| Capitolo 3 “Limbo no more”
“Ah, capita proprio a proposito! Non aveva detto che la Lovera non aveva amici né parenti?” esclama l’infermiera, senza peli sulla lingua e con il suo forte accento torinese, avvicinandosi e brandendo un mazzo di rose rosse come un’arma impropria.
“Infatti,” risponde Camilla, scambiando una serie di sguardi stupiti con Gaetano mentre l’infermiera descrive con linguaggio pittoresco e dovizia di particolari quel “tipo loffio” che “sembrava un beccamorto” e parlava “delle strane lingue” e che era riuscito a penetrare senza permesso in terapia intensiva e commettere l’imperdonabile crimine di lasciarci un mazzo di rose, distruggendo quindi completamente l’ambiente asettico e provocando, come si poteva ben immaginare, un bel mal di testa agli addetti al reparto.
Camilla e Gaetano si trovano d’accordo nell’ipotizzare che il misterioso visitatore, l’uomo del biglietto dell’opera e il “maniaco melomane” potessero essere la stessa persona.
“Potrebbe essere la stessa persona che l’ha aggredita…” prova anche ad azzardare Gaetano, in verità non molto convinto.
“Ma allora perché portarle delle rose, scusa?”
“Sarà uno di quegli uomini che prima ti mena e poi cerca di farsi perdonare regalandoti il mazzetto di fiori…” li interrompe l’infermiera, lanciandosi in un particolari non richiesti sulla sua vita sentimentale, mentre Camilla e Gaetano si scambiano occhiate divertite.
“Io avevo un fidanzato così… ed era pure brutto… mica come questo bel giovanotto!” esclama la ragazza, con una lunga occhiata di apprezzamento a Gaetano, per poi aggiungere, sotto lo sguardo sbigottito di Camilla, “ha scelto proprio bene, signora, complimenti!”
E mollandole le rose come se fossero un mazzo di carciofi, si allontana lamentandosi ancora di “quel disgraziato” del suo ex.
“Vedi!” afferma Gaetano con tono divertito, dopo che lui e Camilla erano rimasti a fissarsi sconcertati per qualche secondo.
“Che cos’è che avrei scelto bene io?” gli chiede Camilla, provocandolo e osservando ancora l’enorme mazzo di rose che si era ritrovata tra le mani.
“Me! Ma perché, non sei d’accordo?”
“No, perché ho scelto di non sceglierti, e quindi…” risponde lei in tono giocoso, anche se l’argomento non è certo dei più delicati. In effetti a ben rifletterci forse non aveva scelto bene, non aveva scelto bene proprio per niente, continuando a respingere Gaetano per salvare un matrimonio che ormai più che fare acqua da tutte le parti, stava proprio colando a picco.
“Però ti sono capitato… e proprio di fronte a casa,” le fa notare lui, sornione, decidendo di non essere pessimista e di prendere il commento di Camilla con leggerezza. Del resto, solo poche ore fa, lei aveva promesso di pensarci e Gaetano non poteva e non voleva nemmeno credere che in un così breve lasso di tempo lei avesse preso una decisione definitiva, in un senso o nell’altro.
Si voltano a guardarsi in un sincronismo quasi perfetto, come spesso accade ultimamente. E c’è un mondo dietro agli occhi, che le parole difficilmente potranno mai descrivere fino in fondo.
“Sai che io non ci credo alle coincidenze? Io credo nel destino…”
“Camilla…” le dice con un tono improvvisamente serio, piazzandosi di fronte a lei, con quell’enorme mazzo di rose a fare da unica barriera, “io non voglio farti pressioni e credimi che ce la sto mettendo tutta per trattenermi e lasciarti prendere una VERA decisione tranquillamente, ma la verità è che non so per quanto posso resistere ancora: io ho bisogno di te.”
La sua voce e il suo sguardo implorante sono come una stilettata al cuore per la donna, che si ritrova a guardarlo, a guardarlo veramente, per la prima volta in quel giorno. E, mentre le maledette lacrime minacciano ancora di voler scendere a tradimento e un’infinita tenerezza le riempie il petto, non può fare a meno di notare la stanchezza in quegli occhi azzurri e le borse che li incorniciano. Come non può fare a meno di chiedersi se anche lui, come lei, abbia passato una notte quasi insonne, se anche lui provi quell’ansia sottile ma incessante che la invade ogni volta che lui è lontano, come se un timer nascosto nel suo corpo contasse le ore, i minuti e i secondi prima di poterlo rivedere. E questo ultimo sogno non aveva di certo migliorato la situazione, anzi: appena aveva lo aveva visto arrivare, fuori dall’ospedale, il suo viso si era trasformato in un mare di fiamme e sperava che lo strato di fondotinta e correttore, più pesante del solito, avesse almeno in parte mascherato il colorito paonazzo delle sue guance.
“E non solo io, anche Tommy…”
“Tommy ha già sua madre, e se mai lui ha bisogno di te, non di me,” cerca di protestare Camilla, desiderando lasciare il bambino, che pure lei adora, fuori da questa conversazione e da questa decisione.
Il rapporto tra Gaetano e suo figlio non deve dipendere da lei: qualsiasi cosa accada lei sa che Gaetano è un padre fantastico, anche se non se ne rende conto, e che può farcela, con o senza di lei accanto. Del resto le basta ricordare come se la fosse cavata egregiamente con Nino, suo nipote, quando la sorella glielo aveva lasciato senza un minimo preavviso. In effetti ciò che l’aveva stupita inizialmente era proprio l’assenza di rapporti tra Tommy e Gaetano, considerato quanto lui desiderasse un figlio prima che lei partisse per Barcellona. A ben vedere, lasciarlo libero di realizzare questo sogno, senza di lei a fargli da “freno a mano” era stato proprio uno dei principali motivi della sua “fuga” spagnola.
“Sì, sì, lo so, però… io vorrei tanto che tu… che noi…”
Non serve che finisca la frase, non ce n’è bisogno, e non solo perché l’uomo non ha mai fatto mistero di cosa voglia da lei, ma anche, e soprattutto, perché i suoi occhi parlano da soli.
“Ne sei davvero sicuro Gaetano? Sai come si dice – attento a quel che desideri, perché potrebbe avversarsi…”
“Camilla, cosa stai dicendo?”
“Sei sicuro di volerla davvero ‘la botte’, Gaetano? Sei sicuro che il gusto intenso e corposo del vino rosso dopo un po’ di bottiglie non ti stancherà e non ti darà la nausea? Che non sentirai il bisogno di tornare ad avere un po’ di varietà, ad assaporare altri vitigni ed altre annate? Ho bisogno di saperlo.”
“Come puoi chiedermelo? Che razza di uomo pensi che sia, Camilla? Credi davvero che sarei capace di tradirti, che tu sia solo un gioco per me, una sfida, che-?”
“Shh, ascoltami,” lo implora lei con voce roca, mettendogli un dito sulle labbra, “io ti credo quando dici di amarmi, sono convinta che tu sia sincero e in buona fede, lo vedo e lo sento ogni volta che ti ho accanto. Però, com’è che si dice – è più facile immaginare di correre la maratona che fare un solo passo. ”
Camilla fa una pausa per deglutire la saliva che le impasta la bocca e si sforza di proseguire.
“Anche con Renzo eravamo partiti con le migliori intenzioni, convinti di amarci alla follia e poi vedi cos’è successo… Il tempo, la routine appiattiscono tutto, la passione difficilmente dura in eterno e poi… se va bene rimangono l’affetto, la complicità e il rispetto… se non va bene, nemmeno quello.”
“Camilla, io capisco che tu ti senta ferita e delusa dal rapporto con tuo marito, ma non vuol dire che le cose debbano andare sempre così, per forza.”
“No, forse no, però Gaetano, siamo franchi, sai che è una concreta possibilità, no? E io ho paura Gaetano, ho paura, ho paura non solo di tutte le ragazze di cui ti sei sempre circondato, ma anche e soprattutto della Camilla che ti sei creato nella mente in tutti questi anni in cui siamo andati avanti con questa ‘relazione’, comunque tu la voglia definire. Ho paura di non essere alla sua altezza Gaetano, ho paura che quando la fantasia si scontrerà con la realtà ti accorgerai che non sono la bottiglia di Grand Cru che pensavi, ma un vino da tavola in brik. E non so se potrei sopportarlo.”
Gaetano la guarda incredulo, vedendo che gli occhi le si riempiono di lacrime e maledicendo mentalmente Renzo per averle ridotto l’autostima sotto la suola delle scarpe.
“Puoi garantirmi che sarà diverso, che non succederà a noi due? Puoi garantirmi che tra un anno o cinque o dieci o venti che siano vorrai ancora avermi al tuo fianco? Credo che anche tu debba rifletterci Gaetano, non solo io: devi pensarci molto bene.”
“Camilla,” le sussurra lui, asciugando un paio di lacrime che le scorrono sulle guance, “sappiamo tutti e due che nessuno può darci una certezza assoluta su cosa avverrà in futuro. Ma, ascoltami bene, io ti garantisco, per quanto è nelle mie possibilità, che l’idea di averti accanto a me tra venti o trent’anni non mi spaventa affatto, anzi: io voglio invecchiare insieme a te Camilla e non ho alcuna intenzione di lasciarti andare, finché tu mi vorrai al tuo fianco o finché – anche se so che è un cliché, e pure un po’ macabro – finché morte non ci separi.”
“E poi sono sicuro al 100% che non potrei mai annoiarmi con te, nemmeno se volessi. E sai perché? Perché ti conosco da quasi dieci anni eppure riesci a sorprendermi sempre. E sai quanto è raro questo per uno come me, che per mestiere ha dovuto imparare a leggere le persone, a prevedere ogni loro mossa? Sei il più grande mistero che abbia mai incontrato nella mia carriera: ogni volta che penso di averti davvero capita, di avere la chiave di lettura, mi spiazzi con qualche trovata delle tue. Quindi no, professoressa, non riuscirai a liberarti molto facilmente di me, non ci sperare. Anzi, probabilmente sono io che dovrei chiedertelo... Sei sicura che riuscirai a sopportarmi e che non ti stancherai di me, nemmeno quando diventerò un vecchio brontolone con la dentiera e ti racconterò per la centesima volta le mie imprese di gioventù?”
Il sorriso di Camilla, così luminoso e ampio, senza riserve, lo porta a tirare un sospiro di sollievo: lei gli crede, gli crede davvero e Gaetano comincia a vedere una luce in fondo al tunnel, a sentire che tutto ciò che ha sempre desiderato è lì, a portata di mano. Forse sono finalmente entrambi nello stesso posto e nello stesso momento, dopo tanti anni passati a rincorrersi.
“Gaetano, non so perché ma ho la netta sensazione che anche da anziano sarai uno di quegli uomini a cui i capelli bianchi e le rughe conferiscono fascino, invece di toglierlo, e che dovrò allontanare a borsettate tutte le giovani fanciulle che ti ronzeranno intorno, altro che vecchietto brontolone,” gli risponde lei ridendo e alimentando ancora di più in lui la speranza.
“Camilla, prima di fare la figura dell’idiota, ho bisogno di saperla io una cosa: stai dicendo quello che penso tu stia dicendo?”
“Tu che ne dici?” gli sussurra lei, sporgendosi sopra al mazzo di rose e avvicinando pericolosamente i loro visi, fino a essere a pochi centimetri dalle sue labbra, per poi aggiungere, con un sorriso e una voce talmente roca che lei stessa stenta a riconoscere, “se stavolta provi a spostarti, giuro che ringrazierai il cielo di essere in un ospedale.”
Le labbra di lui fanno appena in tempo a dischiudersi, ma la risata gli resta nella gola, perché in un attimo la bocca di Camilla è sulla sua, azzerando ogni altro pensiero.
E’ un bacio molto diverso dai precedenti: non è l’esplosione di una disperata passione troppo a lungo soffocata, o il cogliere un attimo rubato e probabilmente irripetibile. Entrambi si sentono finalmente liberi di lasciarsi andare, di mostrare tutto quello che provano l’uno per l’altra in questo bacio, senza paure e senza esitazioni. E la sensazione di pienezza, di consapevolezza, di sapere che l’altro ricambia con eguale vigore, nonostante tutti gli anni passati, nonostante i lunghi periodi di separazione, nonostante tutti gli ostacoli e i malintesi, è talmente forte che nessuno dei due si stupisce a sentire le guance dell’altro farsi improvvisamente umide.
Presto però i desideri repressi per anni emergono prepotenti dagli abissi in cui erano stati sepolti e, quasi inconsciamente, in un istante di lucidità, entrambi si afferrano al bouquet di rose, per frenare quelle mani che fremono per raggiungere territori che non possono essere esplorati in un luogo pubblico.
E con un sussulto improvviso, Gaetano interrompe quel bacio, incontrando gli occhi umidi di Camilla che riflettono i suoi. Rimangono così per qualche istante, fino ad arretrare di un passo e abbassare lo sguardo a osservare, con un sincronismo quasi perfetto, quei fiori vermigli vittime innocenti della loro foga amorosa.
Il sorriso imbarazzato di Camilla si increspa quando nota un'altra pennellata di rosso sulla mano destra di Gaetano. Senza dire una parola, la afferra ed esamina il rivolo di sangue che scorre lento e inesorabile dalla punta del dito indice.
Un suono indistinto e gutturale è l’unica reazione che riesce ad avere Gaetano quando sente il calore e l’umidità della bocca di Camilla chiudersi intorno alla piccola ferita. No, decisamente non è l’unica reazione, e proprio per questo ritira rapidamente la mano, prima che accada qualcosa di irreparabile.
“Camilla!” riesce ad articolare finalmente, quasi rantolando, guardandola negli occhi che brillano divertiti e maliziosi, “se il tuo intento è quello di farmi impazzire, sappi che ci stai riuscendo.”
“Ha parlato l’anima candida e innocente,” ribatte lei scoppiando a ridere, “almeno ora sai come mi sentivo io ad essere oggetto delle tue continue avance a cui non potevo cedere, anche se morivo dalla voglia di farlo.”
Gaetano è ammutolito e completamente spiazzato di fronte a questa confessione e a questa Camilla giocosa e senza filtri e gli appare davanti una visione nettissima, quasi reale, di una Camilla Baudino adolescente.
“Che cosa c’è, Gaetano? Non ti piace provare a metterti per una volta nei miei panni?” continua a punzecchiarlo lei divertita, cercando di risvegliarlo dal suo improvviso mutismo.
“Ad essere sincero, i panni preferirei toglierteli, professoressa.”
Stavolta è Camilla ad ammutolire per qualche secondo, per poi sospirare, assestandogli un leggero colpo sul petto.
“Ecco, lo vedi, sei davvero incorreggibile! Mi sa proprio che le borsettate non basteranno. Dovrò attrezzarmi con uno spray al pepe, o meglio, dovrò chiedere a Torre di procurarmi uno sfollagente.”
“Meglio di no, Camilla, altrimenti poi dovrei arrestarti,” ribatte Gaetano senza battere ciglio, per poi aggiungere malizioso, “a ben pensarci però, la prospettiva dei domiciliari non è niente male.”
E mentre Camilla sente il volto avvampare, ricordando i suoi recenti sogni carcerari a base di manette, la tensione tra loro ritorna talmente forte da potersi tagliare con un coltello. Sentono entrambi il bisogno impellente di una doccia gelata.
Per una volta lo squillo del cellulare è quindi quasi provvidenziale.
“Era Torre, Camilla, devo andare alle Vallette…”
La donna annuisce e ritornano in silenzio al parcheggio e alla realtà. Troppo rapidamente si ritrovano davanti alla macchina di lei e Gaetano sembra esitare.
“Che cosa succede adesso, Camilla?” le chiede, con una voce cauta e quasi timorosa.
“Succede che dovrò parlare con un bel po’ di gente nei prossimi giorni… Renzo, Livietta, mia madre…”
Anche Camilla è improvvisamente seria: quelli che l’aspettano saranno forse i giorni più difficili della sua vita. Sa benissimo che non esiste una maniera giusta e indolore per terminare un rapporto durato così tanti anni. La spaventa soprattutto la reazione di Livietta, anche se la rassicura il fatto che sia già sopravvissuta alla prima separazione tra lei e Renzo ma… è in un’età così delicata.
E per bene di sua figlia deve cercare di recuperare un rapporto civile con Renzo, di salvare quello che resta dell’affetto e della complicità che per tanti anni avevano fatto da collante al loro rapporto. Dopo la violenta lite di ieri sera non l’ha più rivisto ma l’ha sentito uscire praticamente all’alba. Sa di avere esagerato, di avergli vomitato addosso tutta la rabbia e la frustrazione accumulate non solo per quest’ultimo episodio, ma anche durante la prima separazione. Sa di aver mirato alla gola, di aver attaccato per ferire, assecondando il demone dagli occhi verdi che le sussurrava di fargli provare lo stesso dolore, la stessa delusione, la stessa umiliazione.
“Sei sicura Camilla? Sei davvero sicura di volerlo fare? Se ti serve altro tempo… se sei ancora sconvolta per ieri io…”
“Gaetano…” sospira lei, intenerita dalla fragilità che percepisce nella voce dell’uomo, “ma certo che sono sicura! E credimi, in pochi momenti nella mia vita mi sono sentita tanto lucida. A meno che tu non ti sia già stancato di me, perché in quel caso sei ancora in tempo per tornare indietro…”
“Fossi matto!” esclama lui con un sorriso, per poi aggiungere in un sussurro, “è che mi sembra tutto ancora un sogno e ho paura di svegliarmi.”
“Lasciamo stare i sogni che è meglio, fidati,” ribatte Camilla arrossendo divertita, “e tu cosa pensi di fare?”
“Beh, spiegherò ad Eva la situazione… A Tommy credo non servirà spiegare nulla, sarà entusiasta, lo sai che ti adora!”
“Mi sa che mi stai confondendo con Potty,” replica Camilla con un sorriso, per poi farsi seria, “però Gaetano, sai, non credo sia una buona idea comunicarlo ora alla tua ex moglie. Ho come l’impressione di non starle particolarmente simpatica e non vorrei che per questo facesse precipitare le cose e si portasse davvero via Tommy.”
“Eva è molto gelosa del rapporto che si è creato tra te e Tommy e forse ha intuito qualcosa anche su noi due, non so… Però non ha alcun diritto di dirmi chi posso o non posso frequentare e non ho alcuna intenzione di doverti nascondere come se stessimo facendo qualcosa di male.”
“Gaetano non sto dicendo che dobbiamo nasconderci per sempre, anzi, ma che forse è meglio aspettare che Eva torni stabilmente in Italia, in modo che possiate discuterne con più calma e serenità, senza migliaia di chilometri di mezzo a peggiorare la situazione.”
“Quindi fino a che Eva non sarà partita e tu non avrai risolto la tua situazione familiare, noi due rimaniamo in stand-by…”
“Credo sia la cosa migliore…”
Si ritrovano stretti in un forte abbraccio, senza bisogno di parlare, facendosi coraggio per le dure prove che dovranno affrontare nei giorni a venire e promettendosi vicendevolmente che si ritroveranno ancora insieme, uniti, alla fine del tunnel, qualsiasi cosa accada.
Edited by Soul of Paper - 16/10/2013, 20:52
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