Provaci Ancora Prof Forum ☆

Over Again

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Soul of Paper
view post Posted on 29/11/2015, 15:18     +1   -1




Allora, prima di tutto il capitolo l'ho divorato e mi è piaciuto un sacco, quindi non so perché tu fossi così tanto in apprensione.

Secondo... io ho l'idea che non sia affatto come sembra... che Sabrina sia imparentata con Gaetano in modo diverso da come può sembrare in apparenza o che, se anche ne fosse la moglie, ci sia una motivazione e sia un matrimonio "di facciata" ;).

Il dialogo tra Torre e Gaetano si vede che è quello che ti è piaciuto di più scrivere perché sono proprio loro e riesco perfettamente a sentire le loro voci mentre battibeccano e Gaetano gli fa l'interrogatorio xD.

Su Camilla non so che dirti, fino a qui per me è IC assolutamente, ma l'abbiamo vista poco, potrò giudicare meglio dal prossimo capitolo. Si vede che, come un po' tutte noi dopo la sesta serie, ti riesca meglio identificarti nei sentimenti di Gaetano che nelle motivazioni di Camilla, ma finora non mi sembra abbia fatto cose "non da lei".

Livietta al posto di Andreina la adoro, mi piace molto come la stai caratterizzando e anche come Camilla, perfino con la figlia "se ne stia un po' sulle sue".

Bravissima e mi sa che ne vedremo delle belle (video di tvtalk permettendo xD)
 
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view post Posted on 6/12/2015, 13:59     +1   -1

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Ok prima di tutto grazie Francesca ^O^ Ho visto solo ora il tuo reply, ti ho risposto anche su EFP :D

Per il resto ecco un nuovo capitolo, non mi ammazzate...



Capitolo cinque

Wandering heart



La via verso il suo condominio non era mai stata così lunga.
Era quasi tentato di dire a Torre di mettere la sirena per far prima, anche se non è che adesso, appena arrivato si sarebbe precipitato da lei.
Però insomma, doveva ammetterlo, quello che l'uomo aveva scoperto su Camilla gli aveva di nuovo aperto se non un'autostrada, almeno una statale.
Ma lui conosceva il suo amico ispettore e anche se gli voleva un bene dell'anima, non era sicuro al cento per cento dei suoi "giri".
L'unico modo per sapere la verità era andare alla fonte, e lui finalmente si sentiva abbastanza forte per farlo.

Non oggi magari, ma presto.

Solo che questa volta, prima di tutto, doveva chiarire con lei, capire che cosa era per lei.
A quanto pare era ancora libera, ma questo non necessariamente voleva dire che lo aveva aspettato.
Anche perché lui non poteva scordare che a Marco, Camilla aveva tranquillamente detto "Ti amo", che con Marco, lei stava partendo per andare a vivere insieme.
Bastava solo quel pensiero e l'insicurezza tornava a farsi strada.
Gaetano non aveva avuto niente, solo rifiuti più o meno velati appena tentava di introdurre un discorso serio.
Non c'era stato un giorno un cui non avesse analizzato alla loro situazione, ormai stava diventando pazzo, soprattutto quando in una delle sue conclusioni era arrivato a temere, da come lei si era comportata soprattutto nel periodo dopo il matrimonio della figlia, che lui fosse stato usato solo per un appagamento fisico.
Spesso quando parlava con Marco e lo sentiva raccontare di anelli, fughe al mare, progetti per traslochi, provava un'amarezza tale da voler affogare tutto nell'alcol fino ad annullarsi.
Dieci anni della sua vita ad amarla, rincorrerla, senza mai cedere o arrendersi neanche di fronte a talmente tanti rifiuti che non sarebbe riuscito a contarli. Poi, quando avrebbero potuto, lui non c'era.
E se la ricordava ancora quella sua uscita anni prima.

E dov'era il destino quando io e Renzo ci siamo lasciati? Se proprio doveva impicciarsi poteva farlo allora no?

Non lo aveva dato a vedere ma quelle parole lo avevano colpito immensamente, uno squarcio di speranza sotto sabbia e sassi. Però alla fine, quando la possibilità era arrivata veramente e avrebbero potuto vivere quella storia fino in fondo, lei aveva cominciato a tenerlo a distanza. E lui brancolava senza potersi aggrappare a nulla, con il dubbio che lei si fosse accorta di non provare altro che attrazione fisica, e che lui fosse solo un qualcosa a cui appoggiarsi temporaneamente, mentre Camilla...Camilla per Gaetano era la tutto e lo era sempre stata. Non ricordava più com'era svegliarsi e non pensare a lei ormai.
Il dubbio non lo faceva vivere.

Era veramente stato solo lui a credere in loro due?
Eppure...

Dovunque tu vada io vengo con te

Quelle parole gli avevano mozzato il respiro dalla felicità.
Però poi erano arrivati i "Non siamo una coppia ma potremmo diventarlo", "Tra noi le cose funzionano meglio se non le programmiamo" e l'indimenticabile "Sarò una nonna libera e indipendente".
Tutto il contrario di quello che aveva sentito raccontare della Camilla che aveva conosciuto Marco. Come se alla fine di Gaetano a lei non fosse mai importato nulla.

Erano state queste ed altre simili riflessioni ad avergli fatto decidere che stavolta sarebbe stata l'ultima, se fosse andata male se ne sarebbe andato via per sempre in qualche altra città, ma prima doveva capire se questo immenso amore che provava per lei aveva una concreta possibilità. E lo sapeva che tutto sembrava urlargli di no, ma era un essere umano la cui speranza era veramente dura a morire.
La speranza di un futuro insieme, la speranza di vivere una di quelle storie talmente meravigliose da aver paura di addormentarti perché il vero sogno comincia ogni giorno quando apri gli occhi e vedi la persona che hai accanto.
Lui senza di lei non ci sapeva stare, ma se prima si era accontentato di averla a metà, di abbozzare quando si sentiva insicuro pur di non perderla, ora non lo avrebbe fatto più.
Ora averla a metà sarebbe stato peggio.
O tutto o niente, il momento della verità si stava avvicinando, e anche se non era affatto sicuro del risultato finale, sapeva di non potersi più tirare indietro.

Il tempo lei lo aveva avuto, era ora di decidere e cascasse il mondo una volta per tutte, la decisione sarebbe stata definitiva.
Anche se fosse stata quella che Gaetano temeva di più.

Ma quanto ci metteva quella dannata macchina ad arrivare?

OoOoOoOoOoOo




Quando Livia e George tornarono a casa con la piccola, le luci erano tutte spente.
Avevano persino cominciato a pensare che Camilla non ci fosse, solo che la borsa e le chiavi erano lì quindi doveva per forza essere tornata.
Dopo essersi guardati, Livia andò a bussare alla camera da letto della madre.
- Mamma, ci sei? -
Un rumore soffocato.
- Tesoro sì sono qui, scusa non mi sento molto bene, penso che mi metterò a letto presto...-
Qualcosa era sicuramente successo, la donna che era schizzata fuori da casa di suo padre e Carmen non era la stessa che le stava rispondendo adesso, ne era sicura.
Ma sapeva anche che sua madre non parlava volentieri di quando stava male e quindi era inutile insistere.
- Va bene come vuoi, se hai bisogno noi siamo di là, chiamaci ok?-
Non ricevette risposta se non un mugolio e mentre si allontanava dalla porta incontrò lo sguardo di George.
- Qualcosa non va...-
- Lo so Liv, ma tua madre la conosci...-
Lo sguardo di Livia mentre prendeva in braccio sua figlia era preoccupato.
- Già, vorrei poter fare qualcosa per lei ma è sempre troppo orgogliosa per chiedere aiuto -
Fissarono per qualche secondo la porta della stanza di Camilla, prima di andare in cucina a preparare la cena.
Dall'altra parte di quella porta, Camilla, con ancora Potty in braccio, fissava il vuoto, alcune lacrime silenziose a solcarle il volto.

Aveva trovato un'altra.

- Una donna più giovane, bella che addirittura gli sta per dare un figlio, hai capito Potty?-
Era ovvio che succedesse, in fondo lui era affascinante, intelligente, colto, dolce, premuroso...era l'uomo perfetto che ogni donna sogna di avere al suo fianco.
E lei quell'uomo lo aveva avuto senza rendersi conto di quanto fosse speciale, dandolo sempre per scontato.
Aveva una gran voglia di darsi una botta in testa, almeno avrebbe smesso di pensare, di piangere e sarebbe sprofondata in un sonno senza sogni.
Ci aveva messo poco il vicequestore a consolarsi a quanto pareva, e tutto questo amore "puro e fedele" dove stava?

Era irrazionale quello che stava pensando e lo sapeva perfettamente.
Lei...LEI lo aveva allontanato, LEI gli aveva detto che non erano nemmeno una coppia quando lui le aveva proposto di andare a vivere insieme.
LEI era quella che aveva sviato l'argomento quando lui le aveva chiaramente fatto capire che la avrebbe sposata anche subito.
Non aveva il diritto ora di essere in collera o di recriminare e lo sapeva.
Però non sempre il cervello e il cuore vanno di pari passo e in quel momento aveva una gran voglia di arrabbiarsi, di gridare, di prenderlo a schiaffi o magari anche di prendere sé stessa a schiaffi.

Il biglietto che era arrivato con le rose bianche era quasi consumato per quante volte lo aveva letto.
Se solo avesse capito prima quanto gli doveva, quanto lui fosse importante, o meglio, se solo non avesse avuto paura di accettarlo, forse ora dall'altra parte del pianerottolo ci sarebbe stata lei e chissà....
Invece eccola alla sua età a dover raccogliere di nuovo i cocci del suo cuore essendo consapevole però che questa volta, la colpa era solo sua.
Non sapeva che cosa sarebbe successo da quel momento in poi.
Era tornato e quindi prima o poi si sarebbero rivisti e avrebbero...avrebbero fatto discorsi su come era il tempo, su sua nipote e su...il figlio che lui stava per avere, come due vecchi amici.

Sentiva tutti i muscoli dello stomaco contrarsi a quel pensiero.

Aveva bisogno di aria per cui, mentre Livia e George erano indaffarati a cucinare lei uscì dalla sua camera e senza che la vedessero disse mentre entrava in bagno che portava Potty a fare una passeggiata fuori.
Si guardò allo specchio e con un fazzoletto tolse le righe di mascara che la facevano sembrare una maschera di Halloween, tanto truccata o no non cambiava molto.
Preso il collare del cane, uscì di casa e si mise ad aspettare l'ascensore perché in quel momento era occupato.
Era abbastanza a terra e preferiva non fare le scale, così mentre aspettava di poterlo chiamare, si chinò per legare il guinzaglio a Potty senza accorgersi che l'ascensore si era fermato al suo piano.
Quando si rialzò non fece in tempo fare nulla perché due occhi color cielo di scontrarono con i suoi.

- Gaetano...-

- Camilla...-



Quanto poteva essere infido il destino.

Nessuno dei due sapeva dire per quanto tempo fossero stati a fissarsi su quel pianerottolo occhi negli occhi.
Entrambi stavano avendo un dejavù della prima volta che si erano rivisti a Torino, solo che adesso la storia era ancora più complicata.
Ancora più piena di significati, di vissuto, di sentimenti che non erano stati più costretti a rimanere nascosti.

Lui non si aspettava di rivederla così presto.
Aveva come l'impressione che il mondo in quel momento andasse a rallentatore o che il tempo si fosse fermato del tutto.
Per lei era esattamente lo stesso.
Quanto riuscivano a leggere dell'altro senza neanche aprire bocca, guardandosi e basta. Ed era così da sempre, dal loro primo Vermouth. Non avevano mai avuto bisogno di parole, si attiravano e in qualche modo, in silenzio, parlavano un linguaggio che riconoscevano solo loro.
Ma nessuno dei due era sicuro di poter leggere l'altro nell'anima in quel momento perché aveva troppa paura di perdersi...o magari di ritrovarsi da solo.
In entrambi una enorme insicurezza si stava facendo strada, senza via di scampo innalzando un muro che sembrava invalicabile.

- Come stai? -
Azzardò lui vedendola con gli occhi gonfi.
- Bene - si affrettò a rispondere lei abbassando lo sguardo perché lui la stava scrutando in quel modo che, nei momenti più belli, le faceva sempre venir voglia di sentire quelle braccia intorno a lei e stringersi nel suo calore.
- Sicura? Hai gli occhi gonfi...-
- Sì beh, ho un po' di allergia...al polline -
- Al polline...a luglio...?- lo sguardo di lui diceva tutto.
- Eh sì, a luglio - rispose tentando di sembrare tranquilla.
Ovviamente la storia dell'allergia al polline non era vera, ma non poteva neanche dirgli che era stata a piangere per lui tutta la serata! Il che le fece ricordare...
- Ho saputo....congratulazioni...-
Lui la guardò per un attimo con aria interrogativa, poi sembrò capire.
- Ah sì grazie, ce ne è voluto di tempo ma alla fine, tutto è bene quel che finisce bene...- rispose sorridendo soddisfatto.
La fitta che provò le mozzò il respiro.
- Sì...immagino.- rispose in maniera secca e brusca - Va bene, io adesso devo portare Potty a fare la sua passeggiata - il sorriso tirato che si dipinse sulle sue labbra era qualcosa di incredibilmente falso - Ci vediamo in giro, bentornato eh...-
- Sì ma...Camilla io dovrei, cioè, avrei bisogno di parlarti...-
- Guarda, adesso non è possibile, Potty non ce la fa più e non vorrei sentire Gustavo che si lamenta, ci vediamo uno di questi giorni ok? Ciao.-
Non lo fece neanche rispondere che si infilò nell'ascensore e premette il pulsante.


Gaetano era spaesato.
Non capiva che cosa fosse successo, che Camilla ce l'avesse con lui per essersene andato?
Ma era stata lei a voler rimanere sola.
Però no, non era questo, c'era altro, non la aveva mai vista così...qualcosa non lo convinceva affatto.
Quasi come un automa infilò le chiavi nella toppa e aprì la porta.
Sabrina aveva tolto i teli e dalla cucina proveniva un odore di cibo, ma onestamente lui non aveva per niente appetito.
Si diresse verso il mobile dove teneva gli alcolici e lo aprì.
- Ah ma allora sei tornato, alla buon'ora! Stavo preparando la cena e ce ne è anche per te...-
La donna stava uscendo dal bagno.
- No, ti ringrazio ma non ho proprio fame.- rispose senza prestare una grande attenzione.
- Come vuoi - disse prima di incamminarsi verso la cucina.
Poi però si fermò e lo guardò.
- A proposito...prima è venuta a bussare una persona qui...una tua vicina, aspetta..come si chiamava...tipo Camilla o qualcosa...-
Al sentir pronunciare quel nome gli occhi di Gaetano ripresero vita.
- Camilla, è stata qui? E ti ha visto? Lo sai che non dovevi farti vedere, lo sai che non devi parlare a nessuno! Ma cosa ti è saltato in mente? E che le hai detto? -
- Calmati, non è successo nulla...- anche se il suo sguardo non lo convinceva.
- O meglio... - adesso non lo guardava più, gli occhi si erano alzati verso il soffitto, un'espressione di chi ha fatto qualcosa che non doveva - credo che forse ci sia stato un piccolo malinteso...una cosa così senza importanza però...-

Il sangue di Gaetano gli si era gelato nelle vene.
Dimmi che non ne ha combinata un'altra...
Non aveva bisogno di chiedere, e non serviva, l'espressione da poliziotto parlava da sola tanto che lei si trovò costretta a continuare.
- Beh sai, siccome non avevamo mai discusso di come mi sarei presentata una volta qui a Torino, dalle mie parole...ecco...credo che la tua vicina ora pensi che siamo sposati e che lui - disse indicandosi la pancia - sia tuo.-


Sabrina sapeva che Gaetano possedeva una mimica facciale incredibile, riusciva a trasmettere qualsiasi sentimento che provava semplicemente attraverso lo sguardo.
Bene, se uno sguardo avesse potuto uccidere, lei adesso sarebbe stata sotto tre metri di terra, incinta o no.


Ora sì che aveva tutto un senso, l'atteggiamento distaccato e il desiderio di dileguarsi...
Poi...non è possibile, quel "Congratulazioni" che lui aveva inteso come riferito al caso concluso, poteva...ma certo, riguardava sicuramente la sua nuova situazione familiare e lui aveva anche ringraziato!
La sua mente ricostrui tutta la scena e ora ogni cosa sembrava andare al suo posto.

Allora se Camilla era così fredda, magari stava male per quello che aveva saputo?
No un secondo, e se si stesse sbagliando? Se magari lei era semplicemente fredda perché non le interessava più nulla di lui?
Non ci stava capendo più niente e adesso stava seriamente rischiando di impazzire, solo di una cosa era sicuro.

Prese le chiavi di casa e si diresse verso la porta.

- Devo scendere, non aspettarmi...e questa volta ti prego, se suonano alla porta, NON APRIRE!- le disse in un tono talmente brusco da spiazzarla.
Non sentì se lei avesse risposto e in quel momento non gli interessava nemmeno.
Doveva parlare con Camilla e lo avrebbe fatto quella sera stessa.

OoOoOoOoOoOo




Aveva slegato il guinzaglio a Potty e lo aveva lasciato correre per il prato del cortile mentre lei si era seduta su una panchina.
Quel giorno era passato senza che avesse fatto nulla di particolarmente stancante ma era esausta.
L'incontro sul pianerottolo le aveva lasciato una sensazione terribile, sembrava che qualcuno avesse sferrato un calcio all'altezza dello stomaco e lei fosse ancora lì ansimante a riprendersi.

Ce ne è voluto di tempo ma alla fine, tutto è bene quel che finisce bene...

Benissimo, per lui almeno.
A lei stavolta non era rimasto altro che frustrazione, vuoto, senso di solitudine.
Era andato avanti, lui, era riuscito a dimenticarla in neanche un anno e a comprovare che la cosa funzionava, la...la moglie era persino incinta.
E pensare che quel giorno, poco meno di un anno fa, anche lei pensò di poter essere incinta.
Ma non era più una ragazzina, e probabilmente non meritava qualcosa di così grande, non aveva fatto niente per guadagnarselo.
Quante notti si era trovata a sognare il momento del loro reincontro, per un anno intero non le sembrava di aver sognato altro.
E ora aveva perso tutto, tutta la speranza, tutte le fantasie, i castelli in aria che, senza ammetterlo neanche a sé stessa, aveva fatto da quando lui era partito sperando che come per le altre volte, il destino ci avrebbe messo lo zampino.
Però forse era stato quello il suo errore.

Alla fine, per più di dieci anni, era sempre stato Gaetano a fare il primo passo, lei era abituata ad essere quella che doveva rispondere, a cui le cose accadevano senza che facesse il minimo sforzo.
Se prima di quel maledetto giorno in cui lo aveva visto dall'autobus, avesse preso il coraggio a due mani, se fosse andata da lui chiedendogli scusa, sconfiggendo l'enorme orgoglio che utilizzava come barriera per proteggersi dalle delusioni, forse ora le cose sarebbero state diverse.
Aveva sbagliato tutto, aveva innalzato una corazza, si era protetta contro l'unica persona che, lei lo sapeva benissimo, non la avrebbe mai e poi mai fatta soffrire.
E poi vogliamo parlare dell'inverosimile conversazione avuta poco prima? A parte che lei era distrutta, lui la storia dell'allergia non la aveva bevuta neanche per un attimo, ma di certo non poteva sapere cosa c'era dietro quegli occhi gonfi.
Lo aveva sentito dire che doveva parlarle, ma onestamente non sapeva se e quando sarebbe di nuovo stata pronta ad affrontare un faccia a faccia.
Il tempo la aveva solo invecchiata mentre sembrava che lui diventasse ogni volta più affascinante.
Come era possibile che un uomo che era comunque sulla soglia dei cinquant'anni potesse essere così bello?
Era assolutamente ingiusto.

Come trovava un colpo basso che quegli occhi color mare cristallino appena incontravano i suoi, avessero il potere di entrarle dentro l'anima.
Si ricordava quando in quel mare ci sprofondava, ricordava benissimo quando desiderava perdersi lì dentro e lasciarsi cullare dalle onde avvolta dal calore del suo sorriso.
Era comunque convinta di poter tenere a bada quel mare...e che fosse unicamente suo.
Al solo pensare che ora c'era un'altra si sentiva morire, e non solo di tristezza, ma di rabbia, pura e incontrollata rabbia contro sé stessa, contro di lui, contro l'altra.

Avrebbe voluto prenderlo a schiaffi, a calci....urlargli...urlagli...
Non sapeva neanche cosa avrebbe potuto rimproverargli.
No, per essere precisi diciamo che si ritrovava di nuovo a non sapere più che fare della sua vita.
Perché sì aveva sua nipote, sua figlia, però ora loro non erano solo la sua famiglia, ma erano anche la famiglia Turner, e Renzo e Carmen avevano creato un bellissimo ambiente per far crescere loro figlio Lorenzo, tentando di ricominciare legati dall'affetto e la complicità che avevano sempre condiviso.
Lei era sola, sola come un cane, o "con un cane" come disse una volta poco meno di due anni prima, anche se subito dopo quell'affermazione proprio Gaetano aveva suonato alla porta.

Si vergognava ad ammetterlo, ma durante tutti quei mesi lei aveva sempre avuto la quasi certezza che prima o poi la sua strada si sarebbe rincontrata con quella del vicequestore e che stavolta le cose sarebbero andate nel verso giusto.
E ora che aveva sbattuto il muso contro la durissima verità, era smarrita.

Ironicamente, adesso sì che era veramente sola, proprio come disse quella volta in quel maledetto corridoio di ospedale.

Forse avrebbe dovuto cambiare casa... non sapeva come avrebbe potuto continuare a vivere avendo nell'appartamento di fronte Gaetano, sua moglie e persino la prole.
Com'era debole lei, Gaetano invece per anni aveva avuto davanti agli occhi la famiglia Baudino/Ferrero, ed era sempre stato al suo fianco, ad offrirle una spalla su cui sfogarsi prima di vederla tornare tra le braccia del marito.

Lui c'era sempre stato.

E questo doveva essere il suo karma. Lo aveva avuto intorno incessantemente, usato come amico, come confidente, come amante o come si era definito una volta lui un "surrogato di marito", senza dargli uno straccio di certezza, poi lo aveva allontanato presa dall'ebbrezza dell'essere single, e ora era il suo turno nel vederlo felice accanto ad un'altra donna, e presto di nuovo padre.
Assorta nel suo mondo in cui si autocommiserava, non sentì i passi che si avvicinavano fino a quando non fu troppo tardi.

- Io e te dobbiamo parlare! -




Aaah niente pomodori vi prego, please, lo so che è finita in sospeso pure stavolta ma dividere una one shot è difficile ;_;_;_;
Spero di non aver deluso troppo...
 
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Glory70
view post Posted on 9/12/2015, 17:48     +1   -1




Che bella questa storia, ogni capitolo mi tiene incollata fino alla fine e dopo non vedo l'ora di leggere il seguito.
Brava , veramente mi piace molto come hai reso i sentimenti dei personaggi, e poi non vedo l'ora di sapere chi è Sabrina...
Aspetto il seguito, non voglio farti fretta ma spero presto.
 
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view post Posted on 9/12/2015, 18:15     +1   -1

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Glory grazie per aver commentato!
Eh in realtà ho postato anche quello dopo ma dal pc ho problemi a aprire forumfree e quindi non riesco ancora a metterlo qui.
Sta su Efp ma domani provo a risolvere il problema di connessione!
 
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view post Posted on 10/12/2015, 03:41     +1   -1

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Scusate il ritardo qui. Una delle mie connessioni non mi fa aprire il sito dal pc e caricare il testo dal cellulare non è fattibile.
Non ho risolto per cui sto usando una diversa connessione, comunque tadaan capitolo infrasettimanale, il prossimo arriva Domenica.


Capitolo sei

Needing hope


Aveva chiuso la porta di casa dietro le sue spalle con la convinzione di andare a cercare Camilla e costringerla a parlare a qualunque costo.
Era passato un anno e Gaetano era certo di essere cambiato, di essere ora abbastanza forte per imporsi davanti a lei.
Durante il periodo in cui erano stati...quello che erano stati, lui si era impegnato con tutto sé stesso a non forzarla mai, a mettere i suoi bisogni in secondo piano e assecondarla in tutto per paura di perderla.
Ora, a distanza di tempo, aveva capito che anche quel suo comportamento probabilmente era stato sbagliato.

E' vero, non nega di aver sentito qualche volta la voglia di vendicarsi, di farle provare tutto quello che aveva provato lui, tutto il dolore, la solitudine e la frustrazione di essere sempre e solo "un intruso" nella famiglia felice di lei.
Però Gaetano era sempre stato una persona corretta e fedele a sé stessa, e soprattutto, un uomo che non avrebbe mai ferito la donna che amava, e così, quella voglia di vendetta e rivalsa spariva quasi immediatamente dalla sua testa.
Adesso pensandoci bene, non sapeva nemmeno perché la stesse cercando, in fondo non è che poteva andare lì a dichiararsi, oltretutto per l'ennesima volta.

Non ci stava a fare di nuovo il primo passo, assolutamente no.

E poi, chi glielo diceva che a lei importasse ancora di lui? Che avesse finalmente fatto chiarezza sui suoi sentimenti e capito che lo amava?
Magari si stava sbagliando, forse quello sul pianerottolo era stato un normalissimo saluto di due vicini, forse lei aveva capito che stava bene a fare la nonna libera e indipendente e lui stava solo fraintendendo tutto.
Il suo fuggire poteva essere dovuto al fatto che non desiderava vederlo temendo che lui non la avesse dimenticata e volesse ricominciare qualcosa...
No, così non andava, non poteva continuare a fare ipotesi su ipotesi, aveva bisogno di fatti.

Mettiamo che fosse andato a cercarla, che le avrebbe detto? Quale era la motivazione per cercarla?
Spiegare il malinteso? Ecco sì quello sì, ma insomma, non era così urgente in fondo e poi a Camilla poteva anche non interessare...

E allora che ci stava andando a fare?

Doveva trovare una buona ragione, qualcosa per cominciare la conversazione, almeno quello, poi avrebbe lasciato fare al destino.
Poteva andare a cercarla per chiederle degli occhi gonfi, non ci credeva alla storia dell'allergia e in ogni caso le bugie di Camilla almeno per lui erano riconoscibili ad un chilometro di distanza.
Ecco, bene, sarebbe andato a vedere come stava un'amica per cui era preoccupato.
Diamo questa come scusa ufficiale.

Aumentando il passo, arrivò in giardino e si guardò intorno.
Non ci mise molto a trovarla lì, nell'isola verde in mezzo al cortile, seduta su una panchina con la testa rivolta verso il basso mentre Potty girava per cespugli.

- O la va o la spacca -

Si avvicinò con passo sicuro e si fermò a circa tre metri da lei, dietro la panchina.

- Io e te dobbiamo parlare!-

OoOoOoOoOoOoOo



Quella voce la aveva fatta sussultare.
Lentamente alzò la testa e si voltò verso il suo interlocutore, non prima di sforzarsi di apparire il più neutra possibile.

- Gaetano...ma che ci fai qui? -
Bella domanda, pensò lui - In fin dei conti in questo condominio ci vivo e poi mi era venuta voglia di fare una passeggiata...-
Perfetto, cominciare con una bugia lo avrebbe portato sicuramente avanti.
- O almeno questo potrei risponderti, ma la verità è che sono sceso perché quegli occhi gonfi lì non mi convincono. Allora, me lo dici che cosa è successo?-
Camilla si trovò a pensare che quello era un ennesimo colpo al cuore, che non era giusto che un uomo riuscisse a leggerla dentro in quel modo.
Era divisa tra la voglia di scappare via da lì, e quella di rimanere inchiodata sulla panchina e doveva assolutamente trovare una buona scusa...
- E a te cosa importa se ho gli occhi gonfi o no? -
Ottimo, aveva messo Camilla sulla difensiva, doveva provare in un altro modo.
Lentamente si avvicinò sedendosi accanto a lei ma senza che si toccassero, mise le mani in tasca e guardò verso Potty.

- Professoressa, te lo hanno mai detto che non si risponde ad una domanda con un'altra domanda?-
Dio come le era mancata quella voce dolce ed avvolgente e quel tono unico che aveva solo quando diceva "professoressa". Stava morendo dalla voglia di poggiare la sua testa sulla spalla di lui, di sentire il suo braccio cingerle la vita, come quando camminavano sotto la pioggia per il parco.
E poi ancora prima, tornò indietro nel tempo, quando a Roma passavano interi pomeriggi a chiacchierare e fare ipotesi davanti ad un Vermouth, col risultato di ritrovarsi mariti e fidanzate arrabbiati al telefono perché non si erano accorti delle ore che passavano.
Un piccolo malinconico sorriso si fece strada sulle sue labbra.
- E a lei commissario hanno mai detto che quando non è in orario di ufficio non dovrebbe fare interrogatori? -
Di nuovo un'altra domanda.
-Sono solo preoccupato per un'amica -
Quel rumore sordo che le era arrivato alle orecchie doveva essere il suo cuore che si spezzava.

Un'amica...

Solo un'amica...

Fu un attimo.
La rabbia, la frustrazione, la consapevolezza di averlo perso per colpa sua, la solitudine il senso di smarrimento, il vuoto, e tutti i sentimenti che aveva provato in quell'anno di lontananza tornarono all'attacco insieme.
Si irrigidì immediatamente e si alzò dalla panchina voltandosi a guardarlo con una espressione indecifrabile.
- Ah, un'amica, quindi io adesso sarei un'amica? -

La guardò sopreso, non la aveva mai vista in quel modo.

- Camilla ma che ti prende? Cosa avrei detto di tanto sconvolgente? Sei un'amica no? Se ben ricordo, anche tu mi hai sempre definito tale, non sono sempre stato "il tuo amico commissario"? Non credo che tu abbia il diritto di lamentarti su questo -
- E quindi praticamente adesso ti stai vendicando...- incrociò le braccia sul petto quasi con aria da sufficienza - dopo essertene andato per un anno, ora hai ben deciso di tornare a spiattellarmi la tua vita e dulcis in fundo, mi hai seguito qui sotto per ricordarmi il posto che occupo io in questa tua vita. Bravo, vuoi che ti faccia un applauso?-
Era un'ironia amara, dentro stava scoppiando e si tratteneva a stento mascherando con falsa freddezza l'uragano che provava in realtà. Ma non sarebbe durata per molto, non stavolta, era troppo distrutta per poter continuare quell'interpretazione.
Dall'altra parte Gaetano non riusciva a capire niente. - Camilla, ma ti senti? Ma cosa stai dicendo? Mi sembra di ricordare che sia stata tu a dichiarare di voler fare la nonna libera e indipendente!-
- Sto dicendo che a quanto pare ci hai messo poco a consolarti caro il mio vicequestore...-

Lui chiuse gli occhi e si mise una mano sulla tempia.
Forse aveva capito.

- Stai parlando di Sabrina...un secondo, aspetta..-
- Non mi dire la solita frase "non è come pensi ti posso spiegare" perché ne ho sentite troppe nella mia vita e io non devo aspettare nulla, io non aspetto più....ho già aspettato abbastanza! -
A queste parole anche lui non riuscì a tenere la voce bassa e si alzò.
- Non venire a dire a me una cosa del genere! Hai idea di che cosa vuol dire amarti da una vita, aspettarti per dieci anni, riuscire finalmente ad averti per scoprire dopo che di me non te ne è mai fregato nulla?-
- E questa idea da dove ti è venuta fuori?-
- Ma non so...forse perché qualcuno quando chiedevo delucidazioni sul nostro rapporto mi rispondeva che non eravamo amici ma forse non eravamo neanche una coppia.
- Ah certo, è facile venirmi a rinfacciare quello che ho detto mentre stavo attraversando un momento difficile della mia vita. -
- Beh, scusa, a quanto pare io te lo ho reso solo più difficile allora. -
- Di certo non lo hai reso più facile, ossessivo, appiccicoso e geloso...-

Lo sguardo di lui fu peggio di un proiettile sparato dritto al cuore.
Passarono secondi interminabili a fissarsi e nei quali Camilla avrebbe voluto prendersi a schiaffi e ritirare tutto.

Gaetano abbassò lo sguardo, allora era questo quello che provava lei sul serio, inutile anche tentare di spiegare la situazione, non gliene importava nulla, non gliene era mai importato nulla...dopo aver preso un respiro incontrò nuovamente quegli occhi castani, il volto serio, quasi impassibile.
- Se è così che la pensi non abbiamo più niente da dirci...-

No, che non lo penso, non lo penso affatto, non lo ho mai pensato...
Lo vide voltarsi e incamminarsi verso il palazzo e si sentì morire. Non poteva lasciarlo andare.
- Gaetano! -
Lui si fermò dandole ancora le spalle.
- Non...non lo penso..- la voce era quasi spaventata.
I loro occhi si incontrarono e lei leggeva loro dentro tutto quello che avrebbe voluto dirle che sembrava essere identico a quello che voleva dirgli lei.

- E che cosa pensi allora? -

Era un barlume di speranza quello che si faceva strada in lui?
Un disperato ultimo tentativo di credere ancora in loro.

Ti prego, dimmelo, tu non sai quanto ho bisogno di sentirlo...dimmi che non ci ho creduto solo io.


L'unica cosa che Camilla desiderava in quel momento era di accorciare le distanze e riprendersi quell'uomo una volta per tutte, un bisogno talmente forte da farle male.

Penso che senza di te non posso stare.


Stava per rispondergli quando un'immagine le balenò davanti.
La donna in casa sua.

Sabrina Berardi.

Berardi....


Dai suoi occhi, il viso si abbassò, un misto di sconfitta e rassegnazione, ormai era troppo tardi...la voce metallica e disillusa.
- Penso che è quasi ora di cena, Livietta e George mi aspettano a casa...- rispose rimettendo il guinzaglio a Potty e correndo verso il palazzo, superando il vicequestore e sfuggendo al suo sguardo.
Gaetano si ritrovò da solo, paralizzato, senza aver capito assolutamente nulla del dialogo che era appena trascorso.
Che vuol dire che lei non lo pensava? Perché il suo sguardo diceva una cosa mentre le sue parole la contraddicevano? Possibile che si fosse immaginato tutto?
Gli ci vollero cinque minuti prima che la nebbia nel suo cervello si diradasse.
Era sceso per chiarire e aveva le idee più confuse di prima e due fughe in un giorno era un record anche per Camilla.
- Eh no, questa volta non finisce così! -

Non poteva più accettare passivamente quello che lei faceva, stavolta non sarebbe andata nello stesso modo! Bene o male che fosse, doveva mettersi il cuore in pace e non avrebbe più lasciato la questione in sospeso.
In un lampo salì le scale, e appena arrivato al pianerottolo bussò con forza alla porta di casa Baudino.
- Camilla, apri questa porta!-

OoOoOoOoOoOoOo




Era corsa su con una foga mai avuta prima.
Entrando in casa ignorò completamente le voci di sua figlia e suo genero che la chiamavano e si infilò in camera sua chiudendo a chiave la porta.
Guardò la felpa che era appoggiata alla sedia, la prese tra le mani e poi la gettò lontano con rabbia.
Il letto, che ormai era stato testimone di tante notti insonni, era lì che la fissava.
Ci si fiondò senza pensarci un attimo affondando la testa nel cuscino per soffocare i singhiozzi che minacciavano di uscire.
Non ce la faceva a pensare, a parlare, a fare nulla.
Non ricordava niente se non quello sguardo ferito che ormai era rimasto tatuato nel suo cuore.
Strinse quel cuscino come se volesse ucciderlo.
In fondo lui si era rifatto una vita, perché allora aveva quell'espressione? Che cosa poteva esserci da spiegare?
E anche lei, perché lei quando era con Gaetano riusciva sempre a far uscire dalla sua bocca l'esatto contrario di quello che pensava sul serio?



OoOoOoOoOoOoOo



- Camilla, apri questa porta, non abbiamo finito!-
Gaetano continuava a bussare mentre dall'altra parte Livietta e George non appena riconobbero la voce, corsero ad aprire.
La faccia stravolta del vicequestore la diceva lunga sul perché Camilla fosse entrata e corsa in camera sua.

- Ragazzi, scusate per la voce alta...mi potete dire dove sta...-
I due non lo fecero finire e indicarono entrambi nello stesso momento la camera da letto.
- Gaetano, senti, noi portiamo la bambina a cena da Carmen e papà. Credo sia meglio che tu e la mamma rimaniate da soli...-

- Scusate ragazzi io non...-
- Non c'è niente di cui scusarti, non hai idea di come ti abbiamo aspettato...soprattutto qualcuno, vero Liv?-
Rispose George con un sorriso corrisposto da Livietta.
- Bentornato...ci sei mancato - disse Livietta mentre lo abbracciava .
- Grazie - rispose lui cercando di apparire calmo mentre in realtà era tutto fuorché quello.
George teneva in braccio Camilla che lo guardava con aria curiosa e due enormi occhi azzurri che erano identici a quelli della mamma, però appena Gaetano la vide si accorse che c'era nella bambina un qualcosa di particolare...
Le si avvicinò prendendole la manina e accarezzando il dorso con il pollice.
- Ciao piccolina, ma come sei bella e quanto sei cresciuta...che dici, me la dai un po' di forza per parlare con tua nonna? - chiese dolcemente mentre la bimba aveva deciso che quel signore le stava simpatico e gli rispose sfoderando un luminoso sorriso.
Ecco che cosa c'era, la bimba aveva il sorriso della sua Camilla.
- Credo che tu le piaccia! Sarà qualcosa che si tramanda da nonna a nipote forse...- commentò Livia divertita.
Al sentire quelle parole una piccola speranza si accese di nuovo in lui.

Se solo ne avessi la certezza.

- Ti prego, metti le cose a posto - lo sguardo della ragazza si fece serio.
- Ci proverò - le rispose accennandole un sorriso prima di dirigersi verso la stanza da letto.

Aspettò che i tre fossero usciti di casa prima di prendere un respiro e cominciare.

- Camilla, per favore, apri questa porta, non abbiamo finito di parlare. -
Dall'altra parte della porta, Camilla distesa sul letto era schizzata in piedi con gli occhi sbarrati.
Che ci faceva lì? Come era entrato? Probabilmente Livietta lo aveva fatto entrare, ma perché era venuto?

- Non abbiamo nulla di cui parlare!- Si sforzò di rispondere con un tono che pregava sembrasse abbastanza freddo da farlo desistere.
- Professoressa, apri immediatamente questa porta -
- Perché non te ne torni da tua moglie invece?-

L'acidità con cui aveva detto le parole "tua moglie" sarebbe stata evidente persino a un sordo.

- Ti ricordo, in caso te lo fossi dimenticato, che io le porte chiuse le so aprire, e quando la situazione lo richiede, anche sfondare, quindi, se non vuoi dover chiamare un muratore per farti rimontare l'entrata della camera, apri subito.-

Effettivamente lei lo aveva visto all'opera e sapeva che non ci avrebbe messo molto ad aprire.
Si avvicinò alla porta con cautela e infilò la chiave nella toppa anche se si fermò prima di girarla.
Un barlume di incertezza la fece indietreggiare.

Non sapeva come avrebbe reagito trovandoselo davanti.
- No...se mi devi dire qualcosa, dimmela da lì! -
- Camilla, attraverso la porta? Ma che cavolo ti passa per la testa? -
- O così o niente! -
Era veramente quella la sua voce? Più che una signora, sembrava una bambina capricciosa.
Ma aveva troppa paura di cosa quello sguardo poteva provocarle, almeno se non lo guardava, riusciva mantenere il controllo....

Gaetano dall'altra parte era sempre più spiazzato. In dieci anni non aveva mai visto Camilla in quello stato e dire che lui era stato probabilmente testimone sia di quando lei era al suo peggio che al suo meglio.
Eppure anche così, testarda come un mulo, capricciosa, prepotente, arrabbiata...anche così, riusciva a farlo impazzire e a legarlo a lei irrimediabilmente.

Ma dove la trovo un'altra come lei...

Erano due calamite, lo erano sempre stati e forse era davvero meglio che ci fosse una porta tra loro perché più le stava vicino, più sapeva che non avrebbe resistito alla tentazione di prenderla tra le braccia e far dimenticare ad entrambi qualsiasi cosa che non fossero loro due se solo lei gli avesse dato una piccola possibilità.
Fece un sospiro, sconfitta a tappeto, come sempre del resto.

-E va bene, hai vinto tu.-




Ora penso che si capisca perché ho postato in mezzo alla settimana.
In teoria questo capitolo doveva essere chiarificatore, ma Camilla ovviamente non ha voluto collaborare. Ogni tanto la prenderei a schiaffi, neanche nelle cose che scrivo riesco a farle fare quello che vorrei.
E quindi anche qui, un bel (sono ironica) cliffhanger. Però guardiamola dal lato positivo, il prossimo arriva Domenica, il che vuol dire che per chi se la sta leggendo, ci sarà meno da aspettare. Sappiate che il prossimo capitolo oltretutto mi ha fatto sudare...e non ne sono affatto soddisfatta, ma più di così non potevo fare.
Grazie per aver letto fino a qui^^



 
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view post Posted on 14/12/2015, 12:54     +1   -1

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Io mi devo scusare, sfortunatamente una delle mie due connessioni a internet non mi apre più forumfree e quindi devo sempre cambiare connessione e non posso mai postare in contemporanea.
Comunque, il capitolo sette é qui...buona lettura!!!

In corsivo ci sono i pensieri :D



Settimo capitolo

Starting over again



La sicurezza che ci fosse una porta a dividerli aveva tranquillizzato Camilla. Non sapeva cosa avrebbe fatto se si fosse ritrovata di nuovo quello sguardo su di sé.
Gaetano intanto dall'altra parte, aveva bisogno di risposte.
- Adesso però mi dici esattamente che cosa è successo di sotto! Se hai problemi di memoria, ti ripeto la domanda, se non pensi che io sia stato un intralcio per te, che cosa pensi? -
Andava diretto al punto il commissario quando voleva essere deciso, forse era una cosa che derivava dal suo lavoro.

E adesso...che poteva fare?
Scomparire dalla sua camera non poteva e quindi...
Parola d'ordine, divagare.

- E che ti importa che cosa penso? Cosa importa adesso quello che posso pensare io? -
- Mi importa! Quindi adesso me lo dici perché se non lo fai, ti giuro che questa porta viene giù in meno di tre secondi...-
Camilla per precauzione si allontanò da essa e si sedette sul lato del letto fronteggiando l'uscio.

Sospirò.

In fin dei conti ormai da perdere non aveva nulla, con la scenata in giardino aveva mandato a quel paese anche la sua dignità. Era scappata come una codarda con la coda tra le gambe, aveva persino rifiutato di avere una discussione decente costringendolo fuori una porta e ancora non gli aveva dato una risposta.
E anche se tutto era finito, una risposta gliela doveva da ben dieci anni.

- Non penso che tu sia stato un intralcio, non penso che tu sia stato appiccicoso o meglio magari qualche volta sì ma non te la ho resa facile neanche io e quando sei stato geloso anche se mi lamentavo in realtà non mi dispiaceva...-

Almeno era qualcosa, pensò Gaetano mentre appoggiava la schiena a quella porta bianca chiudendo gli occhi.
- E poi? - era detto con voce quasi impercettibile ma lei lo aveva sentito lo stesso.

E poi...e poi arrivava la parte difficile. Quando tieni i sentimenti chiusi dentro il cuore per tanto tempo e sei stata ripetutamente ferita non è facile tirare fuori quello che si prova. Non sapeva come si faceva, e soprattutto era anche consapevole che non le rimaneva più niente. Sentiva quasi di non aver mai fatto nulla di più difficile in tutta la sua vita.
- E poi invece, sono stata un'egoista che ha rovinato l'unica cosa bella che le era rimasta...e penso che stavolta è tutta colpa mia se mi ritrovo in questa situazione e che non...non ti biasimo per esserti rifatto una vita dopo che ti ho dato solo delusioni per più di dieci anni..-

La voce aveva acquistato un tono disilluso, senza speranza, sembrava non avesse più voglia di parlare ma Gaetano era consapevole che se non l'avesse incalzata lo avrebbe rimpianto tutta la vita.
Non sapeva fino a quanto poteva spingersi, questa era una Camilla che non conosceva. Per la prima volta era sincera sui suoi sentimenti e anche se aveva un disperato bisogno di sapere, una parte di lui temeva di stare osando troppo e che da un momento all'altro lei cambiasse versione o si chiudesse di nuovo.

- E..?- alla sua età il cuore batteva a mille.

Camilla era in crisi, non ce la faceva, non ci riusciva, anche se quella voce le dava una forza tale da farle credere che potesse fare qualsiasi cosa. Ma non era più per lei...LUI non era più per lei.
Aveva raggiunto il suo limite.

- E poi penso che ora dovresti tornartene nel tuo appartamento da tua moglie che sicuramente ti starà aspettando per cenare invece di stare qui dietro a me!-

Gaetano sapeva riconoscere dal tono di voce di Camilla tutti i messaggi non detti che gli stava mandando. Quando erano insieme, se chiedeva delucidazioni sul loro rapporto, la voce di lei sembrava quasi velata...erano le uniche volte in cui non riusciva a capirla.
Ma ora la verità arrivava forte e cristallina.

- Sei gelosa?-

Quella domanda da parte di lui sembrò scottarla più di una fiamma e scattò in piedi.
- Non sono gelosa!!! -

Al diavolo le paure e l'insicurezza, per un attimo gli apparve impercettibile un sorriso sulle labbra.
- Sei assolutamente, irrimediabilmente, gelosa.-
E non era una domanda. Lui lo sapeva, lo aveva capito. Negare in quel momento la avrebbe resa solo più ridicola, e lei che pensava di aver toccato il fondo quando aveva messo una porta in mezzo tra loro due perché aveva troppa paura di dire certe cose con lui davanti.

Per la prima volta in più di dieci anni, la sconfitta era Camilla.

- E va bene, vuoi sentirlo? Sì sono gelosa, sono gelosa e sono arrabbiata perché non ci sono io lì e lo so benissimo che me la sono cercata questa situazione, ma te lo dico chiaro e tondo qui, o ve ne andate voi o cambio casa io!!!- ormai stava quasi urlando.

Aveva sognato di sentire questi discorsi per più di dieci anni.
Certo, non si aspettava che ci fosse una porta a dividerli ma quello era un dettaglio che avrebbe velocemente risolto.
Solo che prima gli mancava un tassello, un importantissimo, vitale tassello che doveva assolutamente andare al suo posto, ma non glielo avrebbe chiesto, non questa volta. Era stufo di chiedere conferme, per una volta passò all'attacco.

- La sai una cosa professoressa - prese un respiro, se ce l'aveva fatta lei ce la poteva fare anche lui - tu non solo sei gelosa marcia, tu mi ami...e probabilmente anche da un sacco di tempo...-

Quelle parole le entrarono dentro con una forza dirompente.
Lo sapeva di amarlo, ma non era mai riuscita a trovare il coraggio di dirglielo. E' più facile difendersi quando l'altro non conosce i tuoi veri sentimenti.
E infatti ora, con la verità sbattuta in faccia, si sentiva la persona più vulnerabile del mondo.
Ma una parte di lei era cosciente che se c'era qualcuno con cui poteva esserlo, quello era proprio Gaetano.
Avrebbe voluto aprire quella porta buttarglisi tra le braccia e baciarlo come se non esistesse un domani dichiarando ai quattro venti che lo amava...ma la donna col pancione continuava fissarla con quello sguardo compiaciuto, e la paura di esternare i suoi sentimenti pesava come un macigno.

Però in fondo ormai che aveva da perdere?

La dignità era andata, le speranze frantumate, non c'era una via d'uscita possibile...era tutto finito.
Eppure anche in quel momento, con un matrimonio e una gravidanza che li divideva, Camilla sentiva che il destino li legava irrimediabilmente e che qualsiasi barriera avesse messo, in un modo o nell'altro si sarebbero ritrovati.
E anche se poi sarebbe stata peggio, dopo tutti i rifiuti che gli aveva propinato, le fughe e le delusioni che lui aveva ricevuto da lei, era pronta a prendersi la sua parte.
Improvvisamente, le venne in mente quel giorno di alcuni anni prima, quando ancora il fato con i suoi fili insondabili li aveva fatti rincontrare a Torino e per vivere in pace avevano stabilito delle regole.
Soprattutto la terza, le balenò davanti.

Nessun rimpianto

Si avvicinò al lato del letto, verso il comodino dove il selfie che avevano fatto un Febbraio di un anno e mezzo fa la fissava. Osservava quella foto come se fosse un cimelio appartenuto ad un'altra vita.
Quanto erano felici lì, quanto era felice lei lì.
E se ne rendeva conto solo ora che aveva perso tutto.
Sotto la foto c'era il biglietto che le arrivò con le margherite, una morsa allo stomaco nel rileggere quelle ultime parole.

E anche se tu non lo dici io...

-Ti amo -

La voce si era spezzata in mezzo.
Era incredibile come nel suo cuore sentisse le due parole rimbombare per la potenza che avevano, ma nella realtà erano le più difficili da pronunciare.

Ti ho amato probabilmente da prima che me ne rendessi conto io stessa, quando ti relegavo a tentazione perché sapevo che se avessi guardato la verità, quello che provavo mi avrebbe travolto la vita.

Da fuori la porta non sentiva più nulla ma ormai quasi non le importava.
- E non mi chiedere da quanto tempo perché non lo so! Non so se non me ne sono accorta o non volevo accorgermene. E tutte le volte che eravamo vicini era sempre più difficile, ma lo tenevo dentro dicendomi che non era niente, impegnandomi a fare altro e a riempirmi la vita per non pensarci. E poi dopo, quando l'alibi del mio matrimonio era caduto, non riuscivo ad ammetterlo a me stessa e tantomeno a dirtelo quando me lo chiedevi. Ma ora lo vuoi sapere? E va bene sì sono innamorata pazza di te, anche se ormai non cambia più nulla...sei contento adesso? -

Il primo "ti amo" era stato quasi sospirato, con la voce che si era rotta in mezzo, ma mentre continuava a parlare, Gaetano la sentiva finalmente per la prima volta aprire sé stessa. Si era accorto che lei non era più la Camilla che aveva conosciuto a Roma, si era indurita e aveva innalzato un muro sui suoi sentimenti più fragili. Eppure in quelle parole ancora la rivedeva, a tratti, quella donna meravigliosa che era sotto una montagna di pietre aguzze poste da lei stessa.
E lui la avrebbe tirata fuori da lì, fosse stata anche l'ultima cosa che faceva nella sua vita.

Quando Camilla finì, si lasciò cadere sul letto, era uscito tutto d'un fiato.
- Oh e ora lo ho detto! - Era stremata come se avesse corso una maratona.
Il biglietto scivolò per terra, si ricordava di aver fatto una cosa del genere solo una volta con Renzo mentre stavano tentando di far pace dopo un altro litigio.
Ma ora era diverso, era una cosa nuova, la sua unica vera confessione e anche se la aveva sfinita, finalmente per la prima volta aveva tirato fuori tutto e non poteva né voleva tornare indietro.

Lui era ancora appoggiato alla porta con gli occhi chiusi, aveva sognato quel momento per una vita e ora che era arrivato quasi non si rendeva conto che fosse vero.
Aveva bisogno di sapere che era la realtà invece.

- Apri la porta...-
-Torna da tua moglie -
-Camilla, apri la porta o la sfondo..-
-Sì certo...- alzò gli occhi al cielo - figuriamoci...-

Un mezzo sorriso le incorniciò la bocca, nei dieci anni in cui volenti o nolenti si erano sempre trovati l'una sulla strada dell'altro, lui non la aveva mai costretta a fare nulla, anche se a volte lei stessa lo avrebbe voluto, ma la riflessione non durò che un attimo perché la sua porta, la bella porta bianca della sua camera da letto, in un solo colpo era stata aperta.
La faccia che fece non aveva prezzo.

- Ma cosa...Gaetano...che cosa hai fatto? -
Lui non le rispose subito, si limitò a mettersi davanti a lei a fissarla con lo sguardo deciso anche se le braccia incrociate erano segno di una ultima, lieve insicurezza.

- Scusa, ma non puoi dire che non ti avevo avvisato. Ora ripetimelo...-
- Che...che cosa? -
- Sai benissimo cosa, non divagare, ripetimelo o ti giuro che ci chiudo qui dentro finché non lo risento.-
- E come fai? Hai sfondato la porta potrei andare via in qualsiasi momento! -

Ma stavolta lui era diverso, era come non lo aveva visto mai prima d'ora, neanche quando avevano cominciato quella loro strana relazione. C'era una luce particolare nei suoi occhi e qualcosa le diceva che anche con mille porte spalancate, lui non la avrebbe fatta uscire.

- Prima però dovresti passare letteralmente su di me e ti assicuro che finora non ci sono riusciti neanche i criminali, ora ripetimi quello che hai detto prima -

Camilla lo fissava come se lo stesse vedendo la prima volta. Era sempre il suo vicequestore, lo sapeva, ma aveva una sicurezza e una forza in quell'istante che la paralizzavano e sentiva che sarebbe stata disposta a fare tutto quello che lui avrebbe voluto.
E in fondo lei era questo che desiderava. Un uomo che le sapesse tenere testa, ma che non fosse arrogante o pieno di sé.
Dolce, romantico, sincero, intelligente, colto, un amico prezioso un confidente fidato, un amante da mille e una notte.
Ed eccolo lì, quell'uomo in piedi a braccia incrociate era tutto ciò che lei aveva sempre cercato e se doveva perderlo ora che aveva capito quanto fosse importante, lo avrebbe fatto, ma per una volta voleva agire senza preoccuparsi di cosa sarebbe successo dopo.

Non c'era modo di scappare, e sì, alla fine, chi se ne fregava se dall'altra parte del pianerottolo c'era un'altra, adesso Camilla voleva fare la cosa sbagliata...
Che poi era forse la cosa più giusta che avesse mai fatto fino a quel momento.
Ne aveva un bisogno quasi vitale.
Si alzò di nuovo e lo guardò negli occhi, questa volta senza nessuna paura o accenno di incertezza, e per una frazione di secondo si rivide davanti alla fontana, quando invece di correre da Torre, erano rimasti abbracciati a godersi il momento.

Nessun rimpianto

- Ti amo -

E in un attimo il resto svanì come d'incanto.
Si sentì attirare per la vita verso il suo corpo caldo e le labbra di lui la cercarono disperatamente, proprio come la notte in cui fecero l'amore per la prima volta.
In automatico lei gli intrecciò le braccia intorno al collo, le mani tra suoi capelli perdendosi in quelle sensazioni che mai avrebbe pensato di poter assaporare ancora.
Era un ritrovarsi dopo essersi persi, uno scoprirsi e riscoprirsi allo stesso tempo.
Come due persone che erano rimaste senza ossigeno e ricominciavano solo allora a respirare di nuovo.

Gaetano non riusciva più a pensare, non sentiva più cosa succedeva intorno a lui, sapeva solo che doveva averla più vicina ancora più vicina, perché era troppo lontana e non era abbastanza, non sarebbe mai stato abbastanza.
La strinse a sé talmente forte che era sicuro di starle facendo male, ma Camilla sembrava aspettare solo quello. Non aveva nessun desiderio di staccarsi, e per risposta aveva aumentato la stretta intorno al suo collo avvicinando i corpi il più possibile, stava toccando il paradiso perdendosi nel calore dell'inferno.
Le braccia sulla vita di lei allentarono la presa e le mani di Gaetano languidamente cominciarono ad accarezzarle la schiena facendola rinascere, i brividi la percorrevano, provava sensazioni che non ricordava di aver mai provato, forse perché prima, aveva paura di abbandonarglisi veramente anima e corpo mentre ora quella paura era scomparsa.

Ma il respiro ad un certo punto venne a mancare ad entrambi.
Fronte contro fronte con il fiatone, uno sguardo ad occhi semi socchiusi e poi lui poté finalmente morire di nuovo sul quel collo lasciando una scia di baci mentre Camilla si faceva trasportare di nuovo verso l'oblio.
Voleva quelle mani ovunque, voleva che quella bocca la scoprisse centimetro per centimetro, aveva un bisogno disperato di sentirlo fino nel profondo della sua anima.
Per Gaetano era come se stesse finalmente assaporando la vita per la prima volta.
Dio come gli era mancato quel profumo, le braccia sottili avvinghiate al suo collo, quelle mani che gli accarezzavano i capelli e che a volte lo avevano graffiato lasciando segni rossi che si compiaceva a vedere allo specchio.
Voleva sentirla, voleva sentirla intorno a lui, doveva ritrovare sé stesso, la sua parte migliore, e lo poteva fare solo quando si ritrovava in lei.

- Era una vita che aspettavo di sentirtelo dire...ti amo anche io...quanto mi sei mancata...-

La voce di lui la riportò temporaneamente alla realtà.
Al sentirgli pronunciare che gli era mancata, Camilla ebbe un sussulto e si irrigidì.
Lui se ne accorse immediatamente e la guardò con occhi preoccupati senza però minimamente allentare la presa.
Quelli di lei erano velati di amarezza e sconforto.
- Sei...sei sposato...- lo aveva pronunciato come se fosse una condanna a morte.
Doveva ammazzare Sabrina prima o poi...o magari benedirla, a seconda del lato da cui guardava la situazione.
Sorrise e le baciò delicatamente le labbra.
- No...-
Camilla non riuscì a non rispondere a quel bacio, non ce la faceva a staccarsi da quel calore che emanava il corpo di lui ne era rimasta troppo tempo senza...eppure doveva, doveva assolutamente perché lui non era più suo, perché c'era un'altra...

Un secondo.

- Cos...cosa vuol dire no? -
Lo staccò quasi a forza mentre aveva ricominciato a baciarle il collo e se continuava così sarebbero finiti sicuramente su quel letto che era lì a pochi metri...
- Gaetano, ti prego, che cosa vuol dire no?-
Riuscì a fare in modo che la guadasse negli occhi anche se bloccargli le mani era ancora abbastanza difficile data la stretta di ferro.
- Gaetano! -
Lo sentì sospirare mentre appoggiava di nuovo la sua fronte contro quella di lei.
- Era questo che volevo spiegarti di sotto se solo mi avessi fatto parlare. Sabrina, la donna che hai visto a casa mia, non è mia moglie...-
Camilla sgranò gli occhi.
- Ma come? Ma se lei mi ha detto di chiamarsi Berard..
La bloccò con un bacio che le tolse il respiro.
- E sei sempre la solita, non ho finito di parlare, prima di arrivare alle conclusioni, avresti dovuto raccogliere almeno tre indizi, Agatha Christie lo avrebbe fatto...-
Il riferimento alla conversazione avuta tanto tempo prima in un momento in cui erano in procinto di fare tutto tranne che parlare le piegò le labbra in un sorriso che la illuminava fino agli occhi, quegli occhi che per la prima volta lo guardavano adoranti, ed erano uno specchio perfetto di quelli di lui.
Non c'era nessun'altra.
- Ma lo sai che io e lei non abbiamo molto in comune...- disse facendo scorrere le sue mani sul petto di lui coperto dalla camicia fino a scendere sfiorando la cintura dei pantaloni – a parte i finali a sorpresa...-
Era il suo turno di giocare.
- Però se non mi spiega signor vicequestore, la avverto che potrei commettere qualche crimine proprio contro di lei -
- E questo non sarebbe affatto buono perché poi dovrei arrestarla professoressa...-
Un morso al labbro inferiore e non sapevano se fosse stata lei a trascinarlo o lui a spingerla, ma si ritrovarono sul letto avvinghiati come se non esistesse più nulla all'infuori di loro.
Tra un sospiro e un gemito, i vestiti sembravano essere diventati di troppo.
Prima di perdere completamente il barlume della ragione, Camilla riuscì a riprendere un attimo di controllo.
- Veramente non sei sposato? -
Lui aveva cominciato a toccarla in quel modo che la aveva sempre fatta impazzire, e rispose guardandola negli occhi ma senza fermarsi.
- Ti ho mai mentito? -
La risposta era scontata.
- E comunque se proprio vuoi sentirlo, no non sono sposato...ma mi sembra di aver capito che una certa prof, convinta che Sabrina fosse mia moglie, prima si sia sfuggita di voler essere al suo posto, e sono abbastanza sicuro di avere un ottimo udito...-
Aveva cominciato ad sollevare la maglietta di lei e stava percorrendo con le labbra una linea invisibile che andava dalla cintura dei jeans fino allo stomaco...
- Non ti sfugge niente eh Sherlock Holmes?- come faceva a rispondere ancora mentre era pervasa da migliaia di sensazioni non lo sapeva neanche lei.
Lo sentì ridere, e avendo la bocca premuta contro la sua pelle le vibrazioni le si diramarono per tutto il corpo.
- Esattamente, e direi che siamo una coppia di investigatori più che perfetta...-
Non voleva lasciargliela vinta, non così.
- Per essere precisi, Agatha Christie era una scrittrice, non un' investigatrice -
A quel punto lui sollevò il viso dal corpo di lei e la guardò con quel sorriso che in dieci anni non era mai cambiato.
- E tu sei sempre la prof...-

C'era talmente tanto passato che ancora non avevano avuto la possibilità di raccontarsi, di spiegarsi, tante cose che in più di dieci anni avevano tenuto dentro e che avrebbero invece dovuto tirare fuori per cominciare veramente a vivere.
Ma in quel momento, prima di tutto, avevano bisogno di sentirsi, di sapere che erano lì insieme per davvero, il resto sarebbe venuto dopo.
I vestiti scomparvero uno per uno, e ad ogni capo sfilato, era come se uno strato di dolore, di vuoto, di incertezza, venisse gettato via.
Era uno scoprirsi veramente con la consapevolezza che per la prima volta entrambi stavano facendo l'amore, che creavano qualcosa di unico e magico che era loro, solo loro due.
Non solo pelle contro pelle, ma anche anima dentro anima.

Non era l'esplosione di un'attrazione tenuta a stento sotto controllo per dieci anni, ma una piccola fiamma che piano piano prendeva corpo e aumentava di calore fino a scioglierli completamente fondendoli l'uno nell'altra.

Fu come ripercorrere la loro storia.

Cominciò dolce, giocoso, malizioso, i sorrisi complici che si scambiavano durante i le prime chiacchierate al bar, per poi diventare impetuoso, fino quasi ad essere doloroso, il loro bacio nella piazza, il suo addio prima di Praga, i baci che si alternavano a piccoli morsi, tutti i segni che i rifiuti di lei avevano lasciato nel suo cuore, le mani che accarezzavano, facevano quasi il solletico per poi agganciarsi alla schiena con le unghie fino quasi a fare il sangue, Gaetano che le aveva chiesto di sparire mentre delirava disteso sul divano di casa di lei. Sentire di non essere mai stati tanto vicini anche se tutto li divideva, quando si confidavano e si aprivano senza paura ascoltando l'uno i problemi dell'altra, quando lui venne accusato di omicidio, quando lei litigava a casa.

Tutto e poi il contrario di tutto, non essere mai stati così lontani anche se invece erano vicini, quando avevano cominciato quella relazione strana in cui non erano amici ma neanche una coppia, e poi alla fine, superare le barriere, abbatterle, sconfiggere la paura ed entrarsi dentro, nel corpo, fino ad arrivare all'anima, riuscendo finalmente a realizzare forse per la prima volta che non erano soli, che anche l'altro c'era, per poi venire trascinati insieme verso l'oblio aggrappandosi l'una all'altro sapendo che questa volta nessuno nei due avrebbe più mollato la presa.

Che erano un solo cuore e un solo corpo, lo erano sempre stati a dispetto di tutto e tutti, persino di loro stessi, finalmente loro, insieme, fusi in un unico respiro e in un'unica vita.

Non c'era bisogno di altro.
Poteva saltare la luce, arrivare un terremoto, andare a fuoco la città, o persino esplodere il mondo...loro due erano insieme e quello bastava perché tutto fosse esattamente come sarebbe sempre dovuto essere.

- Questa volta prof, te lo giuro, non mi scappi più -
Finalmente poteva di nuovo farsi cullare da quegli occhi meravigliosi che la guardavano adoranti.
- Non ho la minima voglia di farlo, ma se mai capitasse...-
- Non capiterà perché ti ammanetto al letto prima.-
Un brivido la attraversò di nuovo.
- Non mi ricordavo che fossi così - le mani di lei lentamente avevano cominciato ad accarezzargli il petto facendo disegni astratti con un sorriso divertito.
- In un anno certe cose cambiano...e credo di aver capito che una certa professoressa abbia un disperato bisogno di essere messa al suo posto...-
La risata maliziosa di lei mentre teneva la testa sul suo petto riaccese tutti i sensi che stavano cadendo nel torpore.
- Ah sì signor vicequestore? E sentiamo come vorrebbe mettermi al mio posto?-
Non ebbe il tempo di dire altro che se lo ritrovò sopra di lei, gli occhi quasi color ghiaccio che brillavano di una luce indescrivibile.
E a volte il ghiaccio scotta quasi più del fuoco, pensò mentre lui le prendeva entrambi i polsi con una mano tenendoli sopra la sua testa.

Ma a lei non sarebbe affatto dispiaciuto bruciarsi.
 
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Glory70
view post Posted on 14/12/2015, 16:29     +1   -1




Ah!!!! Bellissimo capitolo, e posso dire...finalmente ! Finalmente si sono ritrovati , parlati con il cuore e amati ...
Adesso rimane solo un mistero... chi è Sabrina ? :P
 
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view post Posted on 31/12/2015, 19:29     +1   -1

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Capitolo otto

Soothing moments



- Svegliati su..-
Una carezza che scendeva dalla guancia al collo fino a sfiorare tutto il braccio.
Quella voce calda che insieme al profumo della sua pelle la avvolgevano mentre era immersa per la prima volta da un anno a questa parte, in un sogno bellissimo dove entrambi passeggiavano sulla riva del mare, il proseguimento di come aveva sempre sperato fosse il loro rincontro.
La mano, con la leggerezza di una piuma, risalì spostandole un riccio dalla fronte.
Aprendo gli occhi, vide quell'azzurro in cui finalmente poteva di nuovo perdersi, lo sguardo che aveva desiderato immensamente di sentire su di sé e quell'incanto di volto piegarsi in un sorriso.

Però c'era un problema.

- Sei troppo lontano, stringimi....-
Aveva una voce dolcissima, quella che lui aveva sentito solo i primi tempi della loro relazione, quando non facevano altro se non dimenticarsi del mondo fuori per immergersi l'uno nell'altra.
- Guarda che se ti stringo più forte ti stritolo-
Rispose lui mentre però la riprendeva tra le sue braccia facendole appoggiare la testa sul suo petto.
- Fallo lo stesso, mi piace tanto -

Il sorriso di Gaetano mentre la teneva stretta e lasciava scorrere una sua mano sulla schiena nuda di lei sarebbe stato da incorniciare. Chiuse gli occhi assaporando quel momento che non pensava avrebbe vissuto mai più. Si sentiva completo per la prima volta, e anche se sapeva che dovevano parlare di una miriade di cose, quelle ore erano solo loro per ritrovarsi e viversi di nuovo.

Però sfortunatamente il tempo incalzava.

- Io tra poco devo andare...oltretutto sarebbe il caso di farsi sentire con Livietta e George perché dubito che siano tornati ma la bambina dovrà pure dormire. E ci sarebbe anche una porta da risistemare -
La sentì emettere una piccola risata.
- Non posso credere che tu abbia veramente sfondato la porta...-
- E' colpa tua che sei una testarda, anche se adorabile quando vuoi, comunque la porta te la rimetto a posto -
- Non ci pensare neanche, per un po' la voglio così, e poi ne è assolutamente valsa la pena. In ogni caso direi che quando avrò voglia di risistemarla chiamerò un muratore, la mia lavatrice si ricorda ancora di quando è passata sotto le tue mani...-
- E che cosa avrebbero le mie mani che non va? - il tono tra l'offeso e il divertito.
- Ora come ora assolutamente niente - rispose mentre le intrecciava con le sue.
Poi alzò la testa dal suo petto e lo guardò con uno sorriso adorante sporgendosi per ricevere un bacio.
- Non mi tentare sennò finisce che ti tengo qui una settimana...-
- L'idea non è affatto male...io sono anche in ferie...- rispose sorridendo maliziosamente.
- Non lo è, ma prima noi dobbiamo parlare di tante cose e lo sai -

Quei ricci tornarono a solleticargli il petto mentre lei appoggiava nuovamente la testa proprio all'altezza del suo cuore.

Forse cullata da quei battiti così sicuri avrebbe potuto. Non è facile tirare fuori la parte più sensibile di te, soprattutto se hai alle spalle tradimenti di persone a cui avevi dedicato la vita e per i quali avevi fatto spesso scelte difficili.
Chiuse gli occhi.

- Ho avuto paura...-
Lo senti irrigidirsi, i battiti del cuore per un attimo più accelerati.
- Di me? - aveva un tono da bambino ferito che la portò a sollevarsi per guardarlo, e non le piacquero quelle nuvole che vedeva nei suoi occhi.
- No! Non di te, cioè forse in parte sì ma, avevo paura di me, di come mi sentivo quando ero con te. Come te lo spiego...-
La mano di lui le sfiorò la guancia.
- Guarda che se ancora non te la sent...-
- Ah no commissario, adesso che ho cominciato tu stai zitto e mi ascolti fino a quando non ho finito, e anche se potrei essere poco chiara, fammi parlare ok? -

Sempre la sua Camilla, quella che quando si metteva in testa una cosa, cascasse il mondo la doveva portare a termine.

- Agli ordini professoressa - Un piccolo sorriso gli si dipinse sulle labbra. Camilla non si era più sfogata con lui da quando avevano cominciato quella relazione da "non amici ma neanche una coppia" e quindi voleva lasciarla parlare se questo poteva servirle, e sicuramente serviva a lui per riuscire a capire meglio qualcosa di quei mesi così belli che si erano trasformati per lei poi in una cappa soffocante da cui volersi allontanare.
Adesso era lei a sorridere. Si rimise con la testa sul suo petto come se da lì potesse trovare il coraggio di lasciarsi andare.

- Non mi era mai capitato di vivere come ho vissuto i primi mesi della nostra relazione. E lo so che me ne sono uscita con quella frase sul fatto che non eravamo amici ma neanche una coppia, ma...credo che sia stata la paura a farmi parlare lì...-
Aveva ricominciato a disegnare cerchi sulla pelle di lui.

- All'inizio mi sentivo una quindicenne, era come se non volessi pensare al futuro, quando eravamo insieme finivo col dimenticare tutto, i doveri, il mio cane, vedevo poco persino Livietta -
Una pausa, un altro respiro profondo, la difficoltà aumentava.
- Poi ho cominciato a capire la proporzione di quello che stava accadendo e...e ho avuto il terrore di accelerare troppo -
La sua mano ritrovò quella di lui e intrecciò nuovamente le loro dita, anche il suo sguardo si pose lì, aveva bisogno di quanto più coraggio possibile per andare avanti.
- Tu mi hai sempre ripetuto che mi hai aspettato per anni, io invece, sebbene mentissi a me stessa e agli altri, razionalmente ho sempre pensato che tra noi non sarebbe mai cambiato nulla.-
Non si accorse della punta di amarezza che attraversò gli occhi di lui perché non lo stava guardando, ma sapeva che non gli avrebbe fatto piacere sentirlo, per quello continuava tenere le mani intrecciate.
- I doveri mi impedivano di pensarci, il mio matrimonio era la scusa perfetta, l'abitudine mi imprigionava e sai, alla fine non è che tu brillassi proprio di stabilità emotiva visto quante donne cambiavi. Quindi avevo trovato un equilibrio in un certo senso...mi ero quasi rassegnata che quello fosse il mio destino -

E onestamente mi piaceva anche un po' l'idea di avere due uomini per me...

Al sentire le sue parole Gaetano avrebbe voluto risponderle che la sua instabilità era data solo dal fatto che non aveva mai potuto avere lei...ma rimase in silenzio aspettando che Camilla continuasse, ricacciando dentro la delusione per aver capito che per tanti anni era stato solo lui a sperare in quella realtà che stavano vivendo ora.
Ma ormai tutto ciò era il passato e non voleva pensarci più.

- Poi le cose sono cambiate - Camilla stava continuando - Renzo ha fatto quello che ha fatto e io non ho più avuto alibi. Forse ora mi sono accorta che il ceffone che si prese quella mattina qui sotto glielo avevo dato perché quello che aveva detto era andato troppo vicino alla verità, anche se nella sua situazione non aveva nessun diritto di giudicarmi...-
- Hai dato un ceffone a Renzo? -
Chiese con sguardo sorpreso mentre gli occhi di lei trovavano i suoi mandando un messaggio molto chiaro.
- Ok, ok sto zitto, continua -
- E comunque sì, quel giorno mi disse che con il suo tradimento mi ero finalmente data una giustificazione valida per fare quello che avevo sempre voluto fare, e probabilmente aveva ragione. -

A Gaetano scappò un mezzo sorriso.

- Ma tornando al punto principale, la realtà è che non avrei mai pensato che il nostro rapporto sarebbe cambiato, e quando è successo è stata una cosa che mi ha preso così tanto da farmi paura. Ho messo un freno a me stessa e poi Renzo ha cominciato a intromettersi, tu mi chiedevi conferme, poi ti mettevi a fare il ragazzino con lui e io mi sentivo confusa - stavolta alzò lo sguardo verso di lui - Il mio matrimonio è durato vent'anni, era subentrata tra me e Renzo un'abitudine e un equilibrio che con te non esisteva, eppure quella stabilità ventennale era crollata come un castello di sabbia- un sospiro e lo sguardo che si abbassò - aveva già vacillato anni fa quando Renzo mi lasciò per Carmen, e ora di nuovo, sempre per la stessa donna, si era distrutto tutto. Cosa poteva accadere a noi? Noi eravamo troppo, e troppo in fretta, e io ero ancora scottata. Avevo bisogno di tempo, per me era una cosa nuova, non ero mai stata così presa prima, e ho cominciato a sentire un senso di oppressione e ad avere tanti dubbi.-
Appoggiò nuovamente la testa sul suo petto.

In quell'anno separati, Gaetano aveva pensato anche a quella eventualità.

Si ricordava di quando erano in macchina e lei gli aveva chiesto tempo, però poi quel discorso non era uscito più, o meglio, era uscito dopo quando lei si stava già allontanando, però gli chiedeva tempo senza mai dargli una spiegazione.
- Camilla, ma perché non me lo hai detto? Perché non mi hai mai parlato della tua paura? Lo sai che per te avrei fatto qualsiasi cosa, smosso persino le montagne, ma tu non mi hai detto nulla, e quindi io ho continuato a...non posso crederci, quindi tutte le volte che io ti chiedevo una conferma di quello che eravamo, tu ti sei sentita sempre più soffocare....-

Sollevò lo sguardo di scatto e incontrò quello triste e incredulo di lui.

- No, aspetta, non è così...non sei stato solo tu! Come faccio a farti capire...è stato troppo tutto insieme. Tu da una parte, poi Renzo che si intrometteva e io che lo lasciavo fare probabilmente aumentando la tua insicurezza che ti spingeva a chiedermi di più. E poi non lo so, credo che ad un certo punto abbia tentato di trovare un equilibrio cercando di bilanciare tutto ma non mi sia riuscito e devo essere scoppiata...-
- Sì ma non hai risposto alla mia domanda, perché non me ne hai parlato? Prima di stare insieme parlavamo di tutto, ora questa cosa di vitale importanza...-
- Perché non sono abituata ad aprirmi così, lo facevo solo con mia madre e poi con te prima che cominciassimo a stare insieme e neanche su tutto, ma dopo non ci sono più riuscita. Non è facile per me parlare, tanto meno se riguarda quello che provo, l'ultima volta che ho dimostrato a qualcuno i miei sentimenti mi sono ritrovata con un marito che ha messo incinta la sua ex fidanzata...-

E Gaetano doveva ammettere che non aveva tutti i torti.

Quando Renzo disse a Camilla di Carmen, una parte di lui aveva sperato che quella fosse la sua occasione, ma vedere Camilla così a terra, insicura del suo intuito da investigatrice, della sua capacità di insegnante, senza curiosità, come svuotata e pronta solo a deprimersi lo aveva per la prima volta messo davanti ad una donna che alla fine era umana come lui.
Perché fino a quel momento, lui la aveva idolatrata, il punto fisso della sua vita era Camilla, con la sua curiosità, testardaggine, sicurezza nelle risposte, la sua leggerezza che lo faceva sentire bene con sé stesso e capace di superare ogni problema. Una volta glielo aveva detto, che era proprio la sua presenza a dargli la forza, la lucidità e il coraggio, ma non si trattava di momenti isolati. Quando erano insieme lui sentiva di poter fare qualsiasi cosa, sempre.

E vederla in quel modo, priva di ogni sentimento che non fosse tristezza, chiusa dietro una barriera di rabbia per non far capire a nessuno che non aveva più fiducia in sé stessa ma chiedendo disperatamente conferma del contrario, lo aveva, doveva ammetterlo, preoccupato.

Per la prima volta intravedere la sua fragilità gli aveva fatto capire che, sebbene aspettasse quel momento da una vita, prima doveva ritrovare la sua prof, rivedere quel sorriso stupendo che le incorniciava il viso.
Ma scoprire quella stessa fragilità gliela aveva, se possibile, fatta amare ancora di più. Per questo quando erano insieme non riusciva a staccarsi da lei.

- Gaetano... ci sei ancora? Ma come io ti parlo e tu mi fai quello sguardo perso nel vuoto? Ohi?-
Il volto di lui incontrò gli occhi un po' contrariati di lei.
- Sì ci sono, stavo solo pensando...-
- Ah sì? E a chi pensava il nostro vicequestore? Vorrei proprio saperlo dato che io stavo facendo un discorso abbastanza serio -
Era adorabile quel lato di lei. In ogni altra donna probabilmente lo avrebbe trovato detestabile, ma su di lei...
- Ma tu guarda quanto è gelosa una certa professoressa, e poi ti lamentavi di me eh...-
La vide tentare di dire qualcosa ma premette un dito contro le sue labbra che poi trasformò un una carezza.
- Se vuoi ti dico a chi stavo pensando -
Camilla strinse gli occhi con una espressione quasi infastidita.
- Sentiamo...-
Non era possibile che dopo dieci anni, lei ancora non capisse.
- Pensavo a questa persona che per tanti anni ero convinto di conoscere, ma poi ad un certo punto mi sono accorto di essermi sbagliato...-
Gli occhi di Camilla erano sgranati, Gaetano era la persona che la conosceva di più al mondo, per cui sicuramente non poteva star parlando di lei.
- Aspetta un secondo, e chi sarebbe quest...-
- Zitta, non ho finito, fammi finire, dicevo, pensavo di conoscerla, mentre invece alla fine probabilmente non la conoscevo così tanto come credevo. Lei è una curiosona testarda che si fa in quattro quando gli altri stanno male mettendo a repentaglio sé stessa. Fa le cose d'impulso prima di pensare alle conseguenze e si caccia sempre in qualche guaio se è per proteggere qualcuno che ama. Ma se si tratta di lei, non permette a nessuno di aiutarla e si chiude come un riccio...come questi capelli qui...- continuò prendendo una ciocca dei suoi capelli tra le mani.
Camilla si stava trattenendo dal sorridere anche se l'espressione finta corrucciata era molto comica.
- Lo sai che sei uno stupido?- il sorriso le era scappato alla fine.
- E tu lo sai che rifarei tutto e sarei disposto di nuovo a rivivere tutto il dolore di questi undici anni se poi la ricompensa è averti qui adesso? -
I battiti del cuore di Camilla erano talmente veloci che non sapeva più come rallentarli. Si sentiva amata completamente ed era una sensazione alla quale, adesso che riusciva ad accettarla, sapeva che non sarebbe mai più stata capace di rinunciarvi.
E per la prima volta, desiderava rispondere con tutto il suo essere a quell'immenso amore che non le faceva più paura.

La mano di lei sulla sua guancia ed uno sguardo sincero come non lo aveva mai visto mentre lui le prendeva quella stessa mano e baciava l'interno del polso.

- Ti amo...- la voce era ancora debole e lui lo capiva, sentiva che stava facendo un grande sforzo a mostrare quella parte di sé.

Gaetano promise a sé stesso che non avrebbe mai più permesso che lei si sentisse vulnerabile, che avesse paura a dimostrare i suoi sentimenti, che non riuscisse a parlare con lui.
Le sorrise guardandola in quel modo speciale che la faceva sentire sempre la donna più bella del mondo.
- Dimmi solo che non è un sogno e che domani mattina sarà ancora tutto così - anche nella voce di lui si percepiva la paura di soffrire.
Dovevano ricostruire tutto insieme.
- Solo se lo dici anche tu a me -
Un bacio che aveva il sapore di promesse, le mani intrecciate, la consapevolezza di essere finalmente insieme.

In quel momento, con la coda dell'occhio Gaetano scorse tra i vestiti che erano finiti per terra un indumento che non si ricordava di aver indossato.
- Ma...quella non è la mia felpa? - chiese mentre continuava a tenerla abbracciata anche se gli occhi adesso fissavano per terra il punto dove prima Camilla la aveva gettata.
- Veramente sì...- rispose un po' imbarazzata.
- E che ci fa la mia felpa blu, a luglio, in camera tua? -
- La ho presa qualche giorno fa, quando Gustavo stava portando su i tuoi pacchi.-
- Non sapevo ti piacesse così tanto, se vuoi te la regalo - disse un po' divertito.
- Non voglio che me la regali, anzi voglio che te la riprendi.-
- Non ti piace più? -
- Ma sì che mi piace, però preferisco che la indossi tu.-
- E non mi vuoi dire perché? -
- Eh no commissario, mi hai già scucito abbastanza confessioni stasera, lasciami un minimo di dignità.-
Non gli poteva mica dire che se la voleva mettere quando andava a casa sua così da sentire il suo profumo addosso.

L'uomo scoppiò a ridere.

- Va bene ok, te la do per buona, almeno mi dici perché la mia povera felpa se ne sta tutta stropicciata per terra? Che ti ha fatto di male?-
- Lei niente, tu invece...- e ripensando alla loro discussione davanti all'ascensore - Perché mi hai ringraziato quando ti ho fatto le congratulazioni a proposito? Io mi riferivo al t...-
- Stop stop, ti blocco qui, sì dopo ho capito che tu mi avevi fatto le congratulazioni perché pensavi che mi fossi sposato e in attesa di figlio, ma in realtà io credevo che ti riferissi alla chiusura del mio caso...-
- E dato che siamo entrati in argomento...- ecco la prof indagatrice che entrava in azione - me lo vuoi dire una buona volta chi è la donna che sta vivendo con te a casa tua? -
Era una sensazione incredibile vederla apertamente gelosa, una parte di lui adorava questa gelosia, ma sapeva di doverle una spiegazione.

Alla fine era sul serio arrivato il momento di affrontare quel discorso, e gli scherzi dovevano lasciare il passo ad altro.
A qualcosa che si portava dentro, che era doloroso e gli procurava un senso di colpa dilaniante.

- Io ti spiego la situazione, ma tu prima di tutto mi devi promettere che qualsiasi cosa io ti dica la terrai riservata e secondo che non ficcherai il naso in questa faccenda perché è una questione estremamente delicata. L'unico motivo per cui ti racconto tutto è perché io non voglio che tra me e te ci siano segreti o incertezze, ma questa volta la storia è molto pericolosa e non ci devi avere niente a che fare. Me lo prometti?-
Aveva assunto un tono estremamente serio, e anche se la sua curiosità fremeva, Camilla aveva la sensazione che questa volta, sebbene ancora non sapesse nulla, sarebbe stato decisamente meglio rimanerne fuori.
Si sporse per dargli un bacio.

- Promesso...-
- Lo sai che alle tue promesse non credo moltissimo perché alla fine ti impicci sempre, ma stavolta ti chiudo in casa veramente...-
La cosa la stava cominciando a preoccupare, la situazione era così pericolosa?
- Te lo prometto, veramente, adesso però racconta...-

L'uomo chiuse gli occhi e tirò indietro la testa, la sua espressione si fece scura e lei lo sentì aumentare la stretta sulle sue spalle.

- Quando ero a Roma, subito dopo aver arrestato uno dei capi della cellula malavitosa che stavamo cercando di sradicare, mi imbattei in un uomo mentre ero sulle ricerche del loro quartier generale. -
Quando aveva detto che era una questione pericolosa, Camilla aveva avuto il presentimento che fosse legato alla storia di Roma e ora le sue ipotesi stavano prendendo forma.
-Sfortunatamente, non avevamo prove tangibili che la persona arrestata fosse proprio quella che cercavamo, ovviamente noi lo avevamo dedotto dalle nostre indagini, ma sai benissimo che senza testimoni, soprattutto se si tratta di questioni legate alla mafia, è molto facile farla franca.-
Lui si fermò un attimo, come se stesse trovando la forza di raccogliere lei idee, era evidente che non ne aveva mai parlato a nessuno.
- La persona che incontrai, si chiamava Claudio De Silva, era un impiegato della ditta che il gruppo utilizzava come copertura per i propri traffici. In pochissimi lì dentro sapevano di quel giro, la maggior parte di chi vi lavorava era gente normale che non aveva idea del posto in cui si trovava. Insomma, Claudio, un giorno, mentre aveva appena finito di lavorare facendo lo straordinario, fu testimone di un'esecuzione che si stava compiendo proprio nello stesso edificio. Era tardi e non c'era nessun altro, sentì dei rumori provenire da una stanza che aveva una porta socchiusa e vide chiaramente l'uomo che noi avevamo arrestato, ordinare ad altri due che ne tenevano un terzo in ginocchio, di sgozzarlo-
Si interruppe di nuovo, era incerto se proseguire o no, e Camilla sentì che i battiti del suo cuore erano molto irregolari adesso.
- Il cadavere dell'inginocchiato venne ritrovato da noi poche ore dopo la sua esecuzione. Claudio scappò, nessuno si era accorto che era lì e si presentò in questura qualche giorno dopo ancora sotto shock. Quando mi raccontò la storia, io tentai di convincerlo in tutti i modi a testimoniare perché sarebbe stato la chiave per la nostra indagine, ma lui non voleva. Aveva una famiglia a cui pensare e sapeva molto bene che le ritorsioni della mafia più che toccare i diretti interessati, si abbattevano sulle loro famiglie, allora io gli assicurai che non sarebbe successo nulla, sarebbe entrato in un sistema di protezione fino al processo e dopo aver sudato abbastanza, e credimi, ci ho messo molto, conquistai la sua fiducia e lo convinsi a testimoniare -

Camilla ascoltava Gaetano e aveva una brutta sensazione per la piega che stava prendendo la storia.

- Per farla breve, tenemmo l'identità di Claudio segreta ma sfortunatamente qualcuno all'interno della polizia fece una soffiata, con il risultato che...- Gaetano a questo punto si bloccò completamente, era difficile continuare a parlare perché quello che stava per dire lo tormentava ormai da tempo.
Guardò fuori dalla finestra e sospirò.
Lei si accorse di questo e gli prese il volto tra le mani preoccupata.
- Che cosa è successo? -
Gli occhi dell'uomo si fecero tristi.
- Il fratello minore di Claudio, un ragazzo di appena 23 anni, venne trovato morto in casa sua, freddato da un colpo alla testa.-

Il sangue nelle vene di Camilla si era gelato. C'era sicuramente un legame tra la donna a casa di Gaetano e questa storia ma di qualsiasi tipo fosse, ora le stava provocando un'ansia terribile.

- Claudio ne fu distrutto e so che la colpa fu mia, perché non avevo calcolato che qualcuno all'interno potesse parlare e...e ci era andata di mezzo la vita di un ragazzo...-
Nella sua voce c'era tutto, rabbia, tristezza, frustrazione e tanto dolore.

Che inferno aveva passato Gaetano in quell'anno, Camilla non voleva fare altro che stringerlo e fargli dimenticare tutto, ma prima doveva lasciarlo parlare, sapere la storia fino in fondo.

- Lui ora è sotto protezione, vive in un posto che neanche io conosco ed è controllato finché non ci sarà il processo tra due mesi e mezzo. Prima di venire trasferito, mi raccontò di avere una sorella, anche lei più piccola che era incinta. Loro erano orfani di genitori, lei non aveva nessuno e quindi mi chiese se poteva portarla con sé perché era terrorizzato, temeva che le potesse succedere qualcosa. Purtroppo però la protezione dei testimoni non glielo permise perché ci dissero che sarebbe stato meglio se questa storia della sorella, dato che avevano già colpito qualcuno della sua famiglia, fosse rimasta segreta. Lo sappiamo solo in tre, io, il questore di Roma e De Matteis...-

Al sentire quel nome che ormai era un ricordo lontano, Camilla spalancò gli occhi.
- De Matteis? Ma quel perfettino tutto matite e ordine? Non ce lo vedo in questa storia!-
- Ah ma vedo quindi che l'antipatia è reciproca eh? - Notò lui abbozzando un sorriso.
La faccia di lei diceva tutto.
- Non ne parliamo!-
Lo scambio aveva alleggerito l'aria.

- In ogni caso, io sono stato quello che lo ha convinto a testimoniare e per colpa mia lui aveva perso suo fratello, così quando mi raccontò della sorella incinta, appunto, Sabrina, gli assicurai che finché la storia non si fosse conclusa mi sarei preso la responsabilità di proteggerla personalmente. E' da allora che lei si è trasferita a casa mia, prima a Roma e quando sono tornato a Torino, non potevo fare altro che portarla qui con me. Non sarei riuscito a fare nulla mentre era in un'altra città...-

- E quindi tu mi stai dicendo che a casa tua c'è la sorella incinta di un testimone chiave per un processo contro un capo mafioso? Che sei diventato, come dire...la sua guardia del corpo perché ti senti in colpa per aver causato la morte del fratello?-
Non era per niente rassicurante il modo in cui aveva detto "guardia del corpo".
- Camilla, sì, te lo avevo detto che era una storia pericolosa. Adesso promettimi che non ti metti in mezzo perché qui una persona è già morta, ed è stata tutta colpa mia. Devo proteggere Sabrina e il suo bambino ad ogni costo. Giurami che ne starai fuori, non posso pensare cosa potrebbe succederti se ti immischiassi, ti prego, giuramelo!-
Per la seconda volta quel giorno, lo guardava come se non lo avesse visto prima.
La morte del fratello di Claudio doveva averlo colpito immensamente e i sensi di colpa, ne era sicura, non gli permettevano di lasciarsi quella situazione alle spalle e rimanerne fuori.
Gli accarezzò la guancia, un gesto che li univa da dieci anni e che era diventato il loro modo silenzioso per dirsi quello che non potevano esprimere a parole. Lo vide chiudere gli occhi abbandonandosi alla sensazione, il volto ancora piegato in un'espressione triste.

Era molto preoccupata per questa storia e aveva un presentimento orribile, ma non poteva dirglielo o pretendere che lui smettesse di essere...beh di essere lui e di mettere tutto sé stesso nel lavoro che faceva.
- Non è colpa tua se lo hanno ucciso...e comunque te lo prometto, ma almeno posso starti vicino? -
Sentiva che lo stava quasi implorando e lo vide accennare un piccolo sorriso.
- Ehi professoressa, ti sei scordata che non ti faccio più scappare? Credo proprio che sarai costretta a starmi vicino...-
A quell'affermazione, lei si sentì più tranquilla, anche se...
- Ma scusa, allora perché quando si è presentata a me ha detto di chiamarsi Berardi? Mi ha fatto prendere un colpo!-
- Ah, di quello mi ero accorto, in ogni caso penso che volesse scherzare e basta, è una persona abbastanza immatura nonostante sia in attesa di un bambino e ho imparato a mie spese che ama incasinare la vita alla gente. In qualche modo mi ricorda mia sorella Francesca, sarà per questo che provo un certo istinto di protezione verso di lei. E poi devo dire che è stata anche di aiuto. Da quando ho cominciato a occuparmi della sua situazione, ogni volta che mi girava intorno una donna, lei appariva e loro scappavano. Non ho mai capito perché onestamente .-

- Beh, se dice a tutte quello che ha detto a me...posso immaginare...ma aspetta un secondo, che vuol dire "ogni volta che ti girava intorno una donna"? -
- Ma niente, il solito, tra procuratori e magistrati ultimamente ci sono molte donne in polizia ed è capitato che qualcuna tentasse un approccio...-
Camilla stava cominciando a vedere rosso mentre il corpo si irrigidiva.
- Definiscimi "un approccio".-
Nel sentire il suo tono a Gaetano scappò una risata. Era completamente pazzo di lei e questo suo lato geloso che ora stava diventando molto più evidente di prima gli piaceva da morire.

- Non è importante - le rispose sporgendosi per darle un bacio - tanto si sono sempre ritrovate a fare i conti con un gentile rifiuto. E poi Sabrina penso ci mettesse il carico. Credo che si divertisse, lei non sa ancora della morte dell'altro suo fratello, Claudio non glielo ha voluto dire per via nel suo stato e pensava di farlo una volta che il bambino fosse nato...-

Anche la storia di una donna incinta a casa di Gaetano non le andava a genio.

- Scusa però eh, ma questa Sabrina non ha un marito? Porta la fede...-
- La fede è un ricordo della madre, lei aveva un compagno che un bel giorno dopo aver saputo che era incinta, la ha lasciata di punto in bianco...-

Quindi una donna bella, incinta, da sola, a casa di Gaetano e a cui lui doveva fare da guardia del corpo per un caso di omicidio.
E la donna in questione, allontanava le possibili pretendenti di Gaetano a quanto pare, molto bene.
- Ho capito..allora forza andiamo...- disse lei dopo queste riflessioni.
Gaetano non capiva a cosa si stesse riferendo.
- Dove vuoi andare? -
- Beh, a conoscere questa Sabrina come si deve, se vive a casa tua mi pare ovvio che si debbano fare delle presentazioni ufficiali, anche se prima...- assunse un'espressione molto maliziosa e le sue labbra trovarono il collo di lui - devo marcare il territorio...-

Lui chiuse gli occhi divertito godendosi quel momento fino a quando gli balenò in testa una domanda.
- Allora posso marcarlo anche io il mio territorio? - chiese, e il riflesso degli occhi ritornava color ghiaccio.
- Devi - fu la risposta di lei mentre quei brividi caldi che solo lui sapeva provocarle, ricominciavano a pervaderla - però dopo me la presenti come si deve...-
- Tutto quello che vuoi -

Queste le ultime parole pronunciate prima di perdersi di nuovo l'uno nell'altra, avevano troppo tempo da recuperare e in fondo il resto poteva aspettare ancora un altro po'.

 
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view post Posted on 10/1/2016, 15:06     +1   -1

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Altra settimana, altro capitolo!!!!
Scusae per l'assenza, con una delle mie connessioni questo forum, o meglio, tutto forumfree non mi si apre e quindi posso postare solo quando utilizzo l'altra che però è più lenta.

Ok allora, ripartiamo!


Capitolo nove

Meeting the enemy


I raggi del primo sole del mattino filtravano dalla finestra illuminando i due che si erano addormentati abbracciati e risvegliando l'uomo.
Alla fine non ce l'aveva fatta ad andare via.
Quando ci aveva provato, Camilla lo aveva guardato con un'espressione un po' imbronciata, e lui a quella faccia non era riuscito a resistere, così, dopo aver tentato alla meno peggio di sistemare la porta lasciandola infine socchiusa, era tornato indietro riprendendola tra le braccia e lasciandosi trasportare con lei nel mondo dei sogni.
Quanto era bello sentirla appoggiata all'altezza del cuore, dove alla fine lei era sempre stata, sincronizzare il respiro e accarezzare quei ricci ribelli che gli stavano facendo il solletico.

Avevano deciso che sarebbero andati a casa sua quella mattina per presentare Camilla come si doveva, oltretutto lei ci teneva particolarmente a questa seconda presentazione e lui, anche se non lo avrebbe ammesso mai apertamente, moriva dalla voglia di vedere come si sarebbe comportata la sua prof in quel frangente, dato che aveva percepito una più che evidente gelosia la sera precedente.

Era un po' egoista forse da parte sua, ma la gelosia di lei era un' ulteriore conferma di quanto tenesse a lui e anche se la trovava assolutamente immotivata, gli piaceva notarla e aveva adorato come la donna avesse marcato il suo territorio solo poche ore prima.

Alla fine si era addormentata sul suo petto e mentre era ancora immerso nei suoi pensieri percepì il respiro di lei cambiare, segno che si stava svegliando.
Continuò ad accarezzarle dolcemente i capelli.
- La bella addormentata sta ritornando dal mondo dei sogni...-
La sentì sospirare ancora ad occhi chiusi.
- Sto così bene che ho paura di svegliarmi...-
- E chi ha detto che devi svegliarti? Io ora devo veramente andare ma tu puoi dormire ancora...-
- Ma devi proprio? - chiese con una voce quasi triste che lo fece sorridere, sembrava il ribaltamento della situazione vissuta un anno prima.
- Sì devo proprio, ho bisogno di una doccia e poi più tardi ti chiamo così rifacciamo le presentazioni ufficiali.-
Si tirò su dal suo petto e lo guardò con aria un po' assonnata.
- E perchè invece non fai una doccia qui e mangiamo insieme? Poi possiamo andare da te e sistemiamo anche quella cosa...-
- Ma scusa, se tua figlia si sveglia, non vorrei mi trovasse in giro per casa, pensa a tuo genero...-
- Guarda che loro due non credo abbiano nulla a che ridire, ti puoi mettere un accappatoio di Renzo che teniamo qui in caso di ospiti dell'ultim'ora, arrivano anche amici di Livietta e George a volte. Dai...ti prego.- sembrava una bambina.
In realtà neanche lui aveva una grande voglia di andar via, e in ogni caso trovava molto difficile dirle di no.
Doveva decisamente migliorare in quel frangente perché a parte una sola proverbiale vittoria, continuava a collezionare sconfitte a tappeto.

E questa ne era l'ennesima conferma.

- E va bene, io però adesso vado a farmi la doccia prima che gli altri si sveglino, dimmi dove sta l'accappatoio che così lo prendo.-
Un'idea estremamente interessante fece capolino nella testa di Camilla.
- Lo devo cercare, te lo porto io, stai tranquillo, tanto dormono ancora tutti...-
- D'accordo - rispose mentre si alzava dal letto e si rimetteva i boxer.
Si stava avviando verso la porta quando la sentì richiamarlo.
- Scusa..? -
Si voltò a guardarla ma non serviva che lei dicesse altro, la faccia parlava da sé.
Tornò indietro, si allungò sul letto e le diede un bacio.
Poi le scostò un riccio che cadeva sugli occhi.
- Buongiorno - sospirò lei con un sorriso - adesso direi che puoi anche andare.-
- Col suo permesso professoressa...- disse divertito mentre si alzava nuovamente e si dirigeva verso il bagno.
Lei lo guardò con un aria sognante e soddisfatta, era riuscita a parlare, a dire tutto quello che provava e per la prima volta si sentiva leggera e felice.
Poi si ricordò del suo piano e si alzò indossando la camicia di lui che era stata abbandonata ai piedi del letto.
Si mise a cercare l'accappatoio di Renzo e prese anche un asciugamano grande.

Mentre camminava nel corridoio lo sentì aprire la doccia e furtivamente, senza fare il minimo rumore, entrò anche lei in bagno e chiuse la porta a chiave.
Il vapore nella stanza stava già cominciando a creare una patina sullo specchio, poggiò i due asciugamani e guardò lo spettacolo che le si presentava davanti.
Era stata veramente una buona idea aver messo i vetri trasparenti alla doccia, così ora poteva godersi il suo vicequestore preferito che le dava le spalle ed ecco, quello era veramente un ottimo modo per cominciare la giornata.
Cercando di muoversi senza fare rumore, si tolse la camicia lasciandola cadere e aprì la porta trasparente.
Non gli diede tempo di girarsi che lo abbracciò da dietro.
- Mi fa un po' di spazio qui dentro commissario?- chiese con voce bassa facendo sfiorare le sue labbra sul collo di lui mentre Gaetano, leggermente preso alla sprovvista, si voltò a guardarla.
Ma la sorpresa presto lasciò il posto a ben altro.
- Mi sembra che questa sia casa sua professoressa, anzi, sono io che sto approfittando...-
- Però io sono una buona padrona di casa quindi, non si faccia problemi...approfitti pure..- rispose lasciando scorrere le mani sul suo petto per poi agganciarle al collo.
Non avrebbe trovato le parole per descrivere il sorriso di lui in quell'istante.
- Lo sai che sei veramente incredibile? - commentò mentre passava le mani intorno alla vita di Camilla e si chinava a lasciare una scia di baci sul collo.
Lei aveva un'espressione divertita.
- E tu lo sai che ...-
- Lo so, lo so, anche io non sono così male, vero? -
La precedette bloccandole la frase a metà, sul viso un sorriso sconsolato.
- No, hai sbagliato, stavo per risponderti che potrei dire la stessa cosa di te...stupido...-
Ma lo stupido era stato seguito da una carezza dolcissima che trasportò entrambi di nuovo nel loro mondo.
- Non dobbiamo continuare a parlare...vero? - domandò lui mentre le baciava l'interno del polso.
- Assolutamente no - fu l'ultima cosa che disse prima di trovarsi quelle labbra dolcissime sulle sue e venire spinta contro il muro della doccia.


Uscirono dal bagno che ormai si erano fatte le sette di mattina, Gaetano si rimise i vestiti del giorno prima, erano leggermente spiegazzati ma in fondo doveva solo attraversare un pianerottolo, in realtà era più preoccupato della reazione di Livietta e George.
Ma poi pensò anche che forse, con tutto il trambusto che c'era stato, trovarlo lì alle sette del mattino non li avrebbe scioccati più di tanto.
E doveva ammetterlo, adorava vivere quei momenti in cui vedeva Camilla muoversi per la cucina, anche se era solo per scaldare l'acqua di un tè o mettere dei biscotti su un vassoio.
- Posso fare qualcosa anche io?- Chiese mentre appoggiava i gomiti sul bancone, il mento sulla mano e la fissava come se fosse un quadro.
- Beh, volendo potresti fare il caffè dato che Livia e George comunque prendono il caffelatte...-
- Me la cavo anche abbastanza bene a farlo, tutto merito di Torre -
Commentò prima di girare intorno al bancone e muoversi in quella cucina come se non avesse fatto altro, soprendendola.
- Ma...come fai a sapere dove sta tutto? - Camilla era abbastanza scioccata.
Non smise di muoversi tirando fuori l'occorrente mentre rispondeva.
- Forse una professoressa smemorata si è scordata che le ho spesso preparato la colazione un anno fa...-
Aveva cominciato e mettere il caffè nella macchinetta quando lei appoggiò una mano sul suo braccio e lo accarezzò.
- E' vero...-
La voce aveva assunto una nota malinconica che non sfuggì a Gaetano, per cui cercò immediatamente di riportare la situazione sotto controllo.
- Comunque non mi distrarre che sono impegnato a prepare un caffè che lascerà tutti a bocca aperta - le sorrise facendole l'occhiolino, seguito poi da un bacio sulla guancia.
Era un piccolissimo gesto ma dissipò l'amarezza.
- Questa non è affatto una distrazione...- rispose mentre gli toglieva dalle mani la macchinetta e lo spingeva verso il tavolo della sala facendolo sedere su una sedia poi mettendoglisi a cavalcioni.
- Questa qui, è una distrazione.- affermò trionfante mentre lui dopo il primo stupore la avvicinò ancora più verso di sé.
- Lo sai, queste distrazioni mi piacciono immensamente...- commentò mentre la trascinava in un bacio da togliere a entrambi il respiro.
Erano talmente assorti nel loro mondo che non si accorsero dei passi che si avvicinavano.


- Oh mio Dio!!! - Una voce familiare li fece tornare improvvisamente consapevoli che non erano soli in casa e si voltarono all'unisono verso la persona entrata.
Livia, dopo il primo momento di stupore, si era girata a dar loro le spalle con la velocità della luce.
- Io non ho visto niente! Non ho visto niente! Non ho visto niente! Non ho visto niente!! - ripeteva in continuazione.
Gaetano e Camilla erano rimasti bloccati.
- Livietta, tesoro...vedi...-
- No no mamma va bene non dovete spiegarmi nulla...vi siete staccati? Posso girarmi? -
I due si guardarono un attimo prima di realizzare che Camilla gli stava ancora a cavalcioni e si separarono tentando di ricomporsi.
- Sì certo! - risposero contemporaneamente guardandosi.
- Ok - rispose girandosi lentamente e trovandoli ad una distanza di sicurezza.
Gaetano non aveva la più pallida idea di cosa fare.
- Livietta, ti chiedo scusa, veramente io non...-
La ragazza lo bloccò.
- Ma no Gaetano, aspetta, non scusarti, - non sapeva se si sentiva più imbarazzata per lei o per loro, quindi tentò in tutti i modi di salvare la situazione - non dovete scusarvi o darmi spiegazioni, voglio dire, sono sposata certe cose le capisco, è solo che non ero psicologiamente pronta a vederle con i miei occhi...- una pausa quando si accorse che stava peggiorando le cose - ma con questo non vuol dire che sia arrabbiata anzi, finalmente! Era ora!-
Gaetano e Camilla ripresero un colorito normale e la guardarono un po' sorpresi, Livietta aveva lo stesso modo di reagire di sua madre, quando era in imbarazzo rispondeva alla velocita della luce, anche se le sue ultime parole avevano tranquillizzato tutti.
- Allora non ti dispiace?- chiese come per conferma Camilla.
- Mamma, come fa a dispiacermi? Io avevo capito tutto da prima che tu mi parlassi di quello che c'era tra voi due. E poi ti ho visto in quest'anno, mi sono accorta di come stavi e non vedevo l'ora che Gaetano tornasse per sistemare la vostra situazione. Perché adesso è sistemata vero?- lo sguardo quasi a dir loro che se la risposta fosse stata negativa, ci sarebbero state conseguenze poco allegre.
I due si scambiarono un'occhiata prima che a Camilla sfuggisse un mezzo sorriso.
- Direi che siamo sulla buona strada... - rispose la donna un pochino imbarazzata guardando prima lui e poi abbassando gli occhi, non era mai stata brava a parlare di sé stessa con la figlia.
- Penso proprio di sì...- continuò lui alzandosi dalla sedia e passandole accanto per tornare verso la cucina, non prima di essersi scambiato con lei uno sguardo che definire complice sarebbe stato un eufemismo.

Il volto di Livietta era sorpreso e soddisfatto.
Non ricordava di aver mai visto sua madre in quel modo, aveva avuto probabilmente un piccolo assaggio quando frequentava Gaetano l'anno prima, ma Camilla in quel periodo lo teneva segreto per cui a parte essere sempre di buon umore, non le era mai capitato di vederli insieme. Le sembrava di ritornare indietro nel tempo, a quando era piccola e i suoi genitori non si erano ancora separati, anche se ora quei ricordi erano sfuocati.
Poi in ogni caso, Gaetano era molto diverso da suo padre. Si ricordava Renzo che spesso si lamentava con sua madre per quello che faceva, per la sua sbadataggine, o per il suo volersi sempre immischiare in cose che non la riguardavano.
Livia lo sapeva di avere una mamma diversa dalle altre, e per lei era speciale, anche se quello voleva dire che si dimenticava di andarla a prendere a scuola o alla lezione di danza.
Adesso che era cresciuta e si era sposata, capiva Camilla di più, comprendeva cosa vuol dire vivere accanto a qualcuno che ami e onestamente dopo tanti anni insieme, anche se come figlia quando si erano lasciati avrebbe desiderato che le cose tornassero come prima, come donna capiva che i suoi genitori stavano sicuramente meglio separati.
L'amore per lei non era mai mancato, la amavano come e più di prima, però ora era il suo turno nel volere la felicità di sua madre e suo padre. E mentre vedeva Renzo sempre dietro a Lorenzo e Carmen, quasi ringiovanito a fare il padre e nonno, sua madre la aveva preoccupata non poco.
Anche perché lo sapeva che alla fine Gaetano era la cosa migliore che le poteva capitare, ma Livia la sua testa dura la aveva presa proprio dalla mamma, e quindi aveva paura che alla fine le cose non sarebbero mai andate nel verso giusto.
Invece adesso, mentre li osservava affaccendati in cucina con la madre che dava indicazioni a Gaetano su come fare il caffè e lui che tentava di spiegarle la sua personale filosofia nella preparazione, derivata rigorosamente dalla tradizione napoletana, finalmente si sentiva tranquilla.

In quel momento arrivò George con in braccio la piccola Camilla e si diresse immediatamente verso la moglie stampandole un bacio.
- Buongiorno, allora questa signorina ha fame...che vogliamo fare?-
L'arrivo della bimba distolse Camilla e Gaetano dal loro mondo e si voltarono contemporaneamente a guardare i nuovi arrivati.
- Arriva subito, tra poco è pronto - rispose Camilla cominciando a mettere il latte nel biberon mentre Gaetano si allontanava per andare verso George, sembrava quasi ipnotizzato.
- Buongiorno, posso salutare questa signorina?- chiese poco prima di prendere la manina della bimba che lo guardava con occhi curiosi.
- Io credo che dall'effetto che le hai fatto ieri, potresti persino prenderla in braccio lo sai? Lei è molto buona con tutti ma non sorride spesso agli sconosciuti - rispose George guardando la figlia orgoglioso - e poi credo proprio, se non ho capito male, che dovrà abituarsi a te -
Non sfuggì né e George né a Livietta il sorriso che Camilla e Gaetano si scambiarono guardandosi.
- Dai avanti, prendila un attimo...- disse Livietta prima di prendere la bambina e metterla in braccio al vicequestore.
- Ma non mi conosce, non vorrei spaventarla - provò a dire l'uomo anche se in fondo non voleva fare altro che prendere quella piccolina in braccio.
La bimba lo guardò per un secondo confusa, e Gaetano per rassicurarla le sorrise
- Ciao principessa...-
La voce che aveva usato era talmente dolce da far voltare persino Camilla che stava ancora preparando il biberon per la nipotina.
Incontrò lo sguardo della figlia che sembrava pensare la stessa cosa ed entrambe contemporaneamente spostarono gli occhi verso il vicequestore.
La sua nipotina sembrava estremamente a suo agio, tanto che al sentire la voce di Gaetano aveva sorriso e aveva portato il pollice alla bocca.
- Camilla, ma lo sai che ha il tuo sorriso? -
Sentirsi chiamare mentre stava osservando quel momento la riportò alla realtà, si era imbabolata a guardarlo.
- Ma cosa dici, se è tutta sua madre! - rispose mentre si avvicinava a lui sistemando alla bambina il bavaglino.
- No ma guardala, il sorriso è assolutamente il tuo - insistè lui- vedi? -
- Ma povera amore mio, non ascoltarlo, non è assolutamente vero, sei bella come la tua mamma. -
- E come la nonna! E non provare a contraddirmi perché ti arresto! - continuò lui strappandole un sorriso.

*click*

Al sentire quel rumore Camilla e Gaetarono guardarono verso Livietta e George, lui aveva in mano un cellulare.
- Scusate, ma eravate troppo belli, non abbiamo resistito, vero? - George si avvicinò ai due e mostrò loro la foto che aveva fatto.
- Ma ragazzi, ma che vi passa per la testa? E poi lo sapete che detesto le foto!- Camilla era estremamente imbarazzata anche se si affacciò per vedere il risultato.

Entrambi guardavano la piccola Camilla nella foto con un sorriso talmente sereno da riscaldarle il cuore, se non si fosse saputa la reale parentela, ad un osservatore casuale sarebbe sembrata la foto di una famiglia.
Una sensazione di malinconia la attraversò, e notò la stessa cosa nello sguardo di lui che in quel momento fissava la foto e non si era accorto di nulla.
La voglia di diventare madre di nuovo non le era mai presa finchè era a Roma, non aveva assolutamente la forza di pensare di ricominciare con pappe e pannolini.
Poi quando si trasferirono a Torino, lo scherzo del destino le fece ritrovare Gaetano e per di più con un figlio di cui non si sapeva occupare.
Alla fine si era ritrovata di nuovo a fare da mamma ad un bambino che, forse, se non fosse mai partita per la Spagna, o anche se avesse ritrovato il vicequestore al suo ritorno a Roma, sarebbe potuto essere il suo.

Adesso non aveva più paura di guardare quel passato e chiamare le cose con il loro nome, anche se il rimpianto purtroppo rimaneva.

E poi c'era stato questo ultimo anno dietro alla piccola Camilla.
Invece di sentire la sua età, quando stava con la nipote, Camilla ringiovaniva e spesso anche se a lei sembrava impossibile, mentre passeggiavano nel parco veniva scambiata per la madre di sua nipote.
Ma adesso ormai era tardi, più che in gravidanza, tra poco sarebbe arrivata l'ora della menopausa, non prendeva più neanche la pillola ormai da quasi un anno, e comunque, se non era successo in tutto quel tempo, quante probabilità c'erano che succedesse ora?

George ricevette una telefonata e si allontanò un secondo mentre Livietta disse che andava un attimo in camera a prendere il sonaglino che tanto piaceva alla figlia, così Camilla rimase lì ad ammirare l'espressione di Gaetano mentre guardava quella foto.
Lui le aveva detto una volta che non ce l'aveva la vocazione del padre, invece, prima con Nino e poi con Tommy si era rivelato meraviglioso. Si vedeva che desiderava provare quell'emozione ancora...
E poi dal nulla le venne in mente la donna che stava dall'altra parte del pianerottolo.
Una bella donna, giovane e incinta di un uomo che la aveva lasciata.
C'era quella situazione da sistemare e una morsa cominciò ad attanagliarle lo stomaco, anche se non ne capiva il perché.
Si sarebbero comunque dovuti muovere presto se poi Gaetano voleva anche andare in ufficio.

- Amore senti, tra poco dovremmo andare...-
Al suono della sua voce l'uomo si bloccò voltandosi verso di lei.
- Che...cosa hai detto? - il viso sembrava quello di un bambino che aveva appena ricevuto una sopresa enorme nel giorno di Natale.
Per un attimo lei non capì.
- Ho detto che tra poco dovremmo andare..- rispose mentre lui metteva la bambina nel seggiolone.
- No, non intendevo quello, prima di quello...-
Lei comprese solo nel momento in cui lo vide avvicinarsi.
- Amore..? - lo ripeté un po' imbarazzata, anche perché le era uscito proprio senza pensarci la prima volta.
Gaetano le prese entrambe le mani e le fissò accarezzandone il dorso con i pollici.
- Ho sempre sognato di sentirtelo dire...-
Non aveva neanche il coraggio di guardarla negli occhi e a Camilla si strinse il cuore.
Quanto doveva avergli fatto male in quegli anni? La sua paura non le aveva permesso di aprirsi, aveva avuto il terrore di dire "Ti amo" o "amore" temendo di essere di nuovo ferita.
E dall'altra parte aveva ricevuto così tanto di quelle stesse parole da lui senza avergliene mai data alcuna indietro.
- Mi dispiace se non sono mai riuscita a dirtelo prima...- provava un'amarezza verso quello che aveva fatto da roderla dentro.
Eppure lo vide sorridere mentre la prendeva tra le sue braccia.
- Te lo ho già detto, rifarei tutto, rivivrei tutto il dolore se questo mi portasse di nuovo ad essere qui con te adesso. E forse se me lo avessi detto prima non mi avrebbe fatto lo stesso effetto.-
Poi le prese il mento per farle alzare lo sguardo incontrando i suoi occhi.
- Stavolta andiamo piano quanto vuoi tu, ma Camilla, sappi che io faccio sul serio e lo ho sempre fatto. Non sarà oggi e non sarà domani, aspettiamo tutto il tempo che vuoi, ma devo avere la certezza che questa volta non finirà come le altre e che mi parlerai invece di scappare, perché non voglio perderti più, hai capito professoressa? -
La strinse e lei si lasciò trasportare dalla sua voce e dal fermo battito del cuore dell'uomo che riusciva a percepire perchè era all'unisono con il suo. Non c'era posto al mondo dove si sentisse più al sicuro.
- Promesso...e lo so che non ti fidi molto delle mie promesse, ma questa volta lo faccio. Anche perchè neanche io voglio rivivere tutto quello che ho vissuto durante questo anno.-
Rifugiata nel suo abbraccio le sembrò di sentire quasi che tirasse un sospiro di sollievo.
Un bacio dolcissimo a sugellare quel nuovo patto, e Camilla zittì quella sensazione di apprensione che aveva per la situazione di Gaetano e della bionda incinta, era convinta che se lui fosse rimasto al suo fianco, sarebbero stati capaci di affrontare tutto.

- Allora, come ti presento? Come la mia fidanzata? - chiese scherzando per smorzare l'aria.
Lei alzò lo sguardo con un sorriso sopreso e un ricordo le balenò nella testa...
- Siamo fidanzati? -
Sapeva che lui avrebbe capito esattamente il referimento.
- Non scherzare...e ti sto già abbracciando quindi vedi di fare la seria professoressa...-
- Ma alla nostra età si può ancora usare la parola fidanzati secondo te? - chiese un po' divertita.
- Perché c'è un'età in cui si smette? - rispose a tono.
- Non lo so...ma quindi posso dire che il mio fidanzato è il vicequestore di Torino? - stesso tono, ma con un pizzico di orgoglio e divertimento nella voce.
- Direi di sì, a patto che tu non vada a dirlo in situazioni pericolose decidendo di ficcare il naso in casi di omicidio...e non ci provare, so che lo faresti...-
- Ma non ho detto ancora nulla! - provò a protestare leggermente lei.
- No, ma mi hai guardato..- rispose con aria di chi sapeva molto bene cosa stava passando per la testa della donna che aveva davanti.
- Lo sai che sei noioso? -
- E tu lo sai che su questo non cambio idea vero? E non provare a farmi quegli occhi...non ci provare... -
Un sorriso e un bacio leggerissimo.
- Allora, andiamo? -
- Stai divagando...-
- Ma no, è solo che io devo ancora prepararmi e tu devi passare in ufficio oggi no? Dai andiamo...-
La vide dirigersi verso il tavolo mentre tornavano anche Livietta che George.

- "Al questore di Torino, mi dimetto dal mio incarico prima che la mia fidanzata mi faccia buttare fuori dalla polizia..."-
- Gaetano? Che fai lì impalato? Dai che si raffredda tutto..-
Lui la guardò tra l'adorante e il rassegnato.
- Tanto io lo so che prima o poi mi cacciano dalla polizia...lo so...- mormorò tra sé e sé prima di unirsi a quella visione familiare che lo aspettava.


OoOoOoOoOo






Mezz'ora dopo, lei era vestita di tutto punto e persino truccata, si sentiva come se andasse a incontrare il nemico anche se sapeva che era una cosa stupida.
Gaetano invece era semplicemente la tranquillità fatta a persona, avevano scherzato durante la colazione e mentre lui sembrava non accorgersi di nulla, Camilla era per qualche ragione, agitata e ansiosa.

Appena entrarono in casa di Gaetano, sentirono anche da lì provenire profumo di caffè.
Lui prese Camilla per mano e la portò verso la cucina dove Sabrina stava apparecchiando per la colazione.
Quando alzò lo sguardo le si dipinse sul volto un'espressione curiosa ma allo stesso tempo tesa.
- Accidenti, quando mi hai detto di non aspettarti non avrei mai pensato che saresti stato fuori tutta la notte, complimenti eh...-
Camilla era rimasta spiazzata dal tono in cui la donna aveva parlato a Gaetano.
Non sapeva bene che tipo di rapporto ci fosse, ma alle sue orecchie la battuta suonava un po' troppo come quella di una fidanzata che si lamentava per il ritorno a casa tardi del suo uomo.

Non le piaceva proprio la storia.

- Scusa ma c'erano situazioni che dovevo assolutamente risolvere, anzi a proposito di questo, credo che voi due vi siate già conosciute e che ci sia stato un malinteso ieri...-
Le due donne si guardarono in maniera neutrale per un attimo, prima di piegare le labbra in un sorriso di circostanza.
Gaetano mise un braccio intorno alla vita di Camilla.
- Camilla, lei è Sabrina De Silva rimarrà qui a Torino fino a che il caso di suo fratello non sarà risolto, Sabrina, lei è Camilla Baudino, la mia fidanzata -
E lo aveva detto con un orgoglio e un sorriso che Camilla avrebbe voluto baciarlo in quel preciso istante.
Sabrina strabuzzò gli occhi.
- La...la tua fidanzata? Ma non mi avevi mai detto di avere una fidanzata! -
Quanto si stava divertendo Camilla a vedere la faccia della donna diventare di mille colori, non avrebbe saputo spiegarlo.
Gaetano in tutto questo non si era accorto di nulla, ma la sensazione che lei aveva avuto era esatta.
- Non te lo ho detto perché è una storia abbastanza complicata e lunga..-
- In realtà dura da dieci anni..- si intromise Camilla mentre vedeva che lui era leggermente in imbarazzo.
La donna, Sabrina, aveva ripreso a sorridere e si avvicinò ai due.
- Allora devo scusarmi per ieri, non sapevo che lei fosse la fidanzata di Gaetano, chissà cosa deve aver pensato...-

Eh, indovina un po' cosa ho pensato...

Le avrebbe voluto rispondere così ma evitò.
Sarà stata un' impressione di Camilla, ma il tono di Sabrina non sembrava affatto dispiaciuto.
- No ma si figuri, Gaetano mi ha spiegato tutta la situazione e capisco perché lo abbia fatto, mi dispiace di non averle detto chi ero ma, beh, è una situazione un po' particolare anche qui...o almeno lo era fino a ieri, vero amore? -
E quell'"amore" stavolta era arrivato dritto al punto, adesso sì che Gaetano se la stava guardando divertito, non avrebbe mai smesso di osservarla in questo tipo di situazioni.
- Effettivamente era molto complicata, ma adesso abbiamo risolto quindi direi che, dato che le presentazioni di rito sono fatte, io andrei a lavoro o verrò dato per disperso...-
- Ma non ti cambi? - domandò sopresa Camilla.
- Ho ancora delle camicie in ufficio, ne prendo una lì sennò si fa veramente tardi...pranzo? -
Il sorriso di lei era una risposta più che sufficiente.
- All'una e mezza? - chiese allacciando le braccia al suo collo.
- Direi che è perfetto - rispose sorridendo e passandole le braccia intorno alla vita.
- Effettivamente, oggi è tutto perfetto...- concluse lei mentre incuranti della donna che li stava osservando, ricadevano nel loro mondo.

- Gaetano scusami eh, ma io in tutto questo che faccio? Devo rimanere inchiodata a casa fino a fine processo? Oltretutto dovrei fare la visita di controllo tra qualche giorno...-
La voce della donna li riportò alla realtà.
L'uomo si girò verso di lei.
- La prossima settimana ti accompagno all'ospedale così puoi fare la visita di controllo, per questi giorni rimani a casa a riposarti, dovresti stare tranquilla nelle tue condizioni..-
- Sono incinta non malata!- protestò lei.
- Però ieri hai fatto un viaggio in aereo, quindi in questi giorni ti riposi e non ammetto repliche. Adesso fai colazione che io devo scappare in ufficio...-
I due la videro sbuffare e sedersi.
Gaetano si staccò da Camilla e andò verso di lei sedendosi anche lui.
- Ascoltami.... - disse prendendole le mani - devi prenderti cura di te, perché non sei da sola, hai capito? Lo so che ti annoierai e che la situazione è difficile, ma è per il tuo bene e per quello del signorino qui, sei quasi al settimo mese resisti ancora un po'...siamo intesi? -
Sabrina non rispose e lui si alzò per andarsene mentre Camilla lo guardava provando una sensazione nuova per lei.

Per un attimo si era sentita un' intrusa, per un attimo le era sembrato di essere lei quella di troppo.

Era ovvio che Sabrina provasse qualcosa per Gaetano, chi non proverebbe qualcosa per lui? Solo lei ci aveva messo anni per capirlo, e la sensazione che la attanagliava si faceva più forte.
Non dubitava affatto di lui, aveva visto il suo modo di fare, le sembrava di rivederlo con Francesca, e a questo doveva aggiungere il fatto che si sentiva enormemente in colpa per cui si comportava probabilmente come un fratello maggiore estremamente protettivo.
Però doveva capire in qualche modo che il suo atteggiamento poteva essere male interpretato.
Anche perché di lui si fidava ciecamente, ma di lei no.
Avrebbe dovuto tenerla d'occhio e sicuramente l'idea che quei due fossero da soli di notte, anche se Sabrina era al settimo mese di gravidanza, non le andava proprio.
Ma a quello avrebbe sicuramente rimediato.
Per il resto, mentre lo vedeva andar via, non aveva assolutamente voglia di rimanere in quella casa, non ora.
In un certo senso sentiva come se fosse stata profanata, come se non fosse più sua, loro.
Non ci voleva rimanere se non c'era lui.

Mentre le passava accanto, lei lo bloccò.
- Esco anche io con te, devo passare un attimo al mercato di Porta Palazzo- disse prima di voltarsi verso Sabrina con un sorriso tirato.
- E' stato un piacere conoscerla, immagino che ci vedremo spesso da ora in poi..-
Lei era ancora seduta e rispose sullo stesso tono.
- Anche per me è stato un piacere, e mi scusi ancora per il malinteso di ieri - ripeté senza il minimo entusiasmo.

Quando uscì da quella porta fece un sospiro di sollievo.
Gaetano si accorse subito che era estremamente contenta di essersene andata.
- Accidenti, sembri una che è appena uscita da una zona di guerra fredda -
- E non hai idea di come ci sei andato vicino, ma veramente non ti sei accorto di niente? -
Lo guardò con aria un po' incuriosita.
- Se ti riferisci al tuo marcare il territorio ti ho visto benissimo, e ti ho adorato, anche se comunque penso che tu non abbia affatto di che preoccuparti a priori-
Lei lo fissò come se fosse un alieno mentre scendevano in ascensore.
- Ma possibile che tu veramente non abbia notato nulla? -
La faccia di Gaetano era quanto più possibile confusa, capì che veramente non aveva la benché minima idea di quello che lei aveva visto.
- Lasciamo stare, prima o poi dovrò spiegarti un paio di cosette credo - disse lei con aria di chi ha quasi gettato la spugna prima di incamminarsi nel cortile.
Lui continuava ad avere un' aria interrogativa ma allo stesso tempo divertita.
- Lo sai che non me la racconti giusta? - le chiese sorridendo.
- Io non te la racconto mai giusta...- e niente, non riusciva a star seria e rispose al sorriso facendolo scoppiare in una risata.
- Allora all'una e mezza? - chiese prima di prenderla tra le braccia.
- Va bene...arresta tanti criminali mi raccomando..-
- E tu stai fuori dai guai...mi raccomando.-
Un sorriso, un bacio finito troppo presto, e si separarono fuori dal condominio andando verso le rispettive macchine.

OoOoOoOoOo



A pochi metri da lì in un'auto dai vetri scuri, un uomo aveva visto tutta la scena.
- A quanto pare il nostro Berardi ha veramente successo con le donne - commentò tra sé e sé mentre prendeva il cellulare.
- Sono io...ci sono novità interessanti che devi proprio sapere...-



Ed ecco qui, anche questo è fatto.
Nubi all'orizzonte e ritorni nel prossimo capitolo!
Spero che non vi abbia annoiato!!!^^
A Domenica prossima!
 
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Anastasia123
view post Posted on 11/1/2016, 13:59     +1   -1




Ciao Ale!! Ho fatto mezzanotte pur di leggere il tuo nuovo capitolo! Avrei voluto andare a letto prima, poi mi sono lasciata prendere dalla curiosità "ma sì leggo solo qualche riga"... e non mi sono più scollata dal video!!
Bravissima come sempre! Hai ragione sul fatto che i dialoghi ti riescono particolarmente bene, Gaetano e Camilla che si punzecchiano li ho trovati molto reali, come nelle prime serie!
La scena sotto la doccia... inizialmente ho pensato fosse eccessiva... cioè quando mai vedremo qualcosa del genere?? poi invece ripensando alla doccia di Gaetano e soprattutto a Camilla che nella quinta per parlare dei selfie di Ambra quasi violenta Gaetano... insomma non ci siamo così lontani! x-)
Non vedo l'ora di leggere il seguito, mi intriga il fatto che ci saranno nubi e ritorni all'orizzonte, bene bene, io sono qui che aspetto di leggere!!
Ancora complimenti e a presto!
 
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view post Posted on 11/1/2016, 14:36     +1   -1

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Ciao!!!!Grazie per aver fatto mezzanotte pur di leggerla! Non merita tanto 'sta roba :)
Eh, i dialoghi mi divertono molto, credo che i due personaggi si prestino molto a questa dinamica, certo sempre a fare smancerie oltretutto alla loro età non riesco a vederli, ma un sano rapporto basato su tanti aspetti diversi che vanno dall'amore alla complicità, soprattutto quella che avevano nelle serie precedenti, essere amici, amanti e sorreggersi se l'altro si sente insicuro, insomma un rapporto maturo lo ho sognato e mi piacerebbe dirigermi verso quello, nubi all'orizzonte permettendo...^^;;

La doccia, ok la doccia mi ha fatto ridere da morire. Ero lì che mi fermavo ogni dieci secondi, ma poi come tu hai ben detto, ho pensato, eh ma questi prima si rotolano sul pavimento, poi comunque Camilla gli salta addosso in una maniera che neanche una vedova nera, e vogliamo ricordare la scena del divano dove boh, parlano mentre lei gli palpa i pettorali? Senza dimenticare quando Gaetano entra in casa di lei, le toglie il telefono e la sbatte al muro.E quindi, che vuoi che sia un po' di sfrontatezza e una doccia insieme ^O^

Ancora grazie per averla letta e per il commento!!!Io aspetto il proseguimento della tua!!!^^A presto!
 
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