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Anastasia123
view post Posted on 17/11/2015, 08:23     +1   -1




Capitolo 3: Incontri

Gaetano stava indagando sull’ennesimo caso di omicidio. Il cadavere di Anton Petrich, un trentenne, era stato rinvenuto in via Milano, seminascosto in mezzo ad alcuni cassonetti dell’immondizia. Non c’erano dubbi sul fatto che si trattasse di omicidio: una sola pallottola al cuore l’aveva freddato poche ore prima del ritrovamento. Ma attorno a lui nessuna traccia, a parte la fotocopia del permesso di soggiorno che teneva nella tasca dei pantaloni e che probabilmente era sfuggita al suo assassino. Per il resto niente cellulare, niente portamonete. Le indagini brancolavano nel buio.
Il vice questore aveva più che mai bisogno di tenere la mente occupata e questo nuovo caso di profilava decisamente complesso e, per una volta tanto, sembrava non aver nulla a che fare con studenti o amicizie vicine alla prof.
Quella mattina doveva andare a interrogare la sorella di Petrich di cui la Lucianona aveva rintracciato l’indirizzo e aveva provveduto a comunicare il decesso. Aveva deciso di andare da solo, ultimamente stava cercando di mantenere un certo distacco con i suoi uomini, soprattutto con Torre che lo conosceva così bene e con cui non sarebbe riuscito a nascondere la sua sofferenza.
Il navigatore lo condusse in una strada piuttosto periferica della città.
Scese dalla macchina e in pochi minuti trovò il campanello. Suonò un paio di volte e, proprio mentre se ne stava andando, vide una giovane donna uscire nel terrazzo del primo piano.
“Jolanda Petrich?” chiese Gaetano ad alta voce. La donna si ritrasse subito all’interno ma Gaetano continuò: “Signora Petrich, sono il vice questore Gaetano Berardi, sto indagando sulla morte di suo fratello, avrei bisogno di parlarle… è importante..”. Dopo qualche istante sentì l’apri porta scattare.
Salì l’unica rampa di scale e sull’uscio di casa apparve la giovane donna che teneva in braccio un neonato. “Avrà pressapoco un mese, al massimo due” pensò Gaetano “è come la piccola Camilla…”.
La donna in silenzio gli fece cenno di entrare. Gaetano si guardò attorno: l’appartamento era modesto ma ordinato.
“Signora.... so che è un momento difficile ma ho bisogno di farle qualche domanda.... non sappiamo praticamente nulla riguardo suo fratello... mi può dire quando risale l’ultima volta che l’ha visto?” le chiese interrompendo così il silenzio. La donna guardò Gaetano con due occhi impauriti; era una bella ragazza pensò Gaetano, invecchiata presto però.. il volto delicato ma scarno portava i segni di una vita difficile. Dopo qualche istante Jolanda cominciò a parlare: “Non vedevo Anton da mesi, non è venuto nemmeno a vedere mio bambino quando è nato… lui lavorava a Milano, poche volte veniva qui..”. “Lei sapeva che suo fratello era a Torino? Le aveva telefonato?”. “No, no, ma ora mi scusi mio figlio deve mangiare..”. Gaetano avrebbe voluto insistere con qualche altra domanda ma il bambino aveva cominciato a piangere affamato e preferì rispettare la privacy di quella giovane madre che doveva allattare il figlio. La salutò e si diresse verso la macchina.
Un buco nell’acqua. In quel momento suonò il cellulare: “Dottò, state venendo vero? C’è qui il pm che aspetta ragguagli sul caso…”. Ecco ci mancava pure il pm Bianchi ora – pensò tra sé – cosa gli vado a raccontare adesso… “Sì Torre ma.. avvisalo che prima di mezz’ora non riesco ad arrivare in commissariato, se ha altri impegni digli che posso chiamarlo io dopo” – “Non si preoccupi dottò, il pm ha detto che aspetta!”. Sbagliava o gli era sembrato che Torre avesse un tono quasi divertito?

Con un sorriso soddisfatto Livietta guardò di sottecchi Carmen che camminava al suo fianco. Entrambe spingevano la propria carrozzina. Non era stato facile convincerla ma aveva fatto presa su quell’ascendente che sapeva di avere sull’ex compagna di suo padre, fin dai tempi di Barcellona.
Era salita da lei quella mattina con Camilla jr. in braccio e le aveva fatto compagnia per un paio d’ore, parlando come due vecchie amiche e condividendo l’intimità di allattare e prendersi cura dei loro bambini. Ed effettivamente a Carmen sembrava già di respirare aria nuova, nonostante l’iniziale titubanza nel farsi vedere non sempre a suo agio con il figlio e l’aspetto sicuramente sciatto e non curato.
Ma Livia, con l’esuberanza dei suoi diciotto anni, l’aveva fatta sorridere e rasserenare, e soprattutto Carmen cominciava a rendersi conto che timori, paure e stanchezza non appartenevano solo a lei. Si era sentita meno sola ed aveva suo malgrado accettato la proposta della ragazza di uscire quel pomeriggio per una passeggiata e un gelato, promettendole di abbandonare la maxi t-shirt e farsi carina anche se si trattava semplicemente di un’uscita fra neo-mamme.
E ora, nonostante gli indubbi segni di stanchezza sul volto, le due donne non passavano inosservate per la loro bellezza così diversa: giovane e fresca una, con i capelli lunghi e lisci e gli occhi come due fanali azzurri, dallo sguardo magnetico l’altra, che doveva al suo aspetto mediterraneo tutto il suo fascino.
Giunsero al parco dove di solito andava Livietta e, dopo aver preso un gelato, si sedettero su una panchina a chiacchierare.
Ben presto arrivarono anche altre mamme che Livia aveva conosciuto in quelle settimane e in quell’atmosfera un po’ confusionaria ma gioiosa trascorsero un’oretta, fino a quando arrivò l’ora di rincasare. Fu in quel momento che Carmen riprendendo a spingere la carrozzina, andò a tagliare maldestramente la strada a un giovane che stava facendo jogging. Il ragazzo, per cercare di non rovinare sopra la carrozzina, si buttò di lato e finì per terra. Carmen si chinò ad aiutarlo, rossa in volto per l’imbarazzo. “Mi scusi.. che sbadata.. come ho fatto a non vederla...”. “No per me nessun problema” rispose il giovane atleta, “...ma il tuo bambino? Si è svegliato, si sarà fatto male?” chiese apprensivo. “No, no guarda quando Lorenzo decide di dormire non lo sveglia proprio nessuno! Peccato che lo faccia quasi sempre di giorno!” aggiunse Carmen con un sorriso ironico sulle labbra. “Bene, allora... posso riprendere il mio allenamento... hasta la vista!” la salutò il giovane con un sorriso che andò ad illuminare il suo volto sudato ma decisamente attraente. Carmen si sorprese di quel saluto e pensò che doveva aver colto il suo accento spagnolo nelle poche parole che aveva pronunciato e… sorrise ancora.
“Carino l’atleta!” commentò Livietta ammiccando a Carmen. “Dai Livietta che dici... su torniamo a casa che è tardi”.

Alle sei di sera Gaetano era ancora seduto dietro la sua scrivania e pensava a quanto accaduto. Non era possibile... lui continuava a non credere alle coincidenze e si stava domandando cosa significasse quel nuovo incontro.
Era rientrato in commissariato a mezzogiorno, aveva pure trovato un incidente per strada, insomma, sperava ormai che il pm se ne fosse andato per esasperazione e già si stava preparando mentalmente un discorso per affrontarlo nel pomeriggio.
Entrato in commissariato la Lucianona gli era andata incontro: “Dottore, finalmente è tornato! Il pm è nel suo ufficio che la aspetta”. Gaetano sospirò deluso e si preparò a sorbirsi la filippica del suo superiore. Bussò, aprì la porta senza neppure aspettare una risposta e... no, non poteva crederci... una donna in tailleur, con i lunghi capelli castani era rivolta verso la finestra. Avrebbe riconosciuto quella silhouette ovunque. “Ce ne hai messo di tempo Berardi ad arrivare!” si voltò guardandolo con un sorriso. Non era cambiata per nulla, forse un paio di chili in più che l’avrebbero resa ancora più intrigante al Gaetano di otto anni fa... “Sonia De Giorgis, che sorpresa! Ma.. mi spieghi che fine ha fatto Bianchi?”. “Non ti era arrivata la comunicazione? Bianchi ha dovuto prendersi un’aspettativa di tre mesi per seguire la moglie malata che ha bisogno di assistenza. Io mi ero stufata di Bologna, avevo bisogno di cambiare città ed ho accettato questo trasferimento! Non preoccuparti Berardi, non mi avrai tra i piedi a lungo, è solo finchè non torna Bianchi!”.
“Ma scherzi? Mi fa piacere rivederti... dopo così tanto..” “Ecco Gaetano, lasciamo l’amarcord per altri momenti e dimmi invece di questo caso. Dopotutto sono più di due ore che ti aspetto... devi avere grosse novità!”. “E se ti dicessi che invece non ho un solo elemento su cui lavorare?”.
“Nulla? Sul serio? No Gaetano così non ti riconosco più.. senti vedete di smuovere qualcosa tu e la tua squadra perchè entro due giorni voglio una pista, lo sai anche tu che le prime ore sono fondamentali per ricostruire gli ultimi movimenti della vittima. Datevi da fare!” incalzò con la sua solita attitudine da leader. “E... per farti perdonare il tuo ritardo, stasera mi porti a cena fuori...no no non pensare male Gaetano! Una cena fra due vecchi amici che si ritrovano e che hanno voglia di un po’ di spensieratezza!”
Gaetano avrebbe voluto inventarsi qualcosa per evitare quell’uscita ma era sicuro anche che Camilla avrebbe tirato fuori una nuova scusa per evitare l’aperitivo da lui.

Alle 20.30 Camilla era pronta per uscire. Si affacciò nella camera di Livietta e trovò madre e figlia entrambe addormentate sul lettone. Una gran tenerezza la invase, indugiò nell’osservarle, poi prese delicatamente la nipotina e la pose nella sua culla e tolse da sotto il braccio della figlia il libro che evidentemente le aveva conciliato il sonno così presto.
Baciò entrambe e si diresse verso l’uscita, non prima di essersi data un’ultima controllata allo specchio. Aveva forse esagerato con il trucco? Forse sì ma serviva sicuramente a mascherare quelle occhiaie e gli altri segni sul viso che tradivano la sua inquietudine interiore. Era anche dimagrita negli ultimi tempi, tant’è che quel semplice top nero e i pantaloni aderenti in vita e larghi sulla gamba la slanciavano ulteriormente.
Uscì sul pianerottolo e proprio in quel momento uscì pure Gaetano.
Per un momento si fissarono ma poi Camilla prese la parola: “Mi stavi forse aspettando?”. Gaetano invece di rispondere alla domanda le chiese fissandola negli occhi: “Stavi venendo da me per l’aperitivo?”. “Aperitivo? Ah.. si certo no è che poi non ci eravamo più sentiti..” “Camilla non serve che ti inventi scuse, lo so che non saresti venuta comunque. Tant’è che ho preso un altro impegno. Ti lascio l’ascensore, guarda sta arrivando.” Detto questo Gaetano si avviò giù per le scale lasciando Camilla immobile… non si aspettava di incontrarlo ma soprattutto non si aspettava quell’insolita durezza nelle sue parole.
Le porte dell’ascensore nel frattempo si erano aperte e Renzo uscì sul pianerottolo.
“Ah, ciao Camilla, s-sto andando da Livietta, mi aveva detto che sarebbe stata sola stasera..” Renzo si fermò davanti a lei guardandola come se avesse avuto una visione.
“Renzo... si vai pure ma sappi che dormono entrambe, se vuoi entrare mi raccomando fa piano, soprattutto vedi che Potti non si metta ad abbaiare. Anzi, se puoi lo porteresti giù tu per favore? Io potrei fare un po’ tardi”. “Va bene ma.. dove stai andando?” Camilla lo gelò con lo sguardo”. “Ok, va bene, non sono affari miei, ma mi raccomando... sei sei talmente bella stasera... ti-ti porta a casa qualcuno vero?” aggiunse con un tono di preoccupazione. “Vado che faccio tardi”, tagliò corto Camilla.

“Camilla, è tutto il giorno che ci penso, sarò schietta: secondo me tu hai fatto una grandissima cazzata. Lasciatelo dire da me, che ti conosco e che anche se non c’ero nei mesi scorsi vedo le cose chiare come stanno!”. Erano quasi arrivate al locale e Francesca per tutto il tragitto non aveva fatto che parlare di lei e delle sue indecisioni. “Ma se ieri ti sei anche messa a ridere e sembravi divertita da quello che ho combinato?!”. “Ma sì Camilla perchè è surreale... cioè questi casini lasciali a chi davvero se li sa gestire, come la sottoscritta, ma tu no, perchè di fondo tu sei innamorata del commissario, ma allo stesso tempo vuoi ancora bene a Renzo e hai paura a lasciarlo andare e a lasciarti andare, capisci, HAI PAURA e la paura annebbia il cervello e spinge a dire cose che non si pensano veramente. Chiaro no?”.
Camilla frenò di colpo a quelle parole così vere e improvvise come il rosso del semaforo che aveva visto all’ultimo minuto.
“Comunque se vuoi fare la donna libera e single fai pure per un po’, svuotati la mente, ma poi per favore torna dal commissario prima che sia troppo tardi! E’ la seconda volta che te lo dico e non ho intenzione di ripetertelo ancora!”.
“Ma Francesca hai intenzione di farmi la ramanzina tutta la serata?” rispose Camilla un po’ indispettita. Voleva un gran bene a Francesca, ma sentirsi rinfacciare con tanta franchezza tutti quei pensieri, che lei continuava a voler tenere insabbiati, la faceva star male.
“No di certo! Stasera dobbiamo divertirci! Te l’ho detto solo per mettere in chiaro le cose, che poi non venga fuori che sono io che ti faccio conoscere posti nuovi e gente nuova e ti porto via da lui, chiaro?”
“Chiaro...” ripetè meccanicamente Camilla senza dar troppo peso a quest’ultima affermazione della sua amica.

“...e con questo ho finito il resoconto dei miei otto anni fra Palermo e Bologna. Forse è il mio destino continuare a incontrare uomini affascinanti e adulatori ma che non hanno nessuna intenzione di buttarsi in una storia seria. Ma se sono a Torino è perché credo che qualcosa di nuovo arriverà!”.
“Te lo auguro Sonia,... te lo meriti..” replicò Gaetano continuando a mangiare a fatica.
In realtà aveva ascoltato sì e no un terzo del racconto di Sonia, annuendo e fingendo interesse ma, in realtà, continuava ad avere l’immagine di Camilla sul pianerottolo di casa davanti ai suoi occhi.
Con quell’abbigliamento e quel trucco era straordinariamente sensuale, appariva ringiovanita ancora di più e il fatto di non sapere dov’era diretta e con chi, gli faceva pulsare il sangue nelle vene. Doveva trovare il modo per chiudere quella serata, aveva voglia di tornare a casa e sfogare il suo dolore in solitudine.
“...ehi commissario.. Gaetano ma mi stai ascoltando?”. “Eh, sì, scusa Sonia, non è stata una giornata semplice, anzi.. e poi con una certa pm che vuole assolutamente una pista…” aggiunse sforzandosi di sorridere.
“Sei sempre il solito! Esci con me e contemporaneamente pensi ad un’altra... senti ora usciamo da questo posto dove – per altro – non si mangia neppure bene e ce ne andiamo a bere qualcosa di decente... e tocca a te stavolta parlare!”.
Gaetano avrebbe voluto essere franco e farsi portare a casa, dato che Sonia aveva insistito per usare la sua auto. Invece, senza nemmeno rendersene conto, una volta saliti in macchina, cominciò a raccontare dei suoi otto lunghi anni, partendo da Tommy, passando per il suo rapporto burrascoso con Eva, per poi giungere a Camilla. Non avrebbe voluto parlargliene, ancora si vergognava per quel periodo in cui si erano frequentati mentre lui aveva per la testa sempre e solo lei e di come si era comportato nè più nè meno dei suoi tanti, troppi partner che l’avevano sedotta per poi lasciarla dopo poco. Ma ormai aveva cominciato e sentiva sempre più il bisogno di parlare con qualcuno, non importava chi. Con Torre aveva avuto modo di confidarsi una volta, quando si era pure commosso ma mai aveva messo a nudo la sua vita come in quel momento. Quella sera, dopo aver visto Camilla pronta per andare a divertirsi e lui lì, sempre disposto ad aspettarla... era stata l’ennesima delusione e l’ennesima prova che lei non fosse innamorata, almeno non quanto lui.
E lui non ce la faceva più. Doveva voltare pagina. E parlarne, prendere consapevolezza dei fatti, poteva essere il primo passo.

“Camilla lui è Vladimir, è un mio collega infermiere… è lui che mi ha detto della festa”. Francesca sembrava perfettamente a suo agio in quel locale dove tutti sembravano conoscersi. Continuava a salutare amici e conoscenti con entusiasmo ma in fondo lei era proprio fatta così: nonostante le batoste che aveva preso nella sua vita, si era sempre risollevata e aveva continuato il suo cammino a testa alta, fiduciosa del domani.
“Vladimir, lei è la mia amica Camilla, la prof. di lettere di cui ti ho parlato, quella che è diventata nonna da pochissimo!”. “Sì… ma non me l’aspettavo così giovane!?” replicò Vladimir squadrando Camilla da capo a piedi sorridendo. Per fortuna il locale era piuttosto illuminato da faretti colorati che mascheravano bene l’atmosfera, pensò Camilla, che era arrossita di fronte a quella presentazione. Continuava a sentirsi in imbarazzo ed era sempre più convinta che uscire quella sera fosse stato uno stupido errore e che se ne sarebbe pentita. “Eh sì prof ma non proprio così giovane,.. comunque sono felicemente nonna di una bellissima nipotina, nata un mese fa…” aveva aggiunto Camilla.
“Dai Camilla ora andiamo a ballare un po’, la pista si sta scaldando!” Camilla finì di bere il drink di benvenuto che le avevano offerto e, seppur ancora titubante, si lasciò trascinare dall’amica. Già un’altra volta era finita con Francesca in discoteca e ricordava quanto le avesse fatto bene scaricare la tensione nel ballo sfrenato e in quel momento aveva tutta l’intenzione di svuotare la mente nello stesso modo; soprattutto aveva voglia di togliersi dagli occhi lo sguardo deluso e duro di Gaetano sul pianerottolo di casa.
Ben presto alle due donne si unirono Vladimir e Marco, un altro collega di Francesca.
Durante una pausa Vladimir aveva iniziato a parlare con Camilla che avrebbe preferito starsene da sola. Ma, complice il fatto che lui lavorasse come infermiere nel reparto di ostetricia e ginecologia, aveva facilitato la conversazione. Camilla aveva pure finito per mostrargli con una punta d’orgoglio alcune foto della sua nipotina sul cellulare, proprio lei che aveva sempre odiato quei marchingegni tecnologici, aveva ceduto alla tentazione di fotografare più volte la sua piccola.
Sì era fatto tardi e le due donne decisero di rientrare. Francesca doveva lavorare il giorno dopo e Camilla cominciava a cedere per la stanchezza. Una volta riportata Francesca a casa, poco dopo Camilla parcheggiò in cortile.
Uscita dalla macchina si stava avviando verso il portone quando notò una Jaguar rossa ferma con due persone all’interno.

“Insomma Gaetano pensavo di meritarmi io il primo premio per la vita sentimentale più sfigata dell’universo.. ma qui ho trovato qualcuno che mi batte! Cioè solo per la tua costanza dovrebbero insignirti di un titolo d’onore… altro che medaglia al valore!” concluse Sonia cercando di sdrammatizzare e riportare ad un tono più leggero la conversazione, anzi il monologo di Gaetano che ora sembrava aver finito il suo sfogo. Aveva raccontato tutta la storia fra lui e Camilla, il loro incontro a Torino, la complicità nelle indagini, il tradimento di Renzo e l’idillio che avevano vissuto fino ai problemi, alla sua gelosia incontrollabile, alla stupida competizione con Renzo e infine alla scelta di Camilla di rimanere libera.
Si erano fatte le due, era ora di andare a dormire. A Gaetano aveva fatto un gran bene parlare con Sonia, le era grato, tant’è che, prima di uscire dalla macchina, la salutò con un lungo abbraccio.

Camilla era lì. Aveva riconosciuto Gaetano ma non aveva fatto in tempo a vedere il volto di quella donna dai capelli lunghi perché l’abbraccio di Gaetano l’aveva nascosta. Si era sentita gelare il sangue... e, per la seconda volta in pochi mesi, come la sera della confessione di Renzo, si era sentita mancare la terra sotto i piedi… “No, non era possibile…” – pensò “è già troppo tardi…” in quel momento sentì una lacrima scenderle sul viso. Francesca aveva avuto ragione.

Questa volta vi lascio due righe a fine capitolo. Spero innanzitutto che non l’abbiate trovato troppo lungo e noioso!
Sono stata anch’io troppo cattiva con Camilla? Con questa Camilla che continua a comportarsi come nelle ultime tre puntate della serie??
Nel prossimo capitolo il giallo prenderà più forma, mannaggia com’è difficile pianificare una storia gialla… spero di riuscirci… è molto più semplice descrivere sentimenti e sensazioni!
Mi auguro che vogliate continuare a leggermi e, se volete lasciare un commento – di qualsiasi genere – ne sarò felice!


Edited by Anastasia123 - 17/11/2015, 16:01
 
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view post Posted on 17/11/2015, 13:43     +1   -1

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Ho commentato su EFP

Qui ti dico solo, GENIO!!!! ^O^

Edited by Ale-chan - 18/11/2015, 14:27
 
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Anastasia123
view post Posted on 17/11/2015, 16:03     +1   -1




Ciao ragazze, ho ripostato il capitolo.. mi ero accorta di alcuni errori e ripetizioni... sto praticamente scrivendo questa storia fra le 23 e l'1 di notte...
Grazie mille Ale, in serata rispondo con calma alla tua recensione!
 
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Soul of Paper
view post Posted on 19/11/2015, 00:02     +1   -1




Il capitolo mi è piaciuto moltissimo: che scrivi molto bene non è una novità ed è confermato anche qui.

Concordo (tanto per cambiare xD), in tutto con Ale: Sonia è la donna di Gaetano che ho preferito anche io, l'unica con cui l'avrei visto davvero bene, se non fosse stato già innamorato perso di Camilla. Si somigliavano ed erano compatibili su molte cose, e lei era intelligente, interessante ed indipendente oltre che bella e soprattutto con un bel carattere, non come le sue "fiamme" successive che in quanto ad avere un brutto carattere potevano fare a gara.

Camilla ovviamente interpreta il tutto a suo modo e pensa di averlo perso e... da un lato credo che questo schiaffo le serva per iniziare a comprendere meglio quanto le sta dicendo Francesca.

Francesca anche la adoro (come si può capire anche dalla mia ultima storia credo xD), e non solo perché è una mia omonima, è una donna intelligente, che conosce Camilla e sa come "farla aprire" e come sbatterle in faccia quello che lei vorrebbe nascondere sotto il tappeto, ma sempre con affetto ed amicizia.

Sul giallo siamo solo agli inizi quindi non so come verrà fuori, ma concordo: scriverne uno è molto complicato. Richiede una precisione quasi scientifica ed una grande programmazione per far combaciare tutto, non è per nulla semplice, quindi in bocca al lupo, sono certa che te la caverai bene.

Brava e aspetto il prossimo capitolo!
 
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Anastasia123
view post Posted on 27/11/2015, 22:16     +1   -1




Capitolo 4: Ninna nanna – parte 1

Quella mattina Camilla uscì presto con la nipotina. Le piaceva approfittare dell’aria fresca per portarla al parco, prima che il sole di luglio cominciasse a scottare troppo.
Erano passate due settimane da quella sera in cui aveva visto Gaetano in macchina con un’altra donna. Si erano incrociati qualche volta sul pianerottolo di casa o in cortile ma entrambi non erano andati oltre un saluto frettoloso.
Camilla, pur controvoglia, aveva continuato ad uscire con Francesca e i suoi amici. Non che ci tenesse particolarmente, ma uscire la obbligava a non pensare a Gaetano e alla sua situazione. E poi Vladimir si stava rivelando una persona simpatica, le piaceva chiedergli consigli sulla nipotina, data la sua esperienza in campo medico.
Francesca inizialmente stentò a credere che Gaetano potesse avere un’altra, ma si era ricreduta quando l’aveva visto con i suoi occhi un pomeriggio mentre aspettava Camilla in cortile per uscire.
Era a braccetto con una bella donna dai lunghi capelli castani e stavano ridendo allegramente.

Gaetano aveva continuato ad uscire regolarmente con Sonia. Avevano stretto una sorta di patto: uscivano per parlare e distrarsi ma solo come amici. Anche se a Sonia non sarebbe dispiaciuto riallacciare un altro tipo di rapporto con l’affascinante commissario, sapeva fin troppo bene che nella sua vita non ci sarebbe mai stato spazio per lei e, anche se pensava che fosse ora e tempo che lui si togliesse dalla mente Camilla, avrebbe potuto farlo solo incontrando una nuova donna in grado di fargli perdere la testa.
Sul fronte delle indagini le cose non andavano meglio: nessuna novità rilevante sul conto di Anton Petrich se non un nuovo incontro con la sorella che aveva confermato alcune notizie già in loro possesso: i due fratelli erano cresciuti in un orfanotrofio alla periferia di Tirana ed erano riusciti ad emigrare in Italia quando avevano vent’anni circa grazie ad alcuni soldi racimolati con mille lavoretti. In Italia dopo un po’ si erano divisi: Anton aveva trovato lavoro a Milano, Jolanda si era trasferita a Torino con il compagno dal quale aveva avuto il bambino da due mesi.

C’era foschia al parco quella mattina, un’atmosfera velata che già preannunciava il caldo delle ore successive. Camilla stava spingendo la carrozzina lungo un viale alberato quando scorse su una panchina una giovane donna che singhiozzava. Nel pianto continuava a pronunciare un nome, come una cantilena.. Camilla si fermò a pochi passì e sentì chiaramente che invocava “Pietro”.
“Scusa se ti disturbo… non voglio sembrare inopportuna… ma hai bisogno d’aiuto? C’è qualcosa che posso fare?”. Solo in quel momento la donna alzò gli occhi e si accorse della sua presenza. “No.. no..” e di nuovo fu scossa da un singhiozzo. Camilla non potè fare a meno di andarsi a sedere al suo fianco e, d’impulso, le cinse le spalle con il suo abbraccio. La giovane donna si abbandonò a quell’abbraccio e liberò il suo dolore, scossa dai sussulti e dal pianto.
Dopo qualche minuto si calmò e Camilla provò a parlarle. “Come ti chiami? Hai voglia di raccontarmi cosa ti è successo?”. Dopo qualche minuto la donna sembrò trovare il coraggio. “Mi chiamo Jolanda, e..” in quel momento Camilla jr. cominciò a strillare e Camilla si alzò per prendere la nipotina. “Guarda Jolanda, ti presento la mia nipotina” Camilla si girò verso la donna che aveva ripreso a piangere. Camilla si accorse che cominciava ad avere la maglia bagnata.. “Ma tu stai perdendo.. latte? Hai anche tu un bambino?” “No, no, ora vado via, devo tornare a casa”. “Aspetta Jolanda ti prego lascia che ti aiuti”. Ma ormai la donna si era avviata lungo il viale. Camilla non se la sentì di inseguirla, anche se una parte di sé avrebbe voluto farlo.. “Povera ragazza, chissà cosa le è successo”. Posò nuovamente Camilla nella carrozzina e percorse di fretta la strada verso casa: la nipotina reclamava la sua colazione!

Alle cinque del pomeriggio Carmen era pronta per uscire. Aveva preso l’abitudine di andare al parco con Livietta ma quel giorno sarebbe uscita da sola dato che Livietta avrebbe ricevuto la visita di alcune ex compagne di scuola.
A Renzo non sembrava vero di vedere Carmen rifiorita in poco tempo. Certo non mancavano le crisi notturne, più sue che di Lorenzo, le ansie, i dubbi, ma perlomeno non l’aveva più trovata in lacrime e ogni giorno si stava facendo più bella e curata.
“Livietta hai fatto un miracolo con Carmen, davvero! Non so come ringraziarti” aveva detto un giorno a sua figlia, guardandola orgoglioso negli occhi. “Ma dai papà, non ho fatto nulla!”
Quando Carmen arrivò al parco, trovò una grande agitazione nel gruppetto di mamme che aveva conosciuto. Si avvicinò e chiese cosa fosse successo. “Hanno tentato di rapire Matteo, il figlio di Valeria” “Ma come, quando?” “Poco fa, Valeria si era allontanata un attimo per buttare dei fazzolettini nel bidone quando si è girata e ha visto un uomo che aveva già preso Matteo. Solo grazie alle sue urla l’ha posato ed è scappato. E’ stato impossibile inseguirlo per lei, e, nonostante le urla quel bastardo si è subito confuso in mezzo agli altri corridori.. era vestito come loro..”
“Ma avete chiamato la polizia? Se volete chiamo un mio amico commissario”. “Sì per piacere, noi da quando siamo arrivate abbiamo solo cercato di calmare Valeria che è sotto shock”.
Carmen non se lo fece ripetere due volte e chiamò Gaetano che poco dopo arrivò accompagnato da Torre. Non sarebbe stato proprio competenza sua, non c’erano di mezzo omicidi, ma non sapeva perché questo fatto lo inquietava più del dovuto.
Raccolse la testimonianza di Valeria e la invitò a seguirlo al commissariato per cercare di fare un identikit del presunto rapitore.

Quella sera cenarono tutti assieme, Carmen e Renzo con Camilla e Livietta. Carmen voleva mettere in guardia Livietta del pericolo e Camilla fu particolarmente scossa perché le venne subito in mente Jolanda, il terrore che aveva visto nei suoi occhi e il segno inequivocabile che si trattava di una giovane mamma che aveva partorito da poco, visto che era bastato un accenno pianto di Camilla, per perdere latte dal seno. Avrebbe voluto parlare con Gaetano, perché secondo lei gli episodi erano in qualche modo collegati, ma le faceva troppo male affrontarlo, dopo tutte quelle settimane passate ad evitarsi. Ma lo sguardo della donna continuava ad apparirgli davanti. Il giorno dopo sarebbe passata in commissariato; forse, in quell’ambiente più formale, sarebbe stato più semplice.
 
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view post Posted on 28/11/2015, 16:42     +1   -1

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E poi??????? E poooooi??? Non puoi lasciarmi così lo sai???? (da che pulpito...)
E adesso chi ce la fa ad aspettare?????
 
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Anastasia123
view post Posted on 28/11/2015, 18:59     +1   -1




Ciao Ale!! Lo so che ho troncato ma continuo ad essere parecchio impegnata e ad aver poco tempo per scrivere... per cui ho deciso di spezzettare il giallo... spero non sia risultato brutto...
Ho letto anche il tuo capitolo.. sì proprio da che pulpito!! Ora ci farai aspettare ben 8 giorni e non 7 per il seguito!!! ;)
Comunque poi passo su efp a recensire il tuo capitolo come si deve!!
 
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Soul of Paper
view post Posted on 29/11/2015, 20:48     +1   -1




Ciao Anastasia!

Davvero molto interessante il capitolo. Mi sta intrigando la storia del rapimento e credo sia ovviamente collegata al caso su cui sta indagando Gaetano, visto che in qualche modo Jolanda deve c'entrare qualcosa. La preoccupazione di Camilla per una totale sconosciuta mi sembra in linea con il personaggio.

Mi chiedo se dietro il rifiorire di Carmen ci siano solo Livietta e le altre mamme o ci sia dell'altro.

Gaetano che frequenta Sonia in amicizia ovviamente ce lo vedo... e anche i ragionamenti di Sonia mi sembrano assolutamente "da Sonia". Mi chiedo se e quando Camilla scoprirà chi era la famosa donna mora in auto con Gaetano.

E ovviamente Gaetano e Camilla non possono starsi lontani, se non per amore almeno per le indagini. Non vedo l'ora di leggere cos'hai in serbo per noi.

Brava!
 
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Anastasia123
view post Posted on 29/11/2015, 21:25     +1   -1




Ciao Soul! Ti ringrazio molto per la tua recensione! Avrei voluto scrivere un capitolo più lungo ma qui il tempo è sempre poco e avevo voglia di pubblicare, per cui il giallo verrà spezzettato in più parti. Mi fa piacere che i personaggi ti sembrino IC, non è semplice soprattutto seguire la loro evoluzione dopo la sesta stagione!
Spero già stasera e domani sera di poter lavorare al prossimo capitolo.
A presto!
 
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DB_K
view post Posted on 30/11/2015, 13:17     +1   -1




Ciao, capitolo moooolto interessante!
In effetti come dice Soul, Sonia é l'unica donna che avrei visto bene al fianco di Gaetano, ma.... Per fortuna lui ha occhi solo per Camilla... Speriamo che duri però... :D il giallo mi sta incuriosendo molto :D aspetto già il prossimo capitolo!!! :D
 
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Anastasia123
view post Posted on 8/12/2015, 22:47     +1   -1




Grazie mille DB_K per il tuo commento! Scusa se ti rispondo solo ora...

Innanzitutto mi scuso per il ritardo con cui posto il capitolo ma ho avuto davvero poco tempo per scrivere. Aggiungete che è la prima volta che mi cimento in un giallo (oltre che in una fanfiction) e che mi piacerebbe fare le cose per benino, cioè forma, consecutio temporum, calibrazione delle parti dei personaggi… non so se e quanto ci sono riuscita finora… ribadisco però il fatto che ho riscoperto il piacere di scrivere per diletto!
Il capitolo è più lungo rispetto agli altri, spero non dispiaccia e che non vi annoi…
Vi ringrazio anticipatamente se vorrete leggerlo e sarei felice di ricevere un vostro commento (anche critica, eh! Tutto aiuta a migliorare…). Questa volta troverete due righe anche a fine capitolo! Buona lettura!


Capitolo 5: Ninna nanna – parte 2

Il carillon sulla carrozzina suonava e Lorenzo sembrava rapito dalla dolce musica che emetteva, lasciando libera Carmen di curiosare nel reparto neonati della Rinascente. Voleva acquistare qualcosa per Lorenzo e per Camilla e, chissà, forse anche per sé. Non sapeva il perché ma l’idea di fare shopping la faceva sentire meglio con sé stessa. Riprese a spingere la carrozzina continuando nel contempo a osservare la merce esposta quando urtò qualcosa.. o qualcuno. “Ma allora è un vizio il tuo!”. Sollevò gli occhi e si ritrovò di fronte il giovane corridore che già aveva investito al parco, solo che era in veste.. “lavorativa”. Indossava un completo giacca pantalone e portava un badge della Rinascente. “Oh.. scusami.. non mi sono accorta, stavo guardando quei completini..” rispose Carmen con un sorriso imbarazzato. “Non preoccuparti, l’importante è che il tuo bambino non si sia spaventato!”. “Comunque io sono Giulio e se hai bisogno di qualche informazione chiedi pure, sono il responsabile del reparto bambini”. “Davvero, tu lavori qui?” Rispose Carmen sgranando gli occhi. “Comunque io sono Carmen, e lui è Lorenzo!”. I due si strinsero la mano con un sorriso.
“Bene Carmen, io ora devo tornare al lavoro, ci vediamo, ciao!”. Carmen rispose al suo saluto e si fermò ad osservarlo mentre si dirigeva dalla parte opposta controllando dei fogli che una commessa gli aveva passato.
Era un bel giovane, alto e muscoloso, con due occhi verdi penetranti e un sorriso magnetico… si trovò a pensare Carmen seguendolo con lo sguardo… qualche attimo dopo si ridestò e, dopo aver finalmente scelto alcuni abitini, si recò alla cassa.

“Dottò posso?” “Sì Torre vieni pure, che c’è?” “C’è, che è arrivata la prof e chiede di voi..” “Che cosa?”. Gaetano si alzò di scatto dalla sedia. Cosa poteva aver portato Camilla in commissariato? Dopo quell’incontro glaciale sul pianerottolo non si erano più parlati e avevano continuato a comportarsi come due lontani conoscenti, anzi, quasi come due estranei.
Deve essere successo qualcosa… pensò Gaetano. “Torre, falla passare e chiudi la porta poi”. “Agli ordini, Dottò”. Dopo qualche istante Camilla entrò.
Non era stato facile per lei affrontare il percorso da casa al commissariato. Più volte aveva pensato di tornare indietro ma lo sguardo di Jolanda la tormentava e non poteva far finta di niente. Lo avrebbe affrontato.
“Ciao Gaetano” “Ciao Camilla… come mai sei venuta fin qui?”. “Ho, ho incontrato una ragazza ieri al parco. Piangeva e secondo me le è accaduto qualcosa di brutto. Si tratta di una giovane mamma, ma era sola, senza il suo bambino…”. “Sì e allora?” “E’ scappata via senza dirmi il motivo per cui piangeva. Gaetano, non sono sicura ma penso che possa avere a che fare con il tentativo di rapimento di quel bambino…”. “E allora? Non ti sembra un po’ poco? Cosa vuoi che faccia io?” “Non so, sei tu il poliziotto, cercala…” “Ah, cercala… così in mezzo a un milione di abitanti io dovrei cercare una donna di cui non si sa nulla…” Gaetano cominciava ad agitarsi, non tanto per la richiesta di Camilla, che era perfettamente pertinente al suo modo di essere, alla sua innata generosità nell’aiutare le persone, anche gli sconosciuti, ma si sentiva nervoso per la sua vicinanza. Dopo tutto quel tempo lontani, ora erano lì, uno di fronte all’altro. Gaetano provava delle sensazioni contrastanti: da un lato un desiderio irrefrenabile di baciarla, dall’altro la volontà di respingerla dalla sua vita.
“Ho capito, ho sbagliato a venire qua, d’altronde come darti torto, ce l’hai ancora con me per il modo in cui ci siamo lasciati” “In cui MI hai lasciato!” la corresse Gaetano istantaneamente alzando la voce. “Non preoccuparti, me la cerco io Jolanda!” Camilla rispose con lo stesso tono alterato usato da Gaetano e si diresse a passo deciso verso la porta del suo ufficio. Gaetano si bloccò nel sentire quel nome che collegò subito alla sorella di Petrich. Raggiunse Camilla “Come hai detto che si chiama? Aspetta…” le bloccò la mano che già stava aprendo la porta. Camilla si voltò e si ritrovarono a pochi centimetri di distanza… occhi negli occhi, ipnotizzati da un qualcosa più forte di loro… entrambi istintivamente stavano per annullare la distanza che separava le loro bocche quando la porta si aprì improvvisamente dall’esterno, urtandoli. Si voltarono e si ritrovarono di fronte Sonia de Giorgis.

“Livietta amore, che ne dici se porto io oggi Camilla al parco? Ho voglia di fare un po’ il nonno e ho bisogno di sgranchirmi le gambe dopo tutte le ore passate in studio”. “Va bene papà, così io preparo la cena… stasera finalmente arriva George!”.
A Renzo il nuovo ruolo di nonno piaceva tanto quanto quello di papà. Mai si sarebbe aspettato che da quel “gran casino” sarebbe scaturito così tanto amore per quei due frugoletti. E’ vero che spesso si sentiva solo, che il non condividere le sue emozioni con Camilla lo faceva ancora soffrire, ma in quel momento si sentiva comunque utile a sua figlia Livietta e soprattutto a Carmen. In fondo era sempre stato un bravo padre, pieno di attenzioni e questo nessuno in famiglia lo metteva in discussione ed era proprio questa fiducia che riponevano su di lui a gratificarlo.
Giunto al parco si sedette un po’ su una panchina a leggere il giornale, dato che Camilla dormiva beatamente.
Dopo poco fu scosso da un grido: “Eccolo, è lui, è l’uomo che ha cercato di rapire Marco!”. Renzo alzò gli occhi e vide la giovane mamma che aveva urlato indicare un corridore che passava di là. Renzo non se lo fece ripetere due volte e cercò di corrergli dietro. “Signora, mi dia un occhio alla bambina.. Ehi tu, fermati!”. L’uomo si voltò un attimo ma poi riprese a correre ancora più velocemente.
Dopo un paio di minuti Renzo si fermò ansimante.. “Non ce la faccio più.. accidenti all’età e ai chili di troppo… non sono più allenato..” Tornò da Camilla e dalla mamma che aveva urlato. Anche se era scappato, Renzo l’aveva visto in volto e decise di passare da Gaetano per rilasciare la sua testimonianza.

Camilla era uscita quasi di corsa dal commissariato, il cuore in tumulto, le lacrime che le annebbiavano la vista. Ecco chi era la donna che frequentava Gaetano.. non una nuova fiamma, non una ragazza ininfluente conosciuta per caso, ma proprio lei, la pm Sonia de Giorgis, l’unica donna che avrebbe potuto costituire una vera rivale per lei. Bella, intelligente, dotata di una sensualità naturale quanto il suo carattere forte e volitivo. E sapeva che Gaetano era sempre stato attratto da lei, che avevano vissuto una storia breve ma intensa, molto di più di tutte le altre storie a partire da Roberta per finire con Eva.
Non sapeva quando e perché fosse arrivata a Torino, capiva solo che quello che aveva intravisto quella notte non era un abbaglio ma la realtà... che ora le faceva ancora più male.
Aveva sbagliato tutto con Gaetano, l’aveva lasciato andare e, parafrasando le parole di Francesca, qualcuna se l’era accaparrato subito, qualcuna che aveva già intessuto dei legami con lui.
Nella corsa verso la macchina le suonò il cellulare. Rispose senza pensarci: “Ciao Camilla, sono Vladimir, ho appena finito il turno… se sei libera ti va di bere qualcosa?”

Renzo riportò Camilla a casa della figlia ma non volle raccontarle nulla per non turbarla ulteriormente. Aveva però deciso di passare in commissariato anche se non poteva dire di andarci volentieri.
Gaetano e Sonia erano seduti alla scrivania intenti a ragionare su alcuni nuovi elementi emersi in quei giorni. La testimonianza dei colleghi di lavoro di Anton, registrata dai colleghi di Milano, lo descrivevano come un uomo mite e buono, ultimamente in ansia per la sorella che aveva partorito. Non ne conoscevano il motivo ma improvvisamente era partito per andare a trovarla, nonostante il datore di lavoro non gli avesse nemmeno concesso le ferie.
E poi c’era la testimonianza della prof, che poteva non significare nulla, ma quel nome “Jolanda”… era davvero una coincidenza?
La Lucianona annunciò Renzo ai due. “Ma che è orario di visite? Hai tutta la famiglia allargata che viene qui a trovarti? Che ti hanno adottato?” Sonia fece questa battuta pensando di smorzare l’atmosfera tesa in cui aveva trovato Gaetano, ma si ritrovò a ricevere un’occhiata dura e sofferente, come se l’avesse ferito nel profondo.
Renzo entrò un po’ titubante. “Allora Renzo, cosa ti porta qui? Non nascondo che mi sorprende questa visita… anche perché invece di scomodarti avresti potuto passare per casa mia più tardi…” “Eh no, Gaetano, è che c’è di mezzo l’incolumità di tanti bambini… oggi ero al parco e mi sono imbattuto nel rapitore di quel bimbo…ho cercato di inseguirlo ma correva troppo veloce.. però l’ho visto in faccia!” “Signor Ferrero, come fa ad essere sicuro che si trattava proprio di lui?” lo interruppe Sonia “E’ stato riconosciuto anche da un’altra mamma che era lì anche il giorno del rapimento. Ha confermato pure che indossava gli stessi vestiti”.

“Che cosa mi stai chiedendo?! Camilla dovresti saperlo che c’è la legge sulla privacy!”. “Si lo so bene Vladimir, ma se te lo chiedo è per un motivo grave! Voglio ritrovare quella donna, forse è sola e ha bisogno di aiuto”. Camilla aveva appena chiesto all’amico infermiere di cercare i dati di Jolanda nel computer dell’ospedale e di farle sapere l’indirizzo di casa. Anche se la conosceva da poco, Vladimir aveva capito che era una donna caparbia, e forse per questo l’attraeva così tanto.
“E va bene, domani vedo cosa posso fare..” “No, non hai capito, domani potrebbe essere troppo tardi! Non puoi andare ora a controllare nell’archivio informatico…”. Vladimir le lanciò una strana occhiata. “E va bene, ma in cambio stasera esci a cena con me, noi due, senza la tua amica Francesca!”
Camilla sentiva che si stava mettendo una situazione difficile da gestire, ma ormai era troppo tardi e voleva ritrovare quella ragazza. “D’accordo” gli rispose “Naturalmente dopo che mi avrai accompagnato a casa sua!”.

Alle sei e mezza Gaetano stava correndo al parco. Preferiva di gran lunga farlo al mattino presto ma voleva vedere se avrebbe raccolto qualche indizio.
Dopo una decina di minuti gli sembrò di riconoscere Carmen che spingeva la carrozzina. Stava dirigendosi dalla sua parte, quando, da un viale laterale, spuntò un altro corridore che le si fermò a fianco. Sembravano conoscersi, tant’è che riusciva a vedere il profilo di Carmen sorridere.
“Avete fatto un bambino bellissimo tu e tuo marito!” stava dicendo il giovane a Carmen. “Veramente… io e il papà di Lorenzo non stiamo assieme… è una lunga storia..:”
“Ciao Carmen!” la salutò raggiungendoli. “Gaetano…ciao!” Anche il giovane si girò e Gaetano riconobbe nella sua fisionomia i tratti dell’identikit fornito da Renzo.
“Mi scusi… sono il vice questore Berardi… mi dispiace importunarla.. può fornirmi le sue generalità? Avrei bisogno di farle qualche domanda”. “…non capisco, che c’entra.. siamo in un parco pubblico… ho solo salutato un’amica.. che ho fatto di male?” “Nulla, ma è un semplice controllo”. “Gaetano, ma che succede?” Carmen guardò Gaetano allarmata. “Senti, diglielo anche tu al tuo amico che non è né il tempo né il luogo adatto per gli interrogatori!”. “Faccia meno il baldanzoso e mi dica il suo nome!” “Giulio Ardit”. “Bene signor Ardit, la aspetto domattina in commissariato per rispondere a qualche domanda. Ripeto: è solo un controllo. Mi raccomando venga alle 9, non mi costringa a farla cercare”.
Gaetano proseguì la sua corsa.
Giulio e Carmen si guardarono perplessi. “Qualsiasi cosa stia cercando, io non ho fatto nulla…” le disse guardandola intensamente negli occhi. Carmen abbassò lo sguardo e lui d’impulso le prese le mani. “Senti Carmen, so che ci conosciamo appena, ma c’è qualcosa in te che mi ha colpito fin dall’inizio… ora questo tuo amico che mi vuole interrogare… ma io vorrei che noi ci conoscessimo di più..” “Non lo so Giulio..” rispose Carmen turbata. “Ora devo andare a casa…”

Vladimir tornò in macchina dove l’aspettava Camilla. Aveva in mano un biglietto: “Jolanda Petrich, via Lamarmora, 15. Guarda Camilla che io non ti ho dato nulla... sto rischiando il licenziamento oltre ad una bella denuncia!” “Ma sì, ma sì nessun saprà mai nulla!”. Vladimir mise in moto la macchina e partirono.
Venti minuti dopo arrivarono all’indirizzo. “Vladimir, per favore, torna a casa. Chiamo un taxi per tornare. Ti ho già chiesto troppo oggi pomeriggio, non voglio che mi aspetti e preferisco andare da sola da questa ragazza”. “Camilla, sei sicura? Guarda che ti aspetto…e poi.. la nostra cena??” “Vai, ti chiamo dopo, promesso!”.
Vladimir ripartì lasciando Camilla di fronte ad un modesto condominio grigio.

Renzo non riusciva a concentrarsi sul progetto che aveva di fronte. Nelle ultime due ore aveva continuato a cancellare qualsiasi segno avesse provato ad aggiungere. Era preoccupato. Molto preoccupato. Gli episodi al parco gli avevano messo paura, per l’incolumità di Lorenzo e Camilla ma anche per quella delle loro madri.
Decise di salire da Carmen.
Una volta entrato si confidò con Carmen che, scossa da ciò che era accaduto, gli raccontò dell’incontro di quella mattina fra Gaetano e il corridore, omettendo però che si era fermata lei per prima a parlare con lui. Non voleva credere che potesse essere in qualche modo implicato nel tentato rapimento, ma, al contempo, voleva capire bene chi Renzo avesse visto. Si fece quindi nuovamente descrivere quel giovane che aveva tentato di inseguire e si rabbuiò constatando che, dalla descrizione, avrebbe potuto trattarsi di Giulio.
Ma voleva esserne sicura. Mentalmente decise che al più presto si sarebbe recata alla Rinascente.

Camilla suonò il campanello ma non ricevette risposta. Non volendo darsi per vinta, suonò a quello accanto e, con una scusa, riuscì ad entrare e a raggiungere il pianerottolo dell’appartamento di Jolanda. Suonò ripetutamente ma nessuno rispose. Camilla non voleva arrendersi: “Jolanda, se sei in casa ti prego apri! Sono Camilla, so che ci siamo conosciute solo ieri ma vorrei aiutarti, ti prego…”. Dopo qualche istante la porta si aprì.
La scena che si presentò davanti agli occhi di Camilla la raggelò: Jolanda aveva uno sguardo perso, gli occhi gonfi di chi da giorni non aveva fatto altro che piangere e, attorno a lei, l’appartamento era tutto in disordine, con vestitini da neonato un po’ ovunque ma anche oggetti sul pavimento come dopo un furto.
“Ma che è successo, che ti è successo e dov’è il tuo bambino?” le disse Camilla che non avrebbe mai voluto trovarla in quello stato ma che se la sentiva che le era successo qualcosa di grave. Jolanda lasciando andare un singhiozzo represso, istintivamente abbracciò Camilla e pianse disperata.
Camilla la condusse sul divano e sedettero strette per qualche minuto. Quando Jolanda sembrò riprendersi Camilla la guardò aspettando che parlasse ma senza più farle domande. “Hanno portato via mio bambino. Io non volevo, capisci.. ma Mirco aveva fatto tutto. Voleva i soldi lui, non gli importava nulla di me né di Pietro, nostro figlio…” la voce le si ruppe nuovamente per il pianto.
“Ma dov’è adesso tuo figlio?” “Non lo so, via, in altra città, venduto… e non lo vedrò mai più.. aveva solo due mesi, io non posso stare senza di lui” Camilla era inorridita. Era qualcosa di atroce, non poteva pensare che per soldi si potesse arrivare a tanto. Un bambino come la sua nipotina.. a quel pensiero sentì gli occhi inumidirsi. Con tutta la dolcezza di cui era capace le chiese: “Ma Mirco adesso dov’è?” “Non so, lui andato via… preso i soldi e non l’ho più visto.. e poi…” “E poi?” Jolanda riprese a piangere disperata. “Mio fratello Anton aveva capito che c’era qualcosa di sbagliato nel comportamento di Mirco. Era venuto a Torino per la nascita di Pietro e so che avevano litigato. Forse aveva scoperto tutto perché…. perchè è stato ucciso”. E riprese a piangere convulsamente.
Camilla continuò a tenerla stretta per un po’, piangendo con lei. Quando sembrò essersi nuovamente calmata le disse: “Ora vestiti, vieni con me alla polizia. Non c’è tempo da perdere se vogliamo ritrovare il tuo Pietro!”.
“Ma no polizia, no… Mirco dice che non credono a quelle come me, che mi mettono in prigione e che lui mi viene a cercare per uccidermi...” “Senti... e perché non dovrebbero crederti?” “Mirco.. Mirco ha sempre detto così…” Camilla guardò quella giovane donna così precocemente segnata dalla vita. “Non preoccuparti, ci sono io con te!”.
Dopo qualche minuto uscirono assieme dall’appartamento.

“Allora Dottò, io e la Lucianona siamo andati a interrogare i vicini di pianerottolo di Jolanda Petrich e la sig.ra Cerutti ha riferito che la ragazza da alcuni giorni non fa che piangere, la sente dal suo appartamento urlare e disperarsi… ma la cosa più strana è che non solo non ha più visto il di lei marito ma che soprattutto non sente più il bambino piangere..”.
Gaetano fu di nuovo pervaso da una sensazione di inquietudine: “E’ tutto troppo strano. Dobbiamo andare subito dalla Petrich. Abbiamo aspettato troppo!”
In quel momento bussò la Lucianona: “Dottò! E’ appena giunta una chiamata: ai grandi magazzini qualcuno ha tentato di rapire un bambino”. “Che cosa?? Andiamo Torre!”.

Ecco… ora non linciatemi ma anch’io entro a pieno titolo nelle “amanti dei cliff hanger”… a dire il vero avevo deciso già dall’inizio di dividere il giallo in tre parti e nella terza ci sarà la risoluzione.
So che il capitolo è tutto incentrato su questo piuttosto che su Camilla e Gaetano, ma succederà presto qualcosa che li coinvolgerà molto…
Mi auguro che, nel frattempo, la linea gialla stia risultando credibile...
Vi ringrazio per avermi letto e spero di potervi postare presto il seguito!
 
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Soul of Paper
view post Posted on 13/12/2015, 22:30     +1   -1




Ciao Anastasia!

Mi sta piacendo come stai sviluppando il giallo: è breve ma è strutturato bene, sono curiosa di vedere se le mie previsioni sulla risoluzione sono azzeccate.

Per il resto mi è piaciuta la scena in commissariato tra i due, soprattutto la scena sulla porta e come Camilla ha scoperto di Sonia.

Brava!
 
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26 replies since 23/10/2015, 07:44   424 views
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