Provaci Ancora Prof Forum ☆

Ribaltando ogni certezza, per scaramanzia, il mio finale della quinta serie

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Soul of Paper
view post Posted on 14/11/2013, 13:57     +1   -1




Lisa, il tuo post sarebbe da incorniciare.

Hai espresso perfettamente il dilemma di Camilla e ciò che genera la malinconia alla base di questa quarta serie, davvero complimenti.

La penso esattamente come te, quello che intendo quando dico che "non capisco" come faccia a rimanere con lui è che, pur intuendone le motivazioni, mi è inconcepibile, per la mia personalità e la mia idea della vita che si possa accettare di vivere in un modo del genere (ovvio che ci sono relazioni molto più "malate" e pericolose eh, alla fine Renzo è comunque un bravuomo, non è che Camilla rimane con un uomo violento, per dire) e ho cercato in parte di farlo trasparire nei capitoli di questa storia, anche se, in questa storia, Camilla si rende conto che una vita di questo tipo non è una vita e che è meglio per tutti accettare che questo matrimonio non esiste più ed è finito ormai anni orsono.

Il resto delle riflessioni sull'involuzione del rapporto tra Camilla e Renzo le lascio per un topic apposito che aprirò tra poco (sperando di aprirlo nella sezione giusta xD), in modo da non andare troppo off topic.

Comunque sì, è una situazione molto ma molto triste. Anche perché non ci sono buoni e cattivi e non è colpa di nessuno, ognuno ha la sua parte di responsabilità (sia Camilla, sia Renzo, sia Gaetano e Carmen come "altri").
 
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Soul of Paper
view post Posted on 14/11/2013, 20:38     +1   -1




Come vedrete questo è un capitolo un po’ di transizione, anche se non breve, e spero comunque interessante. Diciamo che serve a chiudere alcune questioni rimaste aperte. Sono un po’ in apprensione per la prima parte, che trovo necessaria ma temo potrebbe risultare noiosa, fatemi sapere cosa ne pensate, che non mi offendo ;). Volevo inoltre rassicurarvi che nel prossimo capitolo le cose entreranno decisamente nel vivo, a buon intenditor… ;)


Capitolo 10: “Pride and prejudice”


“Ciao Baudino!”

“Ciao!”

“E’ inutile che corri, i tuoi sono in assemblea,” l’avvisa il preside, vedendola procedere a passo spedito.

“Ah, e scommetto che l’oggetto dell’assemblea sono io,” replica la donna con un sospiro: da un lato almeno sono presenti, dall’altro sa bene che sta per affrontare una versione moderna dell’Inquisizione.

“Sì, devono decidere se rinnovarti la fiducia o metterti nella lista nera ex aequo con Pellegrini…”

“Beh, lo vedremo,” replica Camilla, decisa a farsi valere: dopo aver affrontato il mondo intero in questi ultimi giorni, non saranno venti adolescenti “difficili” a spaventarla. Del resto a questo punto, a pochi giorni dagli esami, non ha più nulla da perdere: quelli che si stanno giocando il futuro sono loro, non lei, anche se probabilmente non se ne rendono conto.

“Brava! Io sono con te, combatti!” esclama il preside con un sorriso, per poi aggiungere, “senti adesso vado a comprarmi una chitarra.”

“Un’altra?” non può fare a meno di domandare Camilla, chiedendosi per l’ennesima volta quante ore Nanni dedichi veramente al suo lavoro, salvo emergenze. Per quanto l’uomo le stia simpatico, sinceramente spesso si trova a pensare a quante altre persone meriterebbero il suo posto e il suo stipendio più di lui. Ogni tanto rimpiange Mazzeo e perfino la Buonpeso: saranno stati stressanti e retrogradi, ma almeno il loro lavoro lo prendevano sul serio, fin troppo.

“Sì, ho trovato una semi-acustica, bellissima: ho scritto un pezzo… poi te lo faccio sentire!”

“D’accordo, ciao!” lo saluta Camilla, avviandosi verso la sua classe.

Quando entra la accolgono venti paia di occhi accusatori, mormorii e bisbigli. Senza farsi intimorire, si avvia alla cattedra, appoggia la sua borsa e si siede come se nulla fosse.

“Se volete possiamo restare qui a fissarci in silenzio per tutta la lezione, ma a chi giova? Né a voi, né a me e nemmeno a Idris e Sabrina,” esordisce con la voce più ferma e autorevole di cui è capace, mentre cerca di ordinare le idee, di ritrovare il filo di quel discorso che si è formato nella sua mente, quasi spontaneamente, stamattina mentre faceva colazione con Gaetano.

Quando aveva chiesto al vicequestore cosa lui avesse detto a Livietta per provocare in lei una simile reazione, l’uomo le aveva risposto solamente con due parole: “la verità”. E Camilla non aveva chiesto altro, aveva compreso ciò che spingeva l’uomo a mantenere uno stretto riserbo sulla sua conversazione con Livietta e l’aveva ammirato per questo. E, tra una cucchiaiata di corn-flakes e l’altra, si era resa conto che Gaetano aveva avuto l’intuizione giusta, che era questa davvero la chiave di volta: la semplice, completa e totale verità.

“Non vi chiederò nulla della scritta che è ‘comparsa’ ieri su questa lavagna. Non vi chiederò nomi perché so che non ne fareste e a quel punto verreste tutti sospesi. E non penso che un insulto alla mia persona, per quanto grave, meriti come punizione il futuro di venti persone, quindi diciamo che fingerò di credere che mi stavate consigliando caldamente di andarmi a rileggere l’Iliade.”

Sente alcune risate e che il brusio dei commenti si fa sempre più intenso, aspetta quindi qualche secondo prima di riprendere a parlare.

“Non è mia abitudine parlare della mia vita privata con i miei studenti e a dir la verità non ne parlo spesso nemmeno con i miei colleghi. Chi di voi mi ha chiesto aiuto al di fuori dell’orario scolastico,” spiega, guardando negli occhi Naima e Luca, “sa bene che per i miei studenti non ho orari, che sono sempre disponibile, per quanto mi è possibile, ma che la mia vita privata, la mia famiglia è sempre stata off-limits. Credo nell’importanza di non confondere i ruoli: io sono una vostra insegnante, non una vostra amica ed è giusto così. Non è di un’ennesima amica che avete bisogno, non è quello che vi serve e che, inconsciamente, chiedete a me e ai miei colleghi quando entrate tra queste mura. Se vi parlo così è anche perché so che, se tutto andrà come spero, tra qualche settimana lascerete per sempre questo istituto e comincerete la vostra vita lavorativa, da adulti e potrete forse capire meglio queste parole.”

Fa una pausa, si alza dalla sedia e si mette a camminare davanti alla scrivania, fissandoli tutti negli occhi a turno.

“Come dicevo, solitamente non parlo della mia vita privata, ma mi sono resa conto che alcuni fatti sono ormai di dominio pubblico, quindi mi pare inutile e ridicolo tenere in piedi quello che è ormai un segreto di Pulcinella. Soprattutto dato che, comunque vadano le cose, tra pochi giorni non sarò più la vostra professoressa. E quindi sì, è vero, sono innamorata, per mia grande fortuna, di un uomo meraviglioso che di mestiere fa il vicequestore, il poliziotto, o lo sbirro, come direste voi.”

Il vociare degli studenti incrementa esponenzialmente, tra risatine, fischi e gomitate ben poco nascoste. Camilla attende, con pazienza, che lo scalpore suscitato da questa “rivelazione” faccia il suo corso e che il volume dei commenti rientri ad un livello accettabile prima di proseguire con la sua spiegazione.

“Mi sento di poterne parlarne tranquillamente perché non ho niente da nascondere o di cui vergognarmi, anzi, io sono molto, ma molto orgogliosa di lui. E non perché è un poliziotto: lo so benissimo che avere studiato per svolgere una professione o essere assunti per svolgerla non garantisce che si sia adatti a ricoprire quel ruolo o che lo si faccia bene. Ricordo che ne parlavamo proprio con Idris, in questa classe, qualche mese fa, durante il ‘caso Rosati’ e alla fine penso che esistano al mondo due categorie di lavoratori: quelli che fanno bene il loro mestiere, dal più umile al più importante, e quelli che invece lo fanno male, o per mancanza di voglia, o per mancanza di capacità o, nella peggiore delle ipotesi, perché volontariamente abusano del ruolo di cui sono investiti. E Gaetano, il dottor Berardi, come alcuni di voi hanno già avuto modo di conoscerlo, è un uomo che il suo mestiere lo fa e lo ha sempre fatto nel migliore dei modi, con passione e soprattutto con coscienza e consapevolezza delle ripercussioni che il suo incarico può avere sulla vita degli altri.”

Si appoggia alla scrivania e guarda soprattutto in direzione di Naima e Luca: la ragazza ricambia lo sguardo con un’espressione decisamente più “morbida” rispetto a quella del giorno precedente. I compagni sembrano alternare le occhiate tra la professoressa e la ragazza, continuando a commentare sottovoce.

“Come Naima e Luca possono testimoniare, e come penso potrebbero confermare tutte le persone che l’hanno conosciuto nello svolgimento della sua professione, la missione, il compito del dottor Berardi e delle forze dell’ordine in generale, non è quello di condannare il primo che passa, o, in questo caso, di rovinare la vita a due ragazzi come Idris e Sabrina, di sbatterli in galera per divertimento, di godere delle sofferenze altrui. No, il suo compito è quello di cercare la verità, qualunque essa sia, anche se, come spesso succede, è difficile e dolorosa. Oltretutto, come alcuni di voi potranno ricordare se avete seguito i recenti fatti di cronaca, ha vissuto sulla sua pelle cosa vuol dire essere accusato ingiustamente di qualcosa che non si è commesso ed è quindi perfettamente consapevole di cosa si prova. Se gli ho parlato del concerto a Milano è innanzitutto perché mi fido di lui, e non perché ora abbiamo una relazione, ma perché lo conosco da anni e non ha mai, e ripeto mai tradito la mia fiducia o abusato del suo ruolo in mia presenza. Voglio mettere in chiaro che io non dubito dell’innocenza di Idris e Sabrina, non ne ho mai dubitato e proprio per questo ho voluto fornire loro un alibi, parlando del concerto. Purtroppo sono stati loro a peggiorare la loro posizione con questo tentativo di fuga, io ho solo fatto il mio mestiere, cioè quello di fare la cosa che ritengo più giusta per i miei studenti, così come il dottor Berardi ha fatto il suo. E vorrei che fosse chiaro a tutti voi che penso che sia soprattutto nell’interesse di Idris e Sabrina tornare qui ed interrompere questa latitanza che non risolve nulla e li danneggia solamente. Tra poche settimane c’è l’esame e se continuano così saranno bocciati, e poi, soprattutto, la vita che si prospetta davanti a due fuggitivi è molto peggio di quello che li aspetta se ritornano qui.”

Si alza nuovamente e si mette a camminare tra i banchi, affrontandoli a viso aperto e indirizzandosi soprattutto a quelli che sa essere gli amici più stretti di Garba e della Migliasso.

“Che futuro pensate potranno avere Idris e Sabrina? Non potranno avere un lavoro regolare, un’abitazione regolare, non potranno nemmeno andare a curarsi in un ospedale se dovessero ammalarsi… So che molti dei vostri genitori sono entrati in questo paese da clandestini tanti anni fa e sono poi in seguito riusciti ad avere un regolare permesso di soggiorno, quindi dovreste sapere molto meglio di me cosa significa non poter avere un’identità, un nome, dover vivere come un’ombra. Significa mettersi nelle mani di sfruttatori, di criminali, perché è l’unica alternativa per sopravvivere. Volete davvero questo per i vostri compagni? Io no. Per questo vi prego, se sapete dove sono, di esortarli ad assumersi le loro responsabilità e presentarsi alla polizia: non c’è un’altra scelta. E non lo devono fare per me, per il dottor Berardi, per la giustizia o per un ordine morale superiore, ma per loro stessi. Se c’è una cosa che ho imparato in questi anni e di cui ho avuto conferma proprio di recente, è che fuggire dai problemi, dalle responsabilità non risolve nulla ma peggiora solo le cose. Perché quando i problemi vi raggiungono – e lo fanno sempre, sempre – non solo nel frattempo si sono ingigantiti a dismisura, ma invece di affrontarli a mente lucida, riposata, li affrontate quando ormai siete esausti dopo aver corso inutilmente una maratona.”

Ritorna alla scrivania e si siede al suo posto, prendendo il registro tra le mani, come fa ogni mattina, anche se non lo apre, non ancora.

“In quanto a me e a voi, invece, l’unica cosa che vi chiedo è di lasciarmi fare il mio lavoro, questo lavoro che amo e che spero di avere sempre svolto bene e secondo coscienza. Vi avevo promesso che vi avrei portati tutti all’esame e voglio mantenere questa promessa. Permettetemi di farlo e di accompagnarvi ancora per questo breve tratto di strada che ci rimane da percorrere insieme. Non per fare un piacere a me, o al preside, o alla scuola, ma per voi, per il vostro futuro. Tra pochi giorni in ogni caso non sarò più la vostra insegnante e so che non vedrò mai più la maggior parte di voi. Qualsiasi cosa decidiate, tra qualche settimana andrò in ferie e a settembre tornerò al lavoro, come sempre e, nel bene o nel male, avrò di che vivere, avrò un lavoro, avrò una famiglia, avrò un futuro, magari non perfetto, ma avrò una vita tutto sommato normale. Chi si sta giocando tutto, chi sta rischiando ora siete voi e non io. Non buttate via questi mesi, questi anni di lavoro credendo di fare del male a me, perché in realtà danneggereste solo voi stessi.”

Rimane in silenzio per un po’, mentre il mormorio si fa sempre più intenso e concitato, lasciando agli studenti qualche momento per discuterne e confrontarsi. Ma ben presto si schiarisce la voce e riporta l’attenzione su di sé.

“Ora quello che farò è iniziare la lezione che avevo programmato per oggi. Siete ormai tutti maggiorenni e credo sia giusto che ognuno di voi scelga per il suo futuro, ma penso e spero che nessuno di voi voglia prendersi la responsabilità e il diritto di decidere cosa ne sarà del futuro dei vostri compagni. Per questo io inizierò a spiegare per chi tra di voi avesse deciso di ‘rinnovarmi la fiducia’ e di continuare a lavorare insieme a me. Chi invece non lo desidera è libero di firmarsi la sua giustificazione ed andarsene. In ogni caso è stato un piacere conoscervi in questi mesi e vi auguro di cuore ogni bene per la vostra vita, sperando che non dobbiate mai pentirvi della vostra scelta di oggi.”

Camilla apre il registro, si abbassa e prende la borsa da cui estrae il libro di storia contemporanea che, sa bene, non viene mai trattato per intero, non ce n’è mai il tempo. Quest’anno hanno appena finito con la Seconda Guerra Mondiale e manca ora un rapido excursus su ciò che è successo dopo, come se fosse semplice riassumere il tutto in poche ore.

Lo apre, mentre sente le sedie muoversi e trascinarsi sul pavimento. Cerca la pagina giusta, dicendone ad alta voce il numero, e comincia a parlare.

Finalmente solleva lo sguardo e li trova tutti lì, seduti ad osservarla. Continua a spiegare, a narrare gli eventi che hanno portato alla Guerra Fredda, tematica a lei particolarmente vicina negli ultimi giorni, e loro rimangono ancora ai loro posti, come sempre: qualcuno segue, alcuni (pochi in verità) prendono addirittura appunti, poi c’è chi sbadiglia e chi sembra essere con la testa da tutt’altra parte.

Ma ci sono, sono lì con lei e, per la prima volta dopo tanti giorni, Camilla sente che le cose cominciano finalmente a girare per il verso giusto. E si sorprende a pensare che non vede l’ora di tornare a casa per condividere con il suo Gaetano questa piccola ma importante vittoria.

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“Chi è?” chiede Gaetano sollevando la cornetta del citofono, maledicendo chiunque stia suonando al campanello in modo così insistente: Tommy sta ancora riposando e non vuole di certo svegliarlo.

“Sono io, dottò!” lo raggiunge la voce di Torre, inconfondibile come sempre.

Gaetano si affretta a premere il pulsante per aprire il portone, chiedendosi cosa possa essere successo perché l’ispettore gli faccia visita a metà mattina. Spera che non ci sia un’emergenza, e di non dover rompere la promessa fatta a Camilla di stare a riposo, soprattutto perché ha proprio voglia di passare tutto il pomeriggio e la sera con lei e con Tommy e… la notte con lei.

“Torre, che è successo?” chiede preoccupato, facendolo entrare a casa di Camilla.

“Consegna a domicilio, dottò,” risponde Torre, mostrando orgoglioso un paio di borse termiche che regge in mano, “con i nostri migliori auguri di pronta guarigione.”

“Torre…” mormora Gaetano con una nota di rimprovero nella voce, che però non riesce del tutto a mascherare la gratitudine per quel gesto, “con tutto quello che avete da fare in questura, non era proprio il caso.”

“Eh, ma voi lo sapete come sono le donne, no? La Lucianona ha insistito tanto e poi insomma, lo sappiamo che non siete proprio un asso ai fornelli dottò, con tutto il rispetto, ovviamente.”

“Ovviamente,” ribatte Gaetano, trattenendo a fatica un sorriso mentre fa strada all’ispettore verso la cucina, dove l’uomo posa le borse e comincia ad estrarre pietanza dopo pietanza.

“Torre, ma qui c’è cibo per sfamare un reggimento!” commenta, osservando con gli occhi spalancati la distesa di piatti che riempiono la cucina di Camilla e che fanno quasi impallidire un banchetto nuziale.

“Eh, ma dottò, c’avete una famiglia a cui pensare: c’è vostro figlio che deve mangiare per crescere, e anche Livietta, e pure la prof., insomma, quando torna dal lavoro, vorrete pur farle trovare qualcosa di pronto, no? E anche voi dovete riprendere le forze, tenervi bello carico,” ribatte Torre, accompagnando l’ultimo commento con un’occhiata decisamente complice ed eloquente.

“Torre, guarda che forse hai frainteso la situazione: sono solo ospite di Camilla fino a che il mio appartamento non torna agibile,” spiega Gaetano, cercando di aggirare qualsiasi commento cameratesco del suo vice. Certe cose devono rimanere solamente tra lui e Camilla.

“Sentite dottò, sapete che non amo impicciarmi,” replica l’uomo, con uno sguardo che fa capire che a lui non la si dà a bere, “ma insomma, si può dire che seguo il ‘caso Baudino’ dagli inizi, no? E siccome mi è sembrato di percepire che ci siano stati diciamo degli… sviluppi nei rapporti tra le parti, come posso dire, mi chiedevo se possiamo finalmente considerare il caso chiuso o meno.”

Gaetano non riesce a contenere oltre il sorriso e lascia finalmente trapelare sul suo viso la felicità che prova per i recenti “sviluppi”, come li chiama Torre. E sa che l’ispettore ha ragione: lui c’è sempre stato, è stato un amico prima che un collega e merita in pieno la sua confidenza.

“Diciamo che abbiamo finalmente concluso le lunghissime indagini preliminari, Torre, che siamo infine entrati nel vivo, ma che il caso è aperto, apertissimo. Che a ben vedere siamo appena all’inizio e che, per una volta, spero sinceramente che sia uno di quei casi su cui non si scriverà mai la parola fine.”

“Auguri, dottò!” esclama Torre, buttando al vento ogni formalità e trascinando Gaetano in un abbraccio, a cui il vicequestore risponde meglio che può, dato il collare, “voi non lo sapete quanto sono felice per voi!”

“Grazie, Torre, grazie,” ribatte Gaetano, sciogliendo infine l’abbraccio con il sorriso ancora sulle labbra e gli occhi un po’ lucidi: dare la notizia a Torre la fa sembrare infinitamente più reale, definitiva e una parte di lui ancora non ci crede che questo momento, sognato per così tanto tempo, è finalmente arrivato.

“Eh, la prof. è la prof. e io ho sempre fatto il tifo per voi due, ho sempre pensato che prima o poi… Mi toccherà rintracciare Piccolo e la Ferrari e avvertirli che mi devono dei soldi,” rivela l’ispettore ridendo.

“Che c’entrano Piccolo e la Ferrari?” chiede Gaetano stranito, non capendo in che modo i suoi ex-sottoposti siano coinvolti in questo discorso.

“Eh, è che c’avevamo una scommessa, dottò. In realtà c’era dentro mezzo commissariato giù a Roma. Io avevo scommesso che alla fine voi e la prof…. insomma… Piccolo e la Ferrari invece pensavano che nun c’era trippa per gatti. E quando vi siete trasferiti tutti e due mi è toccato scucire un sacco di soldi, mannaggia a me. Ma ora me li dovranno restituire e con gli interessi!”

“Torre…” sospira Gaetano, non del tutto sorpreso: le stazioni di polizia a volte somigliano a ritrovi di vecchie comari. Non era stupito che fossero circolati pettegolezzi su di lui e Camilla, ma da lì ad arrivare a un giro di scommesse…

“Non è che ci sono anche delle puntate in corso qui a Torino, vero?”

“No, dottò, non vi preoccupate. E poi Cesari e Conti sono troppo impegnati a sgomitare e litigare tra loro per pensare a queste cose. Però la Lucianona mi dovrà preparare il pranzo per un mese,” annuncia soddisfatto, aggiungendo, dopo un attimo di riflessione, “a lei posso dirlo, no? Sa com’è, non ci sono segreti tra noi, dottò…”

“E anche se ci fossero, dopo una bella cenetta a base di bagna cauda e fritto misto alla piemontese, innaffiata da un buon barolo, non sarebbero più così segreti, non è vero, Torre?” chiede Gaetano, conoscendo bene gli equilibri della relazione gastronomica tra i due agenti.

“Colpito e affondato, dottò!”

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“Sono a casa!” annuncia felice, chiudendosi la porta alle spalle e sentendo che quelle parole assumono improvvisamente un nuovo significato.

“Camilla!”

La sua voce la raggiunge prima che lo veda comparire da dietro l’angolo, nobilitando perfino dei pantaloni larghi e una maglietta bianca che sulla maggioranza del genere maschile farebbero un effetto sciatto, da pantofolaio impenitente, mentre su di lui sono straordinariamente “casual”, per dirla all’inglese.

Senza pensarci, molla la borsa sul pavimento, lo raggiunge in due rapide falcate, gli prende il viso tra le mani, facendo attenzione all’onnipresente collare e gli da un bacio veloce ma da togliere il fiato.

“A che cosa devo tutto questo?” chiede Gaetano con voce roca, quando si separano.

“Prima di tutto al fatto che ti amo,” risponde la donna, sorridendogli con gli occhi che brillano e accarezzandogli il viso, “e poi al fatto che sei un genio!”

“Anche io ti amo, professoressa, anche se non ho la più pallida idea di cosa tu stia dicendo, o forse proprio per questo,” risponde Gaetano ricambiando il sorriso e dandole un nuovo e rapido bacio, “ma mi sembra di intuire che le cose ti siano andate bene oggi a scuola.”

“Molto meglio del previsto, dottor Berardi, ed è anche merito tuo,” ribatte Camilla, aggiungendo, davanti allo sguardo ancora perplesso dell’uomo, “ho seguito il tuo esempio ed ho raccontato ai miei ragazzi la pura e semplice verità. A quanto pare funziona.”

“Ne sono felice, Camilla, davvero,” risponde l’uomo abbracciandola, sapendo quanto Camilla tenga al suo lavoro e ad avere la fiducia dei suoi studenti.

“Dov’è Tommy?” chiede la donna, quando Gaetano scioglie l’abbraccio, la prende per mano e la conduce verso il salotto.

“È ancora a letto… che ne dici se adesso noi due ci beviamo un bel vermouth per festeggiare e poi lo sveglio e pranziamo tutti insieme?”

“Che mi sembra un’ottima-“ cerca di rispondere Camilla, ma le parole le muoiono sulle labbra quando vede la tavola imbandita con ogni ben di Dio, “ma che è successo qui? Hai svaligiato una rosticceria? Mi avevi promesso di stare a riposo!”

“E infatti sono stato a riposo, ma a quanto pare tra i benefit di fare il vicequestore a Torino, c’è il servizio di catering a domicilio in caso di infortunio, cortesia di Torre e della Lucianona,” ribatte Gaetano, divertito, “e comunque mi fa piacere notare che l’idea che possa essermi messo a cucinare io non ti ha nemmeno sfiorata.”

“Gaetano, va bene che ti amo, ma o il ‘trauma cervicale del terzo grado’ ha tra gli effetti collaterali quello di sviluppare abilità insospettabili, o ammetterai che ehm… queste portate non sono esattamente…. alla tua portata.”

E, come spesso succede, si guardano e scoppiano a ridere insieme, come due ragazzini.

L’aperitivo a base di vermouth e salumi tipici piemontesi trascorre piacevolmente, accoccolati sul divano, collare permettendo, fino a quando il cellulare di Camilla rompe bruscamente l’atmosfera. Gaetano le fa segno di rispondere pure e Camilla accetta la chiamata.

L’uomo la sente parlare in maniera concitata e fissare poi un appuntamento con qualcuno per quel pomeriggio. Da un lato è deluso che i suoi piani di “rapirla” per il resto della giornata vadano in fumo, ma dall’altro è preoccupato perché teme di sapere il motivo di questo incontro.

“Era Naima, te la ricordi, no?” gli spiega Camilla, dopo aver chiuso la conversazione.

“Come potrei dimenticarmi del nostro primo caso qui a Torino, quello che ci ha fatto ricontrare?”

“Il nostro caso?” chiede Camilla, con un sopracciglio alzato.

“Nostro, nostro. Io me li ricordo tutti i nostri casi Camilla, dal caso Esposito in poi. E non so perché ma, anche se spero di sbagliarmi, ho l’impressione che questa telefonata c’entri col nostro caso più recente, nello specifico con la Migliasso e Garba. Mi sbaglio?”

“Gaetano…” esita la donna, giocherellando con il telefono tra le mani, “non voglio costringerti di nuovo a scegliere tra me e i tuoi doveri professionali.”

“Camilla, sinceramente preferisco mille volte essere in conflitto con la mia coscienza e con i miei doveri professionali, piuttosto che essere in conflitto con te, piuttosto che ci siano segreti tra noi due. Io ti conosco Camilla e lo so benissimo che quando inizi un’indagine tu la porti a termine, a qualunque costo. Ho provato alcune volte a fermarti, a metterti un freno e non ci sono mai riuscito. E non sono Renzo, non voglio che cominci a nascondermi le cose per ‘non farmi preoccupare’ o per qualsiasi altro motivo, chiaro? Voglio condividere tutto con te, anche e soprattutto questa parte della tua vita, che oltretutto è quella che ci ha fatto conoscere. Non ho intenzione di fermarti, ma permettimi almeno di aiutarti.”

“D’accordo Gaetano, hai ragione,” ammette Camilla con un sospiro: i problemi con Renzo in fondo, sono iniziati proprio così, nascondendosi le cose, non parlandosi, non fidandosi al 100% l’uno dell’altra.

Renzo non aveva mai accettato e capito questo lato di lei, questa sua passione, questa sua vocazione. Gaetano invece l’ha sempre sostenuta e aiutata, ponendole dei limiti solo quando il ‘gioco’ si faceva pericoloso. È anche per questo che si è innamorata di lui: perché non ha mai avuto timore di ammettere di avere torto, non si è mai messo davvero in competizione con lei, se non in modo “sportivo” e “amichevole”. Anzi, è sempre stato il primo a fare il tifo per lei, ad essere orgoglioso di lei quando aveva ragione, ad ammirare la sua intelligenza invece di temerla, come avrebbero fatto tanti altri uomini al suo posto. Ed è una parte del loro rapporto che non vuole assolutamente perdere anche se le circostanze tra di loro sono cambiate.

“Naima mi ha detto che Sabrina e Idris vogliono mettersi in contatto con me, parlarmi. Non so se ci incontreremo di persona,” spiega Camilla, notando l’espressione dell’uomo farsi sempre più seria, “lo so, lo so che se scopro dove si trovano e non li denuncio di fatto sto favorendo due ricercati dalla polizia, l’articolo 378 del codice penale e tutto il resto… Ed era per questo che non volevo parlartene.”

“L’articolo 378 del codice penale?” chiede Gaetano, stupito.

“Anche io me li ricordo tutti i nostri casi, mio caro, e tutte le tue minacce più o meno velate,” ribatte Camilla con un sorriso, per poi aggiungere, tornando seria, “però, Gaetano, io voglio convincerli a presentarsi spontaneamente, so che posso farlo. Saranno stanchi e spaventati, non l’avevano pianificata questa fuga e presto esauriranno quel poco che avevano. Fidati di me, ti chiedo solo questo, ok?”

“Camilla…” sospira Gaetano, posandole una mano sul mento e facendo in modo di guardarla dritto negli occhi, “io mi fido di te, tu non immagini nemmeno quanto, ma ti chiedo due cose: una come Gaetano, il tuo… uomo e una come vicequestore Berardi, anche se è un ruolo che so che a te non piace.”

“Non è vero, io ammiro moltissimo il vicequestore Berardi, ma con tutto il rispetto e la stima per lui, preferisco il mio Gaetano,” ribatte Camilla con un sorriso, accarezzandogli un ginocchio, in un gesto che vorrebbe essere tenero, ma che causa un immediato sussulto nel corpo dell’uomo, “dai, dimmi quali sono queste richieste, prima che diventiamo tutti e due schizofrenici.”

“La prima è di stare molto attenta, Camilla, di andarci coi piedi di piombo e che al primo segnale di pericolo chiami me o Torre, chiaro?”

“Questa è quella di Gaetano o del dottor Berardi?”

“Di Gaetano,” ribatte lui con un sorriso: in effetti parlare di sé in terza persona è abbastanza inquietante.

“Come dottor Berardi, invece ti chiedo, se entro qualche giorno capisci di non riuscire a convincerli a costituirsi, di aiutarmi a trovarli. Lo sai che è anche per il loro bene. Se davvero non sono colpevoli come dici, rischiano comunque ben presto di andarsi ad infilare in guai molto più grossi di loro, se non ci sono già dentro fino al collo. Specie Sabrina, che, oltre ad essere di famiglia ricca e non abituata ‘alla strada’ è giovane e carina, se non ricordo male. Sai cosa può succederle là fuori con certa gente, no?”

“Non ricordi male, no, mio caro, ed aveva pure un debole per te, diceva che eri ‘un tipo figo’, quindi,” ribatte Camilla con una smorfia e un sopracciglio alzato.

“Dubito che sia ancora della stessa idea, ma non evadere la questione Camilla.”

“Mi stai chiedendo di tradire una confidenza, Gaetano.”

“Ti sto chiedendo, se dovesse essere necessario, di fare la cosa giusta, la cosa migliore anche per loro, anche se magari non se ne renderanno conto o non capiranno. Lo sai anche tu che ho ragione Camilla.”

“Lo so,” ammette la donna con un sospiro, “d’accordo, se si arriverà a quel punto farò la cosa giusta, anche se non sarà piacevole, ma la farò. Ma sappi che intendo convincerli a costituirsi o, ancora meglio, scovare i veri colpevoli prima di allora e non mi arrenderò molto facilmente.”

“Lo so che non ti arrendi mai, professoressa, ed è anche questo che mi piace di te.”

E, senza dire altro, si abbracciano ancora una volta, prima di andare insieme a svegliare Tommy per godere dei meravigliosi manicaretti napoletan-piemontesi, in un pranzo che, nonostante tutto, sa davvero di famiglia.
 
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g-lisa09
view post Posted on 15/11/2013, 16:13     +1   -1




Il capitolo mi è piacuito, non l'hom trovato pesante o noioso nella lettura come temevi, anzi la parte di Camilla con la sua classe è stata piacevole, vedere (beh, in questo caso leggere) anche quando svolge il suo lavoro con passione pensando a farlo bene soprattutto per ottenere il meglio dai ragazzi è una cosa che dovrebbe accadere più spesso...sentirla poi ammettere senza problemi e patemi di essere innamorata e non rinnegare più questo sentimento non ha prezzo.
La parte Camilla e Gaetano come sempre è stupenda ; sono felici, sono fiduciosi verso il futuro e rilassati in presenza uno dell'altro...hai reso proprio il concetto che tra loro si sento "a casa" e insieme stanno creando una famiglia.
Aspetto ora con ansia il momento in cui possono stare un po' da soli avendo sbrogliato un bel po' di problemi. :wub:
 
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Soul of Paper
view post Posted on 15/11/2013, 19:43     +1   -1




Grazie Lisa, in effetti su questo capitolo ero e sono molto in apprensione sul "fattore noia" ma la tua opinione mi rassicura ;)

E sì, mi piaceva mostrare anche il lato lavorativo di Camilla, anche nella serie si vede solo a sprazzi, per ovvie ragioni di tempi tecnici immagino.

La sensazione di famiglia, di vera famiglia anche se non convenzionale era proprio quello che volevo far passare e sono felice di esserci riuscita.

Il momento di cui parli è molto, molto, molto, ma molto vicino ;) e spero non deluda le tue aspettative xD.

Grazie mille come sempre!
 
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Soul of Paper
view post Posted on 17/11/2013, 19:07     +1   -1




Innanzitutto vi ringrazio per aver seguito la mia storia fin qui e per la pazienza dimostrata verso il mio stile di scrittura che so essere parecchio prolisso ;). Come sempre ogni parere anche negativo è utile a migliorarmi e a capire quali sono i miei difetti e i miei errori nello scrivere, quindi ditemi pure liberamente quello che pensate che le critiche costruttive assolutamente non mi offendono, anzi. Detto questo, vi lascio a questo capitolo in cui i nostri “eroi” finalmente, dopo tanta attesa… ehm… ;). Spero vi piaccia e non deluda le vostre aspettative, né le aspettative dei nostri poveri protagonisti che tanto hanno dovuto penare per arrivare fin qui :D. Premetto che non scrivo spesso questo tipo di scene, quindi… lascio a voi giudicare...



Capitolo 11: “Amore e psiche”



Dopo l’incontro pomeridiano con Sabrina, con tanto di immancabili battutine sulla sua relazione con “il poliziotto fighissimo”, che l’avevano di molto rassicurata sul fatto che, per ora, non le fosse successo niente di troppo grave durante la latitanza, se aveva ancora tempo e voglia di pensare al gossip, era tornata finalmente a casa. Gaetano aveva riposato anche il pomeriggio, come promesso, ed era perfino riuscita a convincerlo a convocare l’ex commessa dei Migliasso (a cui era arrivata grazie a Sabrina) a casa sua per un rapido “colloquio”, invece che recarsi in questura.

Tommy invece, ancora malaticcio, era stato a letto o sul divano per tutto il pomeriggio, giocando con la sua console portatile o guardando la tv.

Avevano poi cenato insieme, dando fondo alle abbondanti provviste di Torre e della Lucianona e visto il dvd di Rapunzel, su grande insistenza di Tommy, che per qualche motivo adorava questo film. Il bimbo si era piazzato in mezzo a loro sul divano, godendosi un po’ di abbracci e coccole oltre alla pellicola, mentre i due adulti si sussurravano commenti all’orecchio per spezzare la monotonia.

Gaetano si era guadagnato una lieve gomitata nel fianco quando aveva osato dirle che era un peccato che Livietta non fosse lì con loro, perché almeno avrebbe potuto constatare che Camilla, paragonata a Gothel, non era poi così male come madre.

Quello che Camilla aveva invece tenuto per sé, con una punta di tristezza, era che lei di Gothel nella sua carriera di insegnante ne aveva conosciute tante: madri che si mettevano in competizione con le figlie, che le soffocavano e le mortificavano pur di risplendere più di loro, pur di non accettare il tempo che passa, invidiose di quella giovinezza e freschezza che avevano ormai perduto. Per non parlare delle colleghe Gothel, su cui avrebbe potuto scrivere un libro.

Prima che le scene finali scorressero sullo schermo, Tommy dormiva già placidamente, disteso sulle loro gambe, con la testa appoggiata sul grembo di Camilla. Nonostante avesse riposato per gran parte della giornata, evidentemente non era ancora guarito del tutto e gli effetti si vedevano.

Dopo un po’ di esitazione, quando il bambino aveva cominciato a muoversi di più nel sonno, Gaetano, ancora con il groppo in gola di fronte a quel quadretto familiare, sapendo che Camilla faticava a sollevarlo quando era “a peso morto”, aveva preso Tommy in braccio meglio che poteva, facendo attenzione a non sforzare il collo e l’aveva depositato sull’altro divano, dove era subito stato raggiunto da Potty.

“Sono belli eh…” commenta Camilla con un sorriso, sorseggiando un vermouth accoccolata tra le braccia di Gaetano, osservando lo spettacolo meraviglioso e commovente del bimbo che dorme e del cane che veglia su di lui, come a proteggerlo.

“E il guaio è che non saprei più rinunciarci… Tommy è la cosa più bella che ho, a parte te,” le sussurra all’orecchio, facendola rabbrividire e bere un altro sorso di vermouth, per inumidire la gola che si è fatta improvvisamente secca.

“Non era mica scontato sai?” mormora infine con un sorriso, voltandosi leggermente per guardarlo negli occhi.

“Chi l’avrebbe mai detto? Mio figlio che dorme insieme a Potty sul divano di casa tua e noi due che li guardiamo, nel cuore della notte, bevendoci il nostro vermouth, come una vera famiglia,” commenta l’uomo con voce roca, che sembra quasi incrinarsi per l’emozione.

Lei ricambia stringendosi di più nel suo abbraccio e accarezzandogli il viso: non servono parole e soprattutto non basterebbero per descrivere la grandezza, la profondità di quello che provano, la gratitudine mista a meraviglia per il miracolo che sentono di stare vivendo.

“Beh, c’è voluto solo quasi un decennio,“ commenta Camilla con tono leggero, per alleviare la tensione e la commozione che aleggia nell’aria.

“Un matrimonio e una separazione,” ribatte Gaetano, non perdendo un colpo, come sempre più che felice di intrattenersi in questi affettuosi duelli verbali con Camilla.

“Due separazioni, anzi forse tre, considerando la riconciliazione tra me e Renzo,” puntualizza lei, stupendosi di riuscire a scherzare con leggerezza su quelli che sono stati i grandi fallimenti della sua vita.

“Una mezza dozzina di trasferimenti in tutto,” aggiunge lui, facendo mentalmente il conto di tutti i cambi di città suoi e di Camilla.

“Dozzine e dozzine di ‘fidanzate’,” replica lei, con una punta di sarcasmo nella voce.

“Un ‘produttore di vini molto affascinante’,” ribatte Gaetano, non provando nemmeno a nascondere la gelosia che si impossessa di lui ogni volta che ripensa a Camilla e a “quello lì”.

“Un cortocircuito,” interviene Camilla con un sorriso, in fondo in fondo soddisfatta di aver colpito nel segno con quel racconto di lei e Marco sulla spiaggia, ma non volendo che i pensieri di Gaetano scivolino in territori poco piacevoli, rovinando l’atmosfera e la serata.

“E un principio di incendio,” conclude lui, ricambiando il sorriso.

“E un ‘trauma cervicale del terzo grado’, che non mi scorderò mai più fin che vivo,” aggiunge lei ridendo, ripensando a tutte le interruzioni inopportune causate da quell’infortunio e dal relativo collare.

“Ah, nemmeno io, puoi scommetterci,” concorda lui, togliendosi il collare in maniera quasi istintiva e constatando con soddisfazione che il collo è decisamente migliorato.

“Ma ce l’abbiamo fatta, Gaetano, in qualche modo ci siamo arrivati, no?”

“Già, Camilla, ce l’abbiamo fatta, anche se lo so che è solo una sistemazione temporanea,” sussurra lui, guardandola fisso negli occhi con un misto di felicità, amore e malinconia che la fa sciogliere come neve al sole.

Anche lei si sta abituando in fretta, troppo in fretta, a questa convivenza tra loro. Condividere gli spazi, la quotidianità, la vita, le abitudini con un’altra persona di solito è complicato e richiede un periodo di adattamento, richiede dei compromessi. Invece da quando si è ritrovata Gaetano e Tommy in casa è successo tutto in maniera così naturale, così spontanea, che a volte le sembra impossibile che siano passati solo pochi giorni. Non sa se sia per via dei lunghi anni di conoscenza, o per l’intesa e la complicità che c’è sempre stata tra di loro, e che è cresciuta nel corso del tempo, ma per certi versi le sembra di vivere con loro da sempre, di sapere già “come si fa”.

Sente di essere davvero tornata a casa dopo anni, forse da ben prima di Barcellona: la sua casa è sempre stata il luogo dove c’era anche Livietta, ma non era più La Casa, quella vera, quella definitiva, quella dove aveva veramente voglia di tornare e rifugiarsi.

E si rende conto in un momento di lucidità e di rivelazione che la scuote fin nel profondo dell’anima, che forse nell’ultimo anno la sua vera casa è stata nell’appartamento di Gaetano, più che tra queste mura con Renzo. Che era lì che correva quasi ogni giorno, appena poteva, con ogni scusa, che era da lui che si faceva proteggere, consigliare e consolare, che era lì che si sentiva davvero in pace. Come aveva potuto ingannarsi, mentire a se stessa per così tanto tempo?

“Per ora,” risponde in un sussurro, prima di poter trattenere le parole, stringendogli la mano. E capisce immediatamente dallo sguardo di Gaetano, stupito ma felice, che la prospettiva che un giorno tutto questo diventi definitivo non spaventa nemmeno lui, anzi.

“Per ora,” conferma l’uomo ricambiando la stretta con forza, per poi attirarla a sé in un nuovo abbraccio.

“Gaetano, lo sai che a volte non capisco come tu non mi abbia mandata a quel paese, giustamente, dopo che ti ho costretto a fare questo ‘gioco dell’oca’, dopo che ti ho fatto aspettare tanto, dopo che-“

“Camilla, lo sai che tu e Livietta siete molto ma molto più simili di quello che credi?”

“Che c’entra Livietta?” chiede lei sorpresa, sollevando la testa dal petto di Gaetano per guardarlo negli occhi.

“C’entra che mi ha fatto la stessa domanda indiretta che mi stai facendo tu, e proprio poche ore fa.”

“Davvero?”

“Davvero. E Camilla, anche se l’attesa non è stata facile, né piacevole, e anche se ammetto che in un paio di occasioni sono stato molto tentato di mandartici a quel paese, alla fine non potrei mai e non solo perché ti amo, ma perché, a parte il traguardo, in fondo anche il viaggio non è stato poi così male, o almeno qualche tappa del viaggio. Magari è stato meglio così, magari avevamo tutti e due bisogno di arrivare ad un punto in cui eravamo pronti per questo, davvero pronti. E se le cose fossero andate diversamente non sarebbe nato Tommy, no?”

“Già, hai ragione,” ribatte lei accarezzandogli una guancia, “ma come mi è diventato saggio, vicequestore.”

“E soprattutto, per quanto mi riguarda, già solo la giornata di oggi mi sta ripagando completamente di tutto quanto, con gli interessi e ne è valsa assolutamente la pena di aspettare, se la ricompensa è vivere tutto questo con te.”

“La giornata di oggi? Ti accontenti di poco, Gaetano,” lo punzecchia lei con un sorriso, “se ti bastano un pranzo e una cena, peraltro offerti dai tuoi colleghi, un film in dvd che nemmeno ti piace e un vermouth sul divano di casa mia, pure di marca pure un po’ scadente, rispetto a quello del bar.”

“La compagnia sarebbe già sufficiente, lo sai, e poi devo aggiungere che tecnicamente sono le ventitré e la giornata non è ancora finita, Camilla,” ribatte lui con un tono di voce che si fa mano a mano più profondo, fulminandola con lo sguardo.

“E che cosa potrebbe mai succedere in quest’ora che resta prima che oggi diventi domani?” chiede Camilla, maliziosa, stringendosi ancora di più nel suo abbraccio, fino a che sono praticamente guancia a guancia.

“Mmm, non lo so, che ne dici se ti do qualche indizio, professoressa?” le sussurra all’orecchio.

Senza attendere risposta, le morde delicatamente il lobo, sentendola tremare tra le sua braccia, per poi scendere, in una scia infuocata di baci, fino alla base del collo, da cui risale, arrivando a percorrerle la mandibola con le labbra, avvicinandosi in modo lento e inesorabile alla bocca di lei.

La reazione di Camilla è immediata ed inequivocabile, e a Gaetano sembra di impazzire: scossa da fremiti, porge il collo ai suoi baci e si lascia andare completamente tra le sue braccia.

Camilla, dal lato suo, ha smesso completamente di ragionare: ogni pensiero razionale e coerente è sparito completamente dalla sua mente, il mondo si è ridotto alle labbra di Gaetano sulla sua pelle e alle sue mani sul suo corpo, che si fanno sempre più audaci, esplorando i territori nascosti sotto la maglietta.

Le loro labbra si sfiorano, si accarezzano e si lambiscono in una danza che è un preludio a molto, molto di più.

“Woof!”

Il suono improvviso li fa sobbalzare. Si guardano, increduli per l’ennesima interruzione, per poi appoggiare la fronte contro quella dell’altro.

“Papà, ho sonno,” mormora Tommy, che sembra ancora nel dormiveglia.

“Forse è meglio che lo metta a letto,” ammette Gaetano in un sussurro, guardandola con occhi talmente carichi di desiderio da farle sentire una scossa elettrica, per poi aggiungere, con tono improvvisamente incerto, “e dopo…”

“Ti aspetto in camera mia,” gli sussurra Camilla di rimando nell’orecchio, sentendolo tremare a sua volta, “e non t’azzardare a darmi buca, o non rispondo delle mie azioni.”

“Non ci penso nemmeno: hai idea di quanto ti desidero? Di quanto ho bisogno di te?” replica lui, trattenendosi a fatica dalla tentazione di baciarla di nuovo, sapendo che a quel punto non riuscirebbe più a fermarsi.

“Mai quanto ti voglio io,” ribatte lei, sciogliendosi a forza da quell’abbraccio che ormai è una tortura.

Si alza, dà un lieve bacio a Tommy sulla fronte e si avvia in camera da letto lanciando un’ultima, eloquente occhiata a Gaetano, non prima di accarezzare Potty sulla testa e dirgli: “tu sì che sei saggio”. Se non li avesse interrotti, nello stato mentale in cui si trovavano, il povero bimbo avrebbe rischiato di dormirci tutta la notte su quel divano.

I minuti successivi a Camilla sembrano i più lunghi e interminabili di tutta la sua vita: dopo aver passato in rassegna rapidamente la camera da letto e aver verificato che è in ordine e priva ormai di qualsiasi traccia visibile di Renzo, anche se la maggior parte delle sue cose era ancora ritirata negli armadi in attesa del suo ritorno e di un trasloco più definitivo, rimane il dilemma del cosa indossare.

Accantona l’idea di cambiarsi con la camicia da notte: sarebbe assurdo indossarla per poi toglierla subito dopo… o almeno spera. E non è mai stata tipo da completini sexy, del resto con Renzo quella fase era già superata da un pezzo. In quanto a Gaetano, con tutte le “supermodelle” che aveva avuto, temeva di sfigurare al loro confronto, di sembrare ridicola e fuori luogo. E poi che senso aveva fingere di essere diversa da quella che era? Lui la conosceva, la conosceva davvero e, anche se faticava ancora a capire il perché, a lui evidentemente lei piaceva così com’era, nonostante tutte le imperfezioni, i difetti e gli anni che passano.

Decide quindi di rimanere esattamente com’è, ed è a quel punto che inizia la vera tortura, l’attesa snervante, mentre un’ansia sottile la invade pian piano. Cammina nella stanza e poi si siede sul letto, poi si alza e torna a camminare.

Si è appena seduta, per l’ennesima volta, quando sente un rumore inconfondibile di passi e… bussare alla porta?

“Sì?” chiede stupita.

“Camilla, posso entrare?” risponde la voce di Gaetano in un sussurro e suona improvvisamente… esitante?

“Certo, entra,” replica, sempre più sorpresa, osservando la porta che si apre e l’uomo che entra a occhi bassi, per poi sollevarli verso di lei e osservarla in una maniera strana, quasi timida, come se avesse… timore?

“Ma perché hai bussato, scusa?” chiede lei con un sorriso, cercando di alleggerire l’atmosfera con l’umorismo, “chi pensavi ci fosse qui? Uno dei miei tanti ammiratori?”

“Molto spiritosa, professoressa, molto spiritosa,” ribatte lui, ricambiando il sorriso con un tono di voce finalmente più normale anche se velato da una punta di gelosia.

Camilla picchietta lievemente con la mano la zona del letto affianco a quella dove è seduta e Gaetano, dopo aver chiuso la porta a chiave – una saggia precauzione per cui Camilla gli è molto grata – accoglie il silenzioso invito e si siede accanto a lei.

Passano così un paio di secondi, a guardarsi negli occhi senza parlare, quasi incerti su come fare la prima mossa.

Improvvisamente si muovono entrambi, nello stesso istante, finendo per scontrarsi “di naso”: indietreggiano un attimo col capo, si guardano e scoppiano a ridere.

“Mi sembra di essere tornato ragazzino,” commenta Gaetano, passandosi una mano tra i capelli, imbarazzato dal suo stesso comportamento: proprio lui, che ha sempre avuto fama di grande “latin lover” e che ora si sente insicuro come un teenager alle prime esperienze.

“Non dirlo a me…” mormora Camilla con un sorriso: tra il cuore in gola, le mani sudate e il battito a mille la regressione adolescenziale è ormai completa.

“È che…” comincia lui, ma le parole gli muoiono nella bocca, che si è fatta improvvisamente secca.

“Lo so…” lo rassicura lei, facendosi infine coraggio e posandogli una mano su una guancia, per accarezzargli il viso.

È che quando ci si ferma a pensare, quando non ci si lascia trasportare da quel desiderio fortissimo che entrambi provano, ci si rende conto che dieci anni di aspettative, di attesa, di fantasie sono difficili, difficilissime da soddisfare. E si ha paura: paura di non essere all’altezza, paura di deludere, paura di cosa questo momento rappresenta, di quanto c’è in gioco, di quanto entrambi hanno messo sul piatto della bilancia.

Ed è a quel punto che Camilla decide che è stanca, stufa di trip mentali, di complicare quella che è in fondo una cosa semplice, naturale e meravigliosa. Che è stanca di temere la profondità dei suoi sentimenti per quest’uomo, che non vuole mai più fuggire da ciò che sente, da ciò che desidera. Che non vuole mai più negarsi la felicità per paura di soffrire. Che è ora di spegnere il cervello e lasciar spazio al cuore.

Solleva anche l’altra mano, fino ad incorniciargli il viso, lascia poi scivolare le dita tra i capelli dell’uomo, in un lieve massaggio che provoca un’immediata reazione. È come se un fuoco si accendesse in quegli occhi azzurri, che brillano con una luce diversa, quasi inquietante nella sua intensità.

In un battito di ciglia, Camilla annulla le distanze, unendo il respiro affannoso di Gaetano con il suo.

Uno, due, tre baci delicati, un lieve sfiorarsi di labbra: la quiete prima della tempesta.

In pochi istanti, l’aria nella stanza muta radicalmente: l’esitazione si trasforma in impeto, la timidezza svanisce, travolta da una passione ormai incontenibile e quasi disperata.

Senza sapere come, Camilla si trova seduta a cavalcioni sul grembo di Gaetano, le bocche unite in un bacio che è quasi un duello, i loro corpi che si muovono l’uno contro l’altro guidati dall’istinto, in una danza intima, proibita e primitiva. Sentire il desiderio del suo uomo, sentire quanto lui davvero ha bisogno di lei, è come una scarica elettrica che la attraversa da parte a parte, lasciandola senza fiato.

I vestiti si sono ormai fatti opprimenti e devono sparire: ora. Ad uno ad uno piovono sul pavimento, in una specie di composizione astratta. Rimane solo l’intimo come unica barriera tra di loro e Gaetano si avventa sulla chiusura del reggiseno che però oppone una strenua resistenza.

“Strappalo,” lo esorta Camilla, con una voce che nemmeno lei riesce a riconoscere, avendo ormai perso ogni freno inibitore, ogni traccia di pudore.

Quell’unica parola ha un impatto devastante su Gaetano, che deve far leva su tutto il poco self-control che gli è rimasto per contenere quel desiderio che minaccia di esplodere troppo presto. Con uno sforzo sovrumano, solleva gli occhi e la guarda, guarda quella donna che da anni gli brucia dentro, fin nel profondo dell’anima: le labbra turgide dopo l’assalto dei suoi baci, i capelli indomabili, le pupille dilatate, lo sguardo quasi ferale. È una dea, un’amazzone e non è mai stata così bella, non è mai stata così sua.

Senza più esitazioni, Gaetano lacera quel pezzo di stoffa e lo lancia lontano, seguito poco dopo dagli ultimi indumenti rimasti. Sono pelle a pelle, labbra contro labbra, senza filtri, senza freni e la frizione, l’attrito è inferno e paradiso insieme: nessun sogno, nessuna fantasia è minimamente paragonabile alla realtà.

Entrambi sono ormai in preda a un delirio, a una specie di Folie à deux erotica. Camilla cade distesa sul letto, sotto il corpo forte e solido del suo Gaetano, braccia e gambe intrecciate, mani che esplorano, bocche che assaporano il frutto tanto a lungo proibito.

In un unico, lunghissimo istante si guardano negli occhi e diventano finalmente davvero una cosa sola ed è la sensazione più potente, devastante e totalizzante che abbiano mai provato. Non esiste più nulla all’infuori dell’altro e di quel fuoco che li incendia, che li consuma, che cercano disperatamente di alimentare e di estinguere insieme in un corsa forsennata, a briglia sciolta.

I polmoni bruciano, la vista si annebbia, i muscoli protestano ma il desiderio, la necessità, l’urgenza è più forte di tutto, in un ritmo che cresce, sale, colpo su colpo, implacabile, fino a che i gemiti diventano gridi, fino a diventare insostenibile, fino all’inevitabile esplosione finale, che li travolge come un maelstrom, trascinandoli fin negli abissi più profondi per poi sollevarli oltre le vette più alte dell’estasi.



Blackout.



Per secondi, minuti che paiono eterni sono solo respiro e battito.

Poi la luce comincia a filtrare oltre la coltre spessa di tenebre, mentre le terminazioni nervose e il cervello si riattivano e cercano di riprendersi da quell’overdose di sensazioni, di emozioni, troppo forti per essere descritte o anche solo comprese.

Occhi color nocciola incontrano occhi azzurri: i corpi ancora intrecciati, uniti, i respiri ancora affannosi, i battiti accelerati, compressi contro il petto dell’altro.

In un istante, un lampo di consapevolezza attraversa le iridi di Gaetano e Camilla lo sente flettere i muscoli, ritrarsi, ma istintivamente lo trattiene con le braccia e con le gambe, impedendogli qualsiasi movimento.

“Camilla…” un sussurro con voce ancora rauca, la preoccupazione mista a imbarazzo che si fa largo sul volto, “scusami, io…”

“Shhh…” lo zittisce lei decisa, posando le labbra sulle sue in un bacio leggero, sentendo la tensione svanire dai muscoli dell’uomo, per poi aggiungere con un sorriso, “ti garantisco che non hai nulla, ma proprio nulla di cui scusarti, anzi.”

“Stai bene?” chiede con ancora una traccia di apprensione nella voce, accarezzandole una guancia.

“Mai stata meglio,” ammette lei, abbracciandolo più forte ancora e percorrendo con le mani i contorni delle scapole e della spina dorsale.

“È che…” cerca di spiegare Gaetano, ma la frase gli muore nuovamente in gola e lascia quindi che gli occhi parlino per lui.

“Lo so, credimi che lo so, perché anche per me è stato lo stesso,” lo rassicura di nuovo lei, accarezzandogli i capelli, “e poi… dieci anni di preliminari possono bastare, che ne dici?”

E si scoprono di nuovo a ridere insieme, ebbri di felicità e spensierati come non capitava da tanto, troppo tempo. Ben presto la bocca di Gaetano è di nuovo sulla sua, in un bacio dolce, delicato, una dichiarazione d’amore a fior di labbra, in cui Camilla ritrova il suo Gaetano di sempre: il gentiluomo sotto la maschere di playboy che l’ha attesa, amata e rispettata per tutto questo tempo. Che in ogni approccio, in ogni avance, le ha sempre lasciato il tempo necessario per decidere ed una via d’uscita aperta.

“E comunque no, non bastano,” le sussurra tra un bacio e l’altro, “non saranno mai abbastanza.”

Le labbra e le mani dell’uomo ricominciano a muoversi, a toccarla ad esplorarla, ma questa volta con lentezza, con cura, con totale dedizione e devozione.

Camilla non è certo alle prime esperienze, eppure sente di stare scoprendo per la prima volta cosa significhi davvero fare l’amore con una persona, o meglio, avere un partner che fa l’amore con te. Gaetano sembra rendere omaggio a ogni singolo centimetro del suo corpo, sembra volerla mappare, memorizzare, e Camilla si sente amata, desiderata e quasi venerata come mai prima d’ora.

Prova a ricambiare, a donare a quell’uomo che ama alla follia almeno parte dell’incredibile piacere che le sta facendo provare, ma lui la blocca, trattenendola per i polsi. Guardandola negli occhi le sussurra: “è per te.”

E Camilla capisce, capisce che ciò di cui Gaetano ha bisogno in questo momento, ciò che le sta chiedendo è di lasciarsi amare, di permettergli finalmente di amarla. Gli occhi le si fanno improvvisamente lucidi, mentre sente un cocktail micidiale di emozioni comprimerle il petto. Non può e non vuole negargli più nulla e la resa è incondizionata, totale: la docilità non fa parte del suo carattere, ma con lui è tutto diverso e non ha più paura di mostrargli il lato più fragile di sé, di mettere il suo corpo e la sua anima nelle sue mani. Perché è sicura che non potrebbero essere in mani migliori.

Le lacrime di entrambi si mescolano e cadono come pioggia sulla pelle, mentre le mani e la bocca esperte di Gaetano la conducono a un passo dall’estasi, senza però lasciarla ancora “cadere”. Ogni singolo centimetro della sua pelle è in fiamme, scopre terminazioni nervose che non ha mai saputo di possedere e il suo corpo grida, esige di riunirsi di nuovo con la parte mancante di sé, con l’unica persona al mondo che davvero la completa.

“Gaetano, ti prego,” un sussulto, un’invocazione, una preghiera, che si trasforma in un grido quasi disperato quando lui la fa nuovamente sua.

“Dio, quanto ti amo,” le sussurra all’orecchio, muovendosi dentro di lei e con lei e baciandola nuovamente come se non ci fosse un domani, come se da questo dipendesse la sua stessa vita.

“Ti amo anche io… ti amo anche io,” riesce a confessare Camilla tra i baci e i gemiti, ma ben presto perde di nuovo l’uso della parola e della ragione.

Lasciano che siano i loro corpi, i loro gesti a parlare per loro, svelandosi a vicenda, mettendosi davvero a nudo: cuore, corpo e anima.

È una nuova prima volta, la vera prima volta, e quando raggiungono nuovamente insieme il nirvana, diventando ancora una sola carne e un solo fiato, esausti, sfiniti ma appagati e completi come mai prima, capiscono che davvero nulla sarà mai più come prima, che da qui non si torna indietro.

E quasi dieci anni d’attesa sembrano improvvisamente poca cosa, se paragonati all’infinito.
 
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valy4_
view post Posted on 17/11/2013, 19:31     +1   -1




BRIVIDI.
Soul complimenti davvero!
 
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Soul of Paper
view post Posted on 17/11/2013, 20:00     +1   -1




Grazie mille valy!

Sei davvero troppo buona, mi lasci sempre senza parole, grazie!
 
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view post Posted on 18/11/2013, 11:53     +1   -1
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calma...aiuto...non so da dove cominciare.. hai lasciato anche me senza ragione per un momento...ok mi ricompongo...dunque...innanzi tutto ti chiedo scusa se scrivo a fiume e senza ordine logico ma la logica qui è andata a farsi benedire! Primo C O M P LI M E N T I ...poi veniamo a noi. Questo è in assoluto il più bel capitolo che ho mai letto in tutte le altre fan fiction, con tutto il rispetto per le mie colleghe, molte amiche anche ma questo per me vince il primo premio. Parliamoci chiaro però, non è per la conclusione che l'adoro, certo quella parte è superlativa ma anche se si fossero fermati al momento in cui gaetano entra e i siede sul letto...bè hai superato te stessa. Ora li citerò scusami forse a casaccio e non di eguale spessore ma questi i momenti più esilaranti o emozionanti:
la specie di battibecco che fanno ripassando i dieci anni che ci hanno messo per arrivare a dove sono ora ...assolutamente dolcissimo;
la spontaneità della convivenza, cosa vera che hanno fatto intuire nella serie, quando sono a tavola, quando preparano la cena o apparecchiano, e poi il famoso vermouth dopo cena... aria di famiglia;
la gelosia di gaetano per marco, forse più sentita che non per renzo contro il quale non c'era più lotta ma solo abitudine, sapeva o sapevamo che contro lui aveva vinto, la battaglia era solo questione interna alla mente di camilla;
il momento in cui si toglie il collare....sarà stupido ma mi piace, mi rimanda al momento in cui sulla soglia della porta se lo toglie facendo il vago, quando renzo gli dice che è in partenza ahhhh;
l'arrendevolezza di camilla quando "gli cede il collo" e gaetano impazzisce, perché lei non si ritrae ai suoi baci e lui non è abituato a questo;
i ragionamenti più che giusti, normali di camilla in camera in attesa di gaetano, tutte cose in linea con il vero personaggio;
piccola curiosità anche mio figlio e io con lui adora rapunzel!
che potty avesse abbaiato non per rompere le uova nel paniere ma per suggerire a camilla la presenza del bimbo prima che accadessero cose imbarazzanti, davvero intelligente!
e soprattutto l esitazione , quasi timidezza improvvisa di gaetano, se giocavamo a battaglia navale, li sono completamente affondata! Quando gli "incornicia il viso con le mani (cosa che fa spesso), quando si scontrano con i nasi...ho visto tutto, ero li con loro, era tutto vero...
Ho pensato "è vero! è proprio così che anche secondo me andrebbe! le aspettative di dieci anni ti immobilizzano, ci vuole un po' di dolcezza prima dell'esplosione della passione che li travolgerà.
e poi dopo l'amplesso, gaetano che si scusa perché modesto, pensa di essere stato travolto solo lui dalla marea appena passata, segno che si sente di amarla più lui e lei che commossa lo capisce...
poi va bè va da sé che la parte godereccia andrebbe commentata a sé, a chi non sarebbe piaciuta. Non farti assolutamente più scrupoli perché ti assicuro e le altre te lo confermeranno certo, che è svolta in modo superlativo <3
"In questa serie adoro la scena del divano nell'ultima puntata e ha arricchito i sogni di parecchie notti. Quanto avrei voluto che al suo "e dopo" camilla avesse detto quello che scrivi tu " e dopo raggiungimi in camera da letto" basta, anche solo quello sarebbe bastato per me.
Tutto questo papier per dirti che secondo me hai la completa padronanza di tutti gli aspetti del carattere dei personaggi, sicuramente molto più degli autori stessi, forse per incapacità o volontà di raggiungere il tuo livello! scusa se ti ho fatto perdere mezz'ora per leggermi ma sono stata travolta anche io... da te! un bacio e grazie di cuore.
 
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g-lisa09
view post Posted on 18/11/2013, 15:21     +1   -1




Allora quoto parola per parola quello scritto da Sammy.
Capitolo meraviglioso...Ho adorato la trasposizione della scena del divano della serie facendola diventare un momento familiare e dolcissimo in un contesto decisamente migliore di quello che abbiamo visto in tv, la complicità tra i protagonisti è palpabile e anche il desiderio che hanno uno dell'altro dopo tanto aspettare.
Mi è piaciuto, e non so dirti il perchè (fose perchè nella serie non accade mai ) , che il discorso sia iniziato da Camilla, che completino a vicenda le frasi dell'altro dimostrando come siano in sintonia e quanto si capiscano .
La parte in camera poi è meravigliosa, descrivi perfettamente quello che possono provare due persone che aspettano questo momento da troppo tempo, prima la paura poi l'impossibilità di trattenersi...cavolo, mi sembrava di vederlo....e poi, la seconda volta non me la aspettavo, bella , dolce e intensa, praticamente perfetta.
Bravissima, mi sembra di ripetermi ma non potrei dire altro , veramente brava.
E ovviamente aspetto il seguito con ansia.
 
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Soul of Paper
view post Posted on 18/11/2013, 23:32     +1   -1




Mi scuso innanzitutto per il ritardo nel rispondervi, ma sono tornata adesso da un impegno di lavoro e volevo avere il tempo per rispondervi in modo adeguato.

@ Sammy

Se tu sei rimasta "sconvolta" dalla mia storia, io sono rimasta "sconvolta" dalla tua recensione :)

Sul serio, mi hai lasciata senza parole e mi hai emozionata tantissimo, quasi commossa.

Hai trovato e letto delle cose nella mia scrittura che nemmeno io ho mai individuato, sul serio. Anche la tua analisi di ogni azione dei personaggi è magistrale e hai citato le parti che anche io ho amato di più scrivere, ma in alcuni casi hai scavato ancora più a fondo rispetto alla mia interpretazione dei personaggi di quanto avessi fatto io stessa mentre scrivevo.

Per il resto sei davvero troppo buona, ti ringrazio tantissimo e... non so che altro dire, davvero.

Ho già detto che scrivere in sé mi soddisfa e mi rilassa, ma sapere che quello che scrivo produce in qualcuno queste sensazioni... beh non ha prezzo ed è una motivazione pazzesca per me nel continuare, sperando di poter sempre fare meglio e non deludere.

Ancora grazie!

ps. Rapunzel piace molto anche a me, ma in realtà l'ho citato perché nella seconda puntata Tommy dice a Camilla e Renzo che adora Raperonzolo :)

@ Lisa

I tuoi commenti e le tue analisi sono sempre sagaci e attenti, sia quando analizzi quello che scrivo io, sia quando analizzi ciò che scrivono gli autori professionisti e ben più quotati e abili della sottoscritta ;).

Come penso tu abbia intuito, il discorso è iniziato da Camilla anche perché Gaetano, per come lo vedo io, non l'avrebbe mai iniziato secondo me, non avrebbe mai "rinfacciato" a Camilla gli anni d'attesa, nemmeno in modo ironico, se lei non gli avesse dato un'apertura per farlo. Gaetano sa che Camilla sa che dieci anni sono stati tanti, e anche se ci ha sofferto come un cane non glielo farà mai pesare.

Lei invece, sapendo di averlo fatto penare tanto, cerca di alleggerire la tensione del momento e anche di fare un mea culpa indiretto, in modo leggero, ma è comunque un chiedergli scusa in un certo senso.

Grazie mille, davvero, grazie, non sei mai ripetitiva, anzi, sono io ripetitiva nel ringraziarvi ma non so cosa dire, sono davvero felice che sia piacevole per voi leggere questa storia, tanto quanto è per me scriverla.

Grazie ancora :)!

ps Per il seguito ancora non ho nemmeno iniziato a scrivere il capitolo, quindi credo arriverà o venerdì o nel weekend. Come sempre dipende dagli impegni del momento ;)
 
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eyeinthesky
view post Posted on 19/11/2013, 09:29     +1   -1




Carissima Soul sono rimasta affascinata ed aspetto con ansia ogni tua nuova puntata. Ha un vero dono nello scrivere sai rendere partecipi ed sai emozionare le persone, cosa decisamente non comune.

Mi dirai che ora mi sorge un "problemino" ..... anzi due ...
1 spero che gli autori sbircino i tuoi scritti così prendano ispirazione (se mi tirano fuori un'altra serie senza .. senso ... @#@#@#!! :angry:

2 ora uno come il commissario ... ma dove lo si trova!?!? :sbang:

Il "guaio" è che ci si immedesima tanto in camilla ... va beh, lasciamo perdere che poi si finisce fuori dal seminato!

Continua così Fra, sei una forza!!
 
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Soul of Paper
view post Posted on 19/11/2013, 13:26     +1   -1




Grazie mille: ancora non mi capacito del tutto di essere in grado di emozionare le persone con quello che scrivo, ma è una cosa bellissima per me, che mi emoziona a mia volta.

Non so se gli autori sbirceranno mai i miei scritti, sinceramente so benissimo che il modo in cui scrivo è forse compatibile con un libro (ma non penso a livello da pubblicazione professionale), ma incompatibile con tempi televisivi e limiti imposti dal pubblico target della serie (che è quello di raiuno, che viene visto come un pubblico "anziano e tradizionalista", anche se qualche serie sperimentale ogni tanto la fanno ma è raro). Io sono fortunata di non avere scadenze, né limitazioni, ma non invidio chi fa questo di mestiere perché immagino sia molto difficile, soprattutto gestire il conflitto tra ciò che si vuole fare e ciò che si può fare.

Però se magari prendessero spunto da tutte noi e da quello che vogliamo e pensiamo per una serie veramente diversa e che finalmente porti questa storia alla degna conclusione che merita prima di "bruciarsi", ne sarei ben felice.

Uno come Gaetano nella realtà mi sa che è ben difficile da trovare: innamorato della stessa donna per anni, che continua a inseguirla senza arrendersi ma allo stesso tempo rispetta i suoi spazi, che è un latin lover ma quando si innamora lo fa alla follia. Nella realtà di solito chi è un playboy difficilmente cambia e continua a passare di letto in letto e soprattutto da un lato spero non esistano tanti Gaetano nella realtà, o che se esistono abbiano una Camilla più decisa di quella nella serie al loro fianco, perché alla fine quello di Gaetano è un destino molto triste e solitario, purtroppo ;)

Però un uomo del genere sarebbe un sogno di chiunque, sperando di trovarlo prima di essere perennemente impegnate con un altro, se no son dolori come lo sono stati per Camilla ;)

Ma nella fantasia è bello sognare.

Grazie mille, cercherò di continuare a fare il meglio che posso e non deludervi :)

ps. Posso chiederti come ti chiami? Così se ci incrociamo di nuovo sul forum so come "chiamarti"
 
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Soul of Paper
view post Posted on 25/11/2013, 17:00     +1   -1




Mi scuso per il ritardo ma, a parte impegni improvvisi che mi hanno lasciato poco tempo per la scrittura, i personaggi ad un certo punto hanno deciso di “fare di testa loro”, deragliando questo capitolo in una direzione diversa da quella che avevo inizialmente pianificato. Il risultato è un capitolo lunghissimo, praticamente sono due capitoli insieme, ma era assolutamente impossibile ed impensabile interromperlo prima. Vi chiedo quindi venia fin da ora se dovesse risultare noioso, come sempre i pareri anche negativi sono ben accetti e mi aiutano a migliorarmi ;).

Capitolo 12: “Sometimes a dream… turns into a dream”

“Gaetano!”

Camilla apre gli occhi, svegliata dal suo stesso grido, come tante, troppe volte negli ultimi giorni, o meglio, nelle ultime notti. E improvvisamente il panico si impossessa di lei: possibile che la notte più intensa, meravigliosa e sconvolgente della sua vita sia stata solo l’ennesimo sogno?

Col cuore in gola e un macigno nello stomaco, cerca di girarsi ma qualcosa la blocca.

“Amore, che succede? Mi hai chiamato?”

I suoi sensi ancora intorpiditi registrano contemporaneamente il delizioso attrito e tepore della sua pelle e quella voce arrochita dal sonno: un incredibile e potentissimo senso di benessere, sollievo e di pace la invadono, ancora prima che il suo cervello decifri finalmente quelle parole che sono come un balsamo per il cuore e per l’anima.

Le braccia che la cingono da dietro si allentano leggermente, permettendole di voltarsi sull’altro fianco e di intravederlo nel buio della stanza. È ancora piena notte, ma riesce a distinguere i suoi occhi e il suo sorriso.

Spinta da un impulso irrefrenabile, copre quelle labbra dischiuse con le sue in un bacio delicato e poi affonda la testa nel suo petto nudo, abbracciandolo più stretto.

“Camilla…” le sussurra nei capelli, accarezzandole la schiena, tra il sorpreso, l’intenerito e il preoccupato, “che cosa c’è? Stai bene?”

“Adesso sì, sto benissimo,” mormora lei, baciandogli il petto, per poi sollevare di nuovo il capo e guardarlo negli occhi, “per un attimo ho temuto che tutto fosse stato ancora solo un altro sogno.”

Gaetano sente di nuovo un nodo salirgli alla gola e gli occhi farsi umidi: chi ha detto che gli uomini non piangono forse non ha mai provato cosa significhi vivere il miracolo di vedere realizzato il più grande desiderio della propria vita, proprio quando non ci speravi più, di scoprire che nemmeno le fantasie più sfrenate si sono mai lontanamente avvicinate alla semplice ma straordinaria perfezione della realtà.

E comprendere che anche LEI prova lo stesso, che anche LEI ha vissuto tutto quello che ha vissuto lui, con la stessa intensità, che non è mai stato solo in questo lungo e tortuoso cammino che li ha condotti fin qui, è qualcosa di talmente smisurato nella sua grandezza, che il suo cervello e il suo cuore faticano ad assimilarlo, a contenerlo.

Stringerla più forte a sé e baciarla con tutto l’amore di cui è capace, di cui lei gli ha fatto scoprire di essere capace, è l’unico modo, per quanto inadeguato, che ha per tentare di esprimerle ciò che prova. E, se lei gliene darà la possibilità, è fermamente intenzionato a dedicare tutto il resto della sua esistenza a cercare di mostrarglielo, a renderle grazie e a restituirle almeno in parte tutto quello che gli sta regalando.

“Un altro sogno? Mi stai forse dicendo che mi hai già sognato altre volte, professoressa?” le chiede infine con tono malizioso, quando si staccano per prendere aria.

“Perché, tu no?” domanda lei con un sopracciglio alzato, sorridendo giocosa, “guarda che me l’hai già confessato, quindi non provare a negare.”

“Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda,” ribatte lui, assumendo un tono quasi marziale, da interrogatorio, ma continuando a sorriderle di rimando, “e non ci penso nemmeno a negare. A differenza di qualcun’altra che mi aveva detto, e cito testualmente, ‘io sogni mai!”.

“Non era proprio una bugia, diciamo che i sogni sono cominciati con più frequenza da quando ci siamo ritrovati qui a Torino…”

“Con che frequenza?”

“Quasi tutte le notti,” ammette lei, abbassando gli occhi imbarazzata.

“E si può sapere il contenuto di questi sogni, dato che ne ero il protagonista?” domanda lui divertito ed emozionato da questa confessione: allora non è stato l’unico a passare nottate turbolente, seguite nella maggioranza dei casi da una lunga doccia fredda.

“Gaetano…” mormora lei supplicante, nascondendo di nuovo il viso nel petto dell’uomo per mascherare l’imbarazzo.

“Camilla,” sospira lui sorridendo intenerito di fronte a questa donna straordinaria che poche ora prima lo incitava a strapparle gli indumenti di dosso, e che ora arrossisce come una ragazzina innocente, “non ti sembra che dopo stanotte dovremmo poter parlare – e non solo parlare – di certi argomenti liberamente?”

“È che… non sono abituata a condividerli con nessuno e per tanto tempo sono stati un mondo segreto in cui mi rifugiavo, un mondo solo mio, anche se al risveglio crollava tutto come un castello di carte,” cerca di spiegargli, evitando però di menzionare d’aver poi scoperto che evidentemente tanto segreti non erano, dato che Renzo l’aveva sentita chiamarlo nel sonno. Non è né il momento né il luogo adatto per nominare il marito in sua presenza.

“Non devi raccontarmeli per forza, se non te la senti. E anche per me sono stati spesso un rifugio, una valvola di sfogo per non impazzire, che però poi pagavo a caro prezzo quando aprivo gli occhi e tornavo alla realtà.”

Si guardano, si accarezzano il volto e si baciano dolcemente, senza parole, stringendosi più forte che possono, come a dimostrarsi vicendevolmente che questa volta è tutto vero, tutto reale e che il risveglio non è più un incubo, ma una parte fondamentale, vitale del sogno che stanno vivendo.

“Quando sono cominciati i tuoi?” non può fare a meno di chiedere Camilla, ancora “sepolta” nel suo petto.

“Poco dopo averti conosciuta, professoressa. La prima volta credo sia stata dopo che quei due malviventi ti avevano aggredita e tu ti eri abbracciata a me per non svenire, te lo ricordi? Gli assassini di Nicola Esposito…”

“E come potrei scordarmelo? Col senno di poi non so se mi avesse sconvolto di più avere un coltello puntato alla gola o quello che avevo provato mentre ero tra le tue braccia,” ammette Camilla con una risata da cui traspare però l’emozione al ricordo, “una parte di me aveva già capito che mi stavo andando ad infilare in qualcosa di molto più grande di me, in qualcosa che mi avrebbe stravolto la vita, anche se cercavo di razionalizzarlo e di ignorare tutti gli indizi.”

“A chi lo dici… Anche per me è stato lo stesso, sai? Sapevo razionalmente di starmi andando a cacciare in una di quelle situazioni incasinate da cui sarei potuto uscire solo con le ossa rotte e che quello che provavo per te era completamente diverso da quello che avevo provato per chiunque altra prima di allora. Ma cercavo di dirmi che era solo attrazione, che se ti volevo così tanto era perché non ti potevo avere, perché mi sfuggivi, a differenza di tutte le altre donne che mi correvano dietro. E ho continuato a mentire a me stesso anche quando ho cominciato a sognarti, cosa che non mi era mai successa prima.”

“Così però mi fai venire una grande curiosità di sapere che cos’è che sognavi, caro il mio vicequestore,” ribatte Camilla con tono ironico, anche se dentro di sé è stupita da quanto l’esperienza vissuta da lei e Gaetano, a livello emotivo, sia stata in fondo molto più simile di quanto entrambi avessero mai potuto immaginare, “dì la verità che lo stai facendo apposta.”

“Guarda che io non ho problemi a raccontarti i miei sogni e per farlo non ho di certo bisogno di un do ut des,” replica lui divertito, “il primo che ho fatto è stato, se non sbaglio, la sera stessa o la sera dopo la tua aggressione. Ricordo di aver sognato che ti convocavo nel mio ufficio perché mi avevi nascosto un’informazione. Discutevamo animatamente, come spesso succedeva e tu mi tenevi testa con la tua solita fierezza e ad un certo punto non ne potevo più e ti zittivo con un bacio. E tu mi baciavi con la stessa passione che ci mettevi nei nostri battibecchi, nel difendere le tue idee. Da lì in poi ogni singola volta in cui avevamo… uno scambio di opinioni, in cui tu mi sfidavi, morivo dalla voglia di baciarti e mi sono dovuto spesso trattenere a forza dal farlo.”

Camilla sente il battito del cuore accelerare esponenzialmente e il desiderio riaccendersi in lei: la prossimità e la mancanza di vestiti di sicuro non aiutano.

“E quindi sognavi solo di baciarmi?” chiede Camilla con una punta di malizia, cominciando a sentirsi più a suo agio e ad appassionarsi a questo argomento.

“Ovviamente no, professoressa, e lo sai,” ribatte Gaetano, accarezzandole i capelli, “soprattutto dopo che ti ho vista ballare in discoteca: non avevo mai desiderato nessuna tanto quanto ti ho desiderata in quel momento. Avrei voluto mollare tutti, trascinarti fuori da quel locale e fare l’amore con te per tutta la notte, come un pazzo. E da lì è stato tutto un crescendo: ogni volta che pensavo di non poterti amare e desiderare di più di così, tu ne combinavi una delle tue e mi dimostravi che avevo torto. Che è un po’ quello che fai sempre, in effetti, ed è uno dei motivi per cui mi sono innamorato di te.”

“Cioè, fammi capire, tu mi ami perché ti contraddico e ti do il tormento?” chiede Camilla, usando l’ironia per cercare di alleviare l’ondata di calore e di emozioni che l’ha investita all’ascoltare questa confessione di Gaetano.

“No, ti amo perché sei intelligente, perché hai carattere, perché quando ti metti in testa una cosa hai il coraggio di portarla avanti fino in fondo. E tu non hai idea di quanto sia eccitante osservarti in azione, Camilla, di quanto sei bella e sensuale quando ti appassioni di qualcosa, quando ti brillano gli occhi, ti mordi il labbro e fai quell’espressione imbronciata e assorta che mi fa diventare matto.”

Il respiro le si blocca in gola, il cuore ormai ha superato ogni limite di velocità e non sa come sia possibile che quest’uomo possa suscitarle nello stesso medesimo istante la più infinita tenerezza e le più inconfessabili pulsioni erotiche. Cerca di trasmetterglielo in un nuovo bacio, dolce e passionale insieme, da togliere il fiato.

“La sai una cosa Gaetano?” chiede con un filo di voce ed un sorriso, quando l’ossigeno ritorna a fluirle nei polmoni e recupera l’uso della parola, “è proprio vero che l’amore rende ciechi, per mia immensa fortuna. E quando mi vedo riflessa nei tuoi occhi, quasi ci credo davvero di essere come tu mi descrivi.”

“Ma tu sei come io ti descrivo Camilla e sei anche molto, molto di più,” le risponde accarezzandole le labbra con le dita di una mano, mentre con l’altra le traccia disegni astratti sulla pelle candida della schiena.

“E tu sei molto, molto ma molto di più di ciò che merito, Gaetano,” gli sussurra lei, baciandogli le dita a una a una. Non si capacita ancora di come un uomo così meraviglioso, che potrebbe avere qualsiasi donna volesse al suo fianco, donne infinitamente migliori di lei sotto ogni punto di vista, possa avere scelto proprio lei, possa amarla in modo così totale e incondizionato.

E anche se non si sente ancora del tutto degna di questo amore, anche se sa benissimo che, per colpa della sua indecisione e della sua vigliaccheria, non è mai riuscita ad esprimergli del tutto ciò che lui rappresenta per lei, l’immensità di ciò che prova per lui, è fermamente decisa a dedicare tutto il resto della sua vita a dimostrarglielo e a restituirgli almeno in parte tutto ciò che le sta donando, finché lui la vorrà al suo fianco.

A partire da ora.

“Anche se tu elogi la mia intelligenza e il mio spirito investigativo, in realtà su noi due temo sia sempre stato molto più percettivo tu, Gaetano o forse semplicemente più onesto con te stesso di quanto lo fossi io,” comincia a raccontargli, stringendosi di nuovo a lui ed appoggiando la testa sul suo petto.

“Fin dalla prima volta che ti ho visto sono stata attratta da te, o meglio, durante i nostri primi incontri mi affascinavi e mi snervavi al tempo stesso. Ma mi dicevo che era normale perché beh, oggettivamente eri e sei un bell’uomo. E, come ti ho già detto, anche quando ci siamo trovati abbracciati per la prima volta e dentro di me si è scatenato l’inferno, ho continuato a razionalizzare, a negare. Poi ho cominciato a provare un fastidio terribile ogni volta che vedevo una donna accanto a te: la Cremonesi, Bettina… Per nasconderlo a me stessa ho perfino accettato di darle il tuo numero e ho cercato in ogni modo di essere felice per la vostra storia, ma non ci sono mai riuscita. Ogni volta che lei mi parlava di voi due l’avrei strozzata, anche se era una delle mie più care amiche, eppure continuavo a trovare scuse, giustificazioni. Fino al giorno in cui abbiamo pranzato insieme nel tuo ufficio e tu mi hai regalato quella rosa. Sono tornata a casa felice come non mi capitava da una vita e mia madre mi ha fatto una paternale pazzesca, facendomi domande su domande su noi due e sono esplosa e le ho detto di farsi i cavoli suoi. La verità è che mi aveva punta sul vivo: una parte di me sapeva che aveva ragione, che mi ero innamorata di te.”

“Beh, come partire con il piede giusto con la di molto futura suocera,” commenta Gaetano con un sorriso, assolutamente incantato da questo racconto che gli conferma molte cose che aveva provato e intuito allora, ma che gli svela altri aspetti che non avrebbe mai immaginato.

“Guarda che adesso le piaci, e pure parecchio: mi ha perfino detto di essersi pentita di avermi fatto quel discorso, sai? E poi tu sulle donne di casa Baudino hai un ascendente straordinario.”

“Meglio, ho qualche chance di sopravvivenza in più,” le sussurra all’orecchio, guadagnandosi un colpo nelle costole che lo fa sobbalzare.

“Scemo,” ribatte lei ridendo, “comunque il momento in cui ho cominciato finalmente ad ammettere con me stessa che cosa mi stava capitando è stato quando tu mi hai preso il viso tra le mani per implorarmi di tenermi lontana dai guai, mentre indagavamo sul caso Levrone. Credo che se non ci avessero interrotti ti avrei baciato in quella macchina, e anche dopo, quando ci hanno sparato addosso in moto e tu mi hai nuovamente sorretto tra le tue braccia. Da lì in poi ho cominciato sì a sognarti ma ad occhi aperti: mi distraevo spesso, ti pensavo continuamente, anche nei momenti meno opportuni…”

Quello che omette di dirgli, perché gli farebbe forse solo più male, è che si era ritrovata a pensarlo anche mentre faceva l’amore con Renzo. E il senso di colpa lancinante l’aveva portata a ridurre la frequenza dei rapporti col marito, che si era certamente accorto che qualcosa non andava. Che aveva iniziato, quasi inconsciamente, a cercare di rendere Renzo più simile a lui, ad esempio regalandogli vestiti simili a quelli che lui indossava. Ma ovviamente non era affatto la stessa cosa.

“Anche io ti pensavo spesso sai: una mattina ho completamente dimenticato il caffè sul fuoco e ho quasi causato un incendio.”

“Beh, quello lo fai pure adesso, quindi o mi pensi ancora mentre cucini, o è tutta colpa del tuo ‘talento’ ai fornelli o è per entrambe le cose.”

“Diciamo entrambe le cose va,” ribatte Gaetano, trascinando Camilla in una risata.

“Quando mi hai fatto quella dichiarazione a casa tua, sono passata dal provare un odio viscerale e irrazionale per ‘l’altra donna’ di cui ti eri innamorato, allo stupore, alla commozione, alla voglia irrefrenabile di baciarti. E quando mi hai sfiorato le labbra sono andata in panico: ho capito che se ti avessi baciato saremmo finiti a letto, che non sarei mai riuscita a trattenermi. Mi sono sentita fragile, impotente, piena di sensi di colpa e ho cominciato a temere quello che sentivo per te, perché ho finalmente capito che non riuscivo a controllarlo come mi ero illusa di poter fare. E sono scappata come una ladra.”

“Non hai idea di quanto mi sono maledetto per averti fatto pressione, per averti quasi ‘teso un agguato’. Di quante volte ho ripensato a quel giorno e desiderato poter tornare indietro nel tempo e fare tutto in maniera diversa,” le confessa lui baciandole i capelli, “e non sai cosa significa per me sapere che anche tu lo volevi, che anche tu mi volevi.”

“Ma certo che ti volevo, Gaetano, certo che ti volevo, non immagini quanto. E la colpa di quello che è successo quel giorno è solo mia, tu sei stato onesto, coraggioso e… quello che mi hai detto… tu non immagini nemmeno cosa abbia significato per me. Anzi, forse se hai ‘sbagliato’ in qualcosa è stato nell’essere così corretto, nel lasciarmi il tempo di decidere e di pensare: se mi avessi davvero presa di sorpresa, se mi avessi baciata di punto in bianco, se avessi insistito non avrei saputo resisterti. Tu con me sei sempre stato un gentleman, non hai mai approfittato di me, mai, hai capito? Ed è anche per questo che ti amo tanto.”

Uno sguardo commosso, un sorriso e si trovano nuovamente fusi in un bacio che diventa ben presto quasi famelico: Gaetano afferra Camilla per i fianchi e la solleva sul suo petto, stringendola poi ancora più forte a sé. Il contatto con la sua pelle nuda, sentire i suoi capelli accarezzargli il collo e le spalle, il suo profumo, il suo corpo sottile compresso contro il suo, sono inferno e paradiso insieme.

“Gaetano, aspetta!” protesta Camilla in un ultimo sprazzo di lucidità, fermandogli le mani con le sue, prima che le sue carezze le facciano perdere nuovamente il senno, per poi aggiungere tra un respiro e l’altro, col fiato corto, “ci sono ancora tante cose… che ti devo dire, che devi sapere.”

“Camilla,” le sussurra lui con un sorriso, scostando la cascata di ricci che le nasconde il viso, per poterla guardare negli occhi, “non è necessario, davvero. Non mi devi spiegare nulla, non serve più, specialmente dopo stanotte.”

“Lo so…” gli sussurra lei di rimando, accarezzandogli una guancia, “ma io voglio spiegarti, ho bisogno di farlo, di raccontarti finalmente la verità, di poter essere finalmente completamente sincera con te, tanto quanto tu lo sei sempre stato con me.”

“Camilla…” ripete, mentre un’infinita tenerezza gli colora la voce e, dandole un ultimo bacio delicato sulle labbra, la deposita nuovamente sul materasso accanto a sé, vicina ma a distanza di sicurezza, “scusami ma… se mi tocchi non garantisco di potermi trattenere oltre, lo capisci vero?”

“Credimi che ti capisco benissimo,” ribatte lei, con uno sguardo che, Gaetano decide, è quasi più pericoloso del contatto fisico.

“Camilla! Ma allora lo fai apposta: mi spieghi come faccio a non saltarti addosso se mi guardi così?” le domanda esasperato.

“Ok, ok, farò la brava, però ricordami di guardarti così più spesso in futuro,” concede lei ridendo e guadagnandosi una cuscinata.

“Camilla!” ribadisce con tono severo, prima di scoppiare a ridere insieme a lei.

“Quando ti ho rivisto di fronte a scuola,” riprende Camilla, ritornando improvvisamente seria, “non saprei descriverti quello che ho provato… è stato… come se avessi congelato quello che provavo per te nei mesi in cui ti avevo evitato, in cui non ci eravamo visti. Avevo cercato di ricacciare tutto a forza in un angolo della mia mente e del mio cuore, ma rivedendoti è stato… come se il tempo non fosse mai passato e sono stata investita in un colpo solo da tutto quello che provavo per te e mi sono accorta che mi eri mancato, da morire. Le nostre discussioni, le nostre indagini, il modo in cui mi guardavi, sfiorandoti un dito con le labbra, il modo in cui mi sorridevi, il modo in cui appoggiavi la tua mano sulla mia spalla, il modo in cui ti preoccupavi per me, perfino il modo in cui mi rimproveravi. E il modo in cui mi abbracciavi, in cui mi facevi sentire allo stesso tempo protetta e in pericolo, in pace col mondo e inquieta. Prima di decidere di richiamarti ho lottato con me stessa, perché sapevo che se avessi ripreso a frequentarti non sarei riuscita tanto facilmente a sfuggirti di nuovo, a fermarmi in tempo un’altra volta. E mi sono detta che lo facevo per il mio allievo, ma in realtà avevo voglia di rivederti: non ne potevo più di starti lontana.”

Gaetano si trattiene a forza dall’abbracciarla: ascoltarla mentre si mette a nudo davanti a lui è… indescrivibile. Rivive quei giorni, quelle sensazioni quasi come se fosse ieri e si sorprende di quanto si rispecchi nel racconto di Camilla, di come lei stia descrivendo, di fatto, esattamente ciò che ha provato anche lui.

“E da lì… da lì ho cominciato a comportarmi in un modo quasi schizofrenico, e credimi, non ne vado fiera. Lo so che sono spesso stata una vera stronza con te-“

“Camilla, non dire assurdità, per favore, non dirlo nemmeno per scherzo!” la interrompe lui, infrangendo la barriera invisibile che si era autoimposto e posandole un dito sulle labbra per zittirla, “tu non-“

“No, Gaetano, lasciami parlare, ti prego,” ribatte lei determinata e fiera come in poche altre occasioni, baciandogli il palmo della mano ma scostando con decisione le sue dita dal viso, “lo so che tu non lo pensi, perché mi ami, perché sei… perché sei un uomo meraviglioso. Ma lo so che non mi sono comportata bene con te, in tante, troppe occasioni, anche se non l’ho fatto volontariamente, anche se non potevo farne a meno. C’era come una guerra dentro di me, ma non è che non sapessi quello che volevo: se riguardo indietro lo sapevo eccome, l’ho sempre saputo. La guerra era tra ciò che volevo fare e ciò che sentivo di dover fare.”

“Camilla…“

“Gaetano, io… io… ogni volta che non c’eri io morivo dalla voglia di vederti: quando ero con te stavo bene, mi sentivo viva, mi sentivo felice, ma poi scattavano i sensi di colpa. Quando tu ti avvicinavi a me ero sempre tentata, tu non hai idea quanto, e a volte cedevo, ti aprivo una breccia in quel muro che mi ero costruita, ma poi ti allontanavo bruscamente, per reazione. Sapevo di non poterti avere ma odiavo qualsiasi donna ti si avvicinasse e mi rendo conto di essere stata un’egoista e so di essermi comportata in maniera totalmente contraddittoria, snervante, confusa… E poi… poi c’è stato quel bacio ed è stato… meraviglioso e terrificante al tempo stesso. Non avevo mai provato nulla di nemmeno lontanamente paragonabile in vita mia: ho capito di aver perso completamente il controllo, e di nuovo sono fuggita terrorizzata. Mi sono convinta che quello che provavo per te era solo una fortissima attrazione e nulla di più, che ti volevo bene ma non ti amavo. E la tua partenza mi ha evitato nuovamente di affrontare la realtà: stavo malissimo ma facevo finta di niente e ho di nuovo rimosso tutto, ho di nuovo nascosto tutto sotto al tappeto e cercato di proseguire come se non fosse cambiato niente, ma la verità è che era cambiato tutto quanto.”

Era allora, Camilla adesso se ne rende conto, che il suo matrimonio con Renzo era davvero finito. Già da tempo le cose non andavano più bene tra loro, da quando aveva rivisto Gaetano dopo i mesi di lontananza autoimposta, per essere precisi: tra Renzo che sembrava in preda a una crisi di mezza età e che ronzava un po’ troppo intorno all’insegnante di danza di Livietta e lei che… lei che si era ritrovata quasi ad usarlo per non pensare ad un certo commissario. Riguardando indietro con lucidità, capisce che quasi tutti gli slanci che aveva avuto verso il marito in quel periodo erano stati o un modo per distrarlo e chiudere frettolosamente una lite, o coincidevano stranamente con qualche “pericoloso avvicinamento” di Gaetano che lei aveva dovuto rifiutare, o con qualche “pericoloso avvicinamento” tra Gaetano e quella PM che sembrava una top model, più che un magistrato.

Ciò nonostante, ancora emergeva ogni tanto qualche traccia dei vecchi “Renzo e Camilla”: quelli che si amavano e che desideravano davvero passare tutto il resto della vita insieme, come avevano promesso tanti anni prima.

Ma dopo quel bacio nulla era più stato come prima: a partire da quel momento l’affetto, la complicità, la voglia di stare insieme, le risate, la tenerezza si erano gradualmente trasformate in un obbligo, in una forzatura, in una recita. Non era solo lei ad essersi allontanata, anche Renzo non era più lo stesso: inquieto, ansioso, insoddisfatto della sua vita, in una perenne crisi di nervi, quasi depresso. Non sapeva quanto fosse per colpa sua, ma qualcosa si era rotto irrimediabilmente, anche se entrambi avevano continuato a fare finta di niente, a ignorare il proverbiale elefante nella stanza, come direbbe la sua collega Anna. E le cose erano progressivamente, lentamente ed inesorabilmente peggiorate, fino a che l’elefante aveva sfondato la stanza ed era stato impossibile ignorarlo. Prima con la pausa di riflessione e la depressione di Renzo e poi… Barcellona e Carmen.

“Anche per me non è stato facile a Praga, Camilla… Mi mancavi tantissimo, soprattutto i primi tempi, ti sognavo tutte le notti, sai? Sognavo quel bacio, sognavo che mi fermavi all’aeroporto, a volte sognavo perfino che mi venivi a cercare,” le confessa, ricordando uno dei due periodi più bui della sua vita. Il secondo era, ovviamente, quello immediatamente successivo alla sua partenza per Barcellona, quando era stato davvero sicuro di averla persa per sempre.

“Allora i nostri sogni coincidevano, Gaetano, a parte il fatto che io sognavo che tu tornassi a Roma. Ma perché decidesti di andartene?”

“Perché pensavo che sarebbe stato meglio per tutti, che avrei potuto dimenticarti e smettere di tormentarti, che saresti stata più felice così,” ammette con un tono malinconico che è come una pugnalata per Camilla: è una delle tante ferite ancora non del tutto rimarginate che si portano dietro dal loro passato e che lei spera veramente di riuscire presto a curare, a sanare, insieme. E sa che quello di stasera è solo il primo passo.

“Tu non mi hai mai tormentato, o meglio, la tua assenza mi ha sempre ‘tormentato’ e turbato ancora di più della tua presenza, ma non era certo colpa tua. Forse non era colpa di nessuno, o forse di entrambi, a seconda di come la vuoi vedere. E quando ti ho rivisto al Teatro Marcello ho provato… un insieme ingarbugliato di emozioni che non potevo e non volevo decifrare. Non ho nemmeno avuto il tempo di farlo perché ho subito saputo di Roberta, che ti sposavi e lì, beh, lì è iniziato forse il periodo più assurdo della mia vita. Ero ormai diventata una maestra ad ingannarmi, ad autoconvincermi, a farmi andare bene di vivere una finzione e, anche se la sola idea di te e di lei mi dava la nausea, mi sono adattata al ruolo della migliore amica. Mi sono ritrovata a consigliarti sulle tue vicende amorose con lei, addirittura ad incitarti a sposarla, anche se mi sentivo morire dentro ogni volta che pensavo a voi due insieme, figuriamoci a quando vi immaginavo all’altare.”

“E io allora che ti facevo da confidente e spalla su cui piangere mentre eri in crisi con tuo marito? Quando ti avrei voluta tutta per me, solo per me. Quando avrei voluto gridarti che meritavi di meglio, che meritavi il meglio e che sarebbe bastata una tua parola, una sola e avrei mollato Roberta senza esitazioni, anche se immagino non sia nobile da dire,” confessa lui, provando ancora un po’ di vergogna al solo pensiero di quello che aveva fatto alla giornalista e di quello che aveva fatto anche a se stesso.

“Come immagino non sia nobile dire che sentire queste parole, anche a distanza di anni mi provoca un’immensa soddisfazione,” riconosce lei con un sorriso malizioso che lo fa scoppiare a ridere: Dio quanto la ama quando fa così!

“Ma lo sai cos’è la cosa assurda, Gaetano? Che nonostante tutto, in mezzo a tutte quelle bugie, in mezzo a quel gran casino, io quando stavo con te ero felice come non mi sentivo da… da sempre. Quando ero con te dimenticavo tutto il resto: esistevamo solo io, tu, Nino e Livietta e mi illudevo almeno per quei pochi momenti che fosse davvero così, anche se poi c’era sempre il brusco ritorno alla realtà.”

“Io… io stavo bene solo quando c’eri tu Camilla, e quando c’era Nino, chiaramente. Sai che se n’era accorto pure lui? Mi aveva detto che con Roberta ero triste, che con lei discutevo sempre, mentre con te… tu mi facevi ridere, mi rendevi sereno. Mi aveva chiesto che senso avesse sposarmi per essere infelice e... la verità è che sapevo che aveva ragione. Ma pensavo di non poterti avere e a quel punto, mi sono lasciato trascinare da Roberta, da quello che lei provava per me, illudendomi di poterla ricambiare un giorno, anche se sapevo di stare mentendo a me stesso.”

Quello che non può e non vuole dirle, quello che Camilla non dovrà mai sapere, era che prima di incontrare Roberta era sull’orlo della depressione, che era stato quasi a un passo dall’autodistruggersi. Solo, straniero in terra straniera, con il cuore in pezzi: un mix pericoloso e micidiale. Lei lo aveva da subito quasi idolatrato, messo su un piedistallo, ma allo stesso tempo aveva iniziato ad organizzargli la vita, a controllarlo e a cercare di plasmarlo nel fidanzato perfetto. E, se normalmente i suoi modi da principessa viziata gli sarebbero stati insopportabili, in quel momento aveva avuto bisogno di mettere la sua vita in mano a qualcun altro, dato che lui non si sentiva in grado di gestirla da solo, aveva avuto bisogno di sentirsi amato, di avere qualcuno che lo mettesse al centro del suo mondo, qualcuno con cui non avesse l’esigenza di pensare, qualcuno attraverso cui potesse vivere, quasi per inerzia.

“Anche io ero certa di non poterti avere ed è assurdo, lo so, ma ero arrivata ad autoconvincermi che forse se ti fossi sposato, se fossi stato definitivamente off-limits, il conflitto che mi lacerava dentro si sarebbe attenuato, che mi sarei messa il cuore in pace. Non so come abbia potuto essere così stupida, così cieca. Ma quando il giorno delle nozze è arrivato all’improvviso, quando lei mi ha invitata al vostro matrimonio, la verità è che ho provato un dolore, un’angoscia… mi sembrava di impazzire. Ma ho di nuovo nascosto tutto, finto che andasse tutto bene e quel giorno… mi sono vestita di bianco, pur sapendo che non si dovrebbe… mi sono vestita di bianco, ma ancora mi rifiutavo di vedere la verità. E la verità era che non ho mai detestato e invidiato qualcuno quanto Roberta quel giorno. Che avrei voluto esserci io accanto a te, anche se ovviamente era impossibile. Non… non so cosa avrei fatto se il cellulare non avesse squillato, non so se sarei riuscita a rimanere lì impassibile a guardarvi mentre…”

Il groppo in gola le impedisce di continuare: è pazzesco, ma rivive quei momenti come se fosse successo ieri, come se stesse succedendo ora. Le sembra di rivedere Roberta, bellissima in abito da sposa, e lui fin troppo elegante, ingessato, ma come sempre da togliere il fiato. E il fiato a lei era mancato sul serio, seduta su quella sedia scomodissima, mentre attendeva il verdetto del boia e avvertiva i primi sintomi di un attacco di panico.

“Sai che non ho mai benedetto la suoneria di un telefono come in quel momento? Ero lì con lei ma volevo essere da tutt’altra parte e anche io… dio, quanto avrei voluto che ci fossi tu al suo posto, Camilla! Quando ti ho vista in municipio, non riuscivo a staccarti gli occhi di dosso, e ho capito che stavo commettendo la più grossa cazzata della mia vita. Non so se sarei riuscito ad arrivare fino in fondo, anche se tu non ci avessi interrotto.”

“Sai, penso col senno di poi di non aver messo il vivavoce e lasciato cadere il telefono per errore, per distrazione… Credo che il mio inconscio avesse deciso di prendere il controllo e di fare ciò che consciamente non avevo il coraggio di fare.”

“Ma allora perché te ne sei andata di punto in bianco a Barcellona?” chiede lui, non riuscendo più a trattenersi dal farle questa domanda, dal togliersi questo dubbio che lo ha tormentato per i mesi e gli anni successivi al suo trasferimento improvviso, “io ero finalmente di nuovo libero e tu... il tuo matrimonio era ormai in crisi da tempo. Avevo davvero sperato che tu potessi… che noi due potessimo… e poi un giorno sei sparita all’improvviso, senza spiegazioni.”

“Se te lo dico mi prometti di non prendertela?” gli domanda lei di rimando, dopo un momento di riflessione, cercando il suo sguardo nell’oscurità.

“Camilla…” sospira lui dolcemente, buttando al vento la prudenza e allungando una mano per accarezzarle una guancia, tracciando la sporgenza dello zigomo con le dita, “mi spieghi come potrei mai arrabbiarmi con te, anche volendo? Già non ci sono mai riuscito da quando ti conosco a rimanere in collera con te per più di qualche istante… E dopo tutto quello che abbiamo condiviso e che stiamo condividendo in questi ultimi giorni, in queste ultime ore…”

“Non intendo con me, non solo, almeno. Non… non sono sicura che tu lo voglia davvero sapere, Gaetano, capisci cosa intendo?” cerca di spiegargli, posando la sua mano sopra quella dell’uomo e intrecciando le dita con le sue.

“Non proprio e non ti voglio forzare a farlo, se non te la senti, ma, per quanto mi riguarda, sono sicuro di volerlo sapere, di voler sapere la verità, qualunque essa sia.”

“D’accordo… La verità… la verità è che l’ho fatto… l’ho fatto soprattutto per te, Gaetano,” ammette lei flebilmente, abbassando lo sguardo e avvertendo le dita dell’uomo contrarsi di riflesso tra le sue.

“Per me?” domanda lui con voce roca, incredulo e sicuro di non aver sentito bene.

“Sì, per te,” conferma lei, ritrovando il coraggio di guardarlo negli occhi, “ti ricordi quando ti eri sentito male a casa mia? Avevi la febbre alta e ti avevo ospitato, ti avevo lasciato riposare. Hai iniziato a delirare per la febbre: chiamavi il mio nome in modo quasi disperato e allora mi sono avvicinata e ho cercato di tranquillizzarti ed è allora che…”

Il nodo in gola si è fatto ormai soffocante, deglutisce più volte cercando di riprendere il fiato, mentre sente gli occhi riempirsi di lacrime, ricordando quelle parole dure, crude, disperate e terribilmente vere, che, a distanza di anni, la colpiscono ancora come un pugno in pieno stomaco.

“Che cosa ho fatto, Camilla?” le chiede con un filo di voce, avvertendo un improvviso senso di nausea.

“Mi hai detto che non avresti… non avresti mai dovuto conoscermi, che ti tormentavo, che ero un’ossessione per te e che… che dovevo sparire dalla tua vita,” riesce ad articolare con estrema fatica, soccombendo infine al pianto.

“Cosa?” riesce solo a chiedere, completamente paralizzato da quella rivelazione, odiandosi come mai prima d’ora mentre quelle gocce salate rimangono intrappolate tra le sue dita, ancora avvinghiate a quelle di lei, in una presa spasmodica. E comprende perché questa donna straordinaria, che lo conosce meglio di chiunque altro, fosse così restia a parlargliene.

“Mi hai implorato di aiutarti, di aiutarti a… a liberarti di me e continuavi a pregarmi di sparire, di sparire…” sussurra con voce rotta, guardando avanti a sé senza vedere realmente nulla, intrappolata in quei ricordi che le bruciano nel petto.

“Io… lo sai che non… io non volevo questo, Camilla, non ho mai voluto questo, anzi. Forse a volte ho desiderato che tu sparissi, ma dal mio cuore. Ho desiderato potermi innamorare di qualcun’altra, poterti lasciare in pace, poter essere felice anche senza di te, poter essere felice per te, ma, non ho mai voluto che tu te ne andassi sul serio, come non mi sono mai, mai pentito di essermi innamorato di te,” cerca di spiegarle, ancora sconvolto, “tu mi hai insegnato ad amare, Camilla, mi hai fatto capire cosa vuol dire vivere davvero e hai sempre tirato fuori il lato migliore di me. E anche se non ci fosse mai stato nulla tra noi, anche se tu avessi continuato a… respingermi… ti sarei comunque stato per sempre grato di questo.”

“Gaetano…” mormora lei tra i singhiozzi, “tu sei… eccezionale e… generoso, troppo generoso con me. Ma quando mi hai detto quelle cose, io… io ho sentito nel profondo dell’anima che avevi ragione, che ero un’egoista, che… che ti stavo rovinando la vita. Per colpa mia avevi già cancellato un matrimonio e… e volevi un figlio, una famiglia, mentre io ti tenevo intrappolato in un limbo e ti… ti impedivo di essere felice…”

“Camilla…” sussurra lui con gli occhi lucidi, recuperando finalmente un briciolo di lucidità e un minimo di controllo sul suo corpo, cedendo all’istinto e abbracciandola più forte che può, sentendo le sue lacrime bagnargli il petto, “basta, ti prego, non voglio che ti fai del male in questo modo, ok? Non voglio che ripensi più a quel periodo, non voglio che rivanghi più il passato e non serve che ti scusi di niente, che mi spieghi niente: tutti e due abbiamo commesso i nostri errori e li abbiamo pagati cari, ma… siamo insieme qui, ora e a me basta questo. So già tutto quello che c’è da sapere, lo sapevo prima ancora che iniziassi a parlare.”

Le prende la mano destra, la bacia e se la posa sul cuore, e appoggia poi le dita della sua mano destra su quello di Camilla. La guarda negli occhi intensamente, come a farle capire che le parole non sono necessarie, che stanotte si sono già detti tutto quello che c’era da dire, senza nemmeno aprire bocca.

“Gaetano, io avevo bisogno di parlarti, di aprirmi con te, non per scusarmi o per giustificarmi, non solo, ma anche e soprattutto per… per liberarmi. Non sono solo lacrime di tristezza le mie, lo capisci? Capisci cosa significa per me poter condividere finalmente tutto… tutto questo con te?”

“Sì,” ammette lui semplicemente, baciandola con tutta la dolcezza di cui è capace, lasciando che le loro lacrime si mescolino nuovamente, “anche per me è… indescrivibile… soprattutto perché tutto quello che hai provato tu, l’ho provato anche io, Camilla, quasi nello stesso identico modo ed è una cosa che non avrei mai osato immaginare.”

“Lo so,” mormora lei, asciugandogli poi due lacrime con le labbra, “amore mio, lo so.”

“Shhh,” sussurra lui, tracciando di rimando con la bocca le scie umide sulle guance di Camilla, fino ad arrivare al collo e alla clavicola, “adesso basta parlare, professoressa.”

“Mmm, ne sei proprio sicuro Gaetano?” ribatte lei con un tono decisamente più leggero e giocoso, mordicchiandogli il lobo dell’orecchio destro e sentendolo rabbrividire tra le sue braccia, per poi bisbigliare con voce roca, “allora non ti interessa più conoscere i miei ‘sogni Torinesi’?”

“Camilla!” esclama, ancora una volta completamente spiazzato da questa donna assolutamente brillante e deliziosamente complicata, sollevando il viso per guardarla negli occhi, in quei bellissimi occhi scuri da cerbiatta che brillano divertiti dietro le ultime tracce di pianto.

“Sì?” chiede lei con voce innocente, regalandogli poi il suo migliore sorriso, quello che scatena sempre in lui una voglia matta di levarglielo a suon di baci.

“Lo sai che dovresti essere inclusa tra i fattori di rischio per l’infarto, professoressa?”

“E tu lo sai che l’attività fisica intensa è sconsigliata per chi è debole di cuore? Peccato…” ribatte lei con un sopracciglio alzato, sciogliendosi dal suo abbraccio e cercando di alzarsi dal letto.

“Dove credi di andare?” la ferma immediatamente, prendendola per le spalle e ributtandola sul materasso, usando il suo peso per bloccarla sotto di lui.

Camilla si divincola e inizia una lotta senza esclusione di colpi a base di solletico, che termina infine con lui seduto sopra di lei, trattenendola per i polsi: entrambi senza fiato per lo sforzo e con un sorriso ebete stampato sul volto.

“Se vuoi confessare ti concedo cinque minuti, professoressa, non uno di più,” dichiara nel tono più serio che riesce a mantenere, date le circostanze, sentendo il desiderio aumentare esponenzialmente mano a mano che la guarda negli occhi, “poi ti avverto che non rispondo delle mie azioni.”

“Se questa è la tua idea di minaccia, devi un po’ rispolverare le tue tecniche di interrogatorio, caro il mio vicequestore,” ribatte lei, muovendosi lievemente contro di lui e avvertendo la sua reazione inequivocabile. Si sente improvvisamente ringiovanita di vent’anni, leggera e con la mente sgombra dai pensieri come non le capitava da una vita, felice come non le capitava da… da sempre.

“Quattro minuti e mezzo…” controbatte lui, lottando per mantenere il controllo e non cedere all’impulso di farla nuovamente sua in questo medesimo istante. Ringrazia e maledice allo stesso tempo l’assenza di luce nella stanza, perché fatica già a contenersi così, riuscendo appena ad intravederla.

“Ok, ok, da dove vuoi che comincio?” concede lei, con tono di chi sta facendo un gran favore al suo interlocutore.

“Dall’inizio.”

“Mmm, vediamo, ti ho sognato la prima volta lo stesso giorno che ti ho rivisto, o meglio, quella notte. Mi trovavo all’improvviso in piazza Carlo Alberto, e tu eri lì che mi aspettavi, seduto a un tavolino illuminato dalle candele, con due bicchieri di vermouth ed una rosa rossa. Eri elegantissimo e ricordo che ti allentavi lentamente la cravatta e poi prendevi la rosa e ti avvicinavi a me, guardandomi… beh più o meno come mi stai guardando adesso e mi porgevi il fiore. Poi cercavi di baciarmi, io tentavo di resisterti ma ben presto cedevo e mi lasciavo andare tra le tue braccia.”

“Beh, non mi sembra un sogno così scandaloso, professoressa,” la punzecchia lui, intenerito ed emozionato allo stesso tempo da questa ulteriore conferma che Camilla, in fondo, è sempre stata sua, nel profondo del suo cuore.

“Come corri, vicequestore Berardi,” ribatte lei con un sorriso, “quel sogno che ti ho descritto si è ripetuto per parecchio tempo e ogni volta io capitolavo più in fretta e il bacio cresceva in intensità. E poi una notte ho sognato che…”

“Che?” la incita Gaetano, notando anche in penombra le guance di Camilla scurirsi e i suoi occhi socchiudersi, “tre minuti professoressa.”

“… Che mi portavi in una cella, con le mani ammanettate dietro la schiena, aprivi le manette e mi sussurravi all’orecchio che volevi ‘la verità, tutta la verità, niente altro che la verità’,” ammette con un sospiro, venendo ricompensata da un suono improvviso che sfugge dalla bocca di Gaetano e che sembra quasi un rantolo. E può percepire chiaramente che questo sogno sta avendo su di lui lo stesso effetto che aveva e ha su di lei.

“Io protestavo dicendoti di essere sempre stata sincera, ma tu mi prendevi tra le braccia e ribattevi che non era vero, che io ti volevo tanto quanto mi volevi tu e che… ero la donna della tua vita.”

“Direi che sono più saggio in sogno che nella realtà,” mormora Gaetano con una voce talmente arrochita da suonare quasi ferale, “e poi?”

“E poi cercavi di baciarmi, mi imploravi di lasciarmi andare e io… io di nuovo resistevo ma dopo poco cedevo e… tu cominciavi a toccarmi, a spogliarmi e di solito mi svegliavo poco prima che potessimo fare l’amore, attaccati alle sbarre della cella,” confessa Camilla, vincendo l’imbarazzo e sentendo il respiro dell’uomo farsi sempre più affannato.

In un impulso incontenibile, Gaetano si china su di lei per baciarla, ma lei scosta il viso e gli sussurra, avendoci ormai preso gusto di questo gioco, “eh, no, ho ancora due minuti a mia disposizione, dottor Berardi.”

“Camilla!” esala in un mezzo ringhio esasperato, frustrato ed eccitato al tempo stesso.

“Non le ho dettate io le regole, Gaetano,” ribatte lei apparentemente serafica, anche se l’incendio sta ormai divampando anche dentro di lei.

“Al diavolo le regole!” replica lui, approfittando della posizione per mordicchiarle un punto debole alla base del collo.

“Gaetano!” protesta Camilla, cercando di liberarsi dalla presa dell’uomo ma non riuscendoci: in quella posizione è completamente vulnerabile, alla sua mercé e le sue carezze, i suoi baci le stanno nuovamente facendo perdere il controllo.

Improvvisamente, Gaetano avverte un cambiamento in Camilla: rilassa i muscoli e smette di ribellarsi, offrendosi completamente a lui, senza riserve. Le loro labbra si incontrano in un bacio rovente, mente sente le gambe di lei cingergli i fianchi. Non resiste più: deve averla, ora. Si solleva leggermente da lei, poggiandole istintivamente una mano sull’anca ed in una frazione di secondo comprende l’errore commesso.

Troppo tardi.

Camilla, con la mano lasciata libera, gli da un pizzicotto su un fianco, causandogli uno spasmo involontario, che gli fa allentare la presa anche sull’altra mano. In un istante, si ritrova disteso supino sul materasso, con Camilla seduta sopra di lui, mentre le dita lunghe e delicate di lei gli afferrano i polsi, in una posizione quasi speculare rispetto a quella di poco prima.

E il sorriso soddisfatto e malizioso di Camilla è quanto di più erotico abbia mai visto in vita sua.

“Adesso è il mio turno, Gaetano,” gli sussurra con un tono di voce basso e carico di promesse, prima di mordergli delicatamente il labbro inferiore e catturare poi la sua bocca in un bacio di una sensualità disarmante.

Sanno entrambi che lui potrebbe benissimo liberarsi se volesse, che lei non ha né la forza, né il peso, né l’allenamento necessario per tenerlo realmente bloccato sotto di sé, ma questa è una prigionia da cui Gaetano non ha la benché minima intenzione di tentare di “evadere”.

Completamente rapito, le cede totalmente le redini e il controllo, e tra le braccia di questa donna unica ed incredibile, geisha ed amazzone insieme, scopre ancora una volta sensazioni ed emozioni sconosciute e assurdamente familiari allo stesso tempo, affogando nelle più oscure profondità dell’oceano, per poi riemergere dalla schiuma dei flutti, rinato a vita nuova, indissolubilmente fuso con quella che è sempre stata, è, e sempre sarà la parte migliore di sé.

La luce non ha mai brillato così pura, folgorante e limpida come nel buio di quella stanza.
 
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view post Posted on 26/11/2013, 12:46     +1   -1
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ho paura che il mio commento a questo capitolo sia l'opposto di quello dell'ultima volta e cioè corto...mi hai lasciato senza parole...è stato fantastico cavalcare (scusa l'infelice scelta del temine ma passami la metafora in fondo, visto il finale, ci sta bene ;) ) insieme a te tutti gli anni di attesa, passione, delusine, amarezza, fraintendimenti, occasioni mancate e amore assoluto che abbiamo vissuto con questi due personaggi. Ho navigato bene tra i ricordi. In certi punti solo il pudore di non essere sola in casa mi ha trattenuto dalle lacrime. Mi è sembrato di essere li, come terzo incomodo, per quanto è descritto tutto in modo reale, volevo quasi uscire dalla stanza per lasciarli soli alle loro confidenze. Peccato che al momento della passione vera siamo uscite ma saremmo state delle guardone no? ahahah un bacio.
 
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Soul of Paper
view post Posted on 26/11/2013, 13:43     +1   -1




Sei tu che mi lasci sempre, sempre senza parole cara Sammy. Anche perché credo che siamo in uno di quei casi in cui la recensione è più bella come scrittura del brano recensito ;)

Anche io mi sono commossa in almeno un paio di punti scrivendo questo capitolo e cercando di calarmi nei "panni" dei personaggi e nei loro pensieri e sensazioni durante le prime tre serie e sono felice di essere riuscita a trasmettertelo in queste tante, troppe righe :).

Ti concedo più che volentieri la metafora, anche perché dimostra che tutte noi ci possiamo immaginare in dettaglio con la nostra ehm fantasia ;) cosa succeda alla fine, quando ho allontanato volutamente lo "zoom" dalla scena e ho sfumato un po' i contorni, delineandoli appena.

Ma non so perché mi sembrava più giusto così, e siccome questo è stato un capitolo scritto in modo assolutamente non preorganizzato e istintivo, ho deciso di seguire questo criterio fino in fondo ;)

Ancora grazie mille per tutto, un bacio grande anche a te!
 
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270 replies since 14/10/2013, 20:57   5406 views
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