Ragazze, scusate per il ritardo, ma il capitolo mi è venuto più lungo del previsto. Spero vi piaccia come gli altri e con questo siamo decisamente entrati nell'atto secondo di questa storia
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Capitolo 7: “Come fumo negli occhi”“Io e Renzo ci siamo lasciati.”
Il silenzio all’altro capo della cornetta è assordante, tanto che Camilla può sentire nitidamente il battito accelerato del suo cuore, che come sempre la tradisce, contraddicendo il tono pacato e quasi… routinario con cui ha pronunciato quelle poche parole.
“Mamma, ci sei?” osa chiedere infine, preoccupata.
“Sì, Camilla… Vorrei dirti che sono sorpresa, ma… lo sai come la pensavo e come la penso.”
La voce di Andreina è altrettanto calma e piatta. E questo sì che sorprende Camilla, che si aspettava tutt’altro tipo di reazione, considerando come la donna non avesse mai fatto mistero di non approvare il “ritorno di fiamma” con Renzo. Forse è per questo motivo che ha rimandato fino ad ora l’annuncio e non solo per permettere a sua madre di “riambientarsi” a Roma. Ma ormai è passata quasi una settimana dal “d-day” e non può più evitare le sue telefonate… oltretutto non desidera di certo che lo venga a sapere da qualcun altro.
“Già… il ‘te l’avevo detto’ è in arrivo o lo lasciamo sottointeso?”
“Di nuovo Carmen?” ribatte Andreina, imperturbabile, ignorando la provocazione.
“No… o forse sì… non lo so e in realtà a questo punto non mi interessa nemmeno.”
“Gaetano?”
“Non ho tradito Renzo con Gaetano, mamma… o forse sì… dipende dai punti di vista, immagino… da cosa si intende con ‘tradimento’, ma anche questo non ha più importanza oramai.”
“Tu lo ami,” afferma determinata Andreina, come se stesse enunciando una verità assoluta e ineluttabile.
“Sì,” risponde Camilla con lo stesso identico tono, avvertendo un profondo senso di sollievo: finalmente non è più necessario mentire, né agli altri, né a se stessa.
“Lo sapevo, l’ho sempre saputo, sai? Da quando ti vidi tornare a casa con quelle rose rosse in mano e gli occhi che ti brillavano, tanti anni fa… Ricordo che ti feci la predica e difesi Renzo a spada tratta… Ironico, col senno di poi, non ti pare? Sapessi quanto me ne sono pentita…”
“Sai mamma, col senno di poi direi che quando Renzo mi ha tradita con Carmen… forse il nostro matrimonio di fatto era già finito da tempo, e la colpa è anche mia.”
“Forse… Ma il modo in cui Renzo ha agito… Non è stato corretto, non ha avuto rispetto nei tuoi confronti e questo tu non te lo meritavi Camilla. Anche se probabilmente non sono la persona più adatta per parlare di infedeltà in questo momento…”
“Mamma…” sospira Camilla, decidendo di sorvolare sulle recenti avventure sentimentali di Andreina, “su una cosa ti posso dare ragione: non avrei dovuto accettare di tornare con Renzo. I morti non ritornano in vita ed è stato come un lungo ed inutile accanimento terapeutico… Ci siamo fatti solo più male e abbiamo fatto soffrire inutilmente Livietta. Ma probabilmente avevamo bisogno entrambi di scontrarci con la realtà per accettarla e riuscire a vedere le cose con lucidità.”
E poi, se non avesse accettato di riprovarci con Renzo, non sarebbe mai arrivata a Torino e non avrebbe forse mai rivisto Gaetano. Ma questa è una di quelle considerazioni che Camilla preferisce tenere per sé.
“Ti sento sicura, Camilla, consapevole e devo dire che questo per me è un grandissimo sollievo. Renzo come l’ha presa?”
“Credo si sia reso conto anche lui che non potevamo più andare avanti così… anche se non è stato piacevole, né indolore.”
“E Livietta?” chiede infine Andreina dopo un attimo di pausa e, per la prima volta dall’inizio della telefonata, il tono flemmatico della donna pare incrinarsi leggermente.
“Non bene, per usare un eufemismo…” mormora Camilla, non riuscendo del tutto a mascherare l’inquietudine che prova.
Livietta infatti non solo non ha ammorbidito in alcun modo il suo atteggiamento, ma non ha praticamente concesso né a Camilla né a Renzo la minima opportunità di chiarimento o di confronto. A dispetto delle previsioni di Camilla, la ragazza non ha mai smesso di andare a scuola, anzi: terminate le lezioni, passa gran parte delle sue giornate con Greg, a casa dei genitori di lui, e quando torna si rifiuta di mangiare e trascorre il resto del tempo chiusa in camera sua, ignorando completamente la presenza della madre e qualsiasi tentativo di riavvicinamento.
Per ora Camilla ha avuto pazienza e l’ha lasciata fare, pensando che avesse bisogno di tempo per sfogarsi e per far sbollire la rabbia, limitandosi ad essere presente il più possibile, per poter cogliere ogni minimo “spiraglio” che la figlia avesse potuto concederle. Renzo invece, dopo qualche giorno di visite regolari ma assolutamente inutili, si era dato per vinto e aveva deciso di partire per Londra, come già programmato, sperando di ritrovare una situazione meno “tossica” al suo rientro. Camilla non se ne era risentita più di tanto: sapeva che Renzo non era mai stato bravo a “trattare” con la figlia da quando aveva subito la “metamorfosi” adolescenziale, forse anche per via dello strascico di risentimenti mai sopiti portati dalla prima separazione e dalla storia di Carmen, sebbene Livietta e la donna spagnola avessero costruito un bel rapporto nel corso degli anni.
In ogni caso, ci è rimasta lei “in prima linea” e sa che il momento di intervenire con fermezza si sta avvicinando inesorabilmente, anche se la prospettiva la terrorizza. Non può permettere che le cose proseguano in questo modo ancora per molto, ma sperava e spera ancora in cuor suo di poter evitare uno “scontro frontale” e una “lotta di potere”, soprattutto considerati i delicatissimi equilibri del rapporto madre-figlia dall’adolescenza in poi.
“Non è facile fare la madre…” commenta Andreina e Camilla non può evitare di sospirare e alzare gli occhi al cielo, trattenendosi però da qualsiasi risposta di cui si potrebbe pentire in seguito.
“Se serve posso tornare a Torino, darti una mano con Livietta, non mi piace saperti lì da sola.”
“Ti ringrazio mamma, ma credo che sia una situazione che io, Renzo e Livietta dobbiamo affrontare e risolvere tra di noi. E poi sei appena tornata a Roma ed è giusto che ti concentri sulla tua vita e sul tuo rapporto con Amedeo.”
“Già…” mormora laconica Andreina e Camilla capisce di aver toccato un nervo scoperto, anche se non in maniera del tutto intenzionale.
“Mamma, come vanno le cose lì?”
“Non lo so… Forse hai ragione tu, Camilla: è inutile resuscitare un morto e la vita è troppo breve. Mi sembra ieri che avevo la tua età: gli anni ti sfuggono tra le dita e prima che te ne accorgi ti svegli una mattina e ti ritrovi vecchia… Ho una grande confusione in testa e voglio fare la cosa migliore per me e per Amedeo, ma non so ancora quale sia.”
“Credo di non essere la persona più adatta per darti consigli in questo momento mamma. Anche perché la risposta la conosci solo tu.”
“Già… E invece come vanno le cose tra te e il tuo Gaetano? Avete finalmente iniziato una relazione o continuate a guardarvi dalla finestra?
Camilla è enormemente sorpresa dal tono quasi – complice? – che assume la voce della madre, tanto che per poco nemmeno si accorge del repentino cambio di argomento. Sa che Andreina ultimamente vedeva Renzo come il fumo negli occhi, e che il parallelo con la “liaison” di sua madre con Edmondo non è sfuggito nemmeno a lei, ma finora non l’aveva mai sentita parteggiare apertamente per il vicequestore.
“In questi giorni non ho avuto nemmeno il tempo di guardarlo dalla finestra, mamma,” risponde senza poter evitare, inconsciamente, di scostare una tenda con una mano e dirigere lo sguardo verso l’edificio opposto, “ma credo che sia giunta l’ora di vivercela questa storia: ci meritiamo una possibilità e non voglio più scappare o negare la realtà.”
Mentre parla, Camilla nota qualcosa di strano: la finestra della cucina di Gaetano è aperta e da lì esce una lieve nuvola di fumo, che si disperde nell’aria ancora calda della sera di inizio giugno. Camilla non può trattenere un moto di riso, al pensiero di quale povera pietanza sia rimasta vittima dei maldestri esperimenti del vicequestore ai fornelli.
“Che succede?” chiede Andreina, incuriosita dalla risata della figlia.
“Penso che Gaetano abbia di nuovo bruciato qualcosa… e dire che sembrava migliorato ultimamente,” risponde Camilla con tono leggero, continuando ad osservare la finestra aperta.
Lentamente però la coltre di fumo aumenta di intensità e spessore, tanto che il sorriso le si congela sul volto, mentre un gusto metallico le pervade la bocca. Sua madre parla ma lei non sente una sola parola.
“Scusa mamma, devo andare,” sono le uniche parole che riesce ad articolare, chiudendo la comunicazione bruscamente.
Tenendo in mano il cellulare, afferra le chiavi di casa, urla un “esco” in direzione della stanza di Livietta e chiude la porta dietro di sé. Non attende l’ascensore ma scende di corsa i gradini, a due a due, fino ad arrivare in cortile. Fortunatamente la porta che da accesso all’altra rampa è aperta e di nuovo Camilla evita l’ascensore, come le è stato insegnato nelle esercitazioni antincendio a scuola e si precipita sulle scale, ignorando il fiatone e i muscoli che bruciano e protestano.
Quando arriva finalmente al pianerottolo e vede la porta che si apre e Gaetano uscire con Tommy in braccio, è come se i suoi pensieri potessero finalmente tornare a scorrere ad un ritmo normale, come se il sangue ricominciasse a fluirle nelle vene. Solo una volta nella vita si è sentita così atterrita: quando Livietta era sparita per fuggire con Bobo.
“Gaetano!” esclama Camilla, sollevata, avvicinandosi all’uomo e trattenendo a stento l’impulso di abbracciarlo: non vuole turbare ulteriormente Tommy che già piange spaventato.
“Camilla!”
“Ma che cosa è successo?” chiede la donna avvicinandosi e accarezzando delicatamente la schiena del bambino, per cercare di tranquillizzarlo.
“Un cortocircuito, ha fatto saltare tutto!” spiega Gaetano, affidando Tommy all’abbraccio di Camilla e non potendo evitare di urlare quando un dolore lancinante gli trafigge collo e schiena.
“Ti sei fatto male?” chiede preoccupata Camilla, cercando di tenere stretto a sé il bimbo meglio che può.
“Sono caduto… porta via Tommy, per favore, vi raggiungo a casa tua, vado a controllare dentro.”
“No, Gaetano, per favore: chiamiamo i pompieri, non…” implora Camilla, terrorizzata alla sola idea che l’uomo rientri in quell’appartamento.
“Shhh, Camilla, tranquilla, davvero, è tutto sotto controllo,” risponde lui, accarezzandole il viso e cercando di trasmetterle una sicurezza che non possiede, “tra cinque minuti vi raggiungo: fidati di me.”
“D’accordo,” sospira Camilla, cedendo alla richiesta e cominciando la lunga discesa delle scale con il bimbo in braccio.
Tommy non smette un minuto di piangere nonostante tutti i tentativi di Camilla di tranquillizzarlo: l’assenza di Gaetano sembra aver peggiorato lo stato di panico in cui si trova.
“VOGLIO PAPÀ, CAMILLA, VOGLIO PAPÀ, HO PAURA!” urla tra i singhiozzi.
“Shh, amore, shh, papà adesso arriva: non è successo niente, stai calmo,” cerca di rassicurarlo, mentre traffica con le chiavi e riesce finalmente ad aprire la porta di casa.
“HO PAURA, DOV’È PAPÀ? PAPÀ!” continua a urlare il bimbo, inconsolabile.
“E BASTA, ADESSO È TROPPO! PURE IL MOSTRICIATTOLO URLANTE A QUEST’ORA NO!”
La porta della stanza di Livietta si apre bruscamente e la proprietaria della voce esce a passo marziale, furibonda, dirigendosi verso l’ingresso.
Ma come gli occhi dell’adolescente si posano su Camilla e su Tommy, quando il suo sguardo si incrocia dopo giorni e giorni con quello della madre, si blocca di colpo sui suoi passi, impietrita.
“Cos’è successo?” domanda con voce improvvisamente titubante.
“C’è stato un cortocircuito a casa di Gaetano… un piccolo incendio…” risponde Camilla, cercando di minimizzare per non peggiorare la situazione con il bimbo.
“E Gaetano dov’è?” chiede la ragazza con tono che Camilla non esiterebbe a definire preoccupato.
“Doveva sistemare alcune cose… arriva subito,” rassicura Camilla, anche se non sa se stia cercando di convincere Livietta e Tommy o se stessa.
Il trillare fastidioso del campanello diventa improvvisamente il suono più bello che Camilla abbia mai sentito in vita sua. Apre la porta meglio che può e, quando vede apparire Gaetano, si sente improvvisamente più leggera, nonostante il peso del bimbo tra le braccia.
“Gaetano! Tutto bene?”
“Sì, è tutto sotto controllo, ho chiamato i pompieri ma l’incendio è già domato… Dovranno fare le verifiche nell’appartamento e…”
Di nuovo la voce dell’uomo si interrompe mentre trattiene a stento un grido di dolore, portandosi le mani al collo: non si era mai accorto che la sua testa fosse così pesante.
“Gaetano…”
“PAPÀ, PAPÀ!” urla Tommy con gli occhioni pieni di lacrime, tendendo le mani verso l’uomo per farsi prendere in braccio, ma Gaetano si rende conto di non farcela.
“Camilla… Devo andare in ospedale, mi fa troppo male il collo, però non so se ce la faccio a guidare fino a là… Prenderò un taxi, puoi-”
“Non se ne parla nemmeno,” lo interrompe Camilla, con un tono che non ammette repliche, “ti accompagno io in ospedale, ci mancherebbe altro.”
“E Tommy?” chiede esitante, notando come il bimbo sia ancora sconvolto e capendo di non poterlo portare in un pronto soccorso.
“A Tommy ci penso io.”
La voce di Livietta li sorprende entrambi, soprattutto Gaetano che sembra notare per la prima volta la presenza della ragazza, che fino a quel momento si era tenuta in disparte. Occhi azzurri incrociano altri occhi azzurri, senza parole.
Lentamente la ragazza si avvicina alla madre e, posando la mano sulla schiena del bimbo, lo porta a puntare quegli occhioni gonfi e umidi verso di lei.
“Senti, piccoletto, che ne dici se facciamo un bel pigiama party, come ai vecchi tempi?”
“Ma io voglio stare con papà!” protesta Tommy, ancora singhiozzante.
“Ma papà torna presto e intanto possiamo giocare un po’ con Potty… E poi non dovevamo continuare a leggere Eragon noi due? Non sei curioso di sapere come va a finire?”
Tommy sembra esitare e si gira di nuovo verso Gaetano.
“Papà… mi prometti che torni presto?” chiede con una voce che fa sciogliere tutti i presenti.
“Ma certo, torno prestissimo, e poi c’è Camilla con me.”
“Sì, Tommy, vedrai che te lo riporto qui subito,” promette la donna, abbracciando più forte il bimbo.
Tommy si sfrega il viso, tira su col naso e annuisce col capo guardando Livietta. Camilla lo posa a terra lentamente, sapendo che la figlia fatica a tenerlo in braccio – come lei del resto – e il bimbo corre ad abbracciare le gambe della ragazza.
“Grazie,” dice semplicemente Gaetano, guardando Livietta negli occhi, stupito dal comportamento dell’adolescente, come del resto è anche Camilla.
“Non lo faccio per voi due,” ribatte seccamente la ragazza, prendendo Tommy per mano ed avviandosi in maniera quasi regale verso la sua stanza.
I due adulti si scambiano uno sguardo sconcertato, mentre Gaetano non può fare a meno di pensare, con un mezzo sorriso, che il caratterino di Livietta gli è decisamente molto, ma molto familiare…
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“Finalmente!” mormora Livietta sfregandosi gli occhi e mettendosi a sedere sul divano, appena sente la porta aprirsi e vede entrare la madre seguita da Gaetano, irrigidito nella postura a causa del dolore e del collare che dovrà tenere per qualche giorno.
“Ci abbiamo messo più del previsto al pronto soccorso, lo so, ma c’era appena stato un incidente e-” cerca di giustificarsi la donna, ma la figlia la interrompe.
“Non importa, che ti ha detto il medico?” chiede rivolgendosi direttamente all’uomo, come se fosse la situazione più normale del mondo.
“Devo stare a riposo per un po’ di giorni, tenere il collare… Niente di grave ma devo stare attento per evitare complicazioni… Tommy?” risponde Gaetano, esitante. Il comportamento di Livietta lo spiazza completamente: oltre al caratterino, la ragazza deve avere ereditato anche l’imprevedibilità dalla madre.
“È sul mio letto che dorme… era molto agitato, ci sono volute ore per farlo addormentare…”
“Scusa per il disturbo Livietta, ti ringrazio davvero per tutto-“ cerca di dire l’uomo ma di nuovo la ragazza lo interrompe.
“L’ho fatto per Tommy, e poi un incidente del genere… non è colpa di nessuno,” ribatte la ragazza lasciando sottintendere che
altre cose invece sì che lo sono.
“In ogni caso… credo che ora andrò a cercare un albergo per me e Tommy, l’appartamento è inagibile e…”
“Ma no, Gaetano, non è il caso di spostare Tommy proprio ora che si è tranquillizzato, può dormire qui da noi per stanotte, no?” afferma la donna, rivolgendosi soprattutto alla figlia che sembra assentire con sguardo apparentemente indifferente.
“Ok, Camilla, allora ti ringrazio, vi ringrazio e tornerò domattina a riprenderlo. Chiamo un taxi…” propone Gaetano, tirando fuori il cellulare di tasca.
“Aspetta!” lo blocca Livietta, alzandosi dal divano e avvicinandosi ai due adulti, “ha chiesto spesso di te… cosa succede se si sveglia e non ti trova? Potete dormire insieme nel divano letto dello studio, tanto è grande. E poi ormai è ben collaudato…” ironizza la ragazza, dato che, tra Andreina e Renzo, quel divano letto è stato praticamente quasi sempre occupato da quando si sono trasferiti a Torino.
“Ah… beh… ok, se non è un disturbo…” mormora Gaetano, sempre più sbalordito.
“Tanto anche se lo è, che cosa cambia? Non mi sembra sia mai stato un problema in passato, quindi che senso ha cominciare a preoccuparsene ora?” ribatte Livietta pungente, dirigendosi verso la sua stanza, seguita dagli sguardi sconcertati dei due adulti, che si sentono come proiettati in una bizzarra dimensione parallela.
“Almeno adesso parla…” è l’unico commento che sfugge, quasi inconsciamente, dalle labbra di Camilla, prima di seguire la figlia, come una novella Alice a caccia del suo Bianconiglio.