Provaci Ancora Prof Forum ☆

Ribaltando ogni certezza, per scaramanzia, il mio finale della quinta serie

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§ Diletta §
view post Posted on 30/10/2013, 15:23     +1   -1




Santa luciana stà figlia è proprio una grana!!
per il resto che dire.. mi piace piu questa versione dell'incendio che l'originale.. :P

bellissimo!
 
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Soul of Paper
view post Posted on 30/10/2013, 15:34     +1   -1




Oddio, grazie mille! Come sei rapida a leggere e il modo di dire è bellissimo xD


Livietta sta dando del filo da torcere ai nostri protagonisti, sì: sto cercando di mantenerla coerente con il caratterino mostrato in questa serie, ma spero traspaia anche che Livietta in fondo in fondo... vabbé non dico niente, credo che dobbiate essere voi a giudicare com'è Livietta in questo capitolo e se sono riuscita a trasmettere quello che speravo ;).

Diciamo che vorrei che i personaggi non fossero mai del tutto bianchi o del tutto neri, e spero di riuscire ad evitare il cliché della ragazzina insopportabile e basta, anche perché non ho intenzione di scrivere capitoli e capitoli di angst adolescenziale (che sono pesanti da leggere quanto da scrivere xD), ma di mantenere un giusto realismo senza eccedere in un senso o nell'altro.

Ancora grazie mille!
 
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g-lisa09
view post Posted on 30/10/2013, 17:58     +1   -1




Mi è piaciuto il capitolo, finalmente si vedono spiragli di gentilezza nella Livietta adolescente, coperta da una buona coltre di rabbia ma quella si deve in qualche modo smaltire e penso che la sua cortesia con Tommy e Gaetano non sia casuale.
Questo spiraglio di famiglia allargata mi piace, speriamo possa diventare una bella realtà...
 
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Soul of Paper
view post Posted on 30/10/2013, 18:28     +1   -1




Grazie Lisa: le tue parole mi rassicurano molto sul fatto che sono riuscita a trasmettere quello che volevo.

Sullo spiraglio di famiglia allargata, diciamo che non ho i limiti degli autori della serie, quindi sarà un lungo work in progress ma almeno è un work in progress ;)

Sinceramente ero un po' titubante se usare o meno l'incendio, che può apparire come un mezzuccio per fare avvicinare i personaggi più rapidamente di quanto avverrebbe in realtà (dove per fortuna le case non vanno in cortocircuito facilmente, ma del resto le professoresse non rimangono nemmeno coinvolte in un caso di omicidio a settimana), ma mi sono detta: se l'hanno usato gli autori veri, perché non posso farlo anche io xD? E poi c'erano alcuni spunti dati dalla sesta puntata che non volevo farmi sfuggire ;)
 
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{Fra}
view post Posted on 30/10/2013, 21:55     +1   -1




Ciao carissima...ho letto il tuo capitolo già oggi pomeriggio ma poi non sono riuscita a commentare...ma lo faccio ora!! Questo capitolo, come gli altri mi é piaciuto tantissimo!! Penso che tu sia riuscita a trasmettere perfettamente l'immagine di livietta...l'ho vista come una normale adolescente che chiaramente reagisce male alla situazione "incoerente" dei genitori, ma é comprensibile, penso che qualsiasi adolescente reagirebbe in tal modo...ma al tempo stesso si vede qualche spiraglio di luce...si vede una ragazza intelligente che nonostante sia arrabbiata, comprende la situazione difficile del momento e si rende utile...
Penso che tu l'abbia quindi descritta molto bene...
Bravissima quindi, bel capitolo...aspetto con ansia il prossimo...ma confermo quanto ti ho detto l'altra volta...fai come riesci...il lavoro, la famiglia ecc la vita reale insomma vengono prima di tutto!!
 
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Soul of Paper
view post Posted on 30/10/2013, 22:08     +1   -1




Ciao mia carissima omonima, grazie delle tue bellissime parole!

Sì, anche io ho la stessa opinione di Livietta :)

Sì, il lavoro e la vita "vera" vengono prima di tutto e infatti mi sto ritagliando il tempo per la scrittura in mezzo agli altri impegni e anche agli altri hobby, anche perché non voglio assolutamente esagerare e "nausearmi", rischiando oltretutto di lasciare la storia a metà, ma voglio che rimanga un piacere per me e per voi (spero xD).

I primi capitoli sono arrivati più rapidamente anche perché ero a casa malata, ma ora ovviamente il tempo per scrivere è ridotto.

Quindi a titolo puramente informativo :), penso di pubblicare il prossimo capitolo nel weekend e spero di mantenere un ritmo di due capitoli a settimana, ma ovviamente, come hai già detto anche tu, dipende dagli impegni del momento.

Buona serata, un bacio!
 
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{Fra}
view post Posted on 30/10/2013, 22:16     +1   -1




Ok...aspetteremo il week end...
Due capitoli settimana sono più che sufficienti...io ci metto molto di più (tra l'altro ho qualche giorno libero, devo iniziare a studiare ma mi ritaglierò un po' di tempo e nel fine settimana spero di mettere anche io il nuovo capitolo)...l'ultima volta ci ho messo sei mesi, ma stavolta faccio più in fretta prometto :P
Baci e buona serata!!
 
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Soul of Paper
view post Posted on 31/10/2013, 13:02     +1   -1




Guarda, in realtà per me dipende molto dai periodi: il blocco dello scrittore purtroppo è sempre in agguato e se arriva scrivere anche solo una riga è un'impresa titanica.

E' come se ci fossero periodi di grande ispirazione e periodi di secca. Proprio per questo cerco di "cavalcare" l'ispirazione fin che c'è ma non voglio esagerare e rischiare di stancarmi ;)

Devo dire però che, essendo abituata di solito a scrivere in inglese, poter finalmente scrivere in italiano, mia lingua madre, mi rende le cose estremamente più facili. In italiano scrivo molto più rapidamente e non devo continuare a preoccuparmi se quello che ho scritto è corretto grammaticalmente o meno (oddio rileggo più e più volte ma non c'è paragone).

Spero di leggere presto il tuo prossimo capitolo, anche perché ho un po' di teorie su ciò che hai in serbo per noi e sono curiosissima di vedere se sono corrette o meno ;)

Un bacio anche a te, buona giornata!
 
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{Fra}
view post Posted on 31/10/2013, 13:44     +1   -1




ahah va bhe nell'attesa perché non mi dici un po' delle tue teorie e poi vediamo se indovini?!? Sono curiosa di sapere cosa pensate...poi io per non rovinare la sorpresa non dico niente, né se é giusto né se é sbagliato...ma sono curiosa xD
 
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Soul of Paper
view post Posted on 31/10/2013, 15:31     +1   -1




Mmm per non rovinare a nessuna la sorpresa se dovessi per caso azzeccarci (comunque già avere la pulce nell'orecchio su una teoria toglie l'effetto sorpresa se uno non ci aveva proprio mai pensato, che sia confermata o meno), ti mando la teoria per mp ;)
 
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§ Diletta §
view post Posted on 31/10/2013, 15:32     +1   -1




anche io soul anche iooo!! xD <3
 
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{Fra}
view post Posted on 31/10/2013, 15:42     +1   -1




Va bene Francesca...io leggo ma, come detto sopra, non ti rispondo nè se è giusto, nè se è sbagliato...se no poi non c'è più gusto a leggere no???
 
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Soul of Paper
view post Posted on 31/10/2013, 15:51     +1   -1




Giustissimo mia cara omonima :)

Infatti non voglio assolutamente che tu mi sveli nulla ;) voglio leggermi e godermi i prossimi capitoli tuoi con il dubbio in testa di che cosa succederà.

Anche se devo dire che se una storia è scritta bene come la tua lo è, anche sapendo il finale uno se la gode lo stesso, ma ovviamente è sempre meglio non avere spoiler prima del tempo (parlo per esperienza personale, dato che ero - e sono - appassionata dei libri di Harry Potter e regolarmente qualcuno - tv, amici - manco a farlo apposta mi spoilerava il finale del nuovo libro prima che potessi finirlo xD).
 
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Soul of Paper
view post Posted on 3/11/2013, 16:18     +1   -1




Nota dell’autrice: come potrete notare, leggendo questo capitolo, c’è un particolare aspetto della sesta puntata che mi è sempre sembrato molto… edulcorato e “raiunizzato” rispetto a ciò che accade nel mondo reale, specie in una “scuola difficile”, con “ragazzi difficili” (come ci hanno ripetuto allo sfinimento nella prima puntata). Ho cercato quindi di rendere il tutto più realistico, basandomi anche sulle mie esperienze passate di studentessa in una scuola normalissima (né elitaria, né “difficile”), anche se non vissute di persona xD, e mi scuso fin da ora se questo dovesse risultare troppo “forte” o offensivo per qualcuno. Fatemi sapere cosa ne pensate, in positivo o in negativo.

Capitolo 8: “Ottovolante"

Camilla scende dall’auto, la chiude senza nemmeno accorgersene e si avvia verso l’entrata della sua scuola ancora immersa nei suoi pensieri.

Quella appena trascorsa è stata la notte più lunga e surreale di tutta la sua vita: lo spavento terribile del cortocircuito e relativo incendio, il comportamento totalmente imprevedibile di Livietta e poi… cercare di dormire in quel letto vuoto e freddo che, se ne rende conto solo ora, forse non ha mai sentito veramente come suo e di Renzo (del resto non ce n’era stato nemmeno il tempo), sapendo che LUI era lì, a pochi metri di distanza.

Tanto che si era ritrovata, in piena notte, ad alzarsi e vagare per casa, insonne, forse sperando inconsciamente che lui si alzasse, forse temendolo in egual misura. Perché, nonostante Livietta si fosse dimostrata comprensiva e accomodante in maniera quasi insperata, soprattutto considerata l’atmosfera respirata in casa negli ultimi giorni, la ragazza era stata chiarissima sulla sistemazione per la notte e Camilla era sicura che farsi “beccare” in atteggiamento compromettente con il vicequestore sarebbe stato come mettere una gigantesca pietra tombale sopra ogni speranza di recuperare la fiducia della figlia.

E poi Gaetano era pure dolorante e mezzo bloccato: non di certo la condizione ideale per farsi venire strane idee… Ma sentimenti, desideri e razionalità viaggiano su due piani ben separati e questo Camilla lo sa bene, dopo aver passato quasi un decennio a lottare inutilmente contro i primi due per fare prevalere quest’ultima.

Così si era ritrovata, quasi in trance, ad aprire leggermente la porta dello “studio” di Renzo (in cui, a dir la verità, l’uomo aveva lavorato ben poco) ed osservare Gaetano e Tommy dormire: il bambino abbracciato al petto del padre, incurante del collare, mentre dal viso dell’uomo, anche nel sonno, traspariva una smorfia di dolore.

Non avrebbe saputo quantificare quanto tempo avesse trascorso così, sull’uscio della porta, con i piedi scalzi e una tazza di tisana ormai fredda in mano. Fino a che un raggio del primo sole, penetrando tra le pieghe delle tende, le aveva restituito la forza necessaria per socchiudere quella porta e ritirarsi in camera sua, in attesa della sveglia.

Livietta era uscita prestissimo anche quella mattina, mentre Camilla era in bagno a farsi una doccia.

Gaetano e Tommy invece si erano alzati in ritardo e Camilla aveva provato in tutti i modi a convincere il vicequestore, le cui movenze ricordavano quelle di un robot, a prendersi una giornata di malattia. Ma una telefonata del questore in persona che lo convocava in riunione aveva distrutto ogni speranza in tal senso.

Camilla aveva quindi accompagnato prima Tommy all’asilo e poi lui al lavoro, dato che guidare col collare nel traffico di Torino sarebbe stato un suicidio, e si era poi recata a scuola, ancora completamente scombussolata.

Ritorna bruscamente al presente solo quando vede avvicinarsi Naima e Luca, a passo spedito.

“Ragazzi, dove state andando? C’è lezione!”

Lo sguardo che le rivolgono i due ragazzi è gelido e le sembra improvvisamente di essere tornata indietro nel tempo, al suo primo giorno di lezione nella nuova scuola, quando l’accoglienza riservatale non era stata propriamente delle migliori.

“Da lei non me l’aspettavo proprio prof., che delusione!” esclama Naima, trafiggendola con quei suoi bellissimi occhi scuri. Erano mesi che non la guardava così.

Luca scuote il capo ed entrambi se ne vanno, incuranti delle sue domande.

“Ma che è successo?” prova a chiedere Camilla, accorgendosi subito di stare parlando al vento.

Con un nodo in gola sale le scale di corsa ed arriva in classe, nella sua classe. E qui nota la prima differenza rispetto a settembre: se allora regnava il caos totale, ora c’è solo il vuoto, il silenzio. Ed è mille volte peggio.

Camilla guarda verso la cattedra, verso la sua cattedra, ed è allora che la nota: quella scritta bianca sulla lavagna nera, che la colpisce come un pugno in pieno stomaco.

BAUDINO TROIA

Sbatte un paio di volte le palpebre, come per convincersi che non sta sognando, non è in un incubo, che quella scritta è davvero lì.

E le lettere bianche continuano a resistere, immutate, a schernirla, a ricordarle questo nuovo, inatteso e devastante fallimento.

Improvvisamente è come se il peso degli avvenimenti degli ultimi giorni la travolgesse, tutto in una volta. Il vaso è colmo e questa è stata la proverbiale ultima goccia.

O meglio la prima, la prima di molte gocce salate che Camilla non riesce più a trattenere, mentre si lascia cadere sulla sedia più vicina, sentendosi piccola, fragile, vuota.

Gaetano… avrebbe bisogno di Gaetano in questo momento, ma lui non c’è, non è lì a sorreggerla, a convincerla che andrà tutto bene, che la sua vita non è un totale fallimento, che LEI non è un totale fallimento.

Tra i singhiozzi che la scuotono e le lacrime che le appannano la vista, la mano si avvicina più volte alla tasca dove tiene il cellulare, quasi inconsciamente, ma ricaccia indietro quel pensiero a forza. Si costringe a respirare profondamente, ad alzarsi ed andare in bagno, dove lava via le tracce più evidenti del pianto, fino a che il battito del suo cuore non ritorna più regolare, fino a che il suo aspetto è di nuovo quasi presentabile.

E piano piano, la rabbia emerge dal dolore, silenziosa, sinuosa, come le spire di un serpente. Una rabbia irrazionale, cieca, corrosiva che la spinge a chiudere il rubinetto, uscire da quel bagno e dirigersi verso la presidenza.

Entra e vede il preside immerso come sempre nel suo piccolo mondo tranquillo ed ovattato, impegnato a strimpellare su quella dannata chitarra acustica. Trattiene a stento l’impulso di afferrare lo strumento e spaccarlo sulla superficie più vicina, stile “rocker dannato” d’altri tempi.

“Baudino troia!” esclama, quasi urla, sbattendo la porta alle sue spalle.

“Come, scusa?” chiede l’uomo, sconvolto, guardandola come se fosse pazza, forse convinto di non aver capito bene.

“Baudino. Troia. Hai capito?” ripete la donna, come se stesse dettando un telegramma per poi aggiungere, notando lo sguardo ancora sgomento dell’uomo, “è il poetico messaggio che mi sono trovata sulla lavagna stamattina, al posto dei miei studenti, in una classe completamente deserta.”

“Ah, sì, Pellegrini mi aveva avvisato dell’ammutinamento della tua quinta, mi aveva anche proposto di sospenderli tutti, ma non mi aveva parlato di questa scritta…”

“Che sorpresa…” mormora Camilla, intuendo benissimo perché il collega, di solito così solerte a segnalare ogni minima trasgressione, avesse finto di non vedere quelle due paroline, lasciandole il piacere di scoprirle di persona e di trovarle lì, intatte su quella lavagna, dopo essere state lette da chissà quante persone di passaggio.

“Ovviamente è un fatto gravissimo e se non si trova il colpevole beh… a questo punto credo che si parli di una settimana di sospensione per tutta la classe,” continua l’uomo, improvvisamente serio, appoggiando la chitarra e sedendosi dietro la sua scrivania.

Sebbene sia ancora furiosa, la voce della coscienza e della ragione comincia a farsi largo tra gli abissi della mente di Camilla. Sa che una sospensione del genere può portare a un’insufficienza in condotta e quindi alla non ammissione alla maturità. E sa che la maggioranza di questi ragazzi, se dovessero essere bocciati, non terminerebbero mai più gli studi. Ha lottato tanto in questi mesi, ha promesso che li avrebbe portati tutti all’esame e c’era quasi riuscita: può davvero arrendersi ora? Non sarebbe come dare loro ragione, ammettere di aver fallito? Non sarebbe come capitolare di fronte a Pellegrini e dargliela vinta?

“Senti, diciamo che farò finta di non averla vista quella scritta…” concede Camilla, sospirando, “se li sospendiamo non li recuperiamo più, lo sai.”

“Lo so… E devo dire che questo ti fa molto onore, Camilla,” risponde l’uomo, ammirato.

“Ma si può sapere almeno perché all’improvviso ce l’hanno a morte con me? Sembrava andare tutto così bene… Tu hai qualche idea?”

“Li ho sentiti parlare di una spiata a proposito dei due desaparecidos…”

“La Migliasso e Garba?”

“Il TG3 Piemonte ha detto che la polizia li stava beccando in un albergo di Milano…”

“Ecco perché! Pensano che io abbia fatto la spia!”

“L’hai fatta?”

“NO! Cioè… forse sì ma in totale buona fede…” esclama Camilla, ricordandosi di avere confidato a Gaetano che i giovani si trovassero a Milano per un concerto, ma poi, mentre l’ira ritorna a montare ad ogni secondo che passa, un dubbio si insinua nella sua mente “Un attimo però… Va bene la soffiata, ma perché darmi della… insomma hai capito…”

“Beh… Camilla… forse c’è una cosa che dovresti sapere… Probabilmente non te ne sei accorta, del resto in questi giorni ti si vede poco in giro e non so quanto frequenti la sala professori, ma girano delle voci sul tuo conto.”

“Voci? Che voci?” chiede Camilla, sempre più stranita. In effetti nell’ultima settimana, con tutti i problemi avuti con Livietta, ha trascorso a scuola solo il tempo indispensabile per le lezioni e non ha avuto modo di socializzare con i colleghi e rimanere aggiornata sul “gossip” d’istituto.

“Apparentemente qualche giorno fa qualcuno ti ha vista qua fuori mentre ti baciavi con quel tuo amico, il poliziotto… quello che aveva anche indagato sulla morte di Rosati. E beh, insomma, sai come vanno queste cose no, le voci corrono…” cerca di spiegare il preside, apparentemente imbarazzato, mentre il suo sguardo si posa sulla mano sinistra di Camilla, dove, tra i vari anelli, spicca l’assenza della fede nuziale.

“Qualcuno?” sibila Camilla, sarcastica, ricordandosi improvvisamente, come in un flash, della mattina del giorno dopo aver chiuso definitivamente con Renzo. Di come Gaetano l’avesse rassicurata, aiutata a sfogarsi e l’avesse poi, infine, accompagnata a scuola. Del – fortunatamente, col senno di poi – casto bacio sulla bocca e dell’abbraccio che si erano scambiati prima che lei scendesse da quella macchina, pronta ad affrontare la “seconda ora” ed il mondo.

Non aveva visto nessuno in giro, del resto gli studenti dovevano essere già tutti in classe da un pezzo. Forse per questo motivo, o forse perché aveva avuto davvero bisogno di quel contatto con Gaetano, aveva fatto un’eccezione all’aurea regola di evitare ogni tipo di effusione, anche la più innocente, nei pressi del luogo dove insegnava. Ma evidentemente qualcuno aveva visto lei.

“Guarda, Camilla, sinceramente non mi interessa cosa fai nella tua vita privata e non mi voglio certo immischiare… Ma sai bene che tra i nostri studenti non ci sono esattamente molti estimatori delle forze dell’ordine.”

“Già…” mormora la donna, sapendo benissimo che la maggioranza dei ragazzi, figli di immigrati più o meno regolari, non aveva di certo avuto esperienze piacevoli con le autorità, che venivano di solito viste, nella migliore delle ipotesi, come fonte di mal di testa e di guai, con lo spauracchio del “rimpatrio” sempre in agguato.

“Insomma, secondo loro sono andata ‘a letto’ col nemico, nel senso letterale del termine,” sospira Camilla –almeno fosse! - non può fare a meno di pensare.

***************************************************************************************

“Tommy! Guarda che non lo sto facendo apposta, non posso proprio passare a prenderti,” cerca di spiegare Gaetano al figlio che, dopo l’incendio, sembra essersi attaccato ancora di più a lui, come se avesse paura di perderlo di vista anche solo per un minuto.

“Senti, ti mando zio Torre e poi ci vediamo a casa di Camilla, va bene?” propone Gaetano, notando come lo sguardo dell’amico e collega di lunga data passi repentinamente dal meravigliato, al divertito, al complice.

“Ah… Torre no perché è brutto?” mormora Gaetano e il buon umore sparisce istantaneamente dal viso dell’ispettore.

“Come so’ brutto?”

“Ehm… amore, senti, e se ti passasse a prendere Camilla?” propone Gaetano, non potendo evitare che un sorriso ebete gli si stampi sul volto quando vede quella che sta cominciando a considerare finalmente la sua donna entrare nell'ufficio.

“Ah… Camilla sì,” commenta divertito, facendole l’occhiolino e indicandole di accomodarsi, “va bene, allora ti richiamo solamente se mi dice di no. Tu fai il bravo, eh? A dopo.”

Chiude la comunicazione e si avvicina lentamente ma inesorabilmente, quasi ipnotizzato, alla donna, tanto che non nota nemmeno il rapido e discreto dileguarsi di Torre, né l’occhiata eloquente che l’ispettore lancia a lui e alla professoressa.

“Tanto tu mi dici di sì, vero?” le chiede dolcemente, accarezzandole il viso, “si tratta solamente di andare a prendere Tommy a casa di un suo amico…”

“Non se ne parla neanche!” sbotta Camilla, ritraendosi bruscamente e piazzandosi, quasi inconsciamente, a “distanza di sicurezza” da lui, con le braccia incrociate.

Camilla è ancora furente: ha appena passato due ore a casa di Naima, cercando di convincere almeno lei della sua buona fede. La professoressa sa che non bisognerebbe mai fare preferenze e ha sempre cercato di trattare tutti i suoi studenti correttamente e nello stesso modo, ma, si sa, gli insegnanti sono esseri umani e come tutti gli esseri umani non possono evitare di nutrire simpatie o di avere un’antipatia istintiva verso qualcuno. L’importante era mascherarlo bene e Camilla era convinta di esserci sempre riuscita, ma ogni anno c’era qualche allievo che le entrava nel cuore più degli altri, qualcuno che le dispiaceva in particolar modo salutare quando il ciclo di studi finiva o lei veniva assegnata a un’altra classe.

Quest’anno era toccato a Naima: del resto la ragazza marocchina era piombata nella sua vita – e nella sua auto – come un ciclone e da allora Camilla non aveva potuto fare a meno di provare un forte istinto di protezione verso di lei. E Naima era stata la prima studentessa di cui aveva conquistato la fiducia, quella che le aveva “aperto le porte” per avvicinarsi anche ai suoi compagni di classe, quella che più di tutti si fidava di lei, quella che le confidava i problemi suoi e dei suoi amici. Come le aveva riferito di Idris e Sabrina, pochi giorni prima.

Quindi vederla così sulla difensiva, ascoltarla mentre l’accusava di avere tradito la sua fiducia, di averla resa una “paria” per i suoi compagni di classe, faceva davvero molto male. Aveva cercato di spiegarle che aveva raccontato a Gaetano di Milano solo per fornire un alibi ai due studenti, ma quando se ne era andata da quella casa, aveva notato ancora il dubbio, la diffidenza sul volto della ragazza. Solo in un momento la freddezza di Naima aveva vacillato: quando erano arrivate a parlare di quella scritta sulla lavagna. Camilla non aveva chiesto nomi e la ragazza non ne aveva fatti, ma almeno la professoressa aveva intuito che la giovane non era stata d’accordo con quell’iniziativa, che non pensava quello di lei. Ma non era sicura che quello che Naima davvero pensava fosse poi tanto meglio.

“E perché?” domanda Gaetano, assolutamente spiazzato dal comportamento di Camilla, che arriva come una doccia fredda: quando si erano lasciati quella mattina, sembrava andare tutto bene… Soprattutto considerati gli avvenimenti degli ultimi giorni.

“Perché a causa tua rischio di perdere definitivamente la fiducia dei miei studenti, se non l’ho già persa! Chissà come mai la polizia cercava Garba e la Migliasso per tutti gli alberghi di Milano, eh? Ti sei approfittato della mia buona fede, Gaetano!”

“Camilla, ho fatto solamente il mio dovere, e lo sai,” cerca di giustificarsi l’uomo, conciliante, anche se ferito da quelle parole, “mi hai detto che quei due erano a Milano e quindi… Cosa avrei dovuto fare?”

“Hai fatto solamente il tuo dovere? Cos’è, Gaetano, ‘qualunque cosa dirò potrà essere usata contro di me’? È così che funziona con te?”

“Camilla, per favore…” la avverte lui, oramai decisamente irritato, “eravamo qui, nel mio ufficio, ti stavo mostrando un video di sorveglianza, stavamo parlando delle indagini, come al solito, e tu mi hai rivelato questa cosa. In coscienza, cosa pretendevi da me? Ho fatto semplicemente il mio lavoro!”

“HAI SOLO FATTO IL TUO LAVORO? Io speravo sinceramente di venire PRIMA del tuo lavoro Gaetano, di essere più importante, ma evidentemente mi sbagliavo!”

“Camilla, come puoi dirmi una cosa del genere? Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, dopo tutto quello che… DIO MIO!” sbotta Gaetano, non potendosi più trattenere dall’alzare la voce, “TU E TOMMY SIETE LE COSE PIÙ IMPORTANTI CHE HO NELLA VITA, VENITE PRIMA DI QUALSIASI ALTRA COSA! CHIARO?”

“Gaetano…” sussurra Camilla, vedendo l’uomo avvicinarsi a lei con uno sguardo talmente carico di tristezza e delusione che è come un pugno allo stomaco e rendendosi improvvisamente conto di avere esagerato, di avergli riversato addosso tutta la rabbia e la frustrazione della giornata.

“Senti Camilla,” sospira Gaetano, sapendo già che si maledirà per sempre per aver detto ciò che sta per dire, ma non potendo evitarlo, “se dopo tutto quello che è successo in questi giorni, ti sei già pentita di… di noi due… se ti sei resa conto che è stato un errore, dimmelo chiaramente e finiamola qui.”

Il rumore della porta che si apre risuona come un boato in quell’ufficio, diventato improvvisamente gelido.

“Dottò, chiedo scusa,” mormora Torre, imbarazzato, rendendosi conto dagli sguardi del suo capo e della “prof.” di essere capitato in un brutto momento e desiderando trovarsi da tutt’altra parte, “so che, come si dice, tra moglie e marito non si deve mettere il dito, ma c’è la vedova del gioielliere, l’ho fatta accomodare da me…”

“Adesso arrivo Torre…” risponde Gaetano in un tono stranamente calmo, asciutto, anche se dentro di lui si sta scatenando l’inferno, tanto che quasi nemmeno nota l’allusione non troppo velata dell’ispettore.

“Comandi!” esclama l’uomo, dileguandosi nuovamente alla velocità della luce.

Rimangono ancora a fissarsi per un tempo indefinito, finché Gaetano cerca di voltarsi per uscire da quell’ufficio, che gli è ormai diventato insopportabile, ma la mano di Camilla sul suo avambraccio lo blocca.

“Gaetano,” sussurra lei con voce rotta dalle lacrime che non riesce più a frenare, avvicinandosi e appoggiandogli una mano su una guancia, mentre con l’altra continua a trattenerlo, “non lo devi nemmeno pensare, chiaro? Non mi sono MAI pentita di quello che c’è stato e che spero ci sarà ancora tra noi due, chiaro? MAI, nemmeno per un secondo, ho pensato che sia stato uno sbaglio, che sia uno sbaglio.”

“Camilla…” mormora lui quasi in un rantolo, sentendo i polmoni bruciare ad ogni respiro.

“Gaetano, io ti amo, ti amo da… da una vita… ti amo talmente tanto che mi fa paura. E so benissimo di non meritarti, credimi che lo so e… non ti biasimo se tu non volessi più avere a che fare con me, se ti fossi stancato di me. Lo so che mi sono comportata come una stupida oggi, che ho esagerato, ma, credimi, non ce l’ho con te per i problemi con Livietta e per tutto quello che è successo in questi giorni. Ce l’ho con me stessa, per avere aspettato tanto, per aver peggiorato le cose con la mia vigliaccheria. Quello che mi ha fatto male oggi, di questa maledetta storia della soffiata, è il fatto che tu avessi agito alle mie spalle, senza consultarmi… che mi avessi trattata come una testimone qualunque, come se tra di noi non fosse cambiato niente. E io ho bisogno di sapere che se mi confido con… con l’uomo che amo, posso farlo senza timori, senza doverci nemmeno pensare due volte, lo capisci? Che sei solo Gaetano con me, il mio Gaetano e non il ‘vicequestore Berardi’, indipendentemente dal luogo in cui ci troviamo. Ma non per questo ho pensato di… di lasciarti, anzi, ti garantisco che l’idea non mi è mai passata per la testa, nemmeno per un istante.”

“Camilla…” è l’unica cosa che riesce a dirle, sentendosi come un disco rotto, asciugandole le lacrime e abbracciandola meglio che può, ignorando i muscoli che protestano e tornando finalmente a respirare.

“Forse dobbiamo stabilire delle nuove regole, professoressa, che ne dici?” propone infine quando sente di aver recuperato appieno l’uso della voce e della ragione, accarezzandole i capelli.

“Se le rispettiamo come quelle vecchie, siamo a posto!” commenta la donna con tono ironico e Gaetano non può trattenere un moto di riso decisamente liberatorio.

“In effetti… Senti, facciamo così, se tu in futuro mi dovessi raccontare qualcosa di confidenziale che riguarda anche le mie indagini, prima di usare quell’informazione ne parlerò con te, ok? A meno che si trattasse di un’emergenza, Camilla, in quel caso…”

“Mi sembra molto ragionevole,” concorda lei, guardandolo negli occhi: non voleva di certo avere morti e feriti sulla coscienza o, peggio, sulla coscienza di Gaetano.

“E comunque ti garantisco che non sono mai ‘il vicequestore Berardi’ quando sono con te, Camilla. Non ci riuscirei nemmeno se volessi, come non sono neanche mai riuscito ad essere ‘il commissario Berardi’. Con tutte le regole e le procedure che abbiamo violato da quando ci conosciamo è un miracolo che non solo mi abbiano promosso, ma che non mi abbiano mai sbattuto a dirigere il traffico in qualche paesino sperduto.”

“Beh, forse è perché alla fine formiamo una bella squadra noi due, no? E non solo nelle indagini,” sussurra Camilla, abbracciandolo più forte e sentendo che lui ricambia con egual vigore.

“Sbaglio o abbiamo appena superato la nostra prima litigata, professoressa?”

“Non sbagli affatto… però Gaetano,” dice lei, improvvisamente seria, guardandolo negli occhi, “io non voglio che tu ti senta così insicuro su noi due… Che tu pensi che alla prima difficoltà, alla prima discussione io cambierò idea e rinuncerò a te, a noi due, perché ti assicuro che non è così. E mi fa male perché so che la colpa è mia, che in questi anni non sono esattamente stata sicura di quello che volevo… che per colpa mia facevamo sempre un passo avanti e due indietro. Ma ora… non sono mai stata così convinta, così lucida su qualcosa nella mia vita come lo sono di noi due, e sono certa che se lo vogliamo possiamo farlo funzionare questo rapporto, Gaetano. E sai quanto sono testarda quando mi metto in testa una cosa, no?”

Per tutta risposta l’uomo le dedica il suo migliore sorriso e la bacia con una dolcezza tale da farle sentire uno strano bruciore nel petto, mentre le lacrime ritornano a scendere. Negli ultimi giorni le sembra di essersi trasformata in una fontana, ma ora stranamente non le importa.

“Tu non puoi proprio andare a prendere Tommy?” le domanda infine Gaetano, quando si separano, con lo stesso sguardo che Camilla ha visto così spesso ultimamente sul viso del bimbo, quello irresistibile che usa quando vuole ottenere qualcosa, “dai… chiedimi tutto quello che vuoi.”

“Tutto quello che voglio?” sussurra Camilla in tono improvvisamente malizioso, fingendo di rifletterci un attimo, per poi aggiungere, giocherellando con il collare di lui, “attento a fare promesse che non puoi mantenere, Gaetano.”

L’uomo per tutta risposta non può fare a meno di esalare un respiro che è quasi un rantolo, sentendo che il collare e… altri indumenti si sono fatti improvvisamente soffocanti. Rimane senza parole mentre la donna gli si avvicina ancora di più, in maniera decisamente pericolosa e gli sembra di impazzire quando avverte il fiato di Camilla accarezzargli l’orecchio, per poi sussurrargli con voce roca:

“Mi piacerebbe conoscere la zia di Sabrina…”

“Eh?” riesce solo ad articolare Gaetano: il sangue non sta esattamente fluendo verso il suo cervello in questo momento.

“La vedova Migliasso,” chiarisce Camilla, con tono giocoso e gli occhi che le brillano soddisfatti, “poi vado a prendere Tommy.”

“Camilla!” sbotta l’uomo tra l’esasperato e il divertito: questo lato di Camilla sarà la sua rovina, già lo sa.

“Affare fatto, allora?” chiede lei, ed è quasi un’affermazione, mentre si avvia verso la porta sorridendo.

“Eh no, dove credi di andare professoressa?” la blocca lui, trattenendola per un braccio, “non penserai di cavartela così, vero?”

Il sorriso svanisce dal volto di Camilla, che si ritrova, senza quasi sapere come, letteralmente con le spalle al muro: le labbra di Gaetano le percorrono il viso, per poi scendere lungo il collo.

“Gaetano… potrebbe entrare qualcuno,” riesce a sussurrare tra un bacio e l’altro, avvertendo la coltre di nebbia, che si sta impossessando della sua mente, farsi sempre più densa.

“Potevi pensarci prima…” mormora l’uomo con voce roca, prima di zittirla definitivamente con un bacio che le toglie il fiato e l’uso della ragione.

La passione soffocata e contenuta ormai sempre più a fatica infine esplode e li travolge come un’ondata di piena: ogni pensiero su luogo, orario, opportunità, pudore non riescono nemmeno a scalfire la bolla in cui entrambi sono ormai immersi. Le mani esplorano e le bocche assaporano senza alcuna inibizione, in un’escalation che pare sempre più ineluttabile nella sua conclusione finale.

“AH!”

Il grido di dolore è come una secchiata d’acqua gelida che li riporta bruscamente alla realtà: Camilla osserva Gaetano afferrare il collare, il volto trasfigurato in una smorfia di sofferenza e alla preoccupazione si unisce la necessità concreta di frapporre una distanza di sicurezza tra i loro corpi prima che sia troppo tardi.

E così si osservano da i due lati della stanza, mentre cercano di riprendere fiato: i capelli spettinati, i vestiti spiegazzati, la camicia dell’uomo fuori dai pantaloni… Sembrano due adolescenti all’uscita da un cinema.

“Tutto bene?” osa infine chiedere Camilla, con la voce ancora decisamente arrochita.

“Il collo sì…” risponde l’uomo, con uno sguardo che vale più di mille parole, pensando che il maledetto “trauma cervicale del terzo grado” in fondo è forse l’ultimo dei pericoli per la sua salute – fisica e mentale – in questo momento: non possono andare avanti così ancora per molto.
 
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§ Diletta §
view post Posted on 3/11/2013, 16:35     +1   -1




fanculo stupidissimo collare! ahahaha

per il resto.. grandissima! come al solito!
 
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270 replies since 14/10/2013, 20:57   5406 views
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