Provaci Ancora Prof Forum ☆

Ribaltando ogni certezza, per scaramanzia, il mio finale della quinta serie

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Soul of Paper
view post Posted on 26/10/2013, 14:47     +1   -1




@ Lisa

Grazie mille per il tuo commento, come sempre mi trovo d'accordo con le tue considerazioni su questa serie. La mia storia avrà un po' di alti e bassi, sì, del resto la nostra protagonista si trova in una situazione per nulla facile e non sarebbe realistico ignorare gli aspetti meno piacevoli della scelta che deve fare Camilla.

@ Diletta

Grazie mille per il tuo benvenuto e per il tuo commento, sia qui che su EFP. Sono senza parole, davvero, per tutto quello che mi hai scritto, posso solo dire che sapere che quello che scrivo emoziona qualcun altro o comunque lo diverte e lo intrattiene è una grandissima soddisfazione per me.

Il nuovo capitolo arriverà tra oggi e domani e spero non deluderà le vostre aspettative, anche perché in settimana il tempo di scrivere è stato assolutamente inesistente. Sarà un capitolo un po' di transizione, lo anticipo già, da cui inizia a dipanarsi il "secondo atto" di questa storia. Comunque ho già in mente una trama abbastanza ben definita fino quasi al finale, ma ci saranno ancora parecchi capitoli prima di allora.
 
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Ellie92
view post Posted on 26/10/2013, 15:00     +1   -1




Bellissimo..
Letto tutto d'un fiato!
Semplicemente maravilloso! <3
 
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{Fra}
view post Posted on 26/10/2013, 15:04     +1   -1




Don't worry Soul...capisco che in settimana tu non abbia avuto tempo...il lavoro (nel tuo caso) e la scuola/università devono venire prima di tutto...scrivi pure con calma, non c'è fretta, noi aspettiamo! Tanto sono sicura che, pure se "di transizione" il capitolo sarà bellissimo come gli altri!!!!

Baci e buon week-end!!!
 
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Soul of Paper
view post Posted on 26/10/2013, 15:12     +1   -1




@ Ellie

Grazie mille anche a te :)

ps. Sei spagnola?

@ Fra

Mia cara omonima, hai perfettamente ragione, la vita vera viene prima di tutto, giustamente ;). E grazie per la fiducia preventiva xD.

Buon weekend e un bacio anche a te!
 
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Soul of Paper
view post Posted on 27/10/2013, 14:04     +1   -1




Capitolo 6: “Alea iacta est”

“L’ho fatto.”

La voce piatta e stanca di Camilla accoglie Gaetano non appena scende in cortile per portare Tommy a scuola. Alza gli occhi e la vede, seduta su quella panchina, con gli occhi rossi e lo sguardo perso nel vuoto, ancora più pallida del solito, talmente fragile e spaventata che sembra potersi sgretolare da un momento all’altro.

Non serve chiederle spiegazioni, sa benissimo che cos’è che ha fatto Camilla, ma non riesce a provare quella gioia, quella liberazione, quel trionfo che dovrebbero derivare da quelle parole che ha sognato per così tanto tempo di ascoltare. L’unica cosa che riesce a sentire è un lancinante senso di colpa, per avere chiesto tanto a Camilla, per aver contribuito, anche se indirettamente, a ridurla in quello stato.

“Portiamo Tommy a scuola e poi ti accompagno al lavoro, ok?” le propone Gaetano col tono di voce più dolce e tranquillo che possiede.

Camilla annuisce e si alza in piedi, animandosi lievemente quando Tommy le abbraccia le gambe, come fa di solito.

“Camilla, posso venire oggi pomeriggio a giocare con Potty?” chiede il bambino innocentemente, dedicandole il suo migliore sorriso, quello incantatore e un po’ ruffiano che ha decisamente ereditato dal padre.

La donna cerca di sorridere e gli scompiglia i capelli ma esita e, prima che possa rispondere, Gaetano interviene a toglierle le castagne dal fuoco.

“Tommy, oggi pensavo di portarti a vedere la mostra sui dinosauri…” propone Gaetano, sperando che non ci siano imprevisti sul lavoro e di potere così assecondare questa richiesta del figlio, che era rimasto colpito da un manifesto pubblicitario su quelli che a lui dovevano sembrare dei grossi draghi.

“Davvero??” esclama il bambino entusiasta, abbracciando questa volta le gambe del padre.

“Grazie…” gli sussurra Camilla con un accenno di sorriso, che però non raggiunge gli occhi.

“Andiamo…” risponde Gaetano in tono neutro, facendole un cenno col capo.

E così si avviano alla macchina, tenendo Tommy per mano, che saltella felice, ignaro di cosa stia accadendo nel “mondo dei grandi”.

I racconti del bimbo, già elettrizzato all’idea della gita pomeridiana, fanno da colonna sonora alla prima parte del viaggio, mascherando il silenzio serio e riflessivo degli adulti.

Quando Tommy scende, Gaetano porta l’auto in un parcheggio lì vicino e si mette in sosta, sapendo che Camilla non entra alla prima ora oggi (e sentendosi un po’ ridicolo per aver memorizzato quasi perfettamente il suo orario di lavoro) e capendo che il breve tragitto probabilmente non basterà a dire ciò che c’è da dire.

“Immagino sia inutile chiederti com’è andata…” osa infine dire Gaetano, rompendo il silenzio dopo un minuto di esitazione.

“Già… in realtà con Renzo è andata meglio del previsto, se si può usare la parola meglio in casi come questo… E’ stato… triste, malinconico ma civile… e forse per questo ancora più triste.”

“E Livietta?” chiede Gaetano a bassa voce, cogliendo immediatamente il cuore del problema.

“Livietta mi odia, ci odia… cioè odia me e Renzo… era furiosa, Gaetano, furiosa, con una rabbia da adulti, se capisci cosa intendo, quella rabbia che può durare una vita intera. Non l’avevo mai vista così…” spiega Camilla, con uno strano tono meccanico che a Gaetano non piace per nulla.

“Mi dispiace, Camilla, non…”

“Non scusarti Gaetano! Non è colpa tua!” esclama Camilla bruscamente per poi aggiungere, notando l’espressione dell’uomo, “scusami tu… non ce l’ho con te ma con me stessa.”

“Camilla…” sussurra lui appoggiandole una mano sulla spalla, improvvisamente spaventato. Non sa cosa sia successo esattamente con Livietta ma sa che se la ragazza davvero non dovesse perdonare Camilla… non ci vuole nemmeno pensare.

“Sai, Gaetano, non è furiosa perché ci separiamo… Chiaro, non le fa piacere, ma non è quello… Ci ha rinfacciato tutti i cambi di casa, di vita, la nostra indecisione, mia e di Renzo… La nostra ipocrisia, la nostra incoerenza… Sai che è ironico? Proprio io che lavoro con gli adolescenti tutti i giorni e che so che quello è il delitto più grave per loro, il più imperdonabile, più di qualsiasi altro sbaglio, di qualsiasi altra mancanza… come ho fatto ad essere così stupida?”

Camilla si lascia andare a una risata amara, mente Gaetano la osserva sempre più preoccupato, senza poter più aggiungere altro, sapendo che ora non servirebbe.

“E quindi mi ritrovo a scoprire che tutto quello che ho fatto in questi anni non solo è stato inutile, ma è stato dannoso. Io che mi sforzavo, mi sacrificavo, mi convincevo di stare facendo il bene di mia figlia e invece… invece l’ho fatta solo soffrire di più e le ho fatto del male… E Dio solo sa il male che ho fatto anche a te, Gaetano, a Renzo, per non parlare di quello che ho fatto a me stessa…”

Camilla si mette il viso tra le mani e scoppia a piangere, Gaetano decide che è il momento di intervenire e la abbraccia meglio che può, considerati i limiti di spazio dell’abitacolo, vincendo la sua resistenza iniziale e permettendole di sfogarsi.

“Camilla,” le sussurra, quando gli pare si sia un po’ calmata, “Livietta non ti odia davvero, e tu lo sai.”

“Tu non la conosci, Gaetano, tu non l’hai vista e non puoi giudicare,“ sbotta lei irritata.

“E’ vero, non conosco così bene tua figlia, Camilla, ma si può dire che un po’ l’ho frequentata in questi anni, no? Anche in quest’ultimo periodo. E Livietta adora te e adora suo padre: sarà ferita, delusa, arrabbiata, tutto quello che vuoi, ma se lo è, è perché vi vuole bene. Non si rimane delusi da una persona che ci è indifferente, Camilla, né da una persona che si odia.”

“Ma magari questa è stata l’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso e ha iniziato a odiarmi da ora, questo può succedere no? Il confine tra amore e odio è sottile Gaetano e tu col mestiere che fai lo sai bene.”

“Camilla, Livietta è una ragazza sveglia, intelligente ma soprattutto buona e capirà che ok, magari avrete sbagliato, avrete fatto degli errori, ma li avete fatti in buona fede, credendo di agire per il meglio. Sono sicuro che tra qualche tempo, quando avrà elaborato il lutto, lo capirà.”

“Non sono sicura che la differenza tra delitto doloso e colposo valga qualcosa per lei, Gaetano.”

“Ascoltami, io non pretendo di essere un esperto su come si fa il genitore, tu lo sai meglio di chiunque altro che non lo sono. Ma voi nel bene o nel male per Livietta ci siete sempre stati, quando contava c’eravate, tutti insieme. Pensa alla storia con Bobo: tu ti saresti fatta ammazzare per tua figlia, Camilla, e lei questo lo sa. Io c’ero e ricordo come ti guardava quando eri lì per terra e ricordo cos’è successo dopo, quando eravate tutti e tre insieme. Sono sicuro che Livietta sa benissimo che la adorate, che fareste qualsiasi cosa per lei, che potrà sempre contare su di voi quando ne avrà davvero bisogno e che voi le starete sempre vicino, qualsiasi cosa accada.”

“Sai te che consolazione averci vicino mentre continuiamo a sbagliare, a complicarle la vita, invece di aiutarla!”

“Camilla, non me li ricordo molto bene i miei quindici anni, ma so che avevo già superato la fase in cui pretendevo che i miei genitori fossero perfetti. Anzi, li sfidavo per dimostrare loro il contrario. Mia sorella Francesca poi non ne parliamo, lei praticamente si nutriva di questo conflitto e ne ha fatto quasi un’arte. Ma Livietta non assomiglia per nulla a mia sorella, fortunatamente per lei. Quello che voglio dire però, Camilla, è che ricordo che quello che avrei voluto dai miei genitori era che mi ascoltassero, che mi capissero, che mi lasciassero fare le mie scelte e anche sbagliare, che mi trattassero da adulto quando serviva, ma che fossero lì a sostenermi e farmi forza quando avevo paura e mi rendevo conto di essere poco più di un bambino. I miei genitori, soprattutto mio padre, non ci sono mai riusciti, ma questa è un’altra storia.”

“E quindi Gaetano, secondo te cosa dovrei fare?”

“Ti potrei dire che dovresti dimostrare a Livietta che hai capito, che d’ora in poi le cose saranno diverse e che sarai ‘coerente’ e decisa con le tue scelte. Potrei anche aggiungere che non dovresti mai più cambiare città e restare sempre qui a Torino. Ma temo che potrei sembrarti un po’ in conflitto di interessi, professoressa e inoltre tu sai benissimo come comportarti con gli adolescenti, molto ma molto meglio di me. Quindi Camilla, tu cosa faresti se tutto questo non fosse successo a Livietta ma a una tua alunna e sua madre venisse a chiederti un consiglio. Tu cosa le risponderesti?”

Camilla alza gli occhi verso di lui e gli regala il primo – debole – ma vero sorriso di quella mattina.

“Sai una cosa Gaetano? Credo che le direi di fare più o meno ciò che mi hai consigliato tu, conflitto di interessi a parte. Devo avere il coraggio delle mie scelte, devo ascoltarla… Non devo proteggerla dalla verità, per quanto dolorosa, ma aiutarla ad affrontarla, affrontarla insieme. E’ questo che mi sta chiedendo Livietta. E’ quello che mi sta chiedendo da tanto tempo, anche se non l’avevo mai capito.”

Mano a mano che parla, la voce di Camilla perde quella tonalità quasi metallica che aveva tanto spaventato Gaetano: sembra che stia gradatamente uscendo da quello stato di panico in cui si trovava e che ricominci a vedere le cose con più lucidità. L’uomo tira un sospiro di sollievo, anche se sa che sono appena all’inizio, che si prospetta davanti a loro un periodo difficile, in cui si giocheranno il tutto per tutto.

“Gaetano… lo so che ti sto chiedendo molto ma… credo che in questi giorni dovrei stare il più possibile a casa, con mia figlia, starle vicino, farle capire quanto ci tengo a lei ed evitare che si isoli… magari cercare di recuperare almeno un po’ della sua fiducia…” mormora Camilla guardandolo negli occhi e Gaetano si chiede per l’ennesima volta come sia possibile che lei sembri sempre in grado di leggergli nel pensiero. E, cosa ancora più straordinaria, come sia possibile che essere “nudo” davanti a lei non lo spaventi, che questa fragilità non gli provochi inquietudine, ma gli infonda invece uno strano senso di pace.

“Camilla, non serve nemmeno che me lo chiedi. Ti ho già detto che posso aspettare, che sono disposto a darti tutto il tempo che ti serve. Lo so che Livietta è e sarà sempre la persona più importante della tua vita, la tua priorità assoluta ed è giusto così. E poi tu mi hai restituito mio figlio, Camilla, mi hai aiutato a costruire un rapporto con lui praticamente da zero, quindi qualsiasi cosa posso fare per renderti le cose più facili, o forse è meglio dire meno complicate con tua figlia, basta che tu me lo dici e io lo farò.”

Per tutta risposta le labbra di Camilla si dischiudono in uno di quei suoi meravigliosi sorrisi che, Gaetano ne è sicuro, sarebbero capaci di illuminare anche la stanza più buia, grigia e fredda. È come se il sole sorgesse pian piano sul viso della donna, scacciando quel velo opaco che lo ricopriva e lasciando il posto a due occhi finalmente brillanti, luminosi e vivi. E ritrovare la sua Camilla, sentire le sue dita lunghe e affusolate accarezzargli una guancia, riconoscere riflessi sul suo volto i suoi stessi identici sentimenti, è una di quelle sensazioni per cui, decide Gaetano, vale la pena di vivere, di lottare e finanche di morire.

Poi d’improvviso gli occhi della donna si abbassano e si posano sulla camicia azzurra del vicequestore: la sua espressione muta repentinamente, mentre le guance arrossiscono visibilmente.

“Oddio, Gaetano, sono un disastro, ti ho rovinato un’altra camicia!” esclama la donna, toccando la zona vicina al taschino: quelle striature viola e nere che si stagliano contro l’azzurro chiaro del tessuto.

“Camilla, ti ho già detto che non devi pensarci nemmeno. Sai che facciamo? Andiamo un salto a casa, ci sistemiamo e ti accompagno a scuola, ok?”

“Non è solo questo… lo so che sono stata insopportabile stamattina, Gaetano, io non so come tu faccia a-“

“Camilla,” la interrompe lui mettendole un dito sulla bocca, “nemmeno io ho mai preteso né pretendo, né pretenderò mai che tu sia perfetta. Tu sei umana, Camilla, sei vera ed è anche questo che mi piace di te. E ti ho già detto che vorrei che con me non sentissi il bisogno di fingere, mai, qualsiasi cosa succeda. Voglio che le cose le affrontiamo insieme, a viso aperto, anche se ci dovessimo far male, anche se non sarà sempre piacevole, anche se ci dovesse fare paura.”

“Gaetano…” sussurra lei abbracciandolo forte, “ti ho già detto che ti amo?”

“Una volta, professoressa, una volta, ma ti garantisco che è una di quelle frasi che non mi stancherò MAI di sentirti dire,” risponde lui sorridendo e baciandola sui capelli.

“Mi spieghi cosa ho fatto per meritarmi un uomo meraviglioso come te? Per meritarmi la tua pazienza, il tuo perdono, il tuo amore?”

“Mmmm, non saprei… Mi hai vomitato sulle scarpe?” risponde lui per alleggerire la tensione e ottiene l’effetto desiderato, cioè quello di fare ridere Camilla. Ed è il suono più bello che abbia sentito in tutta la giornata.

“Oddio, Gaetano, che vergogna se ci ripenso! Effettivamente ho iniziato subito ad attentare al tuo guardaroba, quindi potevi ritenerti avvisato,” ribatte lei tra le risate, per poi aggiungere in tono più serio, con uno sguardo che lo fa sciogliere, “certo che ne abbiamo fatta di strada noi due, eh?”

“E siamo solo all’inizio, Camilla, siamo solo all’inizio.”
 
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§ Diletta §
view post Posted on 27/10/2013, 14:25     +1   -1




<3 è un capitolo meraviglioso..triste certo..ma meraviglioso. BRAVA!
 
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Soul of Paper
view post Posted on 27/10/2013, 14:41     +1   -1




Grazie mille Diletta, spero di arrivare presto a un punto della storia più "piacevole" per i nostri protagonisti, ma non posso forzare i tempi ;)

Grazie ancora!
 
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§ Diletta §
view post Posted on 27/10/2013, 14:46     +1   -1




a me l'attesa non pesa per niente... tranquilla..:)
 
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valy4_
view post Posted on 27/10/2013, 16:48     +1   -1




Adoro il tuo modo di scrivere Soul ;-) Continua così :-*
 
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Soul of Paper
view post Posted on 27/10/2013, 19:12     +1   -1




Grazie ancora Diletta :)

@ Valy


Grazie mille, cercherò di non deluderti ;)
 
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{Fra}
view post Posted on 27/10/2013, 21:05     +1   -1




Capitolo un po' triste ma...fantastico anche questo!! Giuro che AMO il tuo modo di scrivere....bravissima davvero!

Baci e buona serata!! :)
 
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Soul of Paper
view post Posted on 27/10/2013, 21:20     +1   -1




Grazie mille mia cara omonima, mi fai sempre arrossire :)

Un bacio anche a te :)!
 
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g-lisa09
view post Posted on 28/10/2013, 09:41     +1   -1




Capitolo un po' triste, come del resto è giusto che sia, non sarebbe stato realistico che tutti accettassero la situazione con sorrisi e gioia e la reazione di Livietta secondo me è molto in linea con il comportamento di un adolescente.
Meno male che c'è Gaetano , sempre dolce con la sua Camilla , che alla fine è riuscito a portare un piccolo sorriso nella sua vita.
Aspetto il prossimo capitolo.
 
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Soul of Paper
view post Posted on 28/10/2013, 13:55     +1   -1




Già Lisa, questo povero Gaetano prima o poi lo faranno Santo sul serio xD.

Il prossimo capitolo arriverà domani o al massimo mercoledì, penso :).
 
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Soul of Paper
view post Posted on 30/10/2013, 15:11     +1   -1




Ragazze, scusate per il ritardo, ma il capitolo mi è venuto più lungo del previsto. Spero vi piaccia come gli altri e con questo siamo decisamente entrati nell'atto secondo di questa storia ;).


Capitolo 7: “Come fumo negli occhi”



“Io e Renzo ci siamo lasciati.”







Il silenzio all’altro capo della cornetta è assordante, tanto che Camilla può sentire nitidamente il battito accelerato del suo cuore, che come sempre la tradisce, contraddicendo il tono pacato e quasi… routinario con cui ha pronunciato quelle poche parole.

“Mamma, ci sei?” osa chiedere infine, preoccupata.

“Sì, Camilla… Vorrei dirti che sono sorpresa, ma… lo sai come la pensavo e come la penso.”

La voce di Andreina è altrettanto calma e piatta. E questo sì che sorprende Camilla, che si aspettava tutt’altro tipo di reazione, considerando come la donna non avesse mai fatto mistero di non approvare il “ritorno di fiamma” con Renzo. Forse è per questo motivo che ha rimandato fino ad ora l’annuncio e non solo per permettere a sua madre di “riambientarsi” a Roma. Ma ormai è passata quasi una settimana dal “d-day” e non può più evitare le sue telefonate… oltretutto non desidera di certo che lo venga a sapere da qualcun altro.

“Già… il ‘te l’avevo detto’ è in arrivo o lo lasciamo sottointeso?”

“Di nuovo Carmen?” ribatte Andreina, imperturbabile, ignorando la provocazione.

“No… o forse sì… non lo so e in realtà a questo punto non mi interessa nemmeno.”

“Gaetano?”

“Non ho tradito Renzo con Gaetano, mamma… o forse sì… dipende dai punti di vista, immagino… da cosa si intende con ‘tradimento’, ma anche questo non ha più importanza oramai.”

“Tu lo ami,” afferma determinata Andreina, come se stesse enunciando una verità assoluta e ineluttabile.

“Sì,” risponde Camilla con lo stesso identico tono, avvertendo un profondo senso di sollievo: finalmente non è più necessario mentire, né agli altri, né a se stessa.

“Lo sapevo, l’ho sempre saputo, sai? Da quando ti vidi tornare a casa con quelle rose rosse in mano e gli occhi che ti brillavano, tanti anni fa… Ricordo che ti feci la predica e difesi Renzo a spada tratta… Ironico, col senno di poi, non ti pare? Sapessi quanto me ne sono pentita…”

“Sai mamma, col senno di poi direi che quando Renzo mi ha tradita con Carmen… forse il nostro matrimonio di fatto era già finito da tempo, e la colpa è anche mia.”

“Forse… Ma il modo in cui Renzo ha agito… Non è stato corretto, non ha avuto rispetto nei tuoi confronti e questo tu non te lo meritavi Camilla. Anche se probabilmente non sono la persona più adatta per parlare di infedeltà in questo momento…”

“Mamma…” sospira Camilla, decidendo di sorvolare sulle recenti avventure sentimentali di Andreina, “su una cosa ti posso dare ragione: non avrei dovuto accettare di tornare con Renzo. I morti non ritornano in vita ed è stato come un lungo ed inutile accanimento terapeutico… Ci siamo fatti solo più male e abbiamo fatto soffrire inutilmente Livietta. Ma probabilmente avevamo bisogno entrambi di scontrarci con la realtà per accettarla e riuscire a vedere le cose con lucidità.”

E poi, se non avesse accettato di riprovarci con Renzo, non sarebbe mai arrivata a Torino e non avrebbe forse mai rivisto Gaetano. Ma questa è una di quelle considerazioni che Camilla preferisce tenere per sé.

“Ti sento sicura, Camilla, consapevole e devo dire che questo per me è un grandissimo sollievo. Renzo come l’ha presa?”

“Credo si sia reso conto anche lui che non potevamo più andare avanti così… anche se non è stato piacevole, né indolore.”

“E Livietta?” chiede infine Andreina dopo un attimo di pausa e, per la prima volta dall’inizio della telefonata, il tono flemmatico della donna pare incrinarsi leggermente.

“Non bene, per usare un eufemismo…” mormora Camilla, non riuscendo del tutto a mascherare l’inquietudine che prova.

Livietta infatti non solo non ha ammorbidito in alcun modo il suo atteggiamento, ma non ha praticamente concesso né a Camilla né a Renzo la minima opportunità di chiarimento o di confronto. A dispetto delle previsioni di Camilla, la ragazza non ha mai smesso di andare a scuola, anzi: terminate le lezioni, passa gran parte delle sue giornate con Greg, a casa dei genitori di lui, e quando torna si rifiuta di mangiare e trascorre il resto del tempo chiusa in camera sua, ignorando completamente la presenza della madre e qualsiasi tentativo di riavvicinamento.

Per ora Camilla ha avuto pazienza e l’ha lasciata fare, pensando che avesse bisogno di tempo per sfogarsi e per far sbollire la rabbia, limitandosi ad essere presente il più possibile, per poter cogliere ogni minimo “spiraglio” che la figlia avesse potuto concederle. Renzo invece, dopo qualche giorno di visite regolari ma assolutamente inutili, si era dato per vinto e aveva deciso di partire per Londra, come già programmato, sperando di ritrovare una situazione meno “tossica” al suo rientro. Camilla non se ne era risentita più di tanto: sapeva che Renzo non era mai stato bravo a “trattare” con la figlia da quando aveva subito la “metamorfosi” adolescenziale, forse anche per via dello strascico di risentimenti mai sopiti portati dalla prima separazione e dalla storia di Carmen, sebbene Livietta e la donna spagnola avessero costruito un bel rapporto nel corso degli anni.

In ogni caso, ci è rimasta lei “in prima linea” e sa che il momento di intervenire con fermezza si sta avvicinando inesorabilmente, anche se la prospettiva la terrorizza. Non può permettere che le cose proseguano in questo modo ancora per molto, ma sperava e spera ancora in cuor suo di poter evitare uno “scontro frontale” e una “lotta di potere”, soprattutto considerati i delicatissimi equilibri del rapporto madre-figlia dall’adolescenza in poi.

“Non è facile fare la madre…” commenta Andreina e Camilla non può evitare di sospirare e alzare gli occhi al cielo, trattenendosi però da qualsiasi risposta di cui si potrebbe pentire in seguito.

“Se serve posso tornare a Torino, darti una mano con Livietta, non mi piace saperti lì da sola.”

“Ti ringrazio mamma, ma credo che sia una situazione che io, Renzo e Livietta dobbiamo affrontare e risolvere tra di noi. E poi sei appena tornata a Roma ed è giusto che ti concentri sulla tua vita e sul tuo rapporto con Amedeo.”

“Già…” mormora laconica Andreina e Camilla capisce di aver toccato un nervo scoperto, anche se non in maniera del tutto intenzionale.

“Mamma, come vanno le cose lì?”

“Non lo so… Forse hai ragione tu, Camilla: è inutile resuscitare un morto e la vita è troppo breve. Mi sembra ieri che avevo la tua età: gli anni ti sfuggono tra le dita e prima che te ne accorgi ti svegli una mattina e ti ritrovi vecchia… Ho una grande confusione in testa e voglio fare la cosa migliore per me e per Amedeo, ma non so ancora quale sia.”

“Credo di non essere la persona più adatta per darti consigli in questo momento mamma. Anche perché la risposta la conosci solo tu.”

“Già… E invece come vanno le cose tra te e il tuo Gaetano? Avete finalmente iniziato una relazione o continuate a guardarvi dalla finestra?

Camilla è enormemente sorpresa dal tono quasi – complice? – che assume la voce della madre, tanto che per poco nemmeno si accorge del repentino cambio di argomento. Sa che Andreina ultimamente vedeva Renzo come il fumo negli occhi, e che il parallelo con la “liaison” di sua madre con Edmondo non è sfuggito nemmeno a lei, ma finora non l’aveva mai sentita parteggiare apertamente per il vicequestore.

“In questi giorni non ho avuto nemmeno il tempo di guardarlo dalla finestra, mamma,” risponde senza poter evitare, inconsciamente, di scostare una tenda con una mano e dirigere lo sguardo verso l’edificio opposto, “ma credo che sia giunta l’ora di vivercela questa storia: ci meritiamo una possibilità e non voglio più scappare o negare la realtà.”

Mentre parla, Camilla nota qualcosa di strano: la finestra della cucina di Gaetano è aperta e da lì esce una lieve nuvola di fumo, che si disperde nell’aria ancora calda della sera di inizio giugno. Camilla non può trattenere un moto di riso, al pensiero di quale povera pietanza sia rimasta vittima dei maldestri esperimenti del vicequestore ai fornelli.

“Che succede?” chiede Andreina, incuriosita dalla risata della figlia.

“Penso che Gaetano abbia di nuovo bruciato qualcosa… e dire che sembrava migliorato ultimamente,” risponde Camilla con tono leggero, continuando ad osservare la finestra aperta.

Lentamente però la coltre di fumo aumenta di intensità e spessore, tanto che il sorriso le si congela sul volto, mentre un gusto metallico le pervade la bocca. Sua madre parla ma lei non sente una sola parola.

“Scusa mamma, devo andare,” sono le uniche parole che riesce ad articolare, chiudendo la comunicazione bruscamente.

Tenendo in mano il cellulare, afferra le chiavi di casa, urla un “esco” in direzione della stanza di Livietta e chiude la porta dietro di sé. Non attende l’ascensore ma scende di corsa i gradini, a due a due, fino ad arrivare in cortile. Fortunatamente la porta che da accesso all’altra rampa è aperta e di nuovo Camilla evita l’ascensore, come le è stato insegnato nelle esercitazioni antincendio a scuola e si precipita sulle scale, ignorando il fiatone e i muscoli che bruciano e protestano.

Quando arriva finalmente al pianerottolo e vede la porta che si apre e Gaetano uscire con Tommy in braccio, è come se i suoi pensieri potessero finalmente tornare a scorrere ad un ritmo normale, come se il sangue ricominciasse a fluirle nelle vene. Solo una volta nella vita si è sentita così atterrita: quando Livietta era sparita per fuggire con Bobo.

“Gaetano!” esclama Camilla, sollevata, avvicinandosi all’uomo e trattenendo a stento l’impulso di abbracciarlo: non vuole turbare ulteriormente Tommy che già piange spaventato.

“Camilla!”

“Ma che cosa è successo?” chiede la donna avvicinandosi e accarezzando delicatamente la schiena del bambino, per cercare di tranquillizzarlo.

“Un cortocircuito, ha fatto saltare tutto!” spiega Gaetano, affidando Tommy all’abbraccio di Camilla e non potendo evitare di urlare quando un dolore lancinante gli trafigge collo e schiena.

“Ti sei fatto male?” chiede preoccupata Camilla, cercando di tenere stretto a sé il bimbo meglio che può.

“Sono caduto… porta via Tommy, per favore, vi raggiungo a casa tua, vado a controllare dentro.”

“No, Gaetano, per favore: chiamiamo i pompieri, non…” implora Camilla, terrorizzata alla sola idea che l’uomo rientri in quell’appartamento.

“Shhh, Camilla, tranquilla, davvero, è tutto sotto controllo,” risponde lui, accarezzandole il viso e cercando di trasmetterle una sicurezza che non possiede, “tra cinque minuti vi raggiungo: fidati di me.”

“D’accordo,” sospira Camilla, cedendo alla richiesta e cominciando la lunga discesa delle scale con il bimbo in braccio.

Tommy non smette un minuto di piangere nonostante tutti i tentativi di Camilla di tranquillizzarlo: l’assenza di Gaetano sembra aver peggiorato lo stato di panico in cui si trova.

“VOGLIO PAPÀ, CAMILLA, VOGLIO PAPÀ, HO PAURA!” urla tra i singhiozzi.

“Shh, amore, shh, papà adesso arriva: non è successo niente, stai calmo,” cerca di rassicurarlo, mentre traffica con le chiavi e riesce finalmente ad aprire la porta di casa.

“HO PAURA, DOV’È PAPÀ? PAPÀ!” continua a urlare il bimbo, inconsolabile.

“E BASTA, ADESSO È TROPPO! PURE IL MOSTRICIATTOLO URLANTE A QUEST’ORA NO!”

La porta della stanza di Livietta si apre bruscamente e la proprietaria della voce esce a passo marziale, furibonda, dirigendosi verso l’ingresso.

Ma come gli occhi dell’adolescente si posano su Camilla e su Tommy, quando il suo sguardo si incrocia dopo giorni e giorni con quello della madre, si blocca di colpo sui suoi passi, impietrita.

“Cos’è successo?” domanda con voce improvvisamente titubante.

“C’è stato un cortocircuito a casa di Gaetano… un piccolo incendio…” risponde Camilla, cercando di minimizzare per non peggiorare la situazione con il bimbo.

“E Gaetano dov’è?” chiede la ragazza con tono che Camilla non esiterebbe a definire preoccupato.

“Doveva sistemare alcune cose… arriva subito,” rassicura Camilla, anche se non sa se stia cercando di convincere Livietta e Tommy o se stessa.

Il trillare fastidioso del campanello diventa improvvisamente il suono più bello che Camilla abbia mai sentito in vita sua. Apre la porta meglio che può e, quando vede apparire Gaetano, si sente improvvisamente più leggera, nonostante il peso del bimbo tra le braccia.

“Gaetano! Tutto bene?”

“Sì, è tutto sotto controllo, ho chiamato i pompieri ma l’incendio è già domato… Dovranno fare le verifiche nell’appartamento e…”

Di nuovo la voce dell’uomo si interrompe mentre trattiene a stento un grido di dolore, portandosi le mani al collo: non si era mai accorto che la sua testa fosse così pesante.

“Gaetano…”

“PAPÀ, PAPÀ!” urla Tommy con gli occhioni pieni di lacrime, tendendo le mani verso l’uomo per farsi prendere in braccio, ma Gaetano si rende conto di non farcela.

“Camilla… Devo andare in ospedale, mi fa troppo male il collo, però non so se ce la faccio a guidare fino a là… Prenderò un taxi, puoi-”

“Non se ne parla nemmeno,” lo interrompe Camilla, con un tono che non ammette repliche, “ti accompagno io in ospedale, ci mancherebbe altro.”

“E Tommy?” chiede esitante, notando come il bimbo sia ancora sconvolto e capendo di non poterlo portare in un pronto soccorso.

“A Tommy ci penso io.”

La voce di Livietta li sorprende entrambi, soprattutto Gaetano che sembra notare per la prima volta la presenza della ragazza, che fino a quel momento si era tenuta in disparte. Occhi azzurri incrociano altri occhi azzurri, senza parole.

Lentamente la ragazza si avvicina alla madre e, posando la mano sulla schiena del bimbo, lo porta a puntare quegli occhioni gonfi e umidi verso di lei.

“Senti, piccoletto, che ne dici se facciamo un bel pigiama party, come ai vecchi tempi?”

“Ma io voglio stare con papà!” protesta Tommy, ancora singhiozzante.

“Ma papà torna presto e intanto possiamo giocare un po’ con Potty… E poi non dovevamo continuare a leggere Eragon noi due? Non sei curioso di sapere come va a finire?”

Tommy sembra esitare e si gira di nuovo verso Gaetano.

“Papà… mi prometti che torni presto?” chiede con una voce che fa sciogliere tutti i presenti.

“Ma certo, torno prestissimo, e poi c’è Camilla con me.”

“Sì, Tommy, vedrai che te lo riporto qui subito,” promette la donna, abbracciando più forte il bimbo.

Tommy si sfrega il viso, tira su col naso e annuisce col capo guardando Livietta. Camilla lo posa a terra lentamente, sapendo che la figlia fatica a tenerlo in braccio – come lei del resto – e il bimbo corre ad abbracciare le gambe della ragazza.

“Grazie,” dice semplicemente Gaetano, guardando Livietta negli occhi, stupito dal comportamento dell’adolescente, come del resto è anche Camilla.

“Non lo faccio per voi due,” ribatte seccamente la ragazza, prendendo Tommy per mano ed avviandosi in maniera quasi regale verso la sua stanza.

I due adulti si scambiano uno sguardo sconcertato, mentre Gaetano non può fare a meno di pensare, con un mezzo sorriso, che il caratterino di Livietta gli è decisamente molto, ma molto familiare…

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“Finalmente!” mormora Livietta sfregandosi gli occhi e mettendosi a sedere sul divano, appena sente la porta aprirsi e vede entrare la madre seguita da Gaetano, irrigidito nella postura a causa del dolore e del collare che dovrà tenere per qualche giorno.

“Ci abbiamo messo più del previsto al pronto soccorso, lo so, ma c’era appena stato un incidente e-” cerca di giustificarsi la donna, ma la figlia la interrompe.

“Non importa, che ti ha detto il medico?” chiede rivolgendosi direttamente all’uomo, come se fosse la situazione più normale del mondo.

“Devo stare a riposo per un po’ di giorni, tenere il collare… Niente di grave ma devo stare attento per evitare complicazioni… Tommy?” risponde Gaetano, esitante. Il comportamento di Livietta lo spiazza completamente: oltre al caratterino, la ragazza deve avere ereditato anche l’imprevedibilità dalla madre.

“È sul mio letto che dorme… era molto agitato, ci sono volute ore per farlo addormentare…”

“Scusa per il disturbo Livietta, ti ringrazio davvero per tutto-“ cerca di dire l’uomo ma di nuovo la ragazza lo interrompe.

“L’ho fatto per Tommy, e poi un incidente del genere… non è colpa di nessuno,” ribatte la ragazza lasciando sottintendere che altre cose invece sì che lo sono.

“In ogni caso… credo che ora andrò a cercare un albergo per me e Tommy, l’appartamento è inagibile e…”

“Ma no, Gaetano, non è il caso di spostare Tommy proprio ora che si è tranquillizzato, può dormire qui da noi per stanotte, no?” afferma la donna, rivolgendosi soprattutto alla figlia che sembra assentire con sguardo apparentemente indifferente.

“Ok, Camilla, allora ti ringrazio, vi ringrazio e tornerò domattina a riprenderlo. Chiamo un taxi…” propone Gaetano, tirando fuori il cellulare di tasca.

“Aspetta!” lo blocca Livietta, alzandosi dal divano e avvicinandosi ai due adulti, “ha chiesto spesso di te… cosa succede se si sveglia e non ti trova? Potete dormire insieme nel divano letto dello studio, tanto è grande. E poi ormai è ben collaudato…” ironizza la ragazza, dato che, tra Andreina e Renzo, quel divano letto è stato praticamente quasi sempre occupato da quando si sono trasferiti a Torino.

“Ah… beh… ok, se non è un disturbo…” mormora Gaetano, sempre più sbalordito.

“Tanto anche se lo è, che cosa cambia? Non mi sembra sia mai stato un problema in passato, quindi che senso ha cominciare a preoccuparsene ora?” ribatte Livietta pungente, dirigendosi verso la sua stanza, seguita dagli sguardi sconcertati dei due adulti, che si sentono come proiettati in una bizzarra dimensione parallela.

“Almeno adesso parla…” è l’unico commento che sfugge, quasi inconsciamente, dalle labbra di Camilla, prima di seguire la figlia, come una novella Alice a caccia del suo Bianconiglio.
 
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