Provaci Ancora Prof Forum ☆

Ribaltando ogni certezza, per scaramanzia, il mio finale della quinta serie

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Soul of Paper
view post Posted on 14/10/2013, 22:01 by: Soul of Paper     +1   -1




Grazie mille anche a te Fra, oltretutto le tue storie mi piacciono un sacco, sia come trame sia come introspezione dei personaggi e spero che aggiorni presto Una notte che ti cambia la vita, o ne pubblichi delle altre.

Ed ecco la seconda parte, in cui cominciamo a fare sul serio xD.

Penso che pubblicherò la terza e ultima parte del primo capitolo domani e se ce la faccio anche il secondo.

Capitolo 1 "Shelter from the storm" (part two)

“Dobbiamo andare!” annuncia determinata, sentendo che se rimane lì un minuto di più la situazione potrebbe sfuggirle seriamente di mano: si sente confusa e fragile, troppo fragile, e non crede di essere in grado di resistere alle avance di Gaetano ancora per molto. E non è certo nello stato mentale ideale per prendere una decisione di questo tipo.

“Camilla, aspetta!” risponde lui con voce decisa ma dolce, trattenendola delicatamente per le spalle e impedendole di alzarsi, “non andartene ti prego, non è necessario.”

“Credo invece che lo sia Gaetano…” ribatte lei, ma senza tentare nuovamente di allontanarsi, sorpresa dalla determinazione dell’uomo: di solito quando lei decide di “fuggire” lui fa un passo indietro e rispetta la sua scelta.

“Camilla, da quanti anni ci conosciamo noi due? Lo sai che non farei mai qualcosa che tu non desideri, senza il tuo consenso,” replica lui guardandola diritto negli occhi, con un mix pericoloso di amore e tristezza dipinto sul volto, “a maggior ragione stasera…”

“Ed è proprio questo il problema…” sussurra lei tra sé e sé in un tono troppo basso perché lui possa sentire più di un mugugno indefinito. La donna sa troppo bene che il cuore del dilemma è proprio ciò che anche lei desidera, anche se non dovrebbe. E una piccola parte di lei, una parte oscura e nascosta della sua anima ha sempre forse sperato che lui non fosse il gentiluomo che è, che le togliesse la decisione dalle mani costringendola a lasciarsi andare, a non pensare, proprio come accade in quei sogni che turbano le sue notti da quando l’ha rivisto.

“Cosa?”

“No niente, niente, non ti preoccupare,” ribatte lei imbarazzata, abbassando lo sguardo, per poi aggiungere, ricordandosi improvvisamente di un particolare, “in che senso ‘a maggior ragione stasera?’”

“In che senso vuoi che sia? Dai, professoressa, va bene che forse – e dico forse – a indagare sei quasi più brava tu di me, ma pensi davvero che sia tanto arrugginito da bermi la storia del raffreddore?” chiede Gaetano sorridendo anche se con un’espressione preoccupata, “anche perché da quando siamo qui non hai starnutito né soffiato il naso una volta sola. E so di fare un certo effetto alle donne, ma non credo di avere anche poteri taumaturgici.”

Camilla in tutta risposta gli sferra un leggero colpo sul braccio e non può fare a meno di sorridere a sua volta, anche se sente di essere caduta in trappola. Cerca di rispondere ma lui la blocca, quasi leggendole nuovamente nel pensiero.

“Camilla, non serve che tu mi dica niente, non voglio obbligarti a darmi spiegazioni se non te la senti, ma vorrei che con me almeno non sentissi il bisogno di fingere.”

Questa frase scatena in Camilla un moto di riso amaro che zittisce sul nascere, perché fingere con lui è diventata una necessità, quasi un meccanismo inconscio, da così tanto tempo. Non in tutto certo, anzi, per certi versi Gaetano è la persona con cui si sente più libera di essere ciò che è veramente, di esprimere tutto il suo potenziale. Ma su certi argomenti, su un argomento in particolare, sa di non poter essere sincera, di essere ormai diventata una maestra ad omettere e a dissimulare. E una voce che diventa sempre più insistente, specie da quando ha trovato quella maledetta fattura, la porta a chiedersi il perché, che senso abbia continuare a mentire a lui e a se stessa.

“Non è così semplice,” sussurra infine lei, nascondendo il viso tra le mani.

“Camilla, guardami,” chiede lui a bassa voce, spostandole dolcemente le mani dal viso e sollevandole il mento con la mano destra, mentre con il braccio sinistro continua a cingerle le spalle.

“Non voglio che tu esca da questa stanza sentendoti peggio di come ci sei arrivata. Non era mia intenzione farti pressione o metterti ansia, o spaventarti. E’ che quando ti ho così vicina, faccio fatica a trattenermi, a controllarmi, e sai anche questo…” le spiega facendole l’occhiolino per sdrammatizzare, strappandole un altro sorriso, per poi continuare con un tono più serio, guardandola sempre negli occhi, “però non sopporto vederti stare male, vederti soffrire, anzi… Credimi, tutto quello che voglio, tutto quello che ho sempre desiderato è che tu stia bene, che sia serena, anche se non posso essere io a renderti felice.”

“Lo so,” riesce solo a sussurrare Camilla, mentre la voce si spezza in un singhiozzo. Non sa se per le parole di Gaetano, così sincere e disarmanti, se per il suo sguardo così carico di preoccupazione e di amore, se per il calore del suo maglione e del suo “abbraccio”, ma improvvisamente tutto il dolore, la delusione e l’umiliazione provati nello scoprire l’ennesima infedeltà di Renzo ritornano a galla come una marea che la travolge, con le lacrime ad annebbiarle la vista e a soffocarla tra i singhiozzi.

E senza sapere come, si ritrova stretta nell’abbraccio di Gaetano, a piangere sul suo petto, aggrappata a lui come all’ultima ancora di salvezza rimasta per non annegare, per non essere spazzata via dalla tempesta.

Avverte vagamente le sue mani che la accarezzano sulla schiena e tra i capelli, con movimenti circolari, quasi cullandola, cercando di calmarla, di consolarla. Nel turbinio di pensieri sconnessi che riempiono la sua mente, Camilla ricorda di aver letto da qualche parte che non c’è nulla di più rassicurante e liberatorio di piangere abbracciati a un animale, specie a un cane, ma, con tutto il rispetto e l’affetto per Potty, non c’è minimamente paragone. Ed in mezzo all’angoscia, al sollievo ed a un micidiale cocktail di sentimenti che non riesce e forse non vuole identificare chiaramente, si fa strada anche il senso di colpa nei confronti di Gaetano, di quest’uomo che LEI sì, e lo sa bene, ha fatto soffrire, in più di un’occasione, anche se mai intenzionalmente, e il cui conforto sente quindi di non meritare appieno, soprattutto considerata la causa scatenante del suo pianto.

Ma lo spirito di sopravvivenza è più forte del rimorso e ogni traccia di razionalità la abbandona mentre si lascia andare completamente, quasi afflosciandosi tra le braccia di lui.

Nessuno dei due saprebbe quantificare la durata di quell’abbraccio disperato, se si tratti di minuti o di ore, ma piano piano i singhiozzi cessano, il respiro di Camilla si fa più regolare e calmo. Infine, con un forte sospiro, la donna solleva il viso dal petto dell’uomo, non potendo fare a meno di notare, con un moto di imbarazzo, lo stato pietoso della maglietta immacolata di lui: oltre ad essere completamente inzuppata dalle sue lacrime è pure “decorata” da striature nere e viola. Un’opera astratta dipinta dagli ultimi residui di make-up sopravvissuti alla prima ondata di pianto.

“Oddio, scusami, scusami,” esclama Camilla, cercando invano con le dita di cancellare i segni, ormai indelebili.

“Camilla…” sussurra l’uomo, trattenendo le mani di lei con la sue, per evitare che queste involontarie carezze peggiorino la situazione, provocando una reazione fisiologica totalmente inappropriata, “non devi nemmeno pensarlo… Una maglia si ricompra, e ti garantisco che è l’ultimo dei miei pensieri in questo momento.”

“Non è solo per la maglia Gaetano… è che non dovrei… è che…” risponde lei non riuscendo a sollevare lo sguardo, né a finire la frase.

“E’ che c’entra Renzo, vero?” intuisce lui, cercando di usare un tono più neutro possibile, anche se prova un desiderio irrefrenabile di provocare danni fisici a chiunque abbia ridotto così Camilla.

La donna non risponde, non ne ha le forze, ma abbassa di più lo sguardo e avverte dalle braccia di Gaetano, che la stringono ancora più forte, che le parole non sono necessarie.

“Renzo e Carmen?”

Gli occhi di Camilla ritornano a riempirsi di lacrime, mentre nasconde la testa nel petto di Gaetano. Lui non dice nulla, ritorna solo a passarle le mani tra i capelli, aspettando che sia lei a fare la prossima mossa.

“E’ che sono una stupida Gaetano, una stupida!” esclama infine Camilla, sollevando lo sguardo per incontrare quello dell’uomo. “Mi avevate avvertito tutti: mia madre e perfino tu con tutte le tue battutine, i tuoi ‘ah’, quindi se vuoi dirmi ‘te l’avevo detto’, accomodati pure, che me lo merito.”

“Camilla, tu non sei affatto una stupida!” afferma deciso Gaetano, guardandola negli occhi carichi di tristezza, rabbia e rassegnazione, “e se ho fatto quelle battute beh… tu lo sai il perché le ho fatte, no?”

Camilla annuisce con un leggero sorriso amaro che non le raggiunge gli occhi.

“Ma ciò non toglie che avevate ragione e che mi sono comportata come un’idiota!”

“No, Camilla, l’unico idiota qui è Renzo-“

“Gaetano!” lo interrompe lei, cercando di alzarsi, “scusami, ma-“

“No Camilla, scusami tu, ma lasciami parlare,” replica lui deciso, trattenendola, “so benissimo che non sono la persona più adatta a consolarti in questo momento. So benissimo che sono in un ‘leggero’ conflitto d’interessi, che sono di parte, che probabilmente dovrei tacere, ma non posso farlo. E non posso farlo perché se davvero Renzo ti ha tradita, beh l’unico stupido è lui, se non riesce a vedere e apprezzare la donna meravigliosa che ha accanto e quanto sia fortunato ad averti, ad avere il tuo amore. Camilla tu vali più di mille Carmen messe insieme!”

“Esagerato!” ribatte lei imbarazzata, “e poi tu Carmen neanche la conosci o sbaglio? Come fai a dire una cosa del genere?”

“Non mi serve conoscerla per saperlo, Camilla, è una questione di statistica. E sai perché? Perché io di donne nella mia vita ne ho conosciute tante, come non perdi occasione per ricordarmi, quindi diciamo un campione statisticamente rilevante, e nessuna, ascoltami bene, nessuna è nemmeno lontanamente paragonabile a te. Tu sei bella, intelligente, ironica e autoironica, hai un gran cuore, sei generosa e ti spendi per chiunque abbia bisogno di te e poi-”

“Gaetano,” lo interrompe lei, non potendo fare a meno di arrossire di fronte a tutti questi complimenti che però sente essere in gran parte eccessivi, “ti ringrazio per le lodi ma credo che tu non sia obiettivo. Lo so benissimo che Carmen è molto più bella e giovane di me…”

“Forse sarà più giovane, ma di sicuro non più bella. Camilla, non so se te lo ricordi, ma tanto tempo fa ti dissi che eri la donna più attraente che avessi mai conosciuto e lo penso ancora. Hai una pelle perfetta, da ragazzina, un collo lungo e affusolato, sopra il quale potrei ancora morire, un fisico sottile e forte allo stesso tempo, un sorriso bellissimo, per non parlare degli occhi o dei capelli e poi hai una voce terribilmente affascinante, potresti fare la doppiatrice!” dice lui con un sorriso, facendole l’occhiolino per alleggerire l’atmosfera, notando che lei è ormai rossa come un peperone.

“Ehm… Gaetano…” balbetta lei, cercando di allentare un po’ la morsa del suo abbraccio, “ti ringrazio per il tentativo di farmi stare meglio, ma riesco ancora a vedermi allo specchio la mattina e so che il mondo è pieno di donne molto più belle di me. Soprattutto tutte quelle del tuo ‘campione statistico’ che ho avuto il piacere di conoscere e che sembrano sempre essere uscite da una rivista di moda. Quindi non mi serve una pietosa bugia.”

“In effetti mi ero dimenticato di aggiungere testarda all’elenco delle tue caratteristiche, professoressa,” dice Gaetano tra il divertito e l’esasperato, mantenendo la presa su Camilla e lo sguardo incrociato al suo, “però tu sei più importante per me di tutte loro messe insieme, e lo sai!”

“Sì, lo so ma sinceramente ancora non me lo spiego,” replica lei con un lieve sorriso, “non capisco cosa ci trovi di così speciale in me Gaetano, davvero.”

“Quindi tutto quello che ti ho detto finora non ti basta, Camilla? O non sarà che in realtà i complimenti ti piacciono?” la punzecchia lui, anche se con una nota di amarezza nella voce, causata dall’incredulità di quella donna che lui invece ama follemente. Per tutta risposta riceve un altro colpo sul braccio. Almeno sembra che l’umore di Camilla si sia un po’ risollevato.

“Allora vediamo se riesco a spiegartelo meglio professoressa,” sospira lui, avvicinandola al suo petto e constatando con soddisfazione come lei si appoggi senza protestare: forse stanno facendo un passo avanti, dopo tutto.

“Dunque, tutte queste donne che a te sembrano ‘essere uscite da una rivista di moda’, per me sono un po’ come uno di quei vini frizzanti da aperitivo, bianchi e pieni di bollicine, che sono ‘in’, che hanno un gusto delicato e neutro e che proprio per questo piacciono praticamente a tutti e vanno giù un bicchiere dopo l’altro, senza che nemmeno te ne accorgi…”

“Gaetano, ti avviso che se stai cercando di farmi sentire meglio con questa analogia non ci stai riuscendo, anzi,” lo provoca Camilla, sollevando lo sguardo e il sopracciglio.

“E aspetta un attimo prima di darmi un giudizio prof., che sono appena all’inizio dell’esposizione,” ribatte Gaetano senza perdere un colpo, con gli occhi che brillano divertiti.

“Ti stavo per dire, prima di essere interrotto, che queste bollicine si lasciano sì bere senza pensieri, ma il giorno dopo l’unica cosa che ti rimane è un gran mal di testa e un senso di insoddisfazione. E anche se ti sforzi non riesci nemmeno a ricordare che gusto avessero, perché sono anonime, scialbe, uguali ad altre mille che hai assaggiato prima.”

“Mille, Gaetano? Complimenti!” ribatte Camilla con un sorrisetto ironico.

“Camilla!” sbuffa lui trattenendo a stento le risate e la voglia improvvisa di levarle quell’espressione sarcastica a suon di baci, “mi fai finire di parlare?”

Lei assente con il capo e lui sospira e riprende la narrazione.

“Tu invece sei come un bel vino rosso, corposo e pieno di carattere – in tutti i sensi – di un’annata fortunata e irripetibile, con un bel gusto deciso e intenso e che, proprio per questo, non può piacere a tutti, specie a chi si avvicina da poco agli alcolici, ma che fa impazzire i veri intenditori e che non può rimanerti indifferente: o lo ami o lo odi. Ma se lo ami, una volta che l’hai assaggiato non te lo scordi più. Improvvisamente tutte quelle bollicine che prima tanto ti piacevano non ti soddisfano più, non ti bastano più e l’unica cosa che desideri è poterne bere un altro sorso, daresti qualsiasi cosa per poterlo avere,” termina Gaetano in un sussurro, mentre Camilla, scossa da un brivido, solleva il capo e lo guarda fisso negli occhi, facendolo tremare a sua volta.

Camilla sente gli occhi umidi e uno strano calore nel petto, non riesce a distogliere lo sguardo, non può più mentire, frenare quello che sente, quello che anche lei desidera. E senza quasi rendersene conto si avvicina al viso di Gaetano, chiudendo gli occhi, mentre lo spazio tra le loro labbra si fa sempre più sottile.

Non riesce quindi a contenere un gemito quando avverte sì il contatto delle labbra di Gaetano, ma sulla sua fronte, in un bacio delicato che la sorprende e la spiazza.

“Perché?” gli chiede quando riapre gli occhi, con la voce roca il corpo ancora tremante.

“Perché ti ho fatto una promessa Camilla,” risponde lui con un sorriso triste, “e anche se forse me ne pentirò, non voglio essere un momento di debolezza per te. Non voglio approfittarmi di un momento di fragilità e confusione. Voglio che tu sia sicura, sicura quanto lo sono io, perché quello che voglio per noi due non è la storia di una notte, e lo sai. Per usare la metafora alcolica di prima, è vero che darei qualsiasi cosa per un altro sorso, ma non a costo di rovinare la botte. Perché io la voglio tutta la botte, un assaggio non sarà mai abbastanza.”

“Gaetano…” sussurra lei commossa, accarezzandogli una guancia, consapevole che lui ha ragione e amandolo – perché lei lo ama, è inutile negarlo – ancora di più per questo gesto, che sa essergli costato molta fatica.

“Stavi andando così bene, mi avevi quasi convinta, ma ti sembra gentile paragonarmi a una botte?” aggiunge poi con un sorriso per alleggerire l’atmosfera.

“Camilla… Me la prometti anche tu una cosa?”

“Mmm… dipende da che cosa devo prometterti,” risponde lei con un altro sorriso.

“Mi prometti che ci penserai? Che penserai a quello che ci siamo detti stasera? Non dico oggi e nemmeno domani, ma appena ti sarai ripresa, vorrei che ci pensassi seriamente, perché la mia è una proposta seria, molto ma molto seria, professoressa. Io non scappo e sai dove trovarmi.”

“D’accordo, te lo prometto,” annuisce lei, sentendo di non potere, né volere fare altrimenti: come potrebbe non pensarci?

“Posso solo chiederti un’ultima cosa?”

“Dai, spara.”

“Ho bisogno di sapere se ho una qualche possibilità, Camilla. Cioè non una minima speranza, ma diciamo, per rimanere in tema, una buona probabilità di successo?”

“Lei che ne pensa, vicequestore Berardi?” risponde Camilla sorridendo e scuotendo la testa, “ma certo che ce l’hai, come puoi pensare altrimenti? Meno male che non eri arrugginito!”

E Gaetano non può fare a meno di scoppiare a ridere e abbracciarla stretta, contagiandola in una risata liberatoria. Rimangono ancora così uniti per un po’, senza volersi muovere, finché sentono la pendola antica rintoccare due volte.

“Camilla, fosse per me resterei qui con te tutta la notte, ma forse adesso è davvero meglio andare: è tardissimo e domani ci dobbiamo svegliare presto.”

“Hai ragione,” assente lei, anche se non accenna ad alzare il capo. Non ha per nulla voglia di tornare nel letto che divide con Renzo, di rivederlo, di affrontare di nuovo la realtà.

“Almeno sei un po’ più tranquilla di qualche ora fa?” le chiede Gaetano, sentendola improvvisamente più tesa.

“Sì, e ti devo ringraziare, Gaetano: non immagini quanto mi abbia fatto bene stare con te stasera,” dice lei sorridendo, grata e ancora leggermente commossa, con uno sguardo che fa sciogliere il vicequestore.

“Camilla, se mi guardi così mi fai venire voglia di dormire su questo divano, ma non credo sia prudente,” le sussurra lui, dandosi mentalmente dello stupido per l’ennesima volta questa sera, ma sa che è la cosa giusta da fare.

Come risposta lei gli accarezza di nuovo la guancia destra, mentre gli stampa un bacio sulla sinistra, per poi sciogliere delicatamente l’abbraccio e alzarsi in piedi, porgendogli la mano in un cenno d’intesa. Lui la afferra e, senza parlare, escono da quella casa che all’improvviso non pare più così fredda e inquietante. Dopo aver chiuso la porta a chiave, sempre senza parlare, raggiungono il pianerottolo di Camilla.

“Grazie ancora di tutto,” gli sussurra lei, dandogli un nuovo bacio sulla guancia, che lui ricambia con uno sulla fronte. Poi si gira, infila la chiave nella toppa e, con un ultimo sguardo a Gaetano, entra in casa chiudendo la porta alle sue spalle.

(continua...)
 
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