Provaci Ancora Prof Forum ☆

Ribaltando ogni certezza, per scaramanzia, il mio finale della quinta serie

« Older   Newer »
  Share  
Soul of Paper
view post Posted on 14/10/2013, 20:57 by: Soul of Paper     +1   -1




Ciao ragazze!

Ispirata dalle vostre bellissime storie e dalle scarse speranze che nutro sul finale di questa quinta serie, ho deciso di iniziare a scriverne una io, partendo dalla scena del divano della quinta puntata. Per ora penso di modificare qualche altra scena, arrivando anche all'ultima puntata, che spero abbia il finale vero che tutte noi desideriamo.

Ma se così non fosse, è un po' anche per scaramanzia, ho deciso di provare a scrivermelo da sola, se gli autori per l'ennesima volta dovessero non accontentarci xD.

Il primo capitolo della storia mi sta venendo parecchio lungo, quindi ho deciso di dividerlo in tre parti per non rischiare di annoiare e di farvi andare insieme la vista xD. La prima parte ricalca fedelmente i dialoghi della puntata, dalla seconda si comincia con le modifiche.

E finiti i preamboli, vi lascio alla prima parte della storia, che spero vi piaccia. Sentitevi libere di esprimere i vostri commenti, positivi o negativi che siano: sono curiosa di sapere cosa ne pensate.


Cap. 1 Shelter from the storm (part one)

Guardare senza vedere, sentire senza ascoltare: la pioggia che scroscia e attutisce ogni suono, la stanza in penombra, illuminata solo da qualche vecchio lume e dai lampi, riflessi e distorti dalla coltre d’acqua che non accenna a diminuire. Forse per questo non la sente arrivare, non avverte la porta aprirsi e i passi incerti e cauti che si fanno strada tra quelle stanze, tra quei mobili antichi e quegli oggetti che, come l’allestimento di un museo, parlano di una donna che ha cessato di vivere nel presente – o forse ha semplicemente cessato di vivere, nel vero senso della parola – molto tempo fa.

“Gaetano!” esclama lei incredula, identificando quella figura maschile immobile davanti a una finestra, quasi come una statua, come un “pezzo” in più nel museo delle cere di Madame. O almeno pensa – o forse spera – di riconoscerlo, distorto e sfumato com’è dietro quel maledetto velo umido e salato che le appanna la vista.

“Camilla!” risponde lui, voltandosi verso di lei, lasciando trasparire solo una leggera sorpresa: incontrarsi o scontrarsi nei luoghi e agli orari più insoliti è ormai diventata quasi una consuetudine, come se il destino non volesse dare loro un attimo di tregua. Gaetano ha già smesso da tempo di risentirsi per questo: sa che forse se ne pentirà dopo, quando inevitabilmente lei si allontanerà da lui, ma ogni attimo che trascorre in presenza di questa donna lo fa sentire vivo e lo rende felice. E anche se c’è sempre un certo retrogusto amaro e un’ombra che incombe su ogni loro incontro, è sempre mille volte meglio del vuoto pneumatico che riempie ogni spazio della sua vita quando lei non ne fa parte in alcun modo.

Il conforto che prova nel vederla viene però cancellato dalla preoccupazione quando, avvicinandosi, non può fare a meno di notare le lacrime che le solcano il viso e i segni di un pianto prolungato.

“Ho sentito dei rumori e…” si giustifica lei, cercando di nascondere meglio che può ogni traccia compromettente dallo sguardo indagatore di lui. Sa che è inutile, ma non si sente in grado di affrontare ora questo tipo di domande e questa conversazione.

“Ma che c’hai? Che è successo?” chiede lui preoccupato, avvertendo una fitta al petto e uno strano peso sullo stomaco: non sopporta di vederla stare male e sa che Camilla è una donna forte - con le sue fragilità chiaramente, come tutti – ma non è certamente il tipo di persona che scoppia in lacrime per un nonnulla.

“No, niente,” abbozza lei, asciugandosi le lacrime, “un po’ di raffreddore…”

“Sicura?”

“Certo… Che ci fai qui?”

Il sorriso che gli dedica è tirato e finto, vuoto, e lo sanno entrambi, ma Gaetano decide di non pressarla per ora e di permetterle di cambiare argomento, sentendo che, qualsiasi cosa sia successa, Camilla non è pronta per parlarne.

“Eh… niente sono venuto a controllare una cosa e… e poi ho litigato con Eva.”

“Ah…” risponde Camilla, cominciando a capire perché se lo sia ritrovato davanti tanto assorto e meditabondo in una casa fredda e vuota che era pure, in fin dei conti, la scena di un crimine. “Sempre per Tommy?”

“Vuole portarselo via… Non ha fiducia in me e dice che non posso farcela.”

“Non è facile crescere un figlio da soli.”

“Ma io non sono da solo,” ribatte Gaetano, guardandola fisso negli occhi in quel modo tra l’implorante e il provocatorio che la lascia sempre in imbarazzo e senza fiato.

“Ah va beh…” sospira lei, deviando lo sguardo e ritenendo più prudente fingere di non aver capito, “ehm, hai detto che sei venuto a controllare una cosa. Che cosa?”

“Pare che Madame ricevesse delle strane telefonate notturne…” risponde Gaetano, come se nulla fosse successo. Ormai conosce Camilla e sa quando è meglio non insistere.

“Minacce?”

“Ancora non lo sappiamo. Però la cosa più strana è che queste telefonate sono continuate anche dopo il suo ricovero.”

“Quindi o chi telefona non sa che è stata aggredita e quindi è innocente…”

“… Oppure continua a telefonare per depistarci,” conclude Gaetano, sentendo che l’atmosfera tra loro si rilassa e notando come Camilla, concentrandosi sulle indagini, sembra a sua volta rasserenarsi.

“Magari avrà pensato che abbiamo messo sotto controllo il suo telefono… e comunque dovrebbe telefonare tra poco.”

“Potrei rispondere io, facendo finta di essere lei!” propone Camilla, con quella passione e quell’entusiasmo per il mistero che ha sempre affascinato Gaetano.

“Beh, visto che sei qui, sì,” assente lui, non solo perché è obiettivamente una buona idea, ma anche perché difficilmente potrebbe negarle qualcosa in questo momento.

E sembrerebbe quasi che lei gli legga nel pensiero perché incomincia a tremare e sfregarsi le braccia, coperte solo da quel leggero pigiama di seta.

“Ma hai freddo?” chiede lui, nuovamente preoccupato.

“Eh, un po’ sì,” risponde lei con un sorriso quasi timido.

“Aspetta, aspetta, ti do questo,” ribatte lui senza esitazione, togliendosi il maglione e rimanendo con una t-shirt bianca che sarebbe riduttivo definire aderente, tanto che Camilla si sente quasi proiettata in un film d’azione all’americana o in uno spot pubblicitario per una qualche bibita in lattina.

Camilla lo guarda tra il piacevolmente sorpreso e l’imbarazzato, mentre lui le cinge le spalle con quel pullover grigio che conserva ancora il suo profumo e il suo calore. I loro sguardi si incrociano e lei decide che è decisamente più prudente interrompere il momento sul nascere: voltandosi, indossa il maglione come si deve e va poi a sedersi sul divano dove viene però raggiunta quasi subito da Gaetano. I due rimangono seduti in attesa di quella telefonata che sembra non arrivare mai.

Lo squillo del telefono riesce comunque a sorprenderli; Camilla si avvicina e, con mano tremante, afferra la cornetta e risponde.

Gaetano le è accanto all’istante, appoggiando l’orecchio alla cornetta per ascoltare la chiamata. Nessuna voce, solo una musica marziale e angosciante che lui riconosce vagamente come un’opera classica. Si volta a guardare Camilla: i loro sguardi si incrociano nuovamente e sono talmente vicini che basterebbe qualche centimetro per essere labbra contro labbra.

Camilla sente gli occhi socchiudersi e quella strana corrente magnetica che la pervade, facendole perdere l’uso della ragione, ogni volta che lui le si avvicina troppo. In un lampo di lucidità volta il capo quasi bruscamente, come per schiarirsi le idee. Infine sente un canto, o meglio un grido, e la comunicazione si interrompe.

Riconosce il brano come la scena clou della Tosca di Puccini, la fucilazione di Cavaradossi, e lo dice a Gaetano, che continua a brancolare nel buio, data la sua scarsa conoscenza di opera e di musica classica in genere. Si siedono nuovamente sul divano e lei, quasi inconsciamente, si avvicina a lui, fino ad essere praticamente appoggiata alla sua spalla.

“Dunque una fucilazione, una minaccia, un avvertimento…” ipotizza Gaetano, guardandola come ipnotizzato.

“Un maniaco con tendenze melomani,” ribatte lei, semiseria.

“Uno stalker d’anziane appassionato d’opera,” rilancia lui, stando al gioco, con un tono di voce che decisamente non combacia con quello che sta dicendo e che sarebbe più adatto per sussurrare parole d’amore, che per formulare teorie investigative.

“Un persecutore di madame,” conclude Camilla con un tono leggermente basso e arrochito, non potendo fare a meno di chiedersi che cosa cavolo stia dicendo.

Gaetano annuisce come se Camilla avesse appena enunciato una verità universale e non una frase decisamente priva di un gran senso logico e le cinge con delicatezza le spalle, come farebbe un ragazzo adolescente al cinema con la sua prima cotta. Camilla avverte immediatamente il contatto della mano di lui, quasi come un marchio a fuoco sulla pelle, nonostante la barriera formata dal pigiama e dal maglione e la osserva incredula, come se fosse qualcosa di pericoloso e scottante. E in effetti forse lo è.

“Dobbiamo andare!” annuncia determinata, sentendo che se rimane lì un minuto di più la situazione potrebbe sfuggirle seriamente di mano: si sente confusa e fragile, troppo fragile, e non crede di essere in grado di resistere alle avance di Gaetano ancora per molto. E non è certo nello stato mentale ideale per prendere una decisione di questo tipo.

continua...
 
Top
270 replies since 14/10/2013, 20:57   5406 views
  Share