro relazione, organizzando una festa di fidanzamento ufficiale dal sapore deliziosamente retrò.

Per l'occasione era stata scelta una location semplice seppur raffinata. Un ristorante sui colli, con splendida vista della capitale, sino al mare, un posto dalla cucina semplice e tipica, proprio come semplice era la loro storia.

C'erano tutti: Piccolo, Torre, la Ferreri, il magistrato, Susy, Mazzeo, i colleghi e gli alunni di Camilla; persino donna Andreina pareva essersi ridotta a ragioni meno bellicose, merito anche del suo nuovo compagno.

Nella rotondità della maternità, con indosso un elegante vestitino estivo color ocra, Camilla appariva raggiante mentre faceva il proprio ingresso al braccio del commissario Berardi che, a sua volta, appariva diverso, meno trasandato, irritabile...assolutamente felice.

Tutto sommato fu una festa piacevole, una di quelle cose piene di fotografie battute e pensierini da coltivare in un album della propria vita da regalare ai nipoti. Accadde più o meno lo stesso per Gaetano e Camilla.

Specialmente quando la profia fu costretta per motivi di salute ad anticipare la maternità al settimo mese di gravidanza, avere qualcosa di rilassante da fare era utile, in specie per evitarle di infilarsi in ogni caso d'omicidio che passava dalla scrivania del commissario Berardi.

La piccola Sofia Berardi venne alla luce alle quattro di un mattino di Luglio e da brava figlia di sbirro lo fece a suon di sirene, quelle della macchina di servizio del padre. Gaetano Berardi non s'era fatto problemi ad usare la bitonale per accompagnare la sua promessa sposa in ospedale personalmente, gelando con un occhiata l'infermiere di turno e le sue proteste per la pericolosità di quel che aveva compiuto.

Per fortuna fu una cosa di routine, tutte le paure che avevano accompagnato i mesi d'attesa si dissolsero con il primo prepotente vagito della piccola di casa. Era una bimba stupenda, sanissima, che dormiva beata nella sua culla, con il padre e l'intero distretto ad osservarla dal vetro della nursery.

Improvvisamente Gaetano si accorse d'essere davvero cresciuto, d'avere esaurito le scuse per trastullarsi nel mondo degli scapoli. Lo comprese ancora di più nel momento in cui madre e figlia vennero dimesse dall'ospedale.

Entrando in casa con la culla di sua figlia stretta contro il petto, il commissario Berardi si osservò in giro per un lunghissimo istante. Nino e Francesca, che era rientrata all'incirca una settimana prima dal Brasile, aspettavano in salotto assieme a Livia, guardando i cartoon del primo pomeriggio e chiacchierando sommessamente. Tutto era diverso, gli attrezzi da ginnastica adesso non vegetavano perennemente aperti proprio davanti all'ingresso di casa, bensì erano ordinatamente riposti nell'armadio comperato per l'occasione.

Era sempre stato un uomo amante dell'ordine, per quel poco che ne possedeva nella sua vita, ma l'arrivo di Camilla e Livia aveva contribuito ad accentuare questa sua mania; portandolo in breve tempo a rivoluzionare l'intera casa per far spazio ad una cameretta dotata di tutto punto, una piccola stanza per gli oggetti della piccola Sofia: un fasciatoio, un lettino, un armadio con cassetti, almeno i bimbi piccoli non erano già avvezzi alle mode consumistiche.

" Gaetano è tutto a posto?"

Il suono delle parole di Camilla lo riscosse, procurandogli un minuscolo scossone di stupore. Abbassò lo sguardo, incrociando un paio di occhi sin troppo simili ai suoi che lo scrutavano attenti. Quella piccolina pareva aver già deciso di non lasciare che il pianto la soprafacesse.

" Stavo.. riflettendo.."

Lei lo guardava sorridendo, come sempre, una mano poggiata delicatamente sulla sua spalla.

" Su che cosa?"

" Su quanto sarei infelice senza di voi.."

La risposta non era più di un sussurro, ma parve commuovere particolarmente la profia, che si allungò sulle punte per regalargli un comprensivo, tenerissimo bacio, prima che tre mine vaganti fossero loro addosso, sommergendoli di saluti, moine e versetti strani.
 
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Enrica 91
view post Posted on 30/1/2013, 17:20     +1   -1




Cara la mia diletta, uno mi hai rallegrato il pomeriggio e due mi hai fatto passare il mal di testa....questa FF è FANTASTICAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA. Cioè davvero non ho parole...peccato che il fatto che i nostri due innamorati siano un po' attempati...se no era una perfetta sceneggiatura
 
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{Fra1993}
view post Posted on 31/1/2013, 11:01     +1   -1




Bella storia, veramente...anche se l'avevo già letta e commentata su Efp, lo rifaccio!!!! Mi piace molto sia la storia, sia il modo in cui scrivi...
anche se Gaetano è Gaetano u.u però...povero Renzo xD diciamo che al fatto di farlo morire non ci avrei mai pensato.!!! xD
Però, come ho già detto su Efp, te lo ripeto....BRAVA!!!
Diciamo che se ti venisse l'ispirazione per scrivere qualcosa di nuovo, sarebbe bello :) :)
 
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§ Diletta §
view post Posted on 31/1/2013, 11:42     +1   -1




Piacerebbe anche a me.. ma il tempo fugge come dicevano i latini.. e non riesco mai a mettere in riga le cose.. xD
 
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viola3511
view post Posted on 31/1/2013, 19:05     +1   -1




CITAZIONE (§ Diletta § @ 31/1/2013, 11:42) 
Piacerebbe anche a me.. ma il tempo fugge come dicevano i latini.. e non riesco mai a mettere in riga le cose.. xD

Caspita! Se non riesci a mettere in riga le cose TU, chi altri può riuscirci?!?
Scrivi meravigliosamente bene: uno stile vivace, fresco, incisivo, coinvolgente!!
Complimenti! Sono senza parole.......davvero!
Un solo, piccolo "ma" : mi rattrista molto, come accade a Francesca, la morte di Renzo :-( !! In fondo, questo personaggio non mi è antipatico, anzi.......! Pertanto la sua brutale eliminazione mi lascia la bocca un po' amara!
Non possiamo immaginare un divorzio per cause di forza maggiore?? Suvvia, diamo una chance anche a lui, poveretto!! Non trovi?
Comunque, sei grande! Fossi in te, mi darei alla scrittura creativa e cercherei di pubblicare qualcosa. In alcuni momenti, leggendo il tuo testo, mi è parso di essere immersa in un romanzo della Oggero!!
Di nuovo COMPLIMENTI!!!!
Ciaooooooooooooooooooooooooooo :)
 
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{Fra1993}
view post Posted on 31/1/2013, 19:15     +1   -1




CITAZIONE
In fondo, questo personaggio non mi è antipatico, anzi.......!

Giusto...diciamo che in una fan fiction può anche andar bene come idea...ma non mi vedrei MAI una cosa del genere nella fiction vera...! Ahah...non è antipatico...anzi, a me dovrebbe pure stare simpatico, ho pure qualcosa in comune con lui: il cognome :P :P
Diciamo solo che è un po' in mezzo alle scatole e se si facesse un po' da parte nella fiction non sarebbe male :P :P :P
 
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viola3511
view post Posted on 1/2/2013, 10:38     +1   -1




Esatto! Nell'ambito di una fan fiction ognuno di noi può immaginare ciò che vuole: il regno della fantasia non ha confini ed è un bene che sia così, altrimenti rischieremmo di appiattirci notevolmente -_- !! Dunque, inventiamo, inventiamo, inventiamo........ :) ! Lo sceneggiato vero e proprio, invece, deve tener conto delle emozioni dello spettatore. Renzo Ferrero, simpatico, divertente, alla mano, è un po' entrato, credo, nel cuore di chi segue la fiction. Eliminarlo brutalmente, per fare in modo che Gaetano e Camilla possano coronare il loro sogno d'amore, a mio modesto avviso, sarebbe un errore! La felicità costruita sulla tragedia lascia sempre in bocca un retrogusto molto amaro!
Ciò non toglie che le pagine scritte da Diletta siano un piccolo capolavoro! Onore alla bravura!!!! :)
 
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6 replies since 30/1/2013, 12:41   353 views
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